Liuto, arciliuto e tiorba

Ilaria_Villa 14-03-25 12.28
La maggior parte dei miei amici e colleghi liutisti hanno in casa pochi strumenti: un paio di liuti rinascimentali, un liuto barocco, una chitarra barocca, una tiorba e/o arciliuto che possa coprire la maggior parte del repertorio: no, non è necessario avere tutti i tipi di liuto e chitarra. La Civica Scuola di Musica prestava gli strumenti, è impensabile che uno possa far spendere cifre notevoli ai genitori. Un liuto da studio, usato e tenuto bene, puoi trovarlo anche a 700-1000 euro e il nuovo fra 2000 e 2500 (non ho più idea dei prezzi): a mano a mano che si va avanti negli studi si sente la necessità di cambiare strumento, così lo si vende e se ne compra uno più adatto. Il maestro Giorgio Ferraris (1946-2020), chitarrista e liutista, che fu mio insegnante, aveva una discreta collezione di strumenti musicali, ordinati ai migliori liutai italiani (fra cui il mio amico Giuseppe Tumiati). Aveva pure un liuto uscito dalla bottega dell'inglese Michael Lowe. Il mio docente aveva sì disponibilità economica, ma aiutava i giovani liutai dando loro fiducia. Di persone così, signorili e alla mano, si è perso lo stampo.
Come dicevo prima, impossibile avere tutti gli strumenti: per costi, spazio e repertorio. Io non ho un liuto barocco e non ne sento la mancanza.
Ilaria_Villa 14-03-25 12.29
Johannes Tinctoris, nel suo trattato "De inventione et usu musicae" (1487 circa), fornisce informazioni sulla "lyra comunemente detta liuto", spiegando che le corde sono pizzicate dalla mano destra sia con le dita sia con il plettro. Alla tecnica "a plettro" cominciava ad affiancarsi l'impiego delle dita, destinato a rendere possibile il passaggio dalla prassi monodica a quella polifonica e l'affermazione del liuto come strumento solista: Tinctoris stesso riferisce di esecuzioni liutistiche a 2, 3 o anche 4 parti.
La mancanza di strumenti coevi - i liuti più antichi conservati nei musei risalgono al XVI secolo - rende indispensabile il ricorso all'iconografia. Nella "Madonna col Bambino e due angeli" (1489 ca.), Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, documenta il passaggio dalla tecnica "a plettro" a quella a pizzico. Entrambi gli angeli suonano un liuto a cinque ordini di corde: l'angelo a sinistra tiene un plettro tra l'indice e il medio, mentre l'angelo a destra tiene la mano parallela alle corde e appoggia il mignolo sul piano armonico.

Le mutate esigenze della musica porteranno alla nascita di liuti a 6,7,8 ordini di corde e a diverse "taglie" di liuto: dal piccolo liuto all'ottava (diapason da 38 a 46 cm) al gran liuto basso all'ottava (diapason da 86 a 98 cm). Il mio liuto rinascimentale, accordato in sol 3, è un liuto contralto (diapason da 58 a 65 cm). Tutte queste informazioni sui vari liuti le troviamo nel magistrale e fondamentale trattato "Theatrum Instrumentorum seu Sciagraphia" (1620) di Michael Praetorius, in cui ci sono xilografie raffiguranti tutte le famiglie di strumenti fino ad allora conosciuti. Ogni tavola è in scala e le misure reali sono ricavabili confrontando la scala con l'unità di misura riportata all'inizio del testo, cioè un mezzo piede corrispondente ad un 1/4 del braccio di Brunswig. Per semplificare: un braccio di Brunswig = 2 piedi = 57, 07 cm; un piede = 12 pollici = 28,535 cm; 1/2 piede = 14,2676 cm; un pollice = 2,378 cm.
L'equivalente francese del trattato di Praetorius, che fu anche un insigne compositore, è "Harmonie Universelle" (Parigi, 1636-37) di Marin Mersenne (1588-1648), un religioso appartenente all'Ordine dei Minimi, amico di Cartesio e figura di primo piano della cultura filosofica e scientifica del suo tempo. Per quanto riguarda la costruzione del liuto, quest'opera monumentale è la più preziosa fonte teorica del XVII secolo, così come il trattato di Henri Arnault de Zwolle, contenuto nel manoscritto latino 7295 della Biblioteca Nazionale di Parigi, costituisce la fonte più esauriente del XV secolo.
Ilaria_Villa 14-03-25 12.30
Il processo di estensione del registro grave dello strumento condusse alla nascita dei liuti a 9 e 10 ordini di corde.
Le mutate esigenze della musica, che videro affermarsi la cosiddetta "accordatura barocca" in re minore, condussero sia alla costruzione di nuovi liuti sia alla modifica di quelli a 6,7 e 8 ordini costruiti nel XVI secolo. Il manico, il ponticello, il cavigliere e, se necessario, la tavola armonica dei liuti cinquecenteschi venivano sostituiti: i liuti di Hans Frei e Laux Maler, due giganti della liuteria, si presentano con un assetto a undici e tredici ordini.
Questa è l'accordatura barocca in re minore: fa3, re3, la2, fa2, re2, la1, sol1, fa1, mi1, re1, do1.
Antichi o nuovi, i liuti a 11 ordini hanno il primo e secondo ordine singoli, una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nove o dieci legacci sul manico, una lunghezza vibrante della corda compresa fra 67 e 76 cm, all'interno della quale si distinguono due misure standard (67-68 cm e 70-72 cm).
In Inghilterra, per tutto il XVII secolo, fu in voga il liuto "francese" con due caviglieri, un'innovazione che non tutti videro di buon occhio: sotto accusa era la sonorità delle lunghe corde di bordone, giudicata troppo forte rispetto alle altre corde. Nel ritorno ad un solo cavigliere ebbe un ruolo decisivo l'introduzione delle corde rivestite menzionate nell'opera "Introduction to the Skill of Musick" di John Playford (1664): un filo sottile di metallo era arrotolato su una corda di budello o seta. Queste corde permettevano di ottenere note più gravi senza dover allungare eccessivamente il diapason.
Dal punto di vista liutistico, verso la fine del XVII secolo, il ruolo di nazione guida passò dalla Francia alla Germania, dove al registro grave del liuto vennero aggiunti altri due ordini: furono costruiti liuti nuovi a 13 ordini e si modificarono quelli antichi (a 6,7,8 ordini) e quelli più recenti a 11 ordini. I liuti a 13 ordini presentano una "chiocciola" dei bordoni (ovvero un supporto per le corde dei bordoni), i primi due ordini singoli e una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nonché un diapason compreso fra 67 e 72 cm, con rare eccezioni fino a 78 cm.
Ilaria_Villa 14-03-25 12.32
La parabola discendente del liuto, in Italia, cominciò verso la fine del XVI secolo, quando apparvero strumenti più consoni al mutato gusto musicale, che sancì l'affermazione della monodia accompagnata sulla polifonia: usati nella realizzazione del basso continuo, la tiorba e l'arciliuto ebbero anche una letteratura propria.
La nascita della monodia accompagnata, della quale fu artefice la Camerata fiorentina dei Bardi (un gruppo di musicisti e letterati era solito radunarsi nel palazzo fiorentino del conte Giovanni Bardi e discutere sul modo di far rivivere l'antica musica greca: i teorici elaborarono il "recitar cantando", uno stile vocale solistico, con l'accompagnamento di pochi strumenti, che si prefiggeva "l'intelligenza del concetto e delle parole"), richiese uno strumento in grado di accompagnare il canto e con dei bassi più potenti rispetto a quelli del liuto. La questione venne affrontata allungando il diapason tastabile e introducendo dei bordoni da suonarsi a vuoto, cioè delle corde tese al di fuori della tastiera. Ecco la tiorba, già suonata da Jacopo Peri nel 1589.
Maurizio Cazzati, nel 1653, fu l'ultimo compositore che usò la parola chitarrone, soppiantata dal termine tiorba.

La tiorba può essere sia a tratta corta (con distanza ridotta fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fra 94 e 109 cm) sia a tratta lunga (con distanza notevole fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fino a 180 cm).
A differenza del liuto, la tiorba ha un'accordatura rientrante, cioè i primi due ordini sono accordati all'ottava inferiore.
L'accordatura tipica (Salomone Rossi, Kapsberger, Corradi e Castaldi) della tiorba a tratta lunga è quella in la2, ma erano possibili anche altre accordature, come quella in sol2 descritta da Praetorius.
Ilaria_Villa 14-03-25 12.33
L'arciliuto fu impiegato, fino al 1730, sia nella musica solistica sia nella realizzazione del basso continuo. In Italia fu il naturale successore del liuto rinascimentale, del quale conservò l'accordatura: a partire dal primo decennio del XVII secolo, con il termine "liuto" si intendeva quasi sempre l'arciliuto. Anche qui si distingue fra arciliuto a tratta corta (con diapason tastabile fra 57 e 64-65 cm) e arciliuto a tratta lunga (con diapason tastabile fra 64 e 70 cm). Nota: se il diapason tastabile è superiore a 70 cm lo strumento è una tiorba. Il compositore e musicista Alessandro Piccinini si è attribuito l'invenzione dell'arciliuto, scrivendo di essere andato, nel 1594, alla bottega padovana del maestro liutaio Christofano Heberle per fargli fare uno strumento di prova con la tratta al manico.
Gli arciliuti conservati nei musei sono tutti posteriori al 1625.

A differenza degli altri paesi europei, dove il liuto si stava avviando verso la decadenza, in Germania c'era ancora una fiorente produzione per liuto solo. Accanto ai liuti a 13 ordini con la "chiocciola" dei bordoni, furono costruiti strumenti con la tratta a "esse": in questo caso il diapason dei bordoni risulta essere 20-25 cm più lungo rispetto al diapason delle altre corde. L'accordatura è in re minore e la tastiera è bombata per facilitare l'azione della mano sinistra.
Il gigante della musica tedesca per liuto è S.L. Weiss.
Ilaria_Villa 14-03-25 12.34
Per quanto riguarda la tecnica del liuto distinguiamo una tecnica "antica" della mano destra (pollice in dentro) e una più "moderna" (pollice in fuori). Si fa risalire l'invenzione della tecnica con il pollice in fuori a Fabrizio Dentice, quindi alla metà del XVI secolo. Nella pratica le due maniere ebbero vita parallela fino ai primi anni del '600, quando la seconda si affermò definitivamente.
Cambia anche il modo di tenere lo strumento: la posizione non è più orizzontale rispetto al piano del terreno, ma diagonale, con il cavigliere più alto della cassa; l'avambraccio non si poggia più all'altezza del ponte, ma sulla parte alta dello strumento; medio, indice e anulare pizzicano le corde con un attacco più diretto e perpendicolare.
Non è storicamente corretto anticipare alla musica del primo '500 una tecnica che ancora non esisteva e che comunque non vi si adatta. Il pollice in fuori è corretto per il secondo '500, per la tiorba, l'arciliuto e il liuto barocco tedesco e francese.
Il mio insegnante non ha cercato di modificare la mia tecnica "moderna", visto che ero interessata ad autori come Fabrizio Dentice, Giulio Cesare Barbetta e altri; inoltre, poiché avevo una buona tecnica chitarristica, preferì chiudere un occhio sul fatto che usassi una tecnica filologicamente poco corretta per gli autori del primo '500, che mai avrei eseguito in concerto (alcuni autori sono un po' noiosini e fanno venire sonno mentre li si studia...).
Devo tantissimo al mio insegnante, che sapeva tirare fuori il meglio da ogni allievo. Mi piace immaginarlo intento a suonare con i liutisti del passato, mentre gli angeli ascoltano in religioso silenzio.
Ilaria_Villa 14-03-25 12.49
Seguiranno immagini, per rendere il discorso più chiaro. Grazie a tutti per aver apprezzato una materia ostica, che per me è pane quotidiano.
cecchino 14-03-25 13.12
Perbacco!
Hai dato seguito ai suggerimenti / richieste degli altri forumer in un 'altra discussione in modo veramente encomiabile!
Grazie| emo
maxpiano69 14-03-25 13.36
Thanksone anche qui! emo
Argomento inconsueto ma proprio per questo molto interessante emo
vin_roma 14-03-25 13.50
Ora lo faccio io:
emo

Su 100 tuoi post 95 sono emoticons ma oggi hai recuperato alla grande! emo

Interessante e affascinante! emo
orange1978 14-03-25 13.57
una domanda comunque che mi preme molto, magari stupida, è....ma che differenza musicale ci sarebbe tra Liuto e Chitarra?

allora tra pianoforte e clavicembalo la so anche perche li ho studiati entrambi emo ...e tra l'altro lo sentirebbe anche un sordo la differenza tra i due suoni, pizzicato e percosso che questi due strumenti esibiscono, ma il liuto nelle varie demo assomiglia molto a una chitarra classica anche se suona un po' differente.

Da quello che ho capito il Liuto è come una chitarra acustica a 12 corde, perchè ogni corda è replicata giusto? però ha un suono più dolce, non usa corde in acciaio giusto? quindi sarebbe forse una chitarra classica a 12 corde, ma comunque al di là di questo, che vantaggi o svantaggi avrebbe il liuto rispetto a una chitarra classica, e tecnicamente cosa può fare e non può fare rispetto ad essa?

il pianoforte per dire soppiantò l'harpsichord nel 1800 perche offriva il controllo anche della dinamica (piano e forte) che il cembalo non aveva, poi resisteva meglio alle accordature (nel tempo con i telai in ghisa) e sopratutto aveva un volume più potente in grado di suonare agevolmente con l'orchestra romantica che era sempre più affollata e voluminosa.

il liuto però come mai poi è stato soppiantato dalla chitarra? in effetti io non ho mai sentito parlare di liuti elettrici etc....a livello moderno quindi poco usato dalle band rock/pop a meno di non voler ricreare qualche atmosfera antica immagino in quelle produzioni prog alla strawbs etc....sarebbe interessante capire anche questo aspetto musicologico dato che sei una super esperta di musica antica.
paolo_b3 14-03-25 14.07
Bellissimo thread Ilaria!

emo

emoemoemo
WhiteMoon 14-03-25 14.14
Ilaria_Villa 14-03-25 16.30
@ cecchino
Perbacco!
Hai dato seguito ai suggerimenti / richieste degli altri forumer in un 'altra discussione in modo veramente encomiabile!
Grazie| emo
emo
Ilaria_Villa 14-03-25 16.32
@ cecchino
Perbacco!
Hai dato seguito ai suggerimenti / richieste degli altri forumer in un 'altra discussione in modo veramente encomiabile!
Grazie| emo
emo
Ilaria_Villa 14-03-25 16.33
@ vin_roma
Ora lo faccio io:
emo

Su 100 tuoi post 95 sono emoticons ma oggi hai recuperato alla grande! emo

Interessante e affascinante! emo
Grazie mille: qui sono proprio nel mio mondo.
Deckard 14-03-25 16.36
Sarà sicuramente di aLiuto…

Scusate nun gne l’ho fatta emoemo

Post sicuramente interessante, “arricchente” direi, complimenti
Ilaria_Villa 14-03-25 16.55
@ orange1978
una domanda comunque che mi preme molto, magari stupida, è....ma che differenza musicale ci sarebbe tra Liuto e Chitarra?

allora tra pianoforte e clavicembalo la so anche perche li ho studiati entrambi emo ...e tra l'altro lo sentirebbe anche un sordo la differenza tra i due suoni, pizzicato e percosso che questi due strumenti esibiscono, ma il liuto nelle varie demo assomiglia molto a una chitarra classica anche se suona un po' differente.

Da quello che ho capito il Liuto è come una chitarra acustica a 12 corde, perchè ogni corda è replicata giusto? però ha un suono più dolce, non usa corde in acciaio giusto? quindi sarebbe forse una chitarra classica a 12 corde, ma comunque al di là di questo, che vantaggi o svantaggi avrebbe il liuto rispetto a una chitarra classica, e tecnicamente cosa può fare e non può fare rispetto ad essa?

il pianoforte per dire soppiantò l'harpsichord nel 1800 perche offriva il controllo anche della dinamica (piano e forte) che il cembalo non aveva, poi resisteva meglio alle accordature (nel tempo con i telai in ghisa) e sopratutto aveva un volume più potente in grado di suonare agevolmente con l'orchestra romantica che era sempre più affollata e voluminosa.

il liuto però come mai poi è stato soppiantato dalla chitarra? in effetti io non ho mai sentito parlare di liuti elettrici etc....a livello moderno quindi poco usato dalle band rock/pop a meno di non voler ricreare qualche atmosfera antica immagino in quelle produzioni prog alla strawbs etc....sarebbe interessante capire anche questo aspetto musicologico dato che sei una super esperta di musica antica.
Orange, non hai posto una domanda stupida e adesso rispondo.
A partire dalle prime edizioni a stampa del XVI secolo, la letteratura liutistica copre un arco di quasi tre secoli: un mare magnum di stili musicali, tecniche compositive e oscillazioni di gusto.
Dalla stamperia veneziana di Ottaviano Petrucci uscirono, fra il 1507 e il 1511, sei pubblicazioni di musica per liuto. I primi due volumi, intitolati "Intabulatura de lauto" (1507), contengono opere di Francesco Spinacino: oltre a trascrizioni di musiche vocali franco-fiamminghe, l'autore presenta una serie di composizioni strumentali dette ricercari, primo esempio di brani prettamente liutistici.
La letteratura liutistica del primo ventennio del '500 si chiude con la raccolta manoscritta del bresciano Vincenzo Capirola (1474-post 1548), redatta intorno al 1517 e conservata alla Newberry Library di Chicago. Questo manoscritto miniato contiene trascrizione di frottole, chansons, mottetti e parti di messe, mentre le composizioni originali sono una ventina; la prefazione contiene informazioni sulla tecnica del liuto e sugli abbellimenti.
A partire dal 1536, le pubblicazioni per liuto si susseguono a ritmo vertiginoso, soprattutto a Venezia, dove gli editori Antonio Gardano e Girolamo Scotto facevano a gara nell'accaparrarsi gli autori migliori.
Le esigenze musicali spinsero i liutai a perfezionare la loro capacità progettuale: dalle botteghe dei Tieffenbrucker, dei Sellas e dei Tielke uscirono autentici capolavori, testimoni di un'epoca in cui la bellezza si esprimeva attraverso la scelta sapiente di legni e materiali preziosi. Alle figure, inscindibilmente legate, del musicista e dell'artigiano ben si adatta la definizione filosofica medioevale di arte come recta ratio factibilium, "attività razionale e giusta dello spirito applicato alla fabbricazione di strumenti sia materiali sia intellettuali". [Jacques Le Goff, Gli intellettuali nel Medioevo, Oscar Mondadori, 1979, pag.65]
afr 14-03-25 17.10
Che thread!

Bellissimo intervento, di una rara ricchezza
Ilaria_Villa 14-03-25 17.36
Il liuto è uno strumento cordofono di origine araba, diffusosi, in epoca medievale, in Europa e destinato a conoscere un lungo periodo di splendore fino all'inevitabile decadenza.
Con Gottlieb Scheider (1752-1815) e le sue "Dodici variazioni su un tema di Mozart" si chiude la scuola liutistica tedesca.

Gli antenati del liuto si trovano raffigurati su sigilli e reperti mesopotamici, nelle pitture parietali della necropoli tebana e in altri manufatti di epoca egizia, greca e romana.
Mi soffermo sul mondo arabo. L'ud è uno strumento a corde pizzicate, dal quale deriverà il liuto europeo, il cui nome significa " bastone di legno" (al-'ud). Introdotto in Europa dagli invasori arabi e diffusosi grazie alle Crociate e agli scambi commerciali con l'Oriente, questo è il più importante strumento cordofono della tradizione araba.
Stabilire quando l' 'ud si sia affacciato sulla scena musicale è questione assai complessa: due autori della fine del XIV secolo, Abu al-Fida (o Albulfedae) e Abu al-Walid ibn Shihnah, collocano la comparsa dello strumento nel periodo in cui visse il re Shapur I (241-272). Dal Sud dell'Irak, intorno al VII secolo, lo strumento si sarebbe diffuso nella penisola arabica.
Tuttavia, le fonti arabe riguardanti il liuto a manico corto conosciuto come 'ud risalgono al IX e al X secolo: attraverso la Spagna, più precisamente l'Andalusia (Al-Andalus), il liuto giunse in Europa.
L' 'ud ha una grande cassa armonica a forma di mandorla e un manico corto, elementi che lo distinguono dai liuti a manico lungo come il tambur o il saz. Indicazioni per la costruzione di uno strumento dalle proporzioni armoniose sono contenute nell'enciclopedia di Ikhwan al-Safa (X secolo): "la lunghezza deve essere una volta e mezza la larghezza; la profondità deve essere la metà della larghezza e il manico un quarto della lunghezza". Ipotizzando una lunghezza del manico simile a quella odierna (20 cm), la lunghezza complessiva dello strumento doveva aggirarsi intorno ad 80 cm.
Il più importante centro liutario era Damasco, in Siria. Un profondo simbolismo legava i quattro ordini dell'ud qadim ('ud antico) alle stagioni, ai punti cardinali, ai segni zodiacali, alle costellazioni, alle fasi lunari e agli umori (bile gialla, sangue, flemma, bile nera).
All'epoca del teorico arabo al-Kindi (790-874), due ordini avevano corde di budello e due ordini corde di seta, materiale che si imporrà nel secolo successivo. L'accordatura dello strumento è per quarte.
L'aggiunta del quinto ordine viene attribuita a Ziryab (VIII-IX secolo), un intellettuale proveniente dalla corte di Baghdad e fondatore di una scuola musicale a Cordova, in Andalusia.
Liutista, poeta, astronomo e geografo, Ziryab sostituì il pezzo di legno con il quale si pizzicavano le corde con una penna d'aquila, innovazione che rese lo strumento più espressivo, mentre l'introduzione del quinto ordine, posto fra il secondo e il terzo, permise una più ampia gamma di suoni: questo nuovo liuto fu chiamato 'ud kamil ('ud perfetto).
Nella costruzione dell' 'ud sono stati usati vari tipi di legno: cedro e abete per la tavola armonica, ebano per la tastiera, sandalo (scelto espressamente per il suo profumo), noce, larice, faggio, cipresso, quercia e mogano per il guscio.
A differenza del liuto europeo che, evolvendosi, perse le decorazioni presenti nell'iconografia medievale, il liuto arabo è riccamente decorato con intarsi sul guscio e sul manico. Il guscio è composto da un numero variabile di doghe (da 11 a 21); il cavigliere, ondulato, è ripiegato all'indietro; la tavola armonica è caratterizzata da una serie di rosette, spesso finemente intagliate; l'ud non è tastato, benchè i tasti siano presenti in alcune fonti iconografiche medievali.