Quantizzare é indispensabile?

adr3nokrome 21-11-23 21.06
Altra domanda vergognosamente ingenua.
Ma quantizzare i propri take é davvero indispensabile secondo voi oppure l’allenamento rende perfetti? (ovviamente escludendo magari le terzine superveloci o i casi estremi).
Non vi sto nemmeno a spiegare il perché di questa domanda, anzi sí, per pigrizia spesso mi trovo a registrare direttamente in formato audio o sui sequencer degli arranger (che non hanno il quantize, almeno i miei) senza passare da DAW o PC o tablet ma per il momento i risultati sono deludenti.
Accendete un lume di speranza…..
Deckard 21-11-23 21.26
Io quantizzo esclusivamente tracce “Human free”se così si può dire…sequenze, bassi synth, drum machine, tutto ciò che è sintetico e che deve andare a tempo preciso “per forza” per farla breve. Nelle tracce suonate da persone in carne e ossa andrebbe usata solo in casi estremi secondo me…ma così non è, ormai si quantizza in automatico o quasi praticamente tutto, una delle tante cause che contribuisce ad appiattire la situazione musicale moderna a mio avviso.
filigroove 21-11-23 21.35
@ adr3nokrome
Altra domanda vergognosamente ingenua.
Ma quantizzare i propri take é davvero indispensabile secondo voi oppure l’allenamento rende perfetti? (ovviamente escludendo magari le terzine superveloci o i casi estremi).
Non vi sto nemmeno a spiegare il perché di questa domanda, anzi sí, per pigrizia spesso mi trovo a registrare direttamente in formato audio o sui sequencer degli arranger (che non hanno il quantize, almeno i miei) senza passare da DAW o PC o tablet ma per il momento i risultati sono deludenti.
Accendete un lume di speranza…..
“Feeling”, una parola che non si sa più che voglia dire. Non è questione di essere perfetti, ma giusti.
Ritmicamente la quadratura è importante ma all’interno del “pocket” come lo chiamano al di là della pozzanghera. Dentro questo pocket ci deve essere una certa libertà, se è troppa o è sbagliata al riascolto lo senti e rifai, fa solo bene alla musica e al musicista.
La quantizzazione (insieme all’eccessivo uso di intonatori elettronici) sta togliendo l’anima alla musica.
Anche la quantizzazione stretta può avere un senso ma deve essere limitata a pochi elementi su cui poi si suona con “feeling”, “in the pocket”.
Questa è la mia filosofia, poi ognuno dirà la sua.
Saluti
wildcat80 21-11-23 21.59
Ci sono cose da quantizzare, cose che sarebbe meglio non quantizzare e cose che non vanno assolutamente quantizzate.
Ma poi quantizzare e quantizzare... Quantizzare al 100% di precisione o meno? Quantizzare dritti sul tempo oppure quantizzare con un certo grado di swing?
Tante domande.... La risposta secondo me è solo una: dipende dal genere.
paolo_b3 21-11-23 22.02
My two cents, attenzione a quantizzare selvaggiamente, i suoni sincronizzati generano delle somme d'onda che danno effetti indesiderati. Io quando ho fatto un take che mi soddisfa correggo a mano le note che non mi tornano, questo nell'orttica "MIDI". Anzi lo faccio senza quantizzare ma spostandole a "calamita spenta"
Dallaluna69 22-11-23 10.18
wildcat80 ha scritto:
dipende dal genere

Spesso anche dallo strumento. In molti generi, ad esempio, si quantizza il kick e non si quantizza l'hi hat.
wildcat80 22-11-23 10.30
@ Dallaluna69
wildcat80 ha scritto:
dipende dal genere

Spesso anche dallo strumento. In molti generi, ad esempio, si quantizza il kick e non si quantizza l'hi hat.
Io in generale preferisco registrare tutto a mano.
paolo_b3 22-11-23 10.32
@ wildcat80
Io in generale preferisco registrare tutto a mano.
emoemoemo
Dallaluna69 22-11-23 10.33
@ adr3nokrome
Altra domanda vergognosamente ingenua.
Ma quantizzare i propri take é davvero indispensabile secondo voi oppure l’allenamento rende perfetti? (ovviamente escludendo magari le terzine superveloci o i casi estremi).
Non vi sto nemmeno a spiegare il perché di questa domanda, anzi sí, per pigrizia spesso mi trovo a registrare direttamente in formato audio o sui sequencer degli arranger (che non hanno il quantize, almeno i miei) senza passare da DAW o PC o tablet ma per il momento i risultati sono deludenti.
Accendete un lume di speranza…..
Non è affatto una domanda ingenua, anzi è molto interessante.
Come hanno detto anche altri è una questione di genere musicale e di strumenti.
Se suoni una parte di pianoforte in un brano rock, in generale è meglio non quantizzare, proprio per mantenere l'effetto umano. Giustamente, se l'effetto all'ascolto è che sei andato fuori tempo, si risuona.
Considera che le DAW spesso, oltre all'effetto Quantize hanno anche l'effetto Humanize. In Reaper ad esempio, puoi dire di umanizzare dell'8% un file Midi per il timing e del 5% per la velocity. In questo modo un file Midi che hai scritto nel piano roll, lo fai sembrare una parte suonata. (Ovviamente puoi mettere le percentuali che vuoi).
Una riflessione simile si potrebbe fare sull'uso del compressore. Anche in quel caso, comprimendo una parte di pianoforte, puoi far sì che si percepisca meglio ma sembrerà meno vera.
mima85 22-11-23 11.08
@ wildcat80
Io in generale preferisco registrare tutto a mano.
Idem, a parte le tracce ritmiche. Forse un paio di volte ho sequenziato anche la linea di basso, ma a parte quelle occasioni le parti di tastiera le suono tutte a mano, bassi inclusi.

E poi che cavolo, sono stati i Doors a (ri)avviarmi verso il mondo delle tastiere, e non dovrei suonare le linee di basso a mano? emo
wildcat80 22-11-23 11.11
E comunque tieni conto che se ti piace l'elettronica e vuoi fare musica elettronica, come dicevo ci sono parti che devono essere precise al centesimo di secondo, in generale fino agli ottavi si viaggia dritti, mentre sui sedicesimi oltre a non quantizzare in maniera dritta, spesso si preferisce dare un groove, un gioco di leggeri anticipi e ritardi, che a volte può essere diciamo arbitrario e deciso a priori (es prima semicroma giusta, seconda leggermente anticipata, terza giusta, quarta appena ritardata), oppure può essere uno shuffle più o meno accentuato.
MarcezMonticus 22-11-23 11.36
I grandi produttori e ingegneri del suono, nel Pop mainstream - e non solo -, quantizzano tutto. Anche la voce.
Per te, come per ognuno di noi, sta al gusto e al piacere personale di sentire, in maniera soggettiva, ciò che hai creato.
Io, utilizzando Toontrack EZDrummer e EZBass, non quantizzo ne la batteria ne il basso, spina dorsale ritmica, e lascio il resto a piccoli ritocchi per evitare dissonanze o evidenti errori.
adr3nokrome 22-11-23 12.44
mima85 ha scritto:
Idem, a parte le tracce ritmiche. Forse un paio di volte ho sequenziato anche la linea di basso, ma a parte quelle occasioni le parti di tastiera le suono tutte a mano, bassi inclusi.

Quindi tutte le belle cover che hai postato su YouTube lei hai registrate senza quantize? Perchè se così fosse, a parte rinnovarti i miei complimenti, mi apri un mondo perchè mi convinci che il problema sono le mie dita (per le quali esiste un rimedio segreto chiamato "allenamento") e non la mancanza di un software o un setup specifici....
mima85 22-11-23 14.48
adr3nokrome ha scritto:
Quindi tutte le belle cover che hai postato su YouTube lei hai registrate senza quantize?


Quasi tutte. Gli unici due brani in cui ho sequenziato il basso sono questo e questo. In tutti gli altri l'ho suonato a mano.

Nei brani in cui il basso è molto ripetitivo, tipo questo, per ogni tonalità ho suonato 4 battute della linea di basso e poi le ho ripetute con la DAW, giusto per evitare di spaccarmi il polso a suonare sempre la stessa nota in dodicesimi e perché non aggiunge niente al video vedere un dito che ripete la stessa nota ad nauseam per tutta la lunghezza del filmato. Idem per l'arpeggio.

Nelle parti in cui il basso è più variato invece, tipo nel bridge in mezzo al brano, si vede anche la linea di basso suonata a mano.
adr3nokrome 22-11-23 15.13
@ mima85
adr3nokrome ha scritto:
Quindi tutte le belle cover che hai postato su YouTube lei hai registrate senza quantize?


Quasi tutte. Gli unici due brani in cui ho sequenziato il basso sono questo e questo. In tutti gli altri l'ho suonato a mano.

Nei brani in cui il basso è molto ripetitivo, tipo questo, per ogni tonalità ho suonato 4 battute della linea di basso e poi le ho ripetute con la DAW, giusto per evitare di spaccarmi il polso a suonare sempre la stessa nota in dodicesimi e perché non aggiunge niente al video vedere un dito che ripete la stessa nota ad nauseam per tutta la lunghezza del filmato. Idem per l'arpeggio.

Nelle parti in cui il basso è più variato invece, tipo nel bridge in mezzo al brano, si vede anche la linea di basso suonata a mano.
Grazie mima
Tra l'altro (piccolo OT) visto che hai fatto molte cover dei Depeche, ricordo che all'epoca venivano più o meno bistrattati dai puristi del rock con l'accusa di suonare in playback. Cosa probabilmente in parte vera da un certo momento della loro carriera in poi, quando il sound si è fatto troppo articolato e complesso per perfette riproduzioni live (poi a un certo punto diciamo che era anche difficile che la band fosse "in forma" e lucida sul palco ma sono speculazioni quindi lasciamo perdere), mentre agli inizi della loro carriera quindi all'epoca di Speak & Spell e di Vince Clarke per intenderci, mi pare di intuire che tutto quello che facessero in live, o quasi, fosse effettivamente suonato in diretta. Cosa tutt'altro che banale e che mi ha spesso fatto riflettere sul fatto che al di là dell'iconografia imposta dalla imperante cultura maistream, quei quattro tamarri della provincia inglese (ci aggiungo il meno tamarro di tutti, Alan Wilder) fossero tutt'altro che sprovveduti (Daniel Miller faceva sicuramente miracoli in studio, ma poi sul palco ci andavano loro....). Cioè se la mia impressione è vera, quella era gente che sapeva suonare, con o senza quantize. Oltretutto se a un chitarrista o a un rocker generico si perdonano tante imprecisioni in nome dello spirito ribelle del rock, effettivamente se fai musica elettronica devi essere preciso quindi due volte giù il cappello.
Fine OT sorry
mima85 22-11-23 15.20
adr3nokrome ha scritto:
agli inizi della loro carriera quindi all'epoca di Speak & Spell e di Vince Clarke per intenderci, mi pare di intuire che tutto quello che facessero in live, o quasi, fosse effettivamente suonato in diretta.


I brani dell'epoca di Speak & Spell erano anche molto semplici come arrangiamenti. Poche parti e ben distinte ma efficaci. Gestire brani del genere dal vivo è più semplice, quelli del successivo A Broken Frame iniziano già ad essere più complessi. Da Construction Time Again in poi gli arrangiamenti hanno avuto un'impennata esponenziale in quanto a complessità, e riprodurre tutte le parti live essendo solo in quattro semplicemente è impossbile.

Se poi aggiungiamo il fatto che Dave Gahan canta e non suona ed il povero Andy Fletcher (povero perché è morto) sui tasti non è che fosse 'sto gran fenomeno, per non dire che proprio non sapeva suonare, di fatto restavano solo Alan Wilder (e Vince Clarke prima) e Martin Gore a poter fare qualcosa sulle tastiere. A parte quello che riuscivano a fare loro due il resto per forza doveva essere in playback.

adr3nokrome ha scritto:
al di là dell'iconografia imposta dalla imperante cultura maistream, quei quattro tamarri della provincia inglese (ci aggiungo il meno tamarro di tutti, Alan Wilder) fossero tutt'altro che sprovveduti


Alan Wilder se non sbaglio ha una formazione pianistica classica, lui non ha bisogno di playback. E si vede.
adr3nokrome 22-11-23 16.40
Recoil 1+2 il suo capolavoro secondo me, eccellente esempio di minimalismo elettronico.
Un esempio di come il sound ed il timbro possano (debbano?) essere essenziali nella composizione e non contingenti, nel senso (e mi riallaccio all'altro topic in cui si parla dell'importanza relativa della timbrica adesso vs. un'epoca fa) che se cambi anche solo uno dei suoni, cambi il brano.
I due brani di 1+2 esistono e sono perimetrati esattamente dai sound che li compongono, e non avrebbero altrimenti essenza, perchè nei brani non c'è nè melodia nè armonia nè ritmica, ma solo collage di sounds, appunto.
Mentre magari in altri pezzi, magari più pop, sostituire un timbro di vibes con uno di synth non cambia proprio assolutamente nulla ed in quel senso il timbro diventa fine a se stesso, non essenziale.
Ma qui Wilder (a proposito di avere delle idee...) ha pensato e sviluppato i pezzi in due dimensioni parallele e contestuali, sound e composizione, come pochi altri (Eno, su tutti) hanno saputo fare. Un altro pioniere in questo campo fu Holger Czukay con il suo Canaxis V (1969, e all'epoca non c'erano gli ARP 2600 nè gli E-MU).