@ 1paolo
Forse rimpiango la presenza dei valori sociali di quel tempo? Non so, non ne sono sicuro. Forse mi piaceva la socialità, l'autenticità, l'immediatezza, la semplicità rispetto alle dinamiche odierne, che si rifletteva anche sulla musica.
Beh, gli anni settanta sono iniziati sull’onda del ‘68 con conquiste sociali come divorzio e aborto, ma poi ci sono stati, perlomeno da noi, l’iperinflazione, l’austerity (nei festivi non potevi usare la macchina), le rivolte sociali ( in questi giorni “consigliata” da Landini

) e verso la fine, gli anni di piombo che tutti spero ricordiamo come monito per il futuro.
Nel campo musicale e’ stato un periodo che si può paragonare al nostro rinascimento dove moltissimi artisti hanno potuto esprimere talento e creatività come in nessun altro decennio, men che meno in quelli del nuovo millennio.
Negli anni '70 era pieno di ......comunisti.....






















Perdona la battuta



... non potevo farne a meno
Il fatto è che sono completamente d'accordo con quello che hai scritto.
Mi ci ritrovo con anima e spirito.
Da studente liceale della seconda metà dei '70 (nonostante fosse un'epoca tormentata) ho avuto la fortuna di godere degli ultimi anni di quel fermento sociale e culturale che traeva le sue radici fin dalla fine degli anni '50 per poi sbocciare nel '68.
Allora esistevano gli ideali, i valori sociali (a quell'epoca io ero un "rosso".... ma proprio
"rosso, più rosso, più rosso!", come la mela di Demetrio Stratos

) e noi ragazzi scendevamo in piazza sognando una società migliore.
PFM, Banco, Area, StormisX, De Andrè, Napoli Centrale, Perigeo, Finardi, Guccini, De Gregori ... e poi Genesis, Pink Floyd, Emerson Lake & Palmer, King Crimson, Yes, Gentle Giant, Weather Report .... e poi ancora Jazz, Blues a go go... questo era il nostro pane quotidiano.
Niente computer, niente cellulare, TV poca.... come passatempo ci si poteva mettere in poltrona ad ascoltare un bel vinile.... e non c'erano video a predeterminare le nostre emozioni, che correvano, galoppavano libere sull'onda della musica, sempre diverse volta dopo volta.
Tra noi amici potevamo parlare per ore di musica, ci si riuniva a casa dell' uno o dell'altro (di solito dal fortunato con piastra Akai, piatto Torrens, ampificazione Pioneer e casse stratosferiche) per ascoltare l'ultima uscita di questo o quel musicista.... e si discuteva (talvolta con accese diatribe), si commentava, si raffrontava l'opera con le precedenti.
Chi tra noi acquistava un disco (costicchiavano, eh!) lo "faceva girare" per consentire agli altri di registrarlo su cassetta.
Erano i tempi delle prime radio libere, dove capitava tranquillamente di ascoltare pezzi da "Selling England by the pound" o "Wish you were here".
E si formavano ancora i gruppi "con pezzi nostri", sognando di "sfondare" (a quei tempi la sola idea di acquistare un synth era roba da "manovra finanziaria").
Ma già a quell'epoca, la "nostra musica" veniva sempre più scalzata dall'incedere dei 4/4 di cassa accompagnata da "violini spigolosi" che ripetevano all'infinito "motivetti insignificanti".
Ricordo che nel mio gruppo di amici la "disco music" (e "robaccia" come i Pooh

) erano un po' come una bestemmia.... ci procuravano un effetto analogo a quello che, probabilmente, provocherebbe un arrosto di maiale sulla tavola di un talebano.
Poi vennero gli anni '80.
Intendiamoci, anche in quel decennio di buona musica ne è stata prodotta - e non poca - ma quegli anni li ho vissuti un po' come uno "spartiacque", la fine di un epoca, la trasformazione di una società e dei suoi valori di fondo, ben rappresentati dallo yuppismo della "Milano da Bere".
I tempi della musica "colta ed impegnata", espressione di ricercatezza e connubio di poesia e di contenuti sociali, erano ormai ben avviati sul viale del tramonto, destinati ad essere relegati nel passato.
In tempi recenti, peraltro, ho voluto riascoltare alcune produzioni musicali che all'epoca consideravo come "eretiche" (un esempio su tutti, i Bee Gees) e la mia reazione è stata della serie:
"cavoli, va bene che era roba per divertirsi... ma questi la musica la sapevano fare per davvero" .
Questo mio "revisionismo critico" ha riguardato anche molta della musica successiva ai '70, a partire proprio dagli anni '80.
Ancora oggi ascolto, ascolto, ascolto anche le nuove produzioni musicali..... e - a parte poche eccezioni - cerco di farmene una ragione pensando che
"sono io che sono vecchio, e come tutti i vecchi mi fossilizzo su stilemi del passato, ormai incapace di comprendere i tempi nuovi"..
Ed in effetti... certa "musica" proprio non la capisco.