Scale per pianoforte

alex56 18-10-13 00.12
gent.ragazzi mi consigliate delle scale per suonare il piano jazz?sto studiando le pentatoniche,le scale blues,le scale maggiori e minori.arpeggi diminuiti e di settima.secondo voi quali altro tipo discale potrei includere? grazie delle risposte
SavateVoeanti 18-10-13 06.04
Secondo me possono bastare, il passo successivo è il come applicarle, ma lascio il microfono agli esperti..
vin_roma 18-10-13 07.44
Le scale Jazz non esistono... emo

...sono un' invenzione teorica delle scuole, di quelli che hanno mischiato i modi greci con le pentatoniche blues, anzi, forse solo quest' ultima è degna di essere chiamata propriamente scala dopo quella debussyana (esatonica) e le varie precedenti tra cui diatoniche e modali greco/gregoriane.

Le "scale" usate nel Jazz sono relativamente teorizzabili per il solo fatto che alla fine, con la ricchezza armonica che il jazz esprime, un escamotage per dargli a forza un nome lo si trova.

In realtà chi ha contribuito a creare il Jazz non si faceva 'ste "pippe" mentali, spesso i primi "jazzisti" non conoscevano nemmeno le minime basi teoriche della musica, figuriamoci la teoria avanzata!

Il Jazz è stato rottura col passato e la rivoluzione più grande è stata quella di rivoltare radicalmente il senso del tempo dando importanza al "levare" piuttosto che al battere e, insieme a tante altre "astrusità" teorico/pratiche, questo è probabilmente avvenuto proprio perché la musica era in mano a geniali "incompetenti".

Quindi quelle che per noi sono scale da "catalogare" sono in pratica liberi fraseggi estemporanei creati sull' esasperazione della sovrapposizione armonica e quindi con le conseguenti successioni di toni e semitoni fuori dall' ordinario che portano poi agli ambiti dove esprimere "certe" scale.

Un buon metodo per imparare è ascoltare e cercare di replicare, capire bene l' armonia per dare un "letto" consapevole alle improvvisazioni e poi, se si hanno le carte in regola, liberarsi con le proprie intuizioni e non sarà difficile.

Chi è bravo nel Jazz lo è di suo e non perché ha imparato a memoria tutte le scale...
io nel Jazz sono una schiappa e non mi salverebbe suonare a pappagallo le scale, il jazz è un' altra cosa!

Edited 18 Ott. 2013 7:15
shiningkeyboard 18-10-13 09.08
vin_roma ha scritto:
spesso i primi "jazzisti" non conoscevano nemmeno le minime basi teoriche della musica

sono e sarò sempre fermamente contrario a quest' affermazione emo

vin_roma ha scritto:
Chi è bravo nel Jazz lo è di suo e non perché ha imparato a memoria tutte le scale...

e anche qui, chi è bravo nel jazz è perchè ha il culo quadro e le orecchie sanguinanti a forza di suonarlo ed ascoltarlo, e suonarlo, e ascoltarlo.. non "di suo" emo

vin_roma ha scritto:
Il Jazz è stato rottura col passato e la rivoluzione più grande è stata quella di rivoltare radicalmente il senso del tempo dando importanza al "levare" piuttosto che al battere e questa, insieme a tante altre "astrusità" teorico/pratiche, è nata probabilmente proprio perché la musica era in mano a geniali "incompetenti".


mh.. in realtà fino al bebop è stata solo una continua ESPANSIONE dell' armonia tonale, ricerca SULL' armonia tonale.. a partire dall' armonia tonale. poi c(ome però si faceva già dal primo '800!) hanno aggiunto colori personali, ma non è mai stato niente di casuale..

nemmeno la parte ritmica: deriva tutta dalle marching band, composte da gente che la musica la leggeva, e ed era musica scritta da uno di loro.. insomma...




per il resto sono d'accordo: le scale sono ottima tecnica e ottimo esercizio mentale, se fatte con tutti i crismi.
ciò vuol dire: se le applichi ad un brano, che siano ascendenti e discendenti a partire da OGNI grado della scala; applicando progressioni non modulanti, arpeggi diatonici, ecc...
il punto è vedere le scale non come sequenza ma come "pool" di note. da espandere poi con le altre 5 rimaste fuori ;)

piuttosto, canta!
Edited 18 Ott. 2013 7:09
vin_roma 18-10-13 10.13
shiningkeyboard ha scritto:
e anche qui, chi è bravo nel jazz è perchè ha il culo quadro e le orecchie sanguinanti a forza di suonarlo ed ascoltarlo, e suonarlo, e ascoltarlo.. non "di suo" emo 

allora parliamo con esperienze differenti...
è ovvio che tocca studiare e studiando uno può anche scoprire di avere il "talento" jazz, ma se hai bisogno di studiare troppo, a farsi il culo quadrato, allora hai perso.(in senso assoluto! non mi rivolgo personalmente a te!emo)... sarai un ripetitore di scale, di pattern, farai dei saggi "promettenti" a scuola ma non sarai mai un jazzista. Il jazz è genialitá, intuito... non è Mozart, per quanto anche lì...

J. De Francesco suona così che manco lui sa perchè, un altro potrà studiarlo, teorizzarlo ma non sarà mai un De Francesco se avrà bisogno di farlo, sarà sempre un imitatore...
Edited 18 Ott. 2013 8:32
giannirsc 18-10-13 11.47
si..alla fine il jazz è un linguaggio..studiare le scale per imparare il jazz è come dire "mi imparo a memoria l'alfabeto inglese così lo saprò parlare..poi mi imparo quello greco e saprò parlare greco"..ovviamente serve studiare le scale..ma sia per il jazz, per la bossa, per il valzer e la mazurka...per addentrarsi nel jazz invece serve molto ascolto e nozioni di armonia.
DaniloSesti 18-10-13 12.50
il punto è vedere le scale non come sequenza ma come "pool" di note. da espandere poi con le altre 5 rimaste fuori ;)

Perfettamente daccordo con quanto scritto e con l'ultimo post di gianni emo

Becero Off Topic:
Un noto chitarrista della mia zona, nel suo myspace mise un link con scritto "scale jazz"....aprendolo appariva una pagina con scritto "che caXXo vuoi scalà"emoemoemoemo Scusate,dovevo raccontarla.....emoemoemo
Edited 18 Ott. 2013 10:52
shiningkeyboard 18-10-13 15.23
vin_roma ha scritto:
sarai un ripetitore di scale, di pattern,

allora forse abbiamo un concetto diverso di "studio" emo
vin_roma 18-10-13 20.01
Si, credo anch' io.

Per me lo studio ha uno scopo, non è un fine...

e certi non hanno bisogno di studiare, solo di intuire, anzi, loro stessi diventano oggetti di studio...

ma se studi, studi e hai bisogno ancora di studiare ... vorrà dire che sarai sempre uno che aggiunge al proprio bagaglio, arricchendosi, ma che non sarà mai uno che esprime la propria essenza, la propria personalità...

c' è gente che con due soldi di studio scopre la sua vena e corre... e fa scuola... altri, come me riguardo il jazz, possono studiarlo quanto si vuole ma sarà sempre un replicare sterile che evidenzia la mancanza di quella scintilla caratterizzante, il colore "giusto"...

Personalmente apprezzo il linguaggio jazz, lo applico, l' ho trovato "facile" nei suoi tratti essenziali e posso replicarlo o usarlo per condire un arrangiamento...
ma farlo in prima persona lo eviterei, c' è chi ha il dono per farlo meglio... io, in mancanza del dono, anche studiandolo non migliorerei... il jazz non è una scala o una sequenza di accordi... è, come per il rock, il progressive, il classico, uno stile che si riflette nella propria vita.

Forse questo mi accade perché musicalmente tutta 'sta teoria artisticamente non mi stimola più di tanto.

Trovo sterile quella mania di "usare" dei pretesti tematici come da Real Book per farsi le "pippe" con gare di soli e scale infinite "all' italiana" dove il tutto, tolte le 16 o 32 misure canoniche, si rivela il solito Jezzetto sospensivo, da riempimento, da fare quando ci si incontra per una serata al volo e non si ha repertorio...

L' ho fatto tante volte, anche con "personaggi" del panorama romano come Gegé Munari, Mike Applebaum, Giorgio Rosciglione, Baldo Maestri... e ho capito che se sei uno che il jazz lo suona perché l' hai "dovuto studiare" per eseguirlo... si sente...!
shiningkeyboard 18-10-13 20.11
vin_roma ha scritto:
e certi non hanno bisogno di studiare, solo di intuire, anzi, loro stessi diventano oggetti di studio...

mh, come ti ho scritto in privato questo è un po' un luogo comune.. non ne conosco uno per cui sia vera quest'affermazione ;)

vin_roma ha scritto:
ma se studi, studi e hai bisogno ancora di studiare ... vorrà dire che sarai sempre uno che aggiunge al proprio bagaglio, arricchendosi, ma che non sarà mai uno che esprime la propria essenza, la propria personalità...

c' è gente che con due soldi di studio scopre la sua vena e corre... e fa scuola... altri, come me riguardo il jazz, possono studiarlo quanto si vuole ma sarà sempre un replicare sterile che evidenzia la mancanza di quella scintilla caratterizzante, il colore "giusto"...

quindi, tu hai studiato jazz di più e più a fondo rispetto a quello che consideri "jazzisti"? emo

vin_roma ha scritto:
Personalmente apprezzo il linguaggio jazz, lo applico, l' ho trovato "facile" nei suoi tratti essenziali e posso replicarlo o usarlo per condire un arrangiamento...
ma farlo in prima persona lo eviterei, c' è chi ha il dono per farlo meglio... io, in mancanza del dono, anche studiandolo non migliorerei... il jazz non è una scala o una sequenza di accordi... è, come per il rock, il progressive, il classico, uno stile che si riflette nella propria vita.

Forse questo mi accade perché musicalmente tutta 'sta teoria artisticamente non mi stimola più di tanto.

questo sicuramente, non vuol dire che tutti DEBBANO fare tutto.. e si, le pippe teoriche, pur con un loro fascino che su di me ha MOLTA presa, rimangono un pretesto per spiegarla "in breve" a chi non ha la passione e la costanza di trovarle "a suo modo" e interpretarle "a suo modo"..

vin_roma ha scritto:
Trovo sterile quella mania di "usare" dei pretesti tematici come da Real Book per farsi le "pippe" con gare di soli e scale infinite "all' italiana" dove il tutto, tolte le 16 o 32 misure canoniche, si rivela il solito Jezzetto sospensivo, da riempimento, da fare quando ci si incontra per una serata al volo e non si ha repertorio...

massì, è divertente da jam session ed è materiale per entrare nello stile.. certo che da qui a costruirci sopra "una carriera", effettivamente...


scusa, in coda: "Per me lo studio ha uno scopo, non è un fine... "
si e no.. nel senso che si, come diceva Chopin (Parafraso)"la tecnica deve partire dall' espressione e lì ritornare", ma è anche vero che se studi cose completamente distaccate da quella che poi sarà LA MUSICA, farai dello sterile esercizio che, appunto, entrambi deprechiamo..
l'analogia con le lingue in questi casi è molto calzante: classico esempio di imparare a memoria il vocabolario o imparare i rudimenti e andare a vivere in mezzo a madrelingua. chi si sognerebbe di dire che la seconda non è un' esperienza di studio?
Edited 18 Ott. 2013 18:15
giannirsc 18-10-13 21.42
Alla fine il jazz è come le puzzette...piace a chi lo fa..
shiningkeyboard 19-10-13 10.21
giannirsc ha scritto:
Alla fine il jazz è come le puzzette...piace a chi lo fa..

la prima volta che l'ho sentita, mi sono rotolato per terra dal ridere :D


ma volendo prendere seriamente il discorso: quanti dicono che la "musica classica" è noiosa? però senza averne mai ascoltato un brano. poi sentono, che so, un mahler, e dicono "ah ma è così?" stupiti. o stupidi.