@ orange1978
una domanda comunque che mi preme molto, magari stupida, è....ma che differenza musicale ci sarebbe tra Liuto e Chitarra?
allora tra pianoforte e clavicembalo la so anche perche li ho studiati entrambi

...e tra l'altro lo sentirebbe anche un sordo la differenza tra i due suoni, pizzicato e percosso che questi due strumenti esibiscono, ma il liuto nelle varie demo assomiglia molto a una chitarra classica anche se suona un po' differente.
Da quello che ho capito il Liuto è come una chitarra acustica a 12 corde, perchè ogni corda è replicata giusto? però ha un suono più dolce, non usa corde in acciaio giusto? quindi sarebbe forse una chitarra classica a 12 corde, ma comunque al di là di questo, che vantaggi o svantaggi avrebbe il liuto rispetto a una chitarra classica, e tecnicamente cosa può fare e non può fare rispetto ad essa?
il pianoforte per dire soppiantò l'harpsichord nel 1800 perche offriva il controllo anche della dinamica (piano e forte) che il cembalo non aveva, poi resisteva meglio alle accordature (nel tempo con i telai in ghisa) e sopratutto aveva un volume più potente in grado di suonare agevolmente con l'orchestra romantica che era sempre più affollata e voluminosa.
il liuto però come mai poi è stato soppiantato dalla chitarra? in effetti io non ho mai sentito parlare di liuti elettrici etc....a livello moderno quindi poco usato dalle band rock/pop a meno di non voler ricreare qualche atmosfera antica immagino in quelle produzioni prog alla strawbs etc....sarebbe interessante capire anche questo aspetto musicologico dato che sei una super esperta di musica antica.
Orange, non hai posto una domanda stupida e adesso rispondo.
A partire dalle prime edizioni a stampa del XVI secolo, la letteratura liutistica copre un arco di quasi tre secoli: un mare magnum di stili musicali, tecniche compositive e oscillazioni di gusto.
Dalla stamperia veneziana di Ottaviano Petrucci uscirono, fra il 1507 e il 1511, sei pubblicazioni di musica per liuto. I primi due volumi, intitolati "Intabulatura de lauto" (1507), contengono opere di Francesco Spinacino: oltre a trascrizioni di musiche vocali franco-fiamminghe, l'autore presenta una serie di composizioni strumentali dette ricercari, primo esempio di brani prettamente liutistici.
La letteratura liutistica del primo ventennio del '500 si chiude con la raccolta manoscritta del bresciano Vincenzo Capirola (1474-post 1548), redatta intorno al 1517 e conservata alla Newberry Library di Chicago. Questo manoscritto miniato contiene trascrizione di frottole, chansons, mottetti e parti di messe, mentre le composizioni originali sono una ventina; la prefazione contiene informazioni sulla tecnica del liuto e sugli abbellimenti.
A partire dal 1536, le pubblicazioni per liuto si susseguono a ritmo vertiginoso, soprattutto a Venezia, dove gli editori Antonio Gardano e Girolamo Scotto facevano a gara nell'accaparrarsi gli autori migliori.
Le esigenze musicali spinsero i liutai a perfezionare la loro capacità progettuale: dalle botteghe dei Tieffenbrucker, dei Sellas e dei Tielke uscirono autentici capolavori, testimoni di un'epoca in cui la bellezza si esprimeva attraverso la scelta sapiente di legni e materiali preziosi. Alle figure, inscindibilmente legate, del musicista e dell'artigiano ben si adatta la definizione filosofica medioevale di arte come
recta ratio factibilium, "attività razionale e giusta dello spirito applicato alla fabbricazione di strumenti sia materiali sia intellettuali". [Jacques Le Goff,
Gli intellettuali nel Medioevo, Oscar Mondadori, 1979, pag.65]