Poverini questi discografici... :-)))

steve 21-05-11 13.45
Da un sito di audiofili (nel quale non intervengo piu da tempo ma ogni tanto vado a dare un'occhiata...) leggo un thread aperto da un (noto?) discografico il quale si sfoga dichiarandosi stufo della musica...

evito per ora di dare il link riservandomi di farlo a richiesta e col permesso dello staff...

questo discografico esordisce così:

"Eh, sì: doveva succedere prima o poi.
Non è che mi sono stancato: ne ho proprio le palle piene.
Ne ho le palle piene intanto dei musicisti, che vivono in un mondo totalmente scollegato dalla realtà, hanno pretese e non danno nulla in cambio, se non calci nei c......i appena gli capita l'occasione."

Che ne pensate? Stavo per dirgli che in fondo il musicista (questo cattivone...) potrebbe fare a meno di lui ma non il contrario...

ho fatto bene a trattenermi (evitando polemiche)?
anonimo 21-05-11 14.52
No, dovevi riempirlo di insulti come una zampogna. Vada a fare il lavavetri.
JPJ 21-05-11 15.51
Beh... bisognerebbe sapere bene le ragioni che lo hanno portato a quello sfogo.
Il messaggio è tutto li???

Effettivamente anche io ho conosciuto musicisti che non sognano, ma pretendono la luna....
Non dico di stare dalla parte dei discografici, ma si deve ben vedere le ragioni.

Di questi tempi col mio gruppo stiamo cercando un'etichetta e ci siamo resi conto di come ill mercato e la situazione attuale in Italia abbia reso le cose sempre più dure....
Paradossalmente è colpa proprio dei discografici, ma di quei 4 squali come la lesbica-alternativa-talent scout-gran mignotta Caselli, che decide periodicamente lo stile di musica che gli adolescenti devono ascoltare in questo povero paese....
Markelly 21-05-11 18.12
Tra tutte e due le "figure", non so quale sia la peggiore... emo
giannirsc 21-05-11 18.44
i discografici sono in crisi..tutto il settore musica è in crisi..di conseguenza anche i musicisti professionisti andranno in crisi..conosco dei gran musicisti che si ritrovano a dover dar lezioni di piano/chitarra per arrotondare il loro stipendio..che poi più di una lezione di musica diventa un ora di baby sitter..comunque la causa è dovuta al digitale..solo il vero amatore acquista un cd originale..basta pensare che un cd 6-7 anni fa costava una 30ina di euro..oggi quello di vasco stà a 15 euro..negli anni 70-80 una hit vendeva un milione di copie..oggi è un successone se supera i 35.000..quindi pochi introiti..poco guadagno..pochi soldi da far girare..poche offerte di lavoro..proprio ieri parlavo con un sassofonista famosissimo che suona con un vasco famosissimo e mi diceva che anche a lui hanno segato le gambe..che avrebbe tante canzoni da piazzare x grandi artisti, ma che però "è tutto un giro"..detto da lui..mi son fatto un sorriso e me ne sono andato a casa felice 20 anni fa di aver deciso di lavorare in fabbrica anzichè fare il musicista..
steve 21-05-11 23.31
JPJ ha scritto:
Beh... bisognerebbe sapere bene le ragioni che lo hanno portato a quello sfogo.
Il messaggio è tutto li???


no no... poi continua e ce l'ha un po' con tutti gli operatori in genere (salva solo il cliente... e vorrei vedere... con i soldi che gli da...)

ho riportato solo la sua frase iniziale perchè è quella che m'ha colpito di più e che mi ha portato istintivamente alla riflessione che ho messo in apertura...

non so se calza ma paragono (con le dovute proporzioni) il musicista all'operaio metalmeccanico... spesso sottopagato... è vero che anche lì ci sono soggetti che pretendono l'impossibile ma dato che questo discografico si è espresso generalizzando mi sono un po' irritato...

poi voi ne saprete senz'altro più di me... ecco il motivo di questo mio thread...
JPJ 22-05-11 00.22
Io, per il disco che sto per registrare col mio gruppo, ho trovato qualche etichetta che fa al caso nostro.
E come sono queste etichette? Ormai sono collaborazioni attive fra artisti e "pubblicitari", che spesso vengono dall'arte anche loro.
La produzione diventa qualcosa di personale il più delle volte, nessuno investe più troppi soldi per qualcuno di sconosciuto, a meno che non sia un prodotto confezionato e profumato pronto a fare da "dildo" musicale come gli incursori anali-sonori prodotti dalla baldracca di cui sopra, o prodotti funzionali e ri-fritti come le vetuste mummie della canzone italiana.
Quello che si chiama "underground" o "indie" diventa la scappatoia per tutto ormai. Campare di dischi è pia illusione ormai, forse giusto con una buona attività live ci si può salvare... ma alla fine chi si salva davvero è chi sa veramente suonare, chi riesce ad "arrotondare" appunto.
E alla fine il tutto esploderà... e vedrete che chi rimarrà, come sempre, saranno solo i musicisti.
steve 22-05-11 03.15
chiedo a voi più esperti...

specialmente oggi... avendo un buon materiale domestico (pc/mac... software...) si potrebbe auto-produrre un proprio cd con risultati soddisfacenti (parlo di fedeltà del suono) senza rivolgersi alle case discografiche e quindi essere una delle cause della loro crisi?
JPJ 22-05-11 05.09
steve ha scritto:
specialmente oggi... avendo un buon materiale domestico (pc/mac... software...) si potrebbe auto-produrre un proprio cd con risultati soddisfacenti (parlo di fedeltà del suono) senza rivolgersi alle case discografiche e quindi essere una delle cause della loro crisi?

Certo.
Se hai in mente il tuo suono, se te lo senti nelle vene, pian piano lo raggiungi. Non devi mica fare il fonico professionista, che deve poter registrare di tutto, no?
Ovviamente alla fine, per poter dare ad una registrazione un suono sia compatto e pulito (si parla di decibel che non stancano l'orecchio insomma...) sia "radiofonico", è meglio rivolgersi a chi, con esperienza di anni di lavoro, si occupa degli ultimi ritocchi "tecnici" utili in questa odiosissima era del digitale.
Il resto, la registrazione soprattutto, è questione di orecchio e di arte.
vin_roma 22-05-11 06.46
steve ha scritto:
chiedo a voi più esperti...

specialmente oggi... avendo un buon materiale domestico (pc/mac... software...) si potrebbe auto-produrre un proprio cd con risultati soddisfacenti (parlo di fedeltà del suono) senza rivolgersi alle case discografiche e quindi essere una delle cause della loro crisi?


Intendiamoci, la CASA DISCOGRAFICA è una cosa e la SALA D' INCISIONE è un' altra...

Quindi non è che la discografia è in crisi perchè nessuno và più nelle loro sale...anzi, non ce ne sono quasi più di sale annesse alle case discografiche. Piuttosto direi che quel pò che si produce oggi certamente beneficia dei bassi costi dei molti passaggi in home recording che ormai sono una consuetudine.

La casa discografica ha (???) un ruolo negli investimenti economici o nell' ideazione dei progetti, nella loro distribuzione...

Il problema discografico stà in fondo alla filiera, la musica non si vende più e i motivi sono tanti.

In primis metterei l' avvento del digitale che offre l' opportunità di replicare (piratare) esattamente un originale.
Se un artista oggi vende 100.000 copie (che fino a 30 anni fà erano la normalità) si deve ritenere fortunato e se mettiamo che per ogni copia ce ne sono almeno 6/7 piratate, a conti fatti avrebbe venduto almeno 450/500.000 copie. (togliendo quelli che il cd lo avrebbero comprato solo perchè tarocco a 5€)

Ma comunque i conti non tornano poichè se nell' epoca d' oro ('60/'70) un primo in classifica viaggiava anche sul milione/milione e mezzo di copie, nel confronto con un big attuale da 100.000 copie (teoricamente 450/500.000 senza pirateria) si ha un ammanco di vendite di circa il 50%.

C' è quindi un altro punto da tenere in considerazione: la sovraesposizione musicale.

Negli anni '60 si veniva dal nulla ma c' era un incremento economico senza eguali. La televisione, a parte S. Remo e Studio Uno non offriva parecchio e la radio, solo il venerdì, alle 13.00 offriva le classifiche di Hit Parade.

Se nei tempi precedenti toccava scendere al bar di sotto e mettere la monetina nel JukeBox o andare al cinema a vedere i "musicarelli" con L. Tony, Caselli, Morandi per ascoltare gli ultimi successi ora si poteva avere in casa la "fonovaligia" o il mitico mangiadischi e più o meno tutti li possedevano. Si aveva fame di autonomia musicale con conseguenti scorte di dischi irreplicabili e lì sì che le case discografiche facevano affari d' oro.

Oggi invece tra I-Pod, Mp3, CD, canali televisivi dedicati, radio FM, locali vari, piano-bar...tutta questa fame musicale non è che ci sia più e, data l' offerta gratuita e molto spesso pirata, non si ha l' interesse ad avere la propria copia originale e a quest' ultima considerazione aggiungerei pure il "formato fisico" della musica: una volta acquistare un LP voleva anche dire possedere un oggetto da guardare, da leggere e da riporre con sacralità, come un libro...oggi la troppa fruibilità, a volte eterea con gli Mp3, ha tolto quest' ulteriore incentivo alle vendite discografiche...

...Dulcis in fundo: c'è un andazzo generale difronte alla cultura che la mortifica e, come ha detto il ministro Tremonti, è roba che non si mangia!

...allora se ne può fare a meno!
vin_roma 22-05-11 07.10
Per essere più in OT si deve anche dire che dai "discografici" di oggi non si può pretendere molto.

Attualmente non possono competere con i mezzi e le prerogative di una volta.

Per loro è come investire sulle macchine da scrivere quando nascevano le stampanti per PC.

La fruizione musicale non ha ancora uno standard definitivo...forse non l' avrà mai e se guardiamo indietro non possiamo prendere a modello i decenni passati: 45 giri, LP, Musicassetta alla fine son durati si e no 20 anni, e proprio negli anni migliori...

Il CD sembrava definitivo...seehhh!, manco i nano lettori, forse sarà Google a distribuire ordinatamente la musica che magari riceveremo da un unico cavo insieme a telefono, telemarket, salute in linea col cardiologico di Bologna...

troppe turbolenze, qualsiasi persona sana non investirebbe "troppo" in questo mare mosso.

Forse arriveremo ad avere tante piccole isole musicali, quelle che creeremo nei nostri quartieri, nei nostri piccoli centri, da scoprire empiricamente perchè magari quella di massa, quella all' ultimo grido, quella che scavalca gli oceani non ci interesserà più, troppo uguale, ripetitiva... e magari il culto sarà ascoltare Lennon su un Geloso!
renatus 22-05-11 12.45
La musica è nata prima del mercato discografico e continuerà a vivere brillantemente anche dopo la scomparsa della discografia.
I discografici sono in via di estinzione, non i musicisti.
anonimo 22-05-11 14.47
vin_roma ha scritto:
Oggi invece tra I-Pod, Mp3, CD, canali televisivi dedicati, radio FM, locali vari, piano-bar...tutta questa fame musicale non è che ci sia più e, data l' offerta gratuita e molto spesso pirata, non si ha l' interesse ad avere la propria copia originale e a quest' ultima considerazione aggiungerei pure il "formato fisico" della musica: una volta acquistare un LP voleva anche dire possedere un oggetto da guardare, da leggere e da riporre con sacralità, come un libro...oggi la troppa fruibilità, a volte eterea con gli Mp3, ha tolto quest' ulteriore incentivo alle vendite discografiche...


Bingo! Bravissimo!! emoemoemo

Ecco il nocciolo di tutto: il digitale!

TUTTO ciò che passa per il dominio digitale è copiabile, craccabile e riproducibile da chiunque.
E ciò vale per le carte di credito, il DVD, il Blu-Ray, le enciclopedie -pensate solo alla botta presa da Treccani & company-, per le schede pay-tv, per le chiavi -elettroniche-, ecc., ecc...

Non vorrei finire OT, però, almeno per coerenza, affondiamo anche il coltello nella piaga del MIDI -altro colossale INDOTTO digitale- che ha sì da un lato arricchito enormemente le possibilità timbriche dei synth e quindi la ricerca dei suoni più raffinati ed espressivi, ma ha anche favorito la nascita di una infinita pletora di pianobaristi che sono spuntati come funghi e hanno fatto soldi a palate solo premendo il tasto play, alla faccia di chi anziché giocare studiava musica imparando a leggere una partitura.

E i negozianti non sono stati da meno: "'ndo' cojo, cojo!", prima hanno venduto tanto i moog, quanto i pianoforti acustici, quanto poi gli arranger lettori di basi a gogò facendo sempre soldi a palate.

Oggi col recente potenziamento dei computer e la scoperta da parte di tanti che in fondo "una tastiera non è altro che un computer (digitale), con un software particolare (digitale anch'esso)", succede che con un minimo di software magari craccato, chiunque si fa il synth, i negozianti vendono molti meno strumenti musicali, e devono stare attenti alla spietata concorrenza dei negozi on-line, i dischi non si comprano più (e magari un servizio allineato davvero ai tempi lo offrono solo iTunes e simili), e quindi la musica la si scarica solo, e chi suona è sostituito da chiunque prema il tasto play.

E' tutta una giostra di m..., e a turno un po' per uno, chi sta a terra prende gli schizzi! emo



Edited 22 Mag. 2011 13:29
ipiman 24-05-11 10.29
..rimane solo il LIVE.
La musica è nata per essere rappresentata, suonata davanti ad un pubblico e questo non morirà mai.
JPJ 24-05-11 15.48
ipiman ha scritto:
..rimane solo il LIVE.
La musica è nata per essere rappresentata, suonata davanti ad un pubblico e questo non morirà mai.

Non sono molto d'accordo.
Io sono un musicista prevalentemente live, ma il registrare la musica è un'arte tanto quanto il suonarla.
Sono due aspetti diversi, ognuno con i suoi magnifici punti di vista, gusti, suoni e "colori".
ipiman 24-05-11 17.46
certo!
una cosa non esclude l'altra, ma il live rimane la soluzione privilegiata, basata sulla "realtà".
Se riesci a farti un pubblico suonando stai tranquillo che il disco te lo compreranno anche in rete o ai concerti, altrimenti puoi fare anche un capolavoro ma lo ascolt3eranno in dieci...
JPJ 25-05-11 03.18
In effetti oggi il disco, specialmente per le piccole realtà ad inizio carriera, è più che altro un "biglietto da visita".
Vinarm 13-10-11 15.10
forse è un biglietto da visita solo a metà visto che poi se non si va in tour non se ne fa nulla o quasi...

ma tornando all'argomento del thread, direi che è pacifico ormai che la, possibilità di campare sulla vendita dei dischi è fuori da ogni realtà, però magari osserviamo qualche lato positivo della digitalizzazione:

1) anzitutto fino a 10 anni fa registrare era un optional riservato a chi disponeva di somme non trascurabili... non so quanti diciottenni hannoa disposizione il "cash" necessario ad un impianto "vecchio stile".. direi non meno di sei milioni dell'epoca

2) non trascuriamo il fatto che la concezione di un pezzo trascende dalle reali caopacità tecniche del compositore... magari commetto uno "svarione" però anche Freddie Mercury ha composto pezzi per chitarra che forse non avrebbe saputo suonare come Brian May

3) in definitiva ottenere un prodotto finito e presentabile oggi è immensamente più fattibile, pur prescindendo da capacità tecniche (e tecnologiche) che necessitano moltissimo tempo

4) credo che quello che si è perso in termini di $$$ in fatto di vendite lo si sia guadagnato in fase di produzione... ovvio che il bandolo della matassa oggi risieda nella possibilità concreta di esibirsi in live
Edited 13 Ott. 2011 13:20
anonimo 13-10-11 18.10
Son tutti morti di fame.