21-05-11 21.45
...intervengo (con piacere) quale chiamato in causa...
allora, in quel post io sostenevo non tanto un...primato di un certo tipo di tecnica "fisica". Nel senso: sia chi suona Hammond sia il Clavinet sia il Rhodes, in fondo dovrebbero venire tutti da studi di piano. Chi suona un synth non è detto. E quindi quasi tutti dovrebbero aver imparato la "postura" come insegnano, credo, quasi tutti i maestri: braccia ad angolo retto, avambracci quasi paralleli alla tastiera, polso rialzato, dita curve modello bradipo sull'albero. Che io sappia, questa è la postura da pianista. Se poi uno col tempo perde un pò, e tende a tenere le dita distese...beh, nessun problema. Vedetevi qualche filmato di S.Wonder: avessi la sua tecnica, m'importa sega delle dita curve. Ah, preciso: per me uno può suonare anche col pisello, l'importante è quello che suscita, non tanto come, tanto per ribadire la mia idiosincrasia per ogni forma di virtuosismo tecnico fine a se stesso.
Ovvio, che la mia imperizia è data da anni ormai lontani di poco studio, e successivi nei quali la tecnica, CHE SERVE, non è stata perseguita...
Cmq, il mio discorso verteva più che altro sul...modo "sonoro" (non so come esprimere il concetto!) di suonare uno strumento. Vediamo: per il piano ritengo ci debba essere la massima pulizia sonora. La dinamica è essenziale, l'articolazione, si fanno arpeggi, scale, accordi complessi ed estesi, di solito. Non generalizzo, ma è per rendere l'idea.
Un Hammond: spesso lo sento con "clusters" sonori, diciamo due-tre dita che magari tengono delle note, e le altre che ci girano intorno. Un solo di hammond spesso vien fatto cosi, gruppi di due note seguite o contemporanee con note soliste, appoggi frequenti: difficile che si senta un "arpeggio" fatto con hammond.
Per il rhodes altra storia, secondo me: strumento che da il meglio se si lasciano esprimere le armoniche, quindi molti accordi con "ghost" notes, acciaccamenti frequenti tipo scala blues, soli che coinvolgono non ampia estensione di tastiera, ma note che spesso sono contigue. I chords sfruttano molto bene anche una certa....non pulizia nell'esecuzione.
Per il clavinet poi il discorso è radicale: una vera e propria tecnica a se, a "strappo", con la sinistra che molto spesso batte dei bassi stile Manzarek, a...sostituzione di uno slap di un bassista..."mancante", mentre la destra saltella letteralmente delle note a sostituzione di un chitarrista funk.."mancante". Uno strumento che, non lo so, forse fu utilizzato proprio così da un tastierista che voleva funkeggiare e magari gli mancavano chitarra e basso (mi piacerebbe sapere se i fatti siano andati in effetti così...). Uno strumento che, mi correggano gli esperti, forse era nato come naturale replacement elettronico di un clavicembalo, e invece ha subito sorte completamente diversa.
Ecco cosa intendevo per "tecniche" diverse: certo, un implicazione sicura nella postura e nell'approccio fisico (a me, addirittura, viene molto molto più difficile suonare in piedi certe cose: devo stare a sedere, e con l'altezza giusta, se no rendo peggio....io una seduta alla Banks non potrei mai averla!), ma, soprattutto, tecniche diverse nel...suonare certe cose. Le...dinamiche dei singoli strumenti sono diverse, non c'è verso. Le sfumature di un Rhodes sul quale appoggio letteralmente dei chords con 2a e 4a sono diverse da un cluster suonato su un Hammond.
E forse lo stesso discorso può essere affrontato sui synth....