13-08-18 21.45
@ orange1978
infatti i migliori esecutori sono proprio dell est europa e dell'europa stessa....o per lo meno originari di questi paesi.
gli africani nemmeno a parlarne, i sud americani poco a parte i discendenti, i giapponesi, cinesi etc sono ultratecnici ma estremamente meccanici, come samurai....nulla a che vedere con certi nostri interpreti come cortot, michelangeli, richter, demus, pretre etc etc....
e poi non ho detto che non si puo suonare jazz se non si é neri, ho detto che io la penso cosi...se uno é congolese e vuole suonare musica russa per me é liberissimo di farlo, io personalmente non lo farei perche non lo ritengo necessario.
L'anomalia tutta italiana e' aver messo sullo stesso piano di importanza un genere afro-americano (uno poi, neanche fosse il solo), il jazz, inserendolo nei conservatori a fianco dello studio della classica, facendo credere alle nuove generazioni che il primo e' tanto importante quanto la seconda, se non di piu', perche' "oltre ad essere un linguaggio musicale piu' libero, attuale e con piu' possibilita' espressive, da maggiori certezze di lavoro" (altro discrimine verso la musica colta). Questo fenomeno non trova eguali in quasi nessun altro paese europeo. Nell'offerta didattica del
conservatorio di Mosca non vi e' traccia di corsi di jazz, cosi' come nel
Conservatorio di Madrid, tanto per fare due esempi. Anzi, se ci fate caso, entrambi i conservatori hanno dipartimenti mirati a valorizzare lo stile compositivo dei loro paesi.
Stiamo assistendo a una sostituzione della cultura italiana con quella anglosassone, che passa anche per la musica. Ancora pochi anni e il rap entrera' nei conservatori e i giudici di x-factor terranno masterclass di music business nelle aule accademiche, sono pronto a scommetterci.