il mio viaggio nei Modulari

McFly 14-08-25 19.26
È parecchio tempo che penso di scrivere questo post, ma quest’ultimo anno è stato piuttosto burrascoso e, ora che le cose si stanno un po’ calmando e sono finalmente spiaggiato nella mia amata Spagna, vorrei condividere con voi il mio viaggio nei modulari. Da anni uso con grande soddisfazione vcv rack e da anni seguo numerosi artisti da cui ho imparato praticamente da “zero” alcuni dei quali sono diventati una grande fonte di ispirazione (tra tutti vorrei raccomandarvi Omri Cohen che, oltre ad essere un musicista che apprezzo molto, ha la dote di saper spiegare e l’amore per la condivisione). Vcv mi ha sempre affascinato, l’ho studiato approfonditamente ma, penso a causa dell’infinito numero di moduli utilizzabili, diventava, a volte, troppo dispersivo e, per come sono fatto, mi distoglie dalla creazione vera e propria, facendomi “perdere tempo” a provare mille cose senza approfondirne nessuna in particolare. Detto questo è un software incredibile e farei una petizione per far santificare chi ci ha lavorato e chi lavora per dare al mondo un potenziale del genere GRATUITO (ci sono delle cose a pagamento, ma con la roba gratuita uno ci può suonare per una vita intera senza ulteriori necessità). A settembre dell’anno scorso, stremato dopo quasi 17 anni da un’azienda complessa, mi sono licenziato senza un lavoro di backup e mi sono trovato con parecchio tempo libero e con la necessità di dedicarmi a me stesso per recuperare le energie e un po’ di sanità mentale. Non voglio tediarvi con dettagli personali vi diró solo che, uno dei rifugi che ho trovato è stata la musica (come durante il Covid) e ho deciso di fare un investimento nel mondo dei modulari. Nonostante abbia guardato tutte le guide possibili immaginabili su YouTube, non ero preparato a questo salto, la sola costruzione del primo setup è veramente complessa: quali moduli, quanti moduli, quale case, quali cavi, quale alimentatore, come connettere i moduli alla main board, quale consumo di corrente… fortunatamente ho scoperto un sito meraviglioso - modulargrid - che permette di creare un setup virtuale potendo contare su una libreria sterminata di moduli: si decide la larghezza “hp” e il numero di file che, nel contesto Eurorack, possono valere 3U o 1U, e si aggiungono i moduli desiderati (c’è una banca immagini di tutti i moduli in scala) in modo da capire in anticipo come posizionarli, quanto spazio occupano, quanto costano e che consumo di corrente hanno. Ma quali moduli comprare: questo dipende fortemente da cosa si vuole ottenere. La mia idea personale era sperimentare cose che con un synth tradizionale è più difficile ottenere a patto di non comprare macchine specifiche. Oltre a spaziare nel sound design sono molto affascinato dai concetti di musica “generativa” e casualità controllata, di musica drone e ambient per questo, oltre a oscillatori e filtri, mi sono buttato su granulatori, looper (o comunque manipolatori di campioni audio), effettistica (sono un amante dei riverberi) ma soprattutto su moduli per la gestione delle correnti di controllo e per la manipolazione di clock. Per esempio il concetti di sample&hold, che una volta era misterioso, ora ha un altro significato per me e un applicazione ben precisa, che mi ha permesso di sperimentare campi che, con un approccio standard ad un synth, non è possibile. Altra cosa difficile da capire è che, nel contesto modulare, il “voltaggio” può essere, diventare e controllare qualsiasi cosa: dal pitch delle note, all’apertura del filtro, all’inviluppo, alla risposta di un lfo. L’approccio al controllo dei parametri è diverso da quello standard che si potrebbe fare con una matrice di modulazione (stesso concetto) ma la libertà e l’immediatezza aprono possibilità e voglia di sperimentare senza un obbiettivo predefinito. Altro concetto da superare è la complessità dell’interfaccia: parto da una buona base di gestione di synth fisici ma, per quanto mi riguarda, tirare fisicamente cavi, oltre a far capire esattament
McFly 14-08-25 19.27
Altro concetto da superare è la complessità dell’interfaccia: parto da una buona base di gestione di synth fisici ma, per quanto mi riguarda, tirare fisicamente cavi, oltre a far capire esattamente come funziona lo strumento, da maggiore controllo a quello che si sta facendo e “invoglia” a sperimentare cose. Per mia scelta, se non in casi specifici, non uso una tastiera per “inserire” note: parto generalmente da sequencer o generatori di note (più o meno quantizzate) perché, in questo contesto, non ho voglia di concentrarmi sulla melodia ma sul suono nella sua interpretazione più larga. I famosi blip blip, clang, cigolii e “rumori” dissonanti e duri possono diventare interessanti se nel contesto giusto e mi aiutano a concentrarmi su altri aspetti del suono, non solo sulla melodia. Ho, per esempio, recentemente assistito ad un concerto di musica drone dove, per 4 ore, diversi interpreti “suonavano” la loro strumentazione a 432Hz: niente note, niente melodie, solo un “ronzone” opportunamente filtrato e modulato, che non era mai uguale e non annoiava (vale sempre il concetto del jazz e delle scoregge 😅). Questo, per me, è stato un altro passaggio difficile da capire passando a questo mondo: i video di YouTube mostrano pareti intere di moduli che si “auto suonano” con il titolo piuttosto generico di “ambient generative music”… è vero, il più delle volte il sistema si auto alimenta e cambia, ma la bravura dell’interprete sta nel poter ricreare la stessa atmosfera o intenzione in contesti diversi. Ho conosciuto persone in questo ambiente che mi hanno fatto vedere le loro partiture che, oltre al setup dei cavi e dei parametri, raccontano come si svolge nel tempo la performance che hanno pensato e “scritto” per poterla riproporre in momenti diversi ma mantenendo l’intenzione di base il più inalterata possibile. Dover “scrivere” le mie “patch” e le mie “partiture” è stato estremamente soddisfacente: inventare simboli o adattarne altri è molto “analogico” e ChatGPT gli fa una pxxxx. A maggio, poi, sono stato a Berlino al superbooth, la Mecca dei modularisti… fortunatamente non si può acquistare, ma poter confrontarsi “dal vivo” con gente di tutto il mondo che condivide la tua passione è senza prezzo. Oltre a tutto il luccichio, però, anche questo mondo ha i suoi contro. Primo fra tutti è sicuramente il costo: certo, si può sperimentare con la creazione di un synth mono ma, per questo, direi che non ne vale la pena ma, purtroppo, il costo dei moduli è piuttosto impegnativo (direi dai 250 in su per quelli che davvero “servono”) e spendere 2.500/3.000 € è veramente un attimo. A peggiorare le cose qui c’è una GAS spietata: se almeno nel mondo delle tastiere uno potrebbe avere il limite fisico di non avere spazio in casa per delle altre, qui i moduli sono piccoli e i il materiale online è studiato da nerd per nerd in modo da “innamorarsene” all’istante ma i 400/500€ volano. Altra nota negativa (da prendere come sfida) è il tempo che è necessario dedicarci: non esistono banchi di suoni prefatti e non si può fare una “strimpellata”: se si accende bisogna avere, di volta in volta, un obbiettivo altrimenti si rischia di stufarsi e scoraggiarsi, senza contare che la curva di apprendimento è tosta e, tolti i concetti basi, alcuni moduli (quelli più interessanti) hanno una curva di apprendimento difficile e si rischia che, se si fa passare troppo tempo, ci si dimentica come funziona. Non ho volutamente inserito descrizioni specifiche di moduli perché non saprei da quale cominciare ma, se volete, vi lascio il link al mio setup attuale su modulargrid: se qualcuno vuole sapere qualcosa di più specifico mi farebbe piacere raccontarvelo.
Deckard 14-08-25 20.35
Mondo affascinante quello dei modulari…conosci State Azure?
Bob_Braces 15-08-25 10.15
@ McFly
Altro concetto da superare è la complessità dell’interfaccia: parto da una buona base di gestione di synth fisici ma, per quanto mi riguarda, tirare fisicamente cavi, oltre a far capire esattamente come funziona lo strumento, da maggiore controllo a quello che si sta facendo e “invoglia” a sperimentare cose. Per mia scelta, se non in casi specifici, non uso una tastiera per “inserire” note: parto generalmente da sequencer o generatori di note (più o meno quantizzate) perché, in questo contesto, non ho voglia di concentrarmi sulla melodia ma sul suono nella sua interpretazione più larga. I famosi blip blip, clang, cigolii e “rumori” dissonanti e duri possono diventare interessanti se nel contesto giusto e mi aiutano a concentrarmi su altri aspetti del suono, non solo sulla melodia. Ho, per esempio, recentemente assistito ad un concerto di musica drone dove, per 4 ore, diversi interpreti “suonavano” la loro strumentazione a 432Hz: niente note, niente melodie, solo un “ronzone” opportunamente filtrato e modulato, che non era mai uguale e non annoiava (vale sempre il concetto del jazz e delle scoregge 😅). Questo, per me, è stato un altro passaggio difficile da capire passando a questo mondo: i video di YouTube mostrano pareti intere di moduli che si “auto suonano” con il titolo piuttosto generico di “ambient generative music”… è vero, il più delle volte il sistema si auto alimenta e cambia, ma la bravura dell’interprete sta nel poter ricreare la stessa atmosfera o intenzione in contesti diversi. Ho conosciuto persone in questo ambiente che mi hanno fatto vedere le loro partiture che, oltre al setup dei cavi e dei parametri, raccontano come si svolge nel tempo la performance che hanno pensato e “scritto” per poterla riproporre in momenti diversi ma mantenendo l’intenzione di base il più inalterata possibile. Dover “scrivere” le mie “patch” e le mie “partiture” è stato estremamente soddisfacente: inventare simboli o adattarne altri è molto “analogico” e ChatGPT gli fa una pxxxx. A maggio, poi, sono stato a Berlino al superbooth, la Mecca dei modularisti… fortunatamente non si può acquistare, ma poter confrontarsi “dal vivo” con gente di tutto il mondo che condivide la tua passione è senza prezzo. Oltre a tutto il luccichio, però, anche questo mondo ha i suoi contro. Primo fra tutti è sicuramente il costo: certo, si può sperimentare con la creazione di un synth mono ma, per questo, direi che non ne vale la pena ma, purtroppo, il costo dei moduli è piuttosto impegnativo (direi dai 250 in su per quelli che davvero “servono”) e spendere 2.500/3.000 € è veramente un attimo. A peggiorare le cose qui c’è una GAS spietata: se almeno nel mondo delle tastiere uno potrebbe avere il limite fisico di non avere spazio in casa per delle altre, qui i moduli sono piccoli e i il materiale online è studiato da nerd per nerd in modo da “innamorarsene” all’istante ma i 400/500€ volano. Altra nota negativa (da prendere come sfida) è il tempo che è necessario dedicarci: non esistono banchi di suoni prefatti e non si può fare una “strimpellata”: se si accende bisogna avere, di volta in volta, un obbiettivo altrimenti si rischia di stufarsi e scoraggiarsi, senza contare che la curva di apprendimento è tosta e, tolti i concetti basi, alcuni moduli (quelli più interessanti) hanno una curva di apprendimento difficile e si rischia che, se si fa passare troppo tempo, ci si dimentica come funziona. Non ho volutamente inserito descrizioni specifiche di moduli perché non saprei da quale cominciare ma, se volete, vi lascio il link al mio setup attuale su modulargrid: se qualcuno vuole sapere qualcosa di più specifico mi farebbe piacere raccontarvelo.
Tnx per i post tecnicamente interessanti e la condivisione dell’esperienza emo
mima85 15-08-25 12.55
McFly ha scritto:
Altra cosa difficile da capire è che, nel contesto modulare, il “voltaggio” può essere, diventare e controllare qualsiasi cosa: dal pitch delle note, all’apertura del filtro, all’inviluppo, alla risposta di un lfo


In realtà questo è nel contesto più generale del synth analogico. I CV (Control Voltage) sono alla base del controllo di tutti gli elementi della catena di sintesi, lo sono sempre stati, solo che nei sintetizzatori cosiddetti "normalizzati" (non modulari quindi) gli unici che vengono esposti con i relativi jack, quando lo sono, sono quelli del pitch/gate e poco altro. Tutti gli altri restano sotto il pannello e non si sa nemmeno che esistono.

Nei synth puramente analogici senza memorie, quale può essere un Minimoog o un modulare, i CV dei vari elementi vengono controllati direttamente dai potenziometri del pannello. Quando spippolando si regola il pitch di un oscillatore, il cutoff del filtro, i tempi di un inviluppo eccetera, si stanno in realtà manipolando le tensioni di controllo di ognuno di questi parametri, influenzando direttamente il comportamento dei relativi elementi.

Nei synth analogici a controllo digitale, come tutti i polifonici prodotti da fine anni '70 in poi inclusi quelli moderni, tutti i parametri di una patch, sia che provengano dalla memoria che dalla lettura del pannello, sono memorizzati come numeri digitali e vengono convertiti per mezzo di un DAC in tensioni analogiche. Queste per tramite di una rete di demultiplexer e buffer sample and hold vengono poi inviate agli elementi delle voci. In pratica quello che fa il processore è di far sputare rapidamente al DAC i CV dei vari parametri uno dietro l'altro; ad ogni CV viene dedicato un tempo di pochi millisecondi, giusto il necessario per selezionare tramite i demultiplexer il buffer S/H che dovrà mantenere memorizzata quella tensione ed inviargliela, per poi passare al CV del parametro successivo. I vari elementi della catena di sintesi (oscillatori, filtro, inviluppi, eccetera) hanno gli ingressi dei CV dei rispettivi parametri collegati direttamente a questi buffer, per cui nel momento in cui la tensione nel buffer stesso cambia gli elementi che ci sono collegati rispondono istantaneamente al cambiamento. Esauriti i parametri della patch si riparte dal primo, in un ciclo che viene ripetuto centinaia di volte al secondo, oggi probabilmente migliaia con la velocità dei processori attuali, per cui noi abbiamo l'impressione che il synth risponda in modo continuo e lineare ai cambiamenti che facciamo sul pannello.
Deckard 15-08-25 15.53
@ McFly
È parecchio tempo che penso di scrivere questo post, ma quest’ultimo anno è stato piuttosto burrascoso e, ora che le cose si stanno un po’ calmando e sono finalmente spiaggiato nella mia amata Spagna, vorrei condividere con voi il mio viaggio nei modulari. Da anni uso con grande soddisfazione vcv rack e da anni seguo numerosi artisti da cui ho imparato praticamente da “zero” alcuni dei quali sono diventati una grande fonte di ispirazione (tra tutti vorrei raccomandarvi Omri Cohen che, oltre ad essere un musicista che apprezzo molto, ha la dote di saper spiegare e l’amore per la condivisione). Vcv mi ha sempre affascinato, l’ho studiato approfonditamente ma, penso a causa dell’infinito numero di moduli utilizzabili, diventava, a volte, troppo dispersivo e, per come sono fatto, mi distoglie dalla creazione vera e propria, facendomi “perdere tempo” a provare mille cose senza approfondirne nessuna in particolare. Detto questo è un software incredibile e farei una petizione per far santificare chi ci ha lavorato e chi lavora per dare al mondo un potenziale del genere GRATUITO (ci sono delle cose a pagamento, ma con la roba gratuita uno ci può suonare per una vita intera senza ulteriori necessità). A settembre dell’anno scorso, stremato dopo quasi 17 anni da un’azienda complessa, mi sono licenziato senza un lavoro di backup e mi sono trovato con parecchio tempo libero e con la necessità di dedicarmi a me stesso per recuperare le energie e un po’ di sanità mentale. Non voglio tediarvi con dettagli personali vi diró solo che, uno dei rifugi che ho trovato è stata la musica (come durante il Covid) e ho deciso di fare un investimento nel mondo dei modulari. Nonostante abbia guardato tutte le guide possibili immaginabili su YouTube, non ero preparato a questo salto, la sola costruzione del primo setup è veramente complessa: quali moduli, quanti moduli, quale case, quali cavi, quale alimentatore, come connettere i moduli alla main board, quale consumo di corrente… fortunatamente ho scoperto un sito meraviglioso - modulargrid - che permette di creare un setup virtuale potendo contare su una libreria sterminata di moduli: si decide la larghezza “hp” e il numero di file che, nel contesto Eurorack, possono valere 3U o 1U, e si aggiungono i moduli desiderati (c’è una banca immagini di tutti i moduli in scala) in modo da capire in anticipo come posizionarli, quanto spazio occupano, quanto costano e che consumo di corrente hanno. Ma quali moduli comprare: questo dipende fortemente da cosa si vuole ottenere. La mia idea personale era sperimentare cose che con un synth tradizionale è più difficile ottenere a patto di non comprare macchine specifiche. Oltre a spaziare nel sound design sono molto affascinato dai concetti di musica “generativa” e casualità controllata, di musica drone e ambient per questo, oltre a oscillatori e filtri, mi sono buttato su granulatori, looper (o comunque manipolatori di campioni audio), effettistica (sono un amante dei riverberi) ma soprattutto su moduli per la gestione delle correnti di controllo e per la manipolazione di clock. Per esempio il concetti di sample&hold, che una volta era misterioso, ora ha un altro significato per me e un applicazione ben precisa, che mi ha permesso di sperimentare campi che, con un approccio standard ad un synth, non è possibile. Altra cosa difficile da capire è che, nel contesto modulare, il “voltaggio” può essere, diventare e controllare qualsiasi cosa: dal pitch delle note, all’apertura del filtro, all’inviluppo, alla risposta di un lfo. L’approccio al controllo dei parametri è diverso da quello standard che si potrebbe fare con una matrice di modulazione (stesso concetto) ma la libertà e l’immediatezza aprono possibilità e voglia di sperimentare senza un obbiettivo predefinito. Altro concetto da superare è la complessità dell’interfaccia: parto da una buona base di gestione di synth fisici ma, per quanto mi riguarda, tirare fisicamente cavi, oltre a far capire esattament
Nel frattempo mi sono andato ad ascoltare un po’ di pezzi dell’artista da te citato, Omri Cohen e ti do un thx perché sto godendo assai.
McFly 15-08-25 23.23
@ Deckard
Nel frattempo mi sono andato ad ascoltare un po’ di pezzi dell’artista da te citato, Omri Cohen e ti do un thx perché sto godendo assai.
Ricambio volentieri il tuo thanks perché non conoscevo State Azure e ora ho materiale nuovo da cui attingere. Grazie mille
McFly 15-08-25 23.24
@ Bob_Braces
Tnx per i post tecnicamente interessanti e la condivisione dell’esperienza emo
Grazie anche a te Bob per essere passato e aver lasciato un feedback
McFly 15-08-25 23.44
@ mima85
McFly ha scritto:
Altra cosa difficile da capire è che, nel contesto modulare, il “voltaggio” può essere, diventare e controllare qualsiasi cosa: dal pitch delle note, all’apertura del filtro, all’inviluppo, alla risposta di un lfo


In realtà questo è nel contesto più generale del synth analogico. I CV (Control Voltage) sono alla base del controllo di tutti gli elementi della catena di sintesi, lo sono sempre stati, solo che nei sintetizzatori cosiddetti "normalizzati" (non modulari quindi) gli unici che vengono esposti con i relativi jack, quando lo sono, sono quelli del pitch/gate e poco altro. Tutti gli altri restano sotto il pannello e non si sa nemmeno che esistono.

Nei synth puramente analogici senza memorie, quale può essere un Minimoog o un modulare, i CV dei vari elementi vengono controllati direttamente dai potenziometri del pannello. Quando spippolando si regola il pitch di un oscillatore, il cutoff del filtro, i tempi di un inviluppo eccetera, si stanno in realtà manipolando le tensioni di controllo di ognuno di questi parametri, influenzando direttamente il comportamento dei relativi elementi.

Nei synth analogici a controllo digitale, come tutti i polifonici prodotti da fine anni '70 in poi inclusi quelli moderni, tutti i parametri di una patch, sia che provengano dalla memoria che dalla lettura del pannello, sono memorizzati come numeri digitali e vengono convertiti per mezzo di un DAC in tensioni analogiche. Queste per tramite di una rete di demultiplexer e buffer sample and hold vengono poi inviate agli elementi delle voci. In pratica quello che fa il processore è di far sputare rapidamente al DAC i CV dei vari parametri uno dietro l'altro; ad ogni CV viene dedicato un tempo di pochi millisecondi, giusto il necessario per selezionare tramite i demultiplexer il buffer S/H che dovrà mantenere memorizzata quella tensione ed inviargliela, per poi passare al CV del parametro successivo. I vari elementi della catena di sintesi (oscillatori, filtro, inviluppi, eccetera) hanno gli ingressi dei CV dei rispettivi parametri collegati direttamente a questi buffer, per cui nel momento in cui la tensione nel buffer stesso cambia gli elementi che ci sono collegati rispondono istantaneamente al cambiamento. Esauriti i parametri della patch si riparte dal primo, in un ciclo che viene ripetuto centinaia di volte al secondo, oggi probabilmente migliaia con la velocità dei processori attuali, per cui noi abbiamo l'impressione che il synth risponda in modo continuo e lineare ai cambiamenti che facciamo sul pannello.
Grazie Mima, mi fa piacere che una voce autorevole come la tua abbia lasciato un commento (tra l'altro molto apprezzato) che mi permetta di approfondire e spiegare meglio quello che intendevo. Penso che i più qui sul forum (me compreso fino a poco tempo fa) erano abituati a pensare a "controllare parametri" solo tramite un envelope o un lfo e, il più delle volte, i parametri controllati erano i "soliti": pitch, cut off, resonance... Quello che avrei voluto dire con il passaggio citato è che, mai, mi sari immaginato di poter creare, modificare o mixare voltaggi di controllo con le forme più svariate e, a volte irripetibili, per poi mandarle a "controllare" parametri non canonici come il decay di un riverbero o l'ingresso fm di un oscillatore di onde quadre settato come Clock in modo da avere un bpm non lineare ma variabile. Proprio il fatto che, come citavi, nel digiatale è tutto sotto il cofano ci perdiamo alcune cose che, seppure la base del funzionamento standard, ci potrebbero aprire strade alternative per sperimentare cose nuove ed inusuali. Proprio in questo contesto, sfruttando appunto quello che hai spiegato, sto studiando un sistema che, tramite Arduino e sensori che reagiscono con l'ambiente (temperatura, luce, infrarossi), possano generare CV: chagpt mi sta aiutando a colmare le mie lacune di C++ e velocizzare il processo, ma penso che non mi sarà difficilissimo il primo esperimento con un fotoresistenza.
mima85 16-08-25 12.12
McFly ha scritto:
Quello che avrei voluto dire con il passaggio citato è che, mai, mi sari immaginato di poter creare, modificare o mixare voltaggi di controllo con le forme più svariate e, a volte irripetibili, per poi mandarle a "controllare" parametri non canonici come il decay di un riverbero o l'ingresso fm di un oscillatore di onde quadre settato come Clock in modo da avere un bpm non lineare ma variabile.


Chiaro, ti rendi conto della possibilità di fare queste cose solo andando sui modulari, oppure approfondendo l'architettura dei synth studiando schemi e manuali di servizio.

Alla fine nell'analogico è tutto uno smanettare tensioni e correnti, va da se che per esempio la tensione alternata che esce da un oscillatore la si può usare come sorgente sonora oppure, in maniera meno canonica, come segnale di controllo. Per dire, potresti usare anche il segnale di un microfono (collegato all'opportuno preamplificatore) come tensione di controllo, potresti per esempio collegarlo all'entrata Pitch CV di un VCO e fare FM usando la tua voce come modulante. O usando le tue scoregge come LFO, le devi fare belle lunghe però emo
Magari ti ho dato un'idea emo

Il bello del modulare è la libertà di poter collegare tutto a tutto e scoprire cose che non ti saresti mai aspettato.
maxpiano69 16-08-25 22.01
@ mima85
McFly ha scritto:
Quello che avrei voluto dire con il passaggio citato è che, mai, mi sari immaginato di poter creare, modificare o mixare voltaggi di controllo con le forme più svariate e, a volte irripetibili, per poi mandarle a "controllare" parametri non canonici come il decay di un riverbero o l'ingresso fm di un oscillatore di onde quadre settato come Clock in modo da avere un bpm non lineare ma variabile.


Chiaro, ti rendi conto della possibilità di fare queste cose solo andando sui modulari, oppure approfondendo l'architettura dei synth studiando schemi e manuali di servizio.

Alla fine nell'analogico è tutto uno smanettare tensioni e correnti, va da se che per esempio la tensione alternata che esce da un oscillatore la si può usare come sorgente sonora oppure, in maniera meno canonica, come segnale di controllo. Per dire, potresti usare anche il segnale di un microfono (collegato all'opportuno preamplificatore) come tensione di controllo, potresti per esempio collegarlo all'entrata Pitch CV di un VCO e fare FM usando la tua voce come modulante. O usando le tue scoregge come LFO, le devi fare belle lunghe però emo
Magari ti ho dato un'idea emo

Il bello del modulare è la libertà di poter collegare tutto a tutto e scoprire cose che non ti saresti mai aspettato.
Eh si, una alternativa al modulare eventualmente, per fare dei giochini analoghi, è darsi al circuit bending (che si applica anche al dominio digitale, volendo)
mima85 16-08-25 22.10
maxpiano69 ha scritto:
darsi al circuit bending (che si applica nche al dominio digitale, volendo)


Se fatto con criterio però e studiando il circuito, non andando alla cieca toccando a caso le saldature con le dita umettate di saliva e vedere che effetto fa, come fanno molti. Anche perché facendo così parecchi hanno distrutto strumenti che nonostante fossero nella categoria "giocattoli", in realtà se ben sfruttati potevano dire la loro, vedi le tastiere Yamaha PSS o PSR a sintesi FM o certe Casio (al di la della serie CZ) degli anni '80. E ogni strumento di quelli distrutto è uno in meno che esiste al mondo, dato che sono pieni di chip custom del produttore e non sono più prodotti da decenni.
maxpiano69 16-08-25 23.12
@ mima85
maxpiano69 ha scritto:
darsi al circuit bending (che si applica nche al dominio digitale, volendo)


Se fatto con criterio però e studiando il circuito, non andando alla cieca toccando a caso le saldature con le dita umettate di saliva e vedere che effetto fa, come fanno molti. Anche perché facendo così parecchi hanno distrutto strumenti che nonostante fossero nella categoria "giocattoli", in realtà se ben sfruttati potevano dire la loro, vedi le tastiere Yamaha PSS o PSR a sintesi FM o certe Casio (al di la della serie CZ) degli anni '80. E ogni strumento di quelli distrutto è uno in meno che esiste al mondo, dato che sono pieni di chip custom del produttore e non sono più prodotti da decenni.
Assolutamente, come dici tu il circuit bending serio è tale solo se si basa sulla conoscenza del circuito che si va a modificare ovvero, per dirla in parole povere, "se si sa quel che si fa" (in effetti forse in questo caso il termine piú appropriato sarebbe "modding", mi viene in mente il caso del "circuit bending" del Poly 800 ad esempio)

Comunque, per tornate in topic, il mondo dei modulari mi affascina, ad aver tempo anche a me piacerebbe giocarci un po.
(Magari quando sarò in pensione, sempre se esisterà ancora, lo farò emo )
Ko_tatsu 17-08-25 00.17
McFly ha scritto:
chagpt mi sta aiutando a colmare le mie lacune di C++


Già che ci sei... Appena togli un altro po' di ruggine al tuo C++ puoi guardarti i codici dei moduli di VCV che tanto sono open source. In particolare quelli della audible instruments, che sono dei port dei moduli mutable instruments per eurorack, hanno codici molto interessanti quanto semplici. Qui c'è tutta la documentazione completa.

Poi, a questo punto... ti scarichi l'SDK di Max/MSP, compili i tuoi external in C++ per dare vita alle tue più recondite pulsioni in ambito DSP e chi ti ferma più. Il tutto comodamente seduto al tuo computer senza sporcarsi le mani con saldatori e breadboards emo Scherzi a parte, senza andare a scardinare Casio degli anni '80, oggi ci sono ottimi prodotti a pochi euro tipo il daisy seed in cui il lavoro sporco è già stato fatto per noi e tutto quello che ci resta è pensare al dispositivo, scrivere il codice, saldare qualche connettore e trovare una bella scatolina in cui mettere le manopole. Tra l'altro ha anche il supporto nativo per il GenExpr, il linguaggio usato dall'ambiente [gen~] di Max/MSP. Tutto fa brodo!
McFly 17-08-25 12.23
@ Ko_tatsu
McFly ha scritto:
chagpt mi sta aiutando a colmare le mie lacune di C++


Già che ci sei... Appena togli un altro po' di ruggine al tuo C++ puoi guardarti i codici dei moduli di VCV che tanto sono open source. In particolare quelli della audible instruments, che sono dei port dei moduli mutable instruments per eurorack, hanno codici molto interessanti quanto semplici. Qui c'è tutta la documentazione completa.

Poi, a questo punto... ti scarichi l'SDK di Max/MSP, compili i tuoi external in C++ per dare vita alle tue più recondite pulsioni in ambito DSP e chi ti ferma più. Il tutto comodamente seduto al tuo computer senza sporcarsi le mani con saldatori e breadboards emo Scherzi a parte, senza andare a scardinare Casio degli anni '80, oggi ci sono ottimi prodotti a pochi euro tipo il daisy seed in cui il lavoro sporco è già stato fatto per noi e tutto quello che ci resta è pensare al dispositivo, scrivere il codice, saldare qualche connettore e trovare una bella scatolina in cui mettere le manopole. Tra l'altro ha anche il supporto nativo per il GenExpr, il linguaggio usato dall'ambiente [gen~] di Max/MSP. Tutto fa brodo!
Un grandissimo thx a Ko_Tatsu per il suggerimento: non avevo mai pensato a sbirciare “al contrario” il codice dei moduli di VCV, non so se sarò mai in gradi di capirli nemmeno con ChatGPT ma è comunque molto interessante. Diverso per Daisy Seed che non conoscevo e che, invece, per i piccoli esperimenti che voglio fare, sembra l’interfaccia perfetta. Grazie davvero
Ko_tatsu 17-08-25 23.36
@ McFly
Un grandissimo thx a Ko_Tatsu per il suggerimento: non avevo mai pensato a sbirciare “al contrario” il codice dei moduli di VCV, non so se sarò mai in gradi di capirli nemmeno con ChatGPT ma è comunque molto interessante. Diverso per Daisy Seed che non conoscevo e che, invece, per i piccoli esperimenti che voglio fare, sembra l’interfaccia perfetta. Grazie davvero
Figurati! È un ambito bellissimo e molte cose sono alla portata anche di chi non è magari ingegnere o sviluppatore. Ci sono anche libri molto interessanti tipo

The Theory and Technique of Electronic Music di Miller Puckette, il creatore di pure data e max/msp. Esattamente come i suoi programmi è un libro orientato ai musicisti e quindi molto "gentile" sulla parte teorica e matematica.
Audio Effects: Theory, Implementation and Application di Reiss e McPherson, è un tomo bello denso che invece ha una larga parte teorica con tutto il suo bagaglio di equazioni di stato, trasformate di fourier e prodotti vettoriali ma che ha anche la caratteristica di avere un'estesa implementazione di pressocchè tutti gli effetti classici in C, cosa che per i tuoi scopi può essere utile.
DAFX: Digital Audio Effects di Zolzer è il mio preferito perchè la teoria è spiegata in modo più chiaro e l'implementazione anche, seppur fatta in MatLab (ma il principio resta).
Poi ovviamente il sacro graal di [gen~], vale a dire Generating Sound and Organizing Time di Wakefield e Taylor. Essendo un libro direttamente di gente di Max/MSP è scritto generalmente male, con una spiegazione teorica inesistente e soprattutto imbevuto di una sorta di new-ageismo da Silicon Valley e di filosofia spicciola sul "valore del processo" assolutamente insopportabile (per colpa di Taylor che dovrebbe spendere meno tempo a scrivere blog post e più a produrre un suono decente dal suo stesso software). La cosa impressionante è che, nonostante tutto questo, è comunque il libro migliore sull'argomento.

Sono tutti testi che si trovano in giro tranquillamente emo
In generale io ti consiglio di focalizzarti su un progettino piccolo e poi espandere da lì. Dato che perdersi irreparabilmente in queste cose è davvero facile, ti consiglio di prepararti un piano di azione dove suddividi il processo in sotto-processi, per ognuno dei quali ti segni cosa devi ottenere cosa ti serve per ottenerlo. Buon divertimento!! emo
McFly 18-08-25 13.57
@ Ko_tatsu
Figurati! È un ambito bellissimo e molte cose sono alla portata anche di chi non è magari ingegnere o sviluppatore. Ci sono anche libri molto interessanti tipo

The Theory and Technique of Electronic Music di Miller Puckette, il creatore di pure data e max/msp. Esattamente come i suoi programmi è un libro orientato ai musicisti e quindi molto "gentile" sulla parte teorica e matematica.
Audio Effects: Theory, Implementation and Application di Reiss e McPherson, è un tomo bello denso che invece ha una larga parte teorica con tutto il suo bagaglio di equazioni di stato, trasformate di fourier e prodotti vettoriali ma che ha anche la caratteristica di avere un'estesa implementazione di pressocchè tutti gli effetti classici in C, cosa che per i tuoi scopi può essere utile.
DAFX: Digital Audio Effects di Zolzer è il mio preferito perchè la teoria è spiegata in modo più chiaro e l'implementazione anche, seppur fatta in MatLab (ma il principio resta).
Poi ovviamente il sacro graal di [gen~], vale a dire Generating Sound and Organizing Time di Wakefield e Taylor. Essendo un libro direttamente di gente di Max/MSP è scritto generalmente male, con una spiegazione teorica inesistente e soprattutto imbevuto di una sorta di new-ageismo da Silicon Valley e di filosofia spicciola sul "valore del processo" assolutamente insopportabile (per colpa di Taylor che dovrebbe spendere meno tempo a scrivere blog post e più a produrre un suono decente dal suo stesso software). La cosa impressionante è che, nonostante tutto questo, è comunque il libro migliore sull'argomento.

Sono tutti testi che si trovano in giro tranquillamente emo
In generale io ti consiglio di focalizzarti su un progettino piccolo e poi espandere da lì. Dato che perdersi irreparabilmente in queste cose è davvero facile, ti consiglio di prepararti un piano di azione dove suddividi il processo in sotto-processi, per ognuno dei quali ti segni cosa devi ottenere cosa ti serve per ottenerlo. Buon divertimento!! emo
Altro thx grandissimo per gli spunti: ho già scaricato il primo testo che ho trovato gratuitamente e gli ho dato una veloce spulciata. Seguirò comunque il tuo consiglio di concentrarmi su un piccolo progettino per non perdermi nei meandri del multiverso per continuare a concentrarmi sul “suonare”. E da ieri che mi studio come funziona la famiglia di prodotti che mi hai suggerito e penso che doterò il mio sistema di un patch.init() che, essendo già impacchettato come modulare, mi permette di sperimentare senza perdere troppo tempo a saldare cose.
Ko_tatsu 18-08-25 15.10
@ McFly
Altro thx grandissimo per gli spunti: ho già scaricato il primo testo che ho trovato gratuitamente e gli ho dato una veloce spulciata. Seguirò comunque il tuo consiglio di concentrarmi su un piccolo progettino per non perdermi nei meandri del multiverso per continuare a concentrarmi sul “suonare”. E da ieri che mi studio come funziona la famiglia di prodotti che mi hai suggerito e penso che doterò il mio sistema di un patch.init() che, essendo già impacchettato come modulare, mi permette di sperimentare senza perdere troppo tempo a saldare cose.
Ottima scelta! Se hai già il modulare il patch.init() è un'aggiunta quasi dovuta emo