Ho preso il DeepMind 6

wildcat80 29-10-19 23.47
Da qualche giorno ho il DeepMind in casa.
Comprato nuovo dalla Spagna su Reverb a una cifra incredibile.
Queste le prime impressioni.
La qualità costruttiva globale sembra molto buona.
Legno per gli immancabili fianchetti, metallo per lo chassis.
Display generoso e chiaro.
Tutti i controlli sembrano solidi e sono precisi.
Qualità della tastiera ben più che accettabile per un synth della sua fascia.
Programmabilità molto semplice, per una prova veloce ho dovuto ricorrere al manuale solo per capire come indirizzare l'LFO al controllo della PWM.
L'unica funzione che necessita realmente di attento studio è l'arpeggiatore/sequencer, cosa che non ho ancora approfondito.
Il suono.
Ci sono moltissime demo di confronti con Juno e Jupiter (anche se quest'ultimo paragone è molto forzato e pretestuoso a mio avviso), le forme d'onda generate dai 2 DCO sono simili ma non uguali, il filtro ha una risonanza molto più spinta e LFO ed inviluppi sono molto più articolati, così come il secondo DCO che prende il posto del suboscillatore, e il filtro ha anche una modalità 2 poli.
Parlando di suono nudo e crudo, il secondo DCO offre un'onda quadra con una funzione waveshaping/wavefolding che aggiunge enfasi su alcune armoniche, in particolare la terza, che assieme alla possibilità di sincronizzazione e l'intonabilità fine su 3 ottave espande notevolmente la tavolozza sonora.
Il primo DCO offre un'onda a dente di sega e un'onda impulsiva a simmetria variabile, modulabile in maniera estremamente flessibile con inviluppi, LFO e quant'altro.
Entrambe le forme d'onda sono attivabili in simultanea come sul precursore storico.
Completano il quadro un Noise generator e un filtro passa alto non modulabile a regolazione continua.
Sempre per espandere la versatilità ed espressività, è possibile virtualizzare il comportamento di un analogico puro tramite 3 parametri di drifting che agiscono sugli oscillatori e su tutti i parametri del motore di sintesi, potendo impostare sia la frequenza che la profondità di deriva degli stessi.
Dopo tutti questi dettagli, posso dire che il suono nudo e crudo non ha lo spessore di un synth con 2 o più veri oscillatori, ma non è neppure così esile. Lo spettro armonico è brillante, prevalgono le armoniche acute rispetto alle medio-basse frequenze... Ma il low boost accorre in aiuto.
Unison mode ed effetti: qui c'è tutto il necessario per irrobustire il suono.
La modalità unisono è disponibile sia in monofonia che in polifonia (con i limiti delle 6 voci), l'effetto detune è profondo, ed è che possibile, smanettando nella matrice di modulazione, andare a spalmare le voci su più ottave piuttosto che detunarle semplicemente.
Con la funzione unison in modalità monofonica si riescono a tirare fuori sonorità che strizzano l'occhio ai monofonici della decade precedente i modelli di ispirazione.
Arriviamo agli effetti digitali.
La paletta è molto ampia, copre tutto lo scibile, compressori, equalizzazione, delay, riverberi, pitch shifter, modulazioni, anche una simulazione Leslie... Alcuni sono fatti molto bene, altri non entusiasmano (il Leslie su tutti), sono previsti 4 slot, modulabili in diverse configurazioni con la possibilità di scegliere fra circuiti di tipo insert o send.
La sezione effetti è forse la più complessa dell'intera catena, e necessita particolare attenzione nello studio e programmazione.
È l'ago della bilancia, perché può rappresentare un valore aggiunto ed esaltare la pasta sonora del DM, quanto degradarne completamente l'essenza.
Essendo il DM ispirato al Juno, non si può non parlare del Chorus.
Sono presenti 2 algoritmi.
Il primo è ispirato a quel chorus, non è rumoroso (ma giocando con il mouse generator...) ma suona piuttosto liquido e lo - fi. Lavorando accuratamente sui parametri si possono ottenere risultati interessanti.
Il secondo è ispirato al Roland Dimension D, più immediato ma molto diverso e con maggior definizione.
wildcat80 29-10-19 23.53
Perché scegliere il DeepMind?
Perché è uno strumento economico, ben costruito e versatile.
Non va inteso come un clone.
Non va inteso come un analogico puro.
Va inteso più come una sorta di virtual analog avanzato, che può ricreare un certo tipo di sonorità in maniera abbastanza fedele, ma anche qualcosina in più.
Perché il 6 voci?
Perché sono sufficienti, e a mio gusto lo spessore nei suoni d'assieme può essere ricavato dagli effetti, e dall'unison per le parti solistiche.
Appena posso carico alcune clip audio!
BB79 30-10-19 00.27
@ wildcat80
Da qualche giorno ho il DeepMind in casa.
Comprato nuovo dalla Spagna su Reverb a una cifra incredibile.
Queste le prime impressioni.
La qualità costruttiva globale sembra molto buona.
Legno per gli immancabili fianchetti, metallo per lo chassis.
Display generoso e chiaro.
Tutti i controlli sembrano solidi e sono precisi.
Qualità della tastiera ben più che accettabile per un synth della sua fascia.
Programmabilità molto semplice, per una prova veloce ho dovuto ricorrere al manuale solo per capire come indirizzare l'LFO al controllo della PWM.
L'unica funzione che necessita realmente di attento studio è l'arpeggiatore/sequencer, cosa che non ho ancora approfondito.
Il suono.
Ci sono moltissime demo di confronti con Juno e Jupiter (anche se quest'ultimo paragone è molto forzato e pretestuoso a mio avviso), le forme d'onda generate dai 2 DCO sono simili ma non uguali, il filtro ha una risonanza molto più spinta e LFO ed inviluppi sono molto più articolati, così come il secondo DCO che prende il posto del suboscillatore, e il filtro ha anche una modalità 2 poli.
Parlando di suono nudo e crudo, il secondo DCO offre un'onda quadra con una funzione waveshaping/wavefolding che aggiunge enfasi su alcune armoniche, in particolare la terza, che assieme alla possibilità di sincronizzazione e l'intonabilità fine su 3 ottave espande notevolmente la tavolozza sonora.
Il primo DCO offre un'onda a dente di sega e un'onda impulsiva a simmetria variabile, modulabile in maniera estremamente flessibile con inviluppi, LFO e quant'altro.
Entrambe le forme d'onda sono attivabili in simultanea come sul precursore storico.
Completano il quadro un Noise generator e un filtro passa alto non modulabile a regolazione continua.
Sempre per espandere la versatilità ed espressività, è possibile virtualizzare il comportamento di un analogico puro tramite 3 parametri di drifting che agiscono sugli oscillatori e su tutti i parametri del motore di sintesi, potendo impostare sia la frequenza che la profondità di deriva degli stessi.
Dopo tutti questi dettagli, posso dire che il suono nudo e crudo non ha lo spessore di un synth con 2 o più veri oscillatori, ma non è neppure così esile. Lo spettro armonico è brillante, prevalgono le armoniche acute rispetto alle medio-basse frequenze... Ma il low boost accorre in aiuto.
Unison mode ed effetti: qui c'è tutto il necessario per irrobustire il suono.
La modalità unisono è disponibile sia in monofonia che in polifonia (con i limiti delle 6 voci), l'effetto detune è profondo, ed è che possibile, smanettando nella matrice di modulazione, andare a spalmare le voci su più ottave piuttosto che detunarle semplicemente.
Con la funzione unison in modalità monofonica si riescono a tirare fuori sonorità che strizzano l'occhio ai monofonici della decade precedente i modelli di ispirazione.
Arriviamo agli effetti digitali.
La paletta è molto ampia, copre tutto lo scibile, compressori, equalizzazione, delay, riverberi, pitch shifter, modulazioni, anche una simulazione Leslie... Alcuni sono fatti molto bene, altri non entusiasmano (il Leslie su tutti), sono previsti 4 slot, modulabili in diverse configurazioni con la possibilità di scegliere fra circuiti di tipo insert o send.
La sezione effetti è forse la più complessa dell'intera catena, e necessita particolare attenzione nello studio e programmazione.
È l'ago della bilancia, perché può rappresentare un valore aggiunto ed esaltare la pasta sonora del DM, quanto degradarne completamente l'essenza.
Essendo il DM ispirato al Juno, non si può non parlare del Chorus.
Sono presenti 2 algoritmi.
Il primo è ispirato a quel chorus, non è rumoroso (ma giocando con il mouse generator...) ma suona piuttosto liquido e lo - fi. Lavorando accuratamente sui parametri si possono ottenere risultati interessanti.
Il secondo è ispirato al Roland Dimension D, più immediato ma molto diverso e con maggior definizione.
Thank x approfondita recensioneemo
paolo_b3 30-10-19 07.44
Ottima recensione Wildcat, attendiamo le demo!
mima85 30-10-19 08.50
Ottima recensione! Confermi le impressioni che ho avuto io quando l'ho provato velocemente qualche tempo fa.

Comunque "onda impulsiva a simmetria variabile" fa tanto Enrico Cosimi emo
pentatonic 30-10-19 15.35
@ mima85
Ottima recensione! Confermi le impressioni che ho avuto io quando l'ho provato velocemente qualche tempo fa.

Comunque "onda impulsiva a simmetria variabile" fa tanto Enrico Cosimi emo
Grazie! Sto facendoci il pensierino da parecchio, in attesa dell'OBxA.
Secondo te, rispetto a quello che si tira fuori da un NS3 (sostanzialmente un Nord A1), la differenza timbrica è rilevante da giustificare l'acquisto?
wildcat80 30-10-19 18.15
Non saprei darti una spiegazione.
Il DeepMind è un sintetizzatore analogico a controllo digitale, che si rifà a un modello ben preciso (Juno 106), con alcune caratteristiche sue proprie che ne espandono la palette timbrica.
La sezione synth del NS è un sintetizzatore virtual analog che sulla carta consente molto di più.
Uno è uno strumento vero, con oscillatori analogici a controllo digitale, l'altra una macchina dsp.
In comune hanno gli effetti digitali, di qualità in entrambi i casi.