Aiuto! Questionario per tesi !

kiarajoe2 05-03-17 19.10
Ciao ragazzi, mi sto laureando in economia e sto svolgendo un'analisi sul consumo di prodotti musicali e del cambiamento di questo nel corso degli annni, con particolare riferimento alla rivoluzione portata dalla musica in streaming. Vi lascio il questionario sul quale lavorerò e se voleste darmi una mano ve ne sarei infinitamente grata. Grazie mille, qualora lo faceste, se poteste rispondere qui sotto per avvisarmi ne sarei felice. Così da farmi un'idea sul numero di persone intervistate su questo forum. Grazie milleemoemo

anonimo 05-03-17 19.23
non esiste più un mercato musicale a causa dello streaming, chi fa musica guadagna dai concerti
kiarajoe2 05-03-17 19.39
@ anonimo
non esiste più un mercato musicale a causa dello streaming, chi fa musica guadagna dai concerti
Con lo streaming musicale io intendo la musica scaricata da Itunes. Degli abbonamenti a Spotify, Apple store. Non parlo della pirateria. La sola fetta dell'industria musicale ha essere in crisi è quella discografica, che con la lotta estenuante alla pirateria ha rinunciato ad andare al passo coi tempi e si è fossilizzata su ciò che ha sempre fatto: produzione di CD. Nonostante io sia una nostalgica del CD , mi rendo conto che i tempi sono cambiati. Chi fa musica guadagna dai concerti, da quel che resta di CD e Vinili, dal merchandising e dalle percentuali ottenute con le views su youtube.
giannirsc 05-03-17 20.02
@ kiarajoe2
Con lo streaming musicale io intendo la musica scaricata da Itunes. Degli abbonamenti a Spotify, Apple store. Non parlo della pirateria. La sola fetta dell'industria musicale ha essere in crisi è quella discografica, che con la lotta estenuante alla pirateria ha rinunciato ad andare al passo coi tempi e si è fossilizzata su ciò che ha sempre fatto: produzione di CD. Nonostante io sia una nostalgica del CD , mi rendo conto che i tempi sono cambiati. Chi fa musica guadagna dai concerti, da quel che resta di CD e Vinili, dal merchandising e dalle percentuali ottenute con le views su youtube.
Non è vero che l industria è in crisi...sono cambiati i sistemi di diffusione e di introiti. Oggi gli album si fanno per essere ascoltati in streaming, personalmente vendo brani su internet da anni e nel 2015 gli incassi per lo streaming hanno superato quelli per il download.
kiarajoe2 05-03-17 20.08
@ giannirsc
Non è vero che l industria è in crisi...sono cambiati i sistemi di diffusione e di introiti. Oggi gli album si fanno per essere ascoltati in streaming, personalmente vendo brani su internet da anni e nel 2015 gli incassi per lo streaming hanno superato quelli per il download.
é esattamente quello che ho detto io. L'industria musicale non è in crisi, solo le case discografiche lo sono. Anche se stanno facendo mosse a mio parere ormai troppo tardi, come ad esempio la warner music Group che ha inglobato al suo interno alcuni promoter per cercare di ottenere introito dalle attività dei live.
anonimo 05-03-17 22.29
@ kiarajoe2
Con lo streaming musicale io intendo la musica scaricata da Itunes. Degli abbonamenti a Spotify, Apple store. Non parlo della pirateria. La sola fetta dell'industria musicale ha essere in crisi è quella discografica, che con la lotta estenuante alla pirateria ha rinunciato ad andare al passo coi tempi e si è fossilizzata su ciò che ha sempre fatto: produzione di CD. Nonostante io sia una nostalgica del CD , mi rendo conto che i tempi sono cambiati. Chi fa musica guadagna dai concerti, da quel che resta di CD e Vinili, dal merchandising e dalle percentuali ottenute con le views su youtube.
non parlo di pirateria parlo di canali ufficiali, rispetto a quando si vendevano i dischi ora ci sono solo briciole il mercato musicale è defunto, restano solo i concerti
vin_roma 05-03-17 23.03
Quando si è in pochi e si va a mangiare, anche in una trattoriola, molto probabilmente si avrà accesso a cibi selezionati e cotti sul momento con grande soddisfazione del palato e dell' anima, quando ci si presenta in mille (tipo una caserma) si troverà abbondanza ma scarsa qualità, quando poi si è in migliaia ...più di un mestolo di riso scotto non si può pretendere.

In sintesi, c' è un rapporto tra quantità di domanda e punti di rifornimento. Una volta esistevano, anche in Italia, decine di etichette musicali che stampavano il vinile a 33 o 45 giri o le cassette e queste aziende erano paragonabili alle trattorie appassionate dal gusto ...poi l' eccessiva richiesta/offerta dovuta alla digitalizzazione, internet, streaming etc. hanno decretato la scomparsa delle piccole etichette lasciando solo pochi "grandi cucinieri" che dispensano musica come il cibo nei campi profughi.

Inesorabilmente l' altra faccia della medaglia dell' accesso a basso costo è quella di un abbassamento qualitativo. La libertà ha livellato le idee e l' inventiva. L' epoca d' oro è finita, non aspettiamoci le rivoluzioni musicali del Rock&Roll, dello Swing, di Hendrix, del Prog... e queste non arriveranno nemmeno dalla parte colta, che anche quella, già da una settantina di anni, non sa che pesci prendere.

Nonostante questo ancora non si è ben capito come sarà il commercio della musica in futuro, lo streaming, per quanto possa essere individuale, non riuscirà a sopperire ai costi di produzioni "serie" a causa, per ora, della diffusione "libera" su internet. La televisione offre ancora una buona visibilità per le offerte da proporre ma si sa che anche questa ha intrapreso la strada della frammentazione informatizzata e personalizzata, quindi, anche questo palco virtuale tra un po' sarà sconveniente.
Va da se che in queste condizioni riusciranno a stare a galla solo i "piccoli" con idee poco allettanti per il grande pubblico perché proprio grazie al poco clamore intorno a se riusciranno a nascondersi dalla fagogitazione della rete.
Se, facendo caso al nostro sistema, in Italia (che piacciano o no) oggi abbiamo ancora Zucchero, Mannoia, De Gragori, Elisa, Pausini, Vasco, ma anche Jovanotti o Fedez, Fabri Fibra, Emma... lo dobbiamo perché campano o sono nati sulla rendita del vecchio sistema, più selettivo nelle scelte che miravano ad individuare eccellenze su cui investire anche se, anche questi, ad oggi devono darsi forza con i live per restare economicamente in piedi.
Col sistema nel quale ci stiamo approcciando probabilmente questi personaggi non sarebbero mai esistiti, appiattiti e confusi nella marea di offerte a basso costo ...e basse pretese.

Per me va così, aspettando un nuovo sistema che soddisfi nuove esigenze ma penso sia inutile aspettarsi un futuro in linea con i fasti del recente passato.
anonimo 06-03-17 00.30
kiarajoe2 ha scritto:
La sola fetta dell'industria musicale ha essere in crisi


Un paio di consigli: imparare a controllare l'ortografia e, prima di domandare in un sondaggio "quali sensazioni ti dà la musica" contare fino a cento e pensare se non è meglio una tesi su qualcosa di meno impegnativo...la musica non dà "sensazioni", la musica è un linguaggio che comunica pensieri, emozioni, idee, sentimenti, concetti, poesia e senso del bello: la musica, come dice Schopenauer, è filosofia inconscia.

Taccio il fatto che chi parla di "consumo di prodotti musicali" rischia di farsi complice (spero inconsciamente) del degrado e dell'abiezione odierne.

Mi spiace di dover essere severo, ma da un laureando credo di potermi aspettare serietà ed un livello culturale adeguato.
vin_roma 06-03-17 04.35
Kiarajoe2 ...
Giusto per avere un' idea generale, hai mai visto questi?: storia della RCA
i 50 anni della RCA


P.S.: il questionario non l' ho compilato perché, come molti altri qui dentro, sono la persona meno indicata per il sondaggio.
paolo_b3 06-03-17 11.03
@ kiarajoe2
Con lo streaming musicale io intendo la musica scaricata da Itunes. Degli abbonamenti a Spotify, Apple store. Non parlo della pirateria. La sola fetta dell'industria musicale ha essere in crisi è quella discografica, che con la lotta estenuante alla pirateria ha rinunciato ad andare al passo coi tempi e si è fossilizzata su ciò che ha sempre fatto: produzione di CD. Nonostante io sia una nostalgica del CD , mi rendo conto che i tempi sono cambiati. Chi fa musica guadagna dai concerti, da quel che resta di CD e Vinili, dal merchandising e dalle percentuali ottenute con le views su youtube.
Io metterei alcuni paletti:
1) Il mercato delle registrazioni è in crisi per colpa delle case discografiche: eravamo arrivati a pagare i CD finanche a 50€ causa gli enormi ricarichi non giustificati dai costi del prodotto.
2) Non è vero che ai tempi del disco "fisico" acquistato in negozio la produzione fosse esclusivamente di altissimo livello, vi risparmio esempi eclatanti.
3) Le possibilità offerte oggi dalla produzione fai da te - low cost a mio parere è un'opportunità per tutti, posso ammettere che la percentuale di "scarto" sia aumentata, ma è anche vero che c'è più spazio per i molti che hanno qualcosa da dire e non hanno enormi risorse. Le rose poi fioriranno...
4) E' vero che con l'accesso alla musica su internet i profitti delle produzioni musicali sono diminuiti, ma pongo alcune domande alle quali non so rispondere, vediamo chi invece lo può fare:
Quanto guadagna mediamente un brano in streaming? Quanto invece dovrebbe guadagnare come minimo per essere considerato un "successo economico"?
Quanto costa produrre un brano a basso costo? E a livello professionale?
anonimo 06-03-17 11.12
spotify paga 0.006$ ad ascolto, se fai 10.000.000 di ascolti guadagni 60.000$ vi risparmio la differenza di introito rispetto a quando si vendevano i dischi...
BB79 06-03-17 11.33
@ paolo_b3
Io metterei alcuni paletti:
1) Il mercato delle registrazioni è in crisi per colpa delle case discografiche: eravamo arrivati a pagare i CD finanche a 50€ causa gli enormi ricarichi non giustificati dai costi del prodotto.
2) Non è vero che ai tempi del disco "fisico" acquistato in negozio la produzione fosse esclusivamente di altissimo livello, vi risparmio esempi eclatanti.
3) Le possibilità offerte oggi dalla produzione fai da te - low cost a mio parere è un'opportunità per tutti, posso ammettere che la percentuale di "scarto" sia aumentata, ma è anche vero che c'è più spazio per i molti che hanno qualcosa da dire e non hanno enormi risorse. Le rose poi fioriranno...
4) E' vero che con l'accesso alla musica su internet i profitti delle produzioni musicali sono diminuiti, ma pongo alcune domande alle quali non so rispondere, vediamo chi invece lo può fare:
Quanto guadagna mediamente un brano in streaming? Quanto invece dovrebbe guadagnare come minimo per essere considerato un "successo economico"?
Quanto costa produrre un brano a basso costo? E a livello professionale?
Caro Paolo, il tuo discorso non mi convince del tutto...e ti spiego il perché:
premesso che un cd del costo di 50€ non mi è mai capitato (emoemoemo), a parte, forse, qualche edizione particolare celebrativa, con contenuti speciali etc, etc. il prodotto diciamo normale è ben al di sotto della cifra da te indicata.
Comunque, siamo certi che se un cd costasse, mettiamo, una decina di euro, venderebbe come ai vecchi tempi???
Sono certo di no, perché i negozi sono pieni -ripeto pieni- di offerte su cd, a prezzi del tutto abbordabili, per non parlare delle occasioni su Ebay, Amazon, e compagnia cantante...eppure non se li fila , nemmeno di striscio, nessuno...
Sul punto n.2, nulla questio, ci mancherebbe.
Potrei condividere il punto n.3 se non fosse che il tasso qualitativo medio della musica commerciale è sprofondato...un esempio per tutti: pop inglese degli anni 80, che ne sò, vado a braccio: Style Council, Phil Collins, George Michael, Bronsky Beat, Bananarama, etc...tralasciando i grandi gruppi come Duran, Spandau, etc
Ergo, secondo me, paradossalmente, in un epoca in cui le novità le ascoltavi solo per radio, si suonava di più e meglio. Attualmente, con una manciata di secondi posso avere la discografia di chicchessia però...quello che si sente in giro mi deprime...a credo di non essere il solo a pensarlo
Anche nel Belpaese, prendi il vincitore di Sanremo, se penso che nel 1980 vinse Alice c on per Elisa...emoemoemoemo
anonimo 06-03-17 11.56
il mondo musicale cambia, dai vinili/cd si è passati alla musica scaricata, ora si va verso lo streaming, nessuno compra più canzoni si compra il servizio che ti permette di ascoltare qualsiasi cosa, lo stesso avviene per i film, prima c'erano le videocassette/Dvd, poi si è passati al download ora siamo allo streaming Netflix docet.

quindi bisogna guardare alle royalties legate all'ascolto in streaming perchè le altre forme spariranno
sterky 06-03-17 12.16
Avevo sbagliato a fare copia incolla. Non c'entrava niene con questo post emoemo
paolo_b3 06-03-17 13.16
@ anonimo
spotify paga 0.006$ ad ascolto, se fai 10.000.000 di ascolti guadagni 60.000$ vi risparmio la differenza di introito rispetto a quando si vendevano i dischi...
Certo c'è differenza, ma io lo trovo anche giusto, hai visto il servizio sulle case (abitazioni) dei rappers americani? Tra l'altro i rappers si prefiggono di dare voce alle minoranze povere...
Considera che puoi pubblicare centinaia di brani a costo quasi zero. Se poi non interessano...
Forse alla fine la vera differenza la fa la promozione dei brani perchè se al momento pubblichi su internet hai poca visibilità. Ma col tempo le cose cambieranno.
paolo_b3 06-03-17 13.34
@ BB79
Caro Paolo, il tuo discorso non mi convince del tutto...e ti spiego il perché:
premesso che un cd del costo di 50€ non mi è mai capitato (emoemoemo), a parte, forse, qualche edizione particolare celebrativa, con contenuti speciali etc, etc. il prodotto diciamo normale è ben al di sotto della cifra da te indicata.
Comunque, siamo certi che se un cd costasse, mettiamo, una decina di euro, venderebbe come ai vecchi tempi???
Sono certo di no, perché i negozi sono pieni -ripeto pieni- di offerte su cd, a prezzi del tutto abbordabili, per non parlare delle occasioni su Ebay, Amazon, e compagnia cantante...eppure non se li fila , nemmeno di striscio, nessuno...
Sul punto n.2, nulla questio, ci mancherebbe.
Potrei condividere il punto n.3 se non fosse che il tasso qualitativo medio della musica commerciale è sprofondato...un esempio per tutti: pop inglese degli anni 80, che ne sò, vado a braccio: Style Council, Phil Collins, George Michael, Bronsky Beat, Bananarama, etc...tralasciando i grandi gruppi come Duran, Spandau, etc
Ergo, secondo me, paradossalmente, in un epoca in cui le novità le ascoltavi solo per radio, si suonava di più e meglio. Attualmente, con una manciata di secondi posso avere la discografia di chicchessia però...quello che si sente in giro mi deprime...a credo di non essere il solo a pensarlo
Anche nel Belpaese, prendi il vincitore di Sanremo, se penso che nel 1980 vinse Alice c on per Elisa...emoemoemoemo
Meglio, c'è materiale su cui discutere... emo
1) ho detto "fin'anche" e ti posso assicurare che ne ho visti anche a 60 e 70, rarità (non dischi da collezione) importate direttamente dagli stati uniti e balle del genere. Dopo l'avvento di internet le case discografiche hanno "aperto l'ombrello" proponendo i vari sotto costo, nice price e via discorrendo, ma dopo. Ovvio che ormai non li vendono più, ma in parte è anche un effetto inevitabile del "progresso" tecnologico. Un po' però gli sta bene.
3) Oddio non me ne volere, ma nel tuo elenco c'è roba che definirla "si suonava meglio" mi pare eccessivo, vedi le Bananarama e Bronsky Beat che hanno fatto un po' di successo (poco) interpretando brani editi. A me pare che anche per il gradimento valgano le leggi del mercato, più ti offrono meno apprezzi.
fulezone 06-03-17 13.45
@ paolo_b3
Meglio, c'è materiale su cui discutere... emo
1) ho detto "fin'anche" e ti posso assicurare che ne ho visti anche a 60 e 70, rarità (non dischi da collezione) importate direttamente dagli stati uniti e balle del genere. Dopo l'avvento di internet le case discografiche hanno "aperto l'ombrello" proponendo i vari sotto costo, nice price e via discorrendo, ma dopo. Ovvio che ormai non li vendono più, ma in parte è anche un effetto inevitabile del "progresso" tecnologico. Un po' però gli sta bene.
3) Oddio non me ne volere, ma nel tuo elenco c'è roba che definirla "si suonava meglio" mi pare eccessivo, vedi le Bananarama e Bronsky Beat che hanno fatto un po' di successo (poco) interpretando brani editi. A me pare che anche per il gradimento valgano le leggi del mercato, più ti offrono meno apprezzi.
ho compilato il test
kiarajoe2 06-03-17 16.34
@ anonimo
kiarajoe2 ha scritto:
La sola fetta dell'industria musicale ha essere in crisi


Un paio di consigli: imparare a controllare l'ortografia e, prima di domandare in un sondaggio "quali sensazioni ti dà la musica" contare fino a cento e pensare se non è meglio una tesi su qualcosa di meno impegnativo...la musica non dà "sensazioni", la musica è un linguaggio che comunica pensieri, emozioni, idee, sentimenti, concetti, poesia e senso del bello: la musica, come dice Schopenauer, è filosofia inconscia.

Taccio il fatto che chi parla di "consumo di prodotti musicali" rischia di farsi complice (spero inconsciamente) del degrado e dell'abiezione odierne.

Mi spiace di dover essere severo, ma da un laureando credo di potermi aspettare serietà ed un livello culturale adeguato.
Confondermi sul verbo avere è uno degli errori che non commetto da quando avevo 6 anni, ma può accadere di scrivere di fretta e non ricontrollare quanto scritto, non per questo credo di essere una persona senza cultura. Il questionario l'ho redatto io, ma sono stata consigliata sull'utilizzo di alcuni termini da parte del mio relatore di tesi che HA più lauree che anni. In una tesi di economia devo parlare con termini tecnici e non come se stessi a casa mia a parlare dei viaggi che la mia cara mente elabora quando ascolto i Pink Floyd. Se avessi dovuto fare una tesi su che emozioni mi suscita la musica non avrei potuto laurearmi in Economia. Mi sta giudicando poco seria e con un livello culturale inadeguato per un errore grammaticale, ovviamente dettato dalla fretta o dalla distrazione, e da un sondaggio che ho redatto per scrivere la mia tesi di laurea. Non la giudico severo, la giudico ingiusto. Questa è comunque una sua opinione e la rispetto. Grazie per la collaborazione.
kiarajoe2 06-03-17 16.42
@ paolo_b3
Meglio, c'è materiale su cui discutere... emo
1) ho detto "fin'anche" e ti posso assicurare che ne ho visti anche a 60 e 70, rarità (non dischi da collezione) importate direttamente dagli stati uniti e balle del genere. Dopo l'avvento di internet le case discografiche hanno "aperto l'ombrello" proponendo i vari sotto costo, nice price e via discorrendo, ma dopo. Ovvio che ormai non li vendono più, ma in parte è anche un effetto inevitabile del "progresso" tecnologico. Un po' però gli sta bene.
3) Oddio non me ne volere, ma nel tuo elenco c'è roba che definirla "si suonava meglio" mi pare eccessivo, vedi le Bananarama e Bronsky Beat che hanno fatto un po' di successo (poco) interpretando brani editi. A me pare che anche per il gradimento valgano le leggi del mercato, più ti offrono meno apprezzi.
Grazie di cuore per la collaborazione. emo
paolo_b3 06-03-17 16.53
@ kiarajoe2
Confondermi sul verbo avere è uno degli errori che non commetto da quando avevo 6 anni, ma può accadere di scrivere di fretta e non ricontrollare quanto scritto, non per questo credo di essere una persona senza cultura. Il questionario l'ho redatto io, ma sono stata consigliata sull'utilizzo di alcuni termini da parte del mio relatore di tesi che HA più lauree che anni. In una tesi di economia devo parlare con termini tecnici e non come se stessi a casa mia a parlare dei viaggi che la mia cara mente elabora quando ascolto i Pink Floyd. Se avessi dovuto fare una tesi su che emozioni mi suscita la musica non avrei potuto laurearmi in Economia. Mi sta giudicando poco seria e con un livello culturale inadeguato per un errore grammaticale, ovviamente dettato dalla fretta o dalla distrazione, e da un sondaggio che ho redatto per scrivere la mia tesi di laurea. Non la giudico severo, la giudico ingiusto. Questa è comunque una sua opinione e la rispetto. Grazie per la collaborazione.
Compilato anch'io.
Effettivamente la cosa deludente non sei tu (scusa se ti do del tu e ti invito a fare altrettanto), ma il sistema che ha conferito più lauree che anni al tuo docente relatore, sistema che misura tutto esclusivamente in termini di successo economico. Definire l'ascolto della musica "consumo" a qualche appassionato può dare fastidio, vedi eventualmente se è il caso di farlo presente al tuo relatore...