SimonKeyb ha scritto:
Qualità costruttiva che lascia il tempo che trova se col tempo emergono vizi di progetto che sono molto più complessi da risolvere (vedasi la delicatezza dei Jupiter che tu conosci bene
In realtà i Jupiter, specialmente il 6, sono tra gli analogici più stabili e affidabili di quell'epoca. Oggi questi strumenti hanno più di 40 anni ed è fisiologico che abbiano dei problemi, ma uno dei principali motivi per cui vedevi più Jupiter che Oberheim sui palchi in quegli anni, era proprio per la loro affidabilità.
Col Jupiter 8 ho avuto un po' di sfiga, ma comunque quando l'ho venduto, dopo aver sistemato i difetti che si erano presentati era bello stabile. E probabilmente, se l'avessi tenuto ancora oggi non avrei avuto più grossi problemi, forse qualcosa di sporadico ogni tanto. L'ho venduto solo per una mia stupida fisima mentale. E il 6, che è un synth che mi porterò fino alla tomba, è stabile come una roccia.
I synth più problematici erano gli americani, perlomeno quelli della prima metà degli anni '80, quelli si che sono delicati. L'OB-8 che ho è abbastanza stabile (ne ho dovute sudare di camicie per renderlo tale), ma anche lui ogni tanto se lo becco nella giornata storta fa fatica per esempio ad accordare i VCO, mentre il Jupiter 6 tutte le volte nel giro di mezzo secondo accorda i VCO alla perfezione (forse pure troppo...) e senza batter ciglio. Un paio di volte è pure accaduto che l'Oberheim mi corrompesse il contenuto della memoria, cosa mai successa con nessun Roland. Con gli Oberheim precedenti all'OB-8 poi i problemi aumentavano, pure di parecchio.
Lasciamo perdere inoltre macchine come il Memorymoog, che sono nate male fin dal principio e se non gli si cambiano la maggioranza dei connettori interni, sulla cui qualità Moog ha speculato come se non ci fosse un domani (d'altronde era sulla via del fallimento) tenerle accordate e stabili è pressoché impossibile.
"Vizi di progetto" è un termine che assocerei più ai synth americani che ai giapponesi, anche se chiaramente la perfezione non esiste da nessuna parte. E i problemi che affliggono oggi questi strumenti al di la degli originari vizi di progetto, sono normale e inevitabile invecchiamento della componentistica.
SimonKeyb ha scritto:
cosa che non si può dire per i CS Yamaha
I CS polifonici a VCO, bastava che li spostavi in una stanza ad una temperatura diversa, ed erano la fiera della scordatura. Chi li ha avuti lo sa e si ricorda bene i moccoli tirati nel tentativo di tenerli accordati, o perché facevano da loro il lavoro e si rendevano conto di che faticaccia era o perché lo facevano fare ad un tecnico, con relativa fattura.
SimonKeyb ha scritto:
i DX che sono dei veri carri armati
Questo è un synth digitale ed è intrinsecamente più stabile del più affidabile degli analogici.
SimonKeyb ha scritto:
Yamaha ha lavorato molto meglio in questo senso
Parlando di digitali di quell'epoca, ho messo le mani dentro DX-7 (MK1 ed MK2) ed SY-77, in vari Korg (M1, Wavestation, 01/W), e di Roland in D-50, D-70 ed U-20. Al di la del problema della colla rossa del D-70, che anche quello è un problema dovuto all'età e comparso parecchi anni dopo l'uscita sul mercato dello strumento, posso affermare che sono tutti costruiti molto bene.