Anche questa è arte...

MadDog 25-11-11 11.21
Questo è quello che dovete vedere, però mettete muto, perché Enya non lo sopporto:

Parte I

Parte II

Se volete mettete in sottofondo questo o questo per conciliare meglio la visione...


Quello che vedete è armonia pura, è equilibrio, è colpo d'occhio e conoscenza: badate che non c'è nulla di indeciso, nulla di incerto, la straordinarietà del gesto sta proprio nel suo lento ma continuo progredire, e viene fuori qualcosa che è di una potenza quasi sovrannaturale!
È arte.


C'è chi arrampica.
C'è chi scala.

E c'è chi, semplicemente, cammina in direzioni sconosciute e impossibili ai più.
Edited 25 Nov. 2011 10:21
am0 25-11-11 23.41
Bellissimo alla fine della parte II: "tutte le montagne sono "sul serio" secondo me" emoemoemo


Sei troppo cattivo con Enya, in questi casi ci sta bene (a piccole dosi)emo
Markelly 27-11-11 16.19
Hai un concetto molto strano di arte. emo
MadDog 28-11-11 13.22
Non credo.
Markelly 28-11-11 20.11
Non voglio mica offenderti: anche secondo me quello che si vede in quei filmati è meraviglioso, ma sono convinto che non esiste arte se non c'è rappresentazione cosciente di qualcosa relativo all'animo umano.

Messner è uno scalatore fantastico, caposcuola, grande conoscitore nel suo campo, altissima esperienza ecc...
ma non riesco a vedere l'arte in quel che fa, però grande forza emotiva e rispetto della natura sì.

Vabbé, scusa sto cercando il pelo nell'uovo. emo

Comunque è un grande! emo

JPJ 28-11-11 20.47
Grandissimo Messner!

Ma è vera la leggenda che smise di scalare perché si era rotto un piede scavalcando il muretto di casa? ...beffa tremenda del destino sarebbe....
MadDog 28-11-11 21.31
Nooo non smise di scalare! Ma si ruppe davvero una gamba sul muro di casa!

Adesso a 67 anni arrampica ancora col figlio, racconta divertito che ogni volta che parte per un viaggio sua moglie gli chiede di ricontrollare il testamento emo


E vorrei ricordare che lui è dal 1970 che non ha 7 dita nei piedi e ha perso 2 mezze falangi nelle mani... come dire, la sensibilità non è la stessa.
JPJ 28-11-11 22.06
Comunque, visto che parliamo di scalatori, ne vorrei ricordare/far conoscere, uno discretamente sconosciuto, ma assolutamente un pioniere, anche se non ha mai raggiunto vette come Messner.
E' famoso per tutt'altra cosa, ma da giovane tentò diverse scalate delle vette dell'Hymalaia, arrivando a distanze considerevoli... non venne però mai riconosciuto dall'Alpine Society e ne restò sempre fuori, non venendo quidi accreditato per le sue imprese: Edward Alexander Crowley, aka Aleister Crowley
MadDog 28-11-11 22.28
Il mondo dell'alpinismo è sempre pieno di unsung heroes.
O peggio ancora di persone diffamate...

Si pensi a quello che per 50 anni il povero Walter Bonatti ha dovuto subire per aver reso possibile la salita al K2 della spedizione "statale" di Desio (Compagnoni e Lacedelli).
Lui passò una notte a 8000m a -40° insieme allo sherpa, senza tenda o sacco a pelo, per lasciare le bombole d'ossigeno e quando disse di ciò fu tacciato di smanie di protagonismo, di arroganza, di falsità!

In quella che è ricordata come la più grande impresa alpinistica "dell'Italia", si omette di dire che si verificò qualcosa di osceno che in montagna, di solito, non succede mai: che una cordata si spezza dall'interno.

Che i compagni di cordata si rivoltano contro uno o due... tra di loro!

Desio, Compagnoni e Lacedelli dicevano che Bonatti aveva finito l'ossigeno, Bonatti dimostrò che non aveva nemmeno la maschera per poter usarlo!


Lo stesso Messner ha subito un trattamento simile dopo la morte del fratello sul Nanga Parbat nel 1970, dai soliti sciacalli che gravitano intorno a storie di successo o di clamore (Reinhold e Gunther vennero dati per morti dai capi spedizione al campo base! attaccarono la versione di Reinhold perché si salvò dalla valanga, e metteva in errore loro!).


L'alpinismo è uno sport tremendo, dove chi ha successo non è chi arriva in cima, ma chi torna a casa.
Un istruttore CAI mi diceva "I grandi alpinisti non sono tanto quelli che aprono vie difficili... sono quelli che arrivano a 60 anni".
Tuttavia non può prescindere dal fallimento, nel senso: è parte integrante di tale attività!
È parte integrante dell'ambiente montano, in generale, tutti lo sanno, tutti lo riconoscono e lo rispettano, perché fallimento spesso vuol dire morte.

Però chi affronta la montagna con rispetto, per essa e per la vita (propria e di chi è con sè), lo sa questo e ricorderà sempre chi ha fallito!


Non difendo questa attività, è rischiosa.
Ma il vero alpinista, sa ciò che affronta, sa le responsabilità che ne derivano, con l'esperienza impara a fare di tutto per poter sopravvivere!


Non mi meraviglio che in questo mondo fatto di competizione e concorrenza, si perda sempre di più i valori di base quando si affronta una montagna: cooperazione, collaborazione, aiuto reciproco, amicizia incondizionata.


Aumentano i turisti, quelli che salgono in funivia, che sporcano, che fanno chiasso, che provocano incidenti stupidi perché non sanno nulla di ciò che li circonda!


Per fortuna che ancora l'alpinismo comincia dove il turismo finisce!
MadDog 28-11-11 22.39
Karl Unterkircher, alpinista fortissimo di Selva di val Gardena, morì sul Nanga Parbat pochi anni fa, cadendo in un crepaccio, ma pochi giorni prima sul proprio diario, scrisse:

"Sono cosciente che l’opinione pubblica non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: “Cosa sono andati a cercare là? … Ma chi glielo ha fatto fare? ”. Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai! La montagna chiama!"