Ho in mente un motivetto… e adesso?

WTF_Bach 24-08-23 09.02
Mettiamo che la mattina uno si sveglia con in testa un bel motivetto. Si affretta a scriverselo prima che gli passi di mente… e poi?

1) riflettere sull’intenzione: cosa voglio dire? E non parlo di “musica a programma” - che pure ha il suo perché - ma di concetti più astratti e profondi: voglio esprimere rabbia, gioia, tristezza, stupore? Voglio aprire uno squarcio sulla Verità? Voglio far trapelare la nobile, astratta armonia fisica degli armonici?

Prima di mettersi al lavoro, è bene riflettere sul perché prima che sul cosa e come.

2) riflettere sulla struttura: sarà una canzone, una danza, una sinfonia, una rapsodia? Monotematica, bitematica, politematica? Sarà un lavoretto corto e conciso o una ponderosa opera di mezz’ora? Sarà monodia accompagnata, contrappunto, fugato, sarà musica densa come l’uranio o eterea come il vapore?

Prima di mettersi al lavoro, stendere un piano di lavoro a blocchi - poi si potrà modificarlo via via, ma l’importante è avercelo.

3) riflettere sullo sviluppo melodico, sulle variazioni, ripetizioni, trattamento seriale, sequenze, variazioni ritmiche, aggravamenti e diminuzioni.

Poi ovviamente non useremo tutto il materiale possibile, ma almeno avremo una ricca tavolozza di colori su cui lavorare

4) riflettere sullo sviluppo armonico: cadenze, modulazioni, ritmo armonico, cromatismo, dissonanze etcetera.

L’armonia è l’ossatura di ogni brano - e come tale dev’essere robusta e ben determinata.

5) riflettere sul ritmo: binario, ternario, semplice, composto, rapido, solenne…

Se l’armonia è lo scheletro il ritmo è il cuore pulsante della musica

6) ed infinite l’orchestrazione: sarà un lavoretto per piano solo, un duo, un trio, un lavoro elettronico, un opera per orchestra sinfonica? Sarà solo strumentale o userò anche la voce? Come userò i colori e la densità strumentale per dare impulso e varietà alla mia musica?

Una volta fatto tutto ciò - e prese le opportune notazioni scritte - si può cominciare a lavorare, pronti a cambiare tutto se si scopre di colpo un sentiero più propizio ed interessante.
WTF_Bach 24-08-23 09.25
E adesso che è fatta?

Adesso bisogna fare una cosa che ormai quasi nessuno fa più: controllare che il lavoretto sia giusto.

Il controllo della correttezza formale è qualcosa che deve accompagnarci per tutti gli anni del nostro apprendistato compositivo, divenendo quasi una seconda natura; mi fanno sorridere coloro che sostengono che “oggigiorno nessuno guarda più agli errori”.

Bisogna controllare che non ci siano ottave e quinte parallele, che le dissonanze si presentino preparate e risolte o almeno senza salti inopportuni, che la struttura delle frasi e dei periodi sia regolare, che la condotta delle parti sia corretta, che i bassi siano consequenziali, che le cadenze siano ben disposte - e che se una regola viene infranta non sia per disattenzione o ignoranza ma alla luce di un imperativo artistico che lo impone.

Se ascoltate una canzonetta ben arrangiata - tipo “Di sole e d’azzurro” o “Sei tu che mi manchi” - ci rendiamo conto che prima di tutto l’arrangiamento è giusto.

Solo quando saremo capaci di scrivere “giusto” - o almeno di spiegare perché abbiamo voluto introdurre uno “strappo alla regola” - potremo preoccuparci di valutare se il nostro lavoro, oltre che essere “giusto”, sia anche bello.
WTF_Bach 24-08-23 12.11
E qui scatta il famigerato “mestiere”, quello che distingue il dilettante talentuoso dall’umile ma solido artigiano della musica.

Per chi ha il mestiere certe cose divengono parte inconsapevole dell’arte di far musica: la naturale capacità di dare struttura, forma, equilibrio alle composizioni, di usare i colori in maniera misurata ma efficace, di garantire che ogni strappo alla regola abbia il suo perché.

Artisti forse si nasce, ma artigiani si diventa. E non ci sono scorciatoie: bassi numerati, contrappunto, corali e fughe.
MarianoM 24-08-23 15.55
Ottimo insegnamento ed un' utilissima guida per lavorare ad una composizione originale. Grazie
marcoballa 24-08-23 20.59
WTF_Bach ha scritto:
un bel motivetto


quel motivetto...
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