textars ha scritto:
Potrebbe anche essere, so che c'erano dischi e dischi (seagate, maxtor etc...) che non erano propriamente la stessa cosa anche a parità di capacità... non ricordo se in quel periodo cominciassero a comparire i primi dischi con buffer per evitare che le testine "scuoiassero" le facciate dei dischi in caduta improvvisa di tensione, spesso i materiali per la NASA erano custom, lo sono ancora..
Il disco è
questo qui. Quando ho visto l'articolo l'ho riconosciuto all'istante, ce l'ho anche in collezione, 2 esemplari mi pare di cui uno se non vado errato ancora funzionante.
Qui uno slideshow del disco del Columbia, alla quarta fotografia puoi vedere chiaramente l'etichetta col numero di modello mentre nella seconda si può constatare come non ci sia nessun meccanismo di ritenzione delle testine lontano dai piatti, quando il disco viene spento (se ne fosse dotato ci sarebbe una rampetta di plastica bianca sulla destra, vicino al bordo dei piatti, su cui le testine si infilano per sfilarsi da questi).
È un banale disco da 4 soldi per portatili, niente di particolarmente performante, speciale o custom
Inoltre ai tempi praticamente nessuno disco aveva il "secure park", che ha iniziato a fare la sua comparsa agli inizi del 2000. I primi dischi ad implementarlo se non vado errato erano fabbricati da IBM. Prima banalmente all'atto dello spegnimento ritiravano per inerzia la testina sulla zona più interna del disco, vicino al perno di rotazione, che si chiama "landing zone" (letteralmente "zona d'atterraggio"). È una zona in cui la superficie è più resistente e progettata appositamente per accogliere la testina quando questa si appoggia ai piatti, per mancanza del cuscinetto d'aria che la tiene sospesa quando questi girano.
Cosa che tra l'altro aveva un effetto collaterale abbastanza insidioso: in caso di prolungata inattività del disco, ed eventualmente stoccaggio di questo in una zona umida e fredda, la testina letteralmente si incollava ai piatti, rendendo vano qualsiasi successivo tentativo di avviamento del dispositivo perché il motorino non riusciva a fare abbastanza forza per "scardinare" i piatti dalle testine incollate. Ne ho resuscitati diversi di dischi in questo stato, fortuna vuole che l'aria nella cantina di casa mia fosse sufficientemente pulita per poter aprire il disco e poter fare lavori del genere senza conseguenze. Inoltre all'epoca gli hard disk al confronto di quelli odierni erano molto più grezzi, quindi tolleravano meglio trattamenti del genere. Nulla di professionale, ma funzionava