@ maxpiano69
Per fare come nei live "dei grandi", ti serve un fonico "dei grandi"...
Battuta ma non troppo a parte, alcune band (anche non pro) si portano dietro un "amico/fonico" perché ogni locale è diverso ed in corso di serata le cose possono cambiare, anche se hai fatto bene i compiti a casa del bilanciamento preventivo ed il sound check...
Aggiungo alle ottime idee che già ti hanno dato, alcuni consigli senza pretese, ma che vengono dalla mia esperienza di tanti anni di live.
Non so che genere fai, che pezzi suoni, e quindi si tratta necessariamente di suggerimenti generici.
Innanzitutto tieni presente che regolare il volume delle varie patch in modo pressochè uguale è molto difficile perchè i diversi timbri hanno dinamiche molto diverse (un hammond ha una dinamica più "costante" di un pianoforte, per dire la cosa più banale del mondo) e contenuti armonici differenti.
Quindi per prima cosa devi fare in modo che la dinamica della varie patch sia il più costante ed omogena possibile (ovviamente senza ammazzare l'espressività).
Io per fare questo aggiungo spesso un compressore sui suoni di piano, piano elettrico e in generale su tutti i suoni che hanno molta dinamica.
Ovviamente non comprimere tanto da ammazzare l'espressività, ma abbastanza per avere uno volume di uscita più omogeneo tra i piano e i forte. Diverso se stai accompagnando in solo o quasi, dove la compressione può essere anche solo accennata e la dinamica preservata.
Con una dinamica più costante e omogenea tra le varie patch/scene sarà più facile salvare le scene regolando il volume in modo che sia pressapoco uguale (guardare il livello su un meter è una buona idea).
Oltre alla dinamiche tieni anche conto delle diverse frequenze: certe frequenze "escono" meglio di altre, ma sempre in relazione all'arrangiamento del brano e agli altri strumenti che suonano (sempre per dire cose banali ma per capirsi: se tutti gli strumenti suonano nello stesso range di frequenze sarà dura distinguerli uno dall'altro, ma se ti sposti su ottave dove non suona nessuno ecco che lo spazio per le tue tastiere c'è).
"Taglia" le frequenze del tuo suono dove non servono e impastano (spesso sono i bassi/medio bassi: in un contesto di band generalmente sono già coperti da altri strumenti) e magari enfatizza un po' nei medi/medio alti.
Sempre per aumentare l'intellegibilità del tuo suono, taglia il più possibile il riverbero (che sulle patch "di fabbrica" è sempre molto presente perchè sono suoni che devono "suonare bene" da soli, a casa). Eventualmente sostituiscilo con un delay corto.
Seguendo questi consigli è facile che il suono, preso così da solo, non sia granchè ma quello che deve funzionare è il suono nel contesto, insieme alla band. Quindi preparali a casa, ma fai in modo di avere tempo per affinarli alle prove.
Infine torniamo di nuovo all'arrangiamento: se non hai necessità di "riempire", se ci sono già chitarre elettriche, basso, ecc, semplifica la tua parte, riducila alle note caratterizzanti, al tema riconoscibile. Inutile suonare a due mani piene al pianoforte, magari col pedale, se insieme a te stanno suonando anche chitarre e basso: trovati il tuo buchettino armonico e suona lì
Tutto quello che aiuta l'intellegibilità, la chiarezza, tutto quello che aiuta a ridurre l'impasto e la "nebbia" fa il tuo gioco di rendere più presente quello che suoni.
Come qualcuno ha scritto prima, sui "grandi palchi", i "grandi" artisti hanno a disposizione "grandi" fonici, ma anche loro beno o male fanno il loro lavoro a casa per fornire di scena in scena un livello omogeneo e costante al fonico... non si scappa.
Per esempio,
Matt Johnson (jamiroquai)