giosanta ha scritto:
Il tecnico mi spiegava l'impagabile comodità di memorizzare una serie di configurazioni in funzione del locale / spazio dove avveniva l'esibizione.
Oggi il digitale è lo standard, specialmente nei live, a tutti i livelli. E in particolar modo nei service. L'analogico ha senso soltanto agli estremi: nelle situazioni molto personali, ad esempio se devi sommare i segnali di due tastiere, e in quelle dall'altro lato dello spettro, cioè negli studi di registrazione di altissimo livello dove di fa ancora uso di console analogiche costosissime, le varie Neve, SSL, ecc...
Già nel momento in cui c'è una formazione di due/tre elementi, di cui magari una voce, il digitale offre mille vantaggi, ovviamente a fronte di una maggiore complessità, ma senza nessuna perdita di suono...anzi, normalmente il suono ne guadagna assai, potendo intervenire in maniera precisa su ogni canale e su ogni uscita con equalizzatori parametrici, compressori, effetti e quant'altro, eq sui vari bus, memorie, registrazione multitraccia, e tantissime altre cose. Inoltre non c'è più lo snake da mille cavi che va dal palco alla regia, ma soltanto una o due linee Ethernet che trasportano tutti i segnali in digitale. Il vero mixer è la stage box sul palco, mentre quello che sta in regia di fatto è per la maggior parte un controller a distanza. A sua volta il controller può essere gestito completamente in tempo reale o per memorie preimpostate e comunque aggiustate live.
Poi ci sono gli estremi: so anche di una famosa cantante italiana il cui (immenso) sistema audio è gestito in maniera quasi completamente automatizzata in tempo reale da Pro Tools, ovviamente dopo mesi e mesi di prove e aggiustamenti.
Andare da un fonico qualsiasi e dirgli di tornare all'analogico sarebbe come andare da un ingegnere e dirgli che deve fare tutti i calcoli su carta e che non può più usare il computer.