Come lo interpretereste?

steve 17-07-12 12.11
Edmund Burke politico e filosofo irlandese vissuto nella seconda metà del '700... confesso che devo ancora approfondire la sua storia e il suo pensiero ma mi ha colpito una sua frase che si legge all'inizio del film "Il giovane Hitler"

La frase è questa:

"La sola cosa necessaria affinché il male trionfi è che gli uomini buoni non facciano nulla"

non so se intendeva che sia sufficiente rendere innocui (leggi reprimere...) i "buoni" o se a costoro manca quel senso di coesione di compartecipazione tale da poter sconfiggere dittature soprusi ecc... insomma troppo individualisti...

La seconda mi pare piu attinente a certe attuali realtà... soprattutto italiana...
Aslan 17-07-12 12.21
la chiave è il verbo "facciano" emo
il fatto è che in Italia abbiamo troppi "pensatori" emo
steve 17-07-12 12.41
si... ma che non "facciano" per loro "pigrizia" o perchè non gli viene consentito?
JPJ 17-07-12 12.56
Secondo me c'è un'interpretazione molto più "filosofica" del pensiero di Burke: nel mondo ciò che è "male" viene inteso come condizione antropologicamente naturale dell'esistenza. Il contrasto che ne deriva è con le persone che si possono definire i "buoni", che rimanendo inattivi non contrastano certe deviazioni morali.
anonimo 17-07-12 13.06
Io credo si riferisca alla seconda possibilita'.

Un cane buono (per fare un esempio con i nostri amici 4 zampe motrici), difficilmente reagira' alle angherie dei bambini, o a tantissime altre situazioni.
Lui ha una soglia di intervento altissima, talvolta addirittura inesistente che lo porta spesso anche a subìre, e non solo ad accettare situazioni che a lui non piacciono.

In fondo le persone buone non sono diverse, anzi spesso sono anche ottimiste e sperano che una situazione che degenera, si risolva da sola perche' "il mondo non puo' essere o diventare cosi' cattivo"..

Poi se a questa condizione ci aggiungi anche la repressione rafforzi ulteriormente questi effetti.


Pero' io son convinto che "i buoni "non fanno nulla perche' spesso sanno adattarsi a situazioni non gradevoli o a rischio, e la loro soglia di intervento e' cosi' alta che ce ne vuole prima che decidano di ricorrere alla violenza (di fatto la resistenza o la ribellione ad ogni soppruso non e' mai esente da violenza).

Nelle dittature, o comunque sotto il nazismo stesso, c'e' voluto tanto tempo per aspettare la reazione collettiva dei cosiddetti "buoni " (lasciamo perdere colori ed appartenenza di chi si e' opposto al nazismo), proprio perche' alla fine decidi di mettere a rischio la tua vita, quando sai che non avresti altra scelta, e a quel punto non avendo piu' nulla da perdere, accetti anche la cosa che hai sempre ripudiato (violenza, guerrra, uccidere ecc) pur di far cessare cio' che ti opprime, e spesso non lo fai per te, ma per i figli eccetera eccetera...

La sola oppressione secondo me da vantaggi all'inizio, ma alla lunga puo' dare effetti contrari, cioe' accelerare la reazione dei buoni.

La dittatura Spagnola e' sopravvissuta alla caduta dei regimi fascisti e nazisti della seconda guerra mondiale, perche' ha dosato la repressione (ben limitata rispetto a quelle usate dal fascismo italiano e dal nazismo tedesco nello stesso periodo).

Insomma il Generale Franco e' riuscito a stare su, perche' ha saputo dosare opportunamente bastone e carota (a sua convenienza), per evitare appunto che si svegliassero pericolosamente troppo "buoni"....

Ceausescu in Romania invece ha fatto l'enorme errore di far mancare cibo al suo paese, e storicamente la fame e' sempre stata la scintilla che ha risvegliato popoli interi indipendentemente dalla loro classificazione tra "buoni e cattivi"...

Prima della fame il popolo della Romania ha sopportato di tutto, compreso il terrore seminato dalla "securitate" del dittatore e cose simili, perche' erano fenomeni decisamente contenuti rispetto ad esempio ai grandi stermini sudamericani.

Anche per questo Ceausescu ha resistito decisamente di piu' rispetto ai Videla, Pinochet ecc..

(imho).