Non vorrei fare il guastafeste.... nè essere accusato di "blasfemia" per avere l'ardire di mettere in dubbio un mostro sacro....ma.....
A memoria mi sembra che il DX1 fosse un lussuoso "super DX 7". Più precisamente un doppio DX7, con case il legno e tastiera pesata a 73 tasti con aftertouch polifonico, come fosse un "mix" tra l'architettura fisica del CS80 e la nuova anima digitale emergente negli anni '80 (da qui, secondo me, l'idea di Behringer di associare nel futuro BX 1 un filtro modellato sul CS80 alla struttura dei classici algoritmi).
Il DX 1 era un vero mostro per i tempi di allora, ad un prezzo altrettanto mostruoso (oltre 10 mila dollari di allora).
Commercialmente, però fu un fallimento. Troppo costoso per ciò che offriva rispetto anche al "semplice" DX 7, senza contare che il DX7 II, uscito poco dopo, era già "nel suo piccolo" un doppio DX 7, ad una frazione del prezzo.
Yamaha cercò di rilanciare con il DX 5, un po' meno lussuoso e dalle dimensioni più contenute, con tastiera non pesata a 76 tasti, che però non riuscì a "sfondare".
Tornando al DX1, a parte le indubbie maggiori capacità espressive della tastiera e la maggior "facilità" ( volutamente tra virgolette) nella programmazione, la sua architettura sonica rimaneva tuttavia identica a quella del DX 7: 32 algoritmi a 6 operatori, basati su oscillatori con un'unica forma d'onda sinusoidale.
Ciò, a mio parere (IMHO) rende oggi questo synth poco interessante, dal punto di vista sonoro, considerata l'evoluzione della sintesi FM ripresa negli anni '90 con la serie SY (77 e 99) che, oltre ad avere più algoritmi (45) permetteva di importare i PCM della ROM nei singoli operatori, con risultati che, da ex possessore dei due synth, ricordo ancora affascinanti.
Uscì anche l' FS1, anch'egli innovativo e dotato di straordinaria espressività.
Negli ultimi anni, poi, la sintesi FM viene riproposta in termini innovativi ad esempio da Korg (l'OPsix ha più forme d'onda e vari filtri modellati), da Waldorf (l'Iridium può importare negli operatori le forme d'onda virtual analog e le wavetables presenti nella ROM, convogliando il tutto ai filtri), dalla stessa Yamaha con la serie Montage e da altre case meno note, con caratteristiche che, sempre a mio parere (IMHO) rendono il DX1 un bellissimo "dinosauro ben suonante" ma ormai obsoleto e limitato.
Diverso (e certamente più comprensibile) è il discorso se si guarda al DX1 con l'occhio del collezionista.
Prodotto in soli 140 esemplari, oggi questo synth è sicuramente un pezzo molto raro, soprattutto se in buone condizioni.
E quando si parla di collezionismo, il prezzo ha un "valore relativo"