Piattaforme vs. Sito Web e considerazioni

axtralman 23-11-25 17.10
Ciao a tutti :)
Dopo ben cinque anni passati a disseminare musica su ogni piattaforma esistente (Spotify, Deezer, e tutta la "compagnia bella" ), mi è venuta un'illuminazione, o forse un leggero esaurimento nervoso. Sto seriamente valutando di smettere di pubblicare i miei brani nel grande circo digitale e concentrare le mie energie (e le mie vendite!) sul mio sito web personale.
Ma prima di premere il pulsante rosso della disconnessione, condivido con voi queste mie dolorose riflessioni.

°Il Festival delle Percentuali
Il primo punto è un classico da musician blues: della mia musica ci guadagnano tutti,....tranne che me!
So che lo sapete tutti....ma ricordiamolo ....Funziona così: per un ascolto da $0.0000010, il ricavato si trasforma in una fetta di torta che viene divisa tra:
Il Distributore
La Piattaforma
Il metodo di pagamento che fa arrivare i soldi dal distributore
L'ente sgamato che colleziona le mie royalties con un metodo che, onestamente, dopo anni non ho ancora capito bene...
...e, dulcis in fundo, lo Stato! (quello che non manca mai alla festa.)

Risultato? Su cifre già da fame, a me resta, con un po' di fortuna, forse un 30% pulito. Diciamo che non è esattamente la strada per completare la piscina del mio dentista.

°Musica Gratis
La musica che metti sui distributori, prima o poi, finisce ovunque....e GRATIS!
Facendo una piccola indagine su motori di ricerca meno noti (nel mio caso Yandex perche' prima in Russia avevo molto mercato), ho scoperto che almeno 10 siti offrono la mia intera discografia a costo zero. E non parliamo poi della Cina o Singapore!
"L'importante è che la tua musica giri così ti conoscono!" Ok, giusto. Ma il passo successivo qual è? Se mi conoscono grazie a un download gratuito, chi mi garantisce che poi compreranno qualcosa, visto che hanno già tutto?

° L'amata AI
il colpo di grazia: l'avvento dell'AI ha trasformato in "musicista" chiunque sappia digitare un prompt .
Hanno IMPESTATO il mercato delle piattaforme con roba generata a un ritmo di 50.000 (o più!) brani al giorno. La conseguenza diretta? Chi ti trova più? E come se non bastasse, i distributori hanno colto la palla al balzo e hanno quintuplicato (nel mio caso)le fee di pubblicazione

A questo punto, mi chiedo: che senso ha mantenere una presenza su così tante piattaforme se, nel mio caso, gli unici che poi mi portano qualcosa sono Apple e Amazon (il resto è meno di zero) ..e parliamo di cifre poco degne ...
In proporzione, guadagno di più dal mio sito web! Quei pochi che arrivano e mi seguono non solo scaricano musica con una qualità migliore, ma (cosa fondamentale) so chi sono! e so i loro gusti ..almeno in generale.

Detto questo mio sfogo....vorrei sapere anche la vostra opinione sulla mia potenziale decisione o anche meglio eventuali suggerimenti per ampliare il sito
Deckard 24-11-25 07.36
“Moriremo tutti” cit.
axtralman 24-11-25 09.48
@ Deckard
“Moriremo tutti” cit.
...con onore emo
Deckard 24-11-25 10.21
Beh almeno noi (per lo meno io, vista l’età) ce la siamo goduta
Raptus 24-11-25 12.15
@ axtralman
Ciao a tutti :)
Dopo ben cinque anni passati a disseminare musica su ogni piattaforma esistente (Spotify, Deezer, e tutta la "compagnia bella" ), mi è venuta un'illuminazione, o forse un leggero esaurimento nervoso. Sto seriamente valutando di smettere di pubblicare i miei brani nel grande circo digitale e concentrare le mie energie (e le mie vendite!) sul mio sito web personale.
Ma prima di premere il pulsante rosso della disconnessione, condivido con voi queste mie dolorose riflessioni.

°Il Festival delle Percentuali
Il primo punto è un classico da musician blues: della mia musica ci guadagnano tutti,....tranne che me!
So che lo sapete tutti....ma ricordiamolo ....Funziona così: per un ascolto da $0.0000010, il ricavato si trasforma in una fetta di torta che viene divisa tra:
Il Distributore
La Piattaforma
Il metodo di pagamento che fa arrivare i soldi dal distributore
L'ente sgamato che colleziona le mie royalties con un metodo che, onestamente, dopo anni non ho ancora capito bene...
...e, dulcis in fundo, lo Stato! (quello che non manca mai alla festa.)

Risultato? Su cifre già da fame, a me resta, con un po' di fortuna, forse un 30% pulito. Diciamo che non è esattamente la strada per completare la piscina del mio dentista.

°Musica Gratis
La musica che metti sui distributori, prima o poi, finisce ovunque....e GRATIS!
Facendo una piccola indagine su motori di ricerca meno noti (nel mio caso Yandex perche' prima in Russia avevo molto mercato), ho scoperto che almeno 10 siti offrono la mia intera discografia a costo zero. E non parliamo poi della Cina o Singapore!
"L'importante è che la tua musica giri così ti conoscono!" Ok, giusto. Ma il passo successivo qual è? Se mi conoscono grazie a un download gratuito, chi mi garantisce che poi compreranno qualcosa, visto che hanno già tutto?

° L'amata AI
il colpo di grazia: l'avvento dell'AI ha trasformato in "musicista" chiunque sappia digitare un prompt .
Hanno IMPESTATO il mercato delle piattaforme con roba generata a un ritmo di 50.000 (o più!) brani al giorno. La conseguenza diretta? Chi ti trova più? E come se non bastasse, i distributori hanno colto la palla al balzo e hanno quintuplicato (nel mio caso)le fee di pubblicazione

A questo punto, mi chiedo: che senso ha mantenere una presenza su così tante piattaforme se, nel mio caso, gli unici che poi mi portano qualcosa sono Apple e Amazon (il resto è meno di zero) ..e parliamo di cifre poco degne ...
In proporzione, guadagno di più dal mio sito web! Quei pochi che arrivano e mi seguono non solo scaricano musica con una qualità migliore, ma (cosa fondamentale) so chi sono! e so i loro gusti ..almeno in generale.

Detto questo mio sfogo....vorrei sapere anche la vostra opinione sulla mia potenziale decisione o anche meglio eventuali suggerimenti per ampliare il sito
Giuro che non avevo letto questa discussione prima di creare la mia, cavolo hai scritto una cosa quasi identica!!
... solo con un risultato diverso, io li metterei su Bandcamp che almeno ha un suo giro ed è pensato apposta per situazioni come le nostre.
Lì puoi scegliere se mettere i tuoi brani gratis o a pagamento, io di solito sceglievo di mettere l'ascolto gratuito e il download a pagamento, che mi sembra sacrosanto.
paolo_b3 24-11-25 12.51
Da quel poco che capisco oggi con la musica sul web ci si "cava" poco. Forse se qualcuno ti nota e ti commissiona lavori potrebbe essere un'opportunità, ma con l'avvento della musica di AI c'è poco da sperare.

Non so, è una torta piccola che appunto fa mangiare molti, le piattaforme performano sulla quantità, il povero compositore se lo becca... termino qui.
Raptus 24-11-25 13.06
@ paolo_b3
Da quel poco che capisco oggi con la musica sul web ci si "cava" poco. Forse se qualcuno ti nota e ti commissiona lavori potrebbe essere un'opportunità, ma con l'avvento della musica di AI c'è poco da sperare.

Non so, è una torta piccola che appunto fa mangiare molti, le piattaforme performano sulla quantità, il povero compositore se lo becca... termino qui.
In realtà il problema sta tutto nel fatto che di solito chi fa musica non è un influencer.

Se sei bravo a pubblicizzarti = passi il 90% del tempo a fare quello -> allora puoi stare sulle piattaforme di streaming senza problemi e anche guadagnarne.

In tutti gli altri casi non conviene per niente.
paolo_b3 24-11-25 14.06
@ Raptus
In realtà il problema sta tutto nel fatto che di solito chi fa musica non è un influencer.

Se sei bravo a pubblicizzarti = passi il 90% del tempo a fare quello -> allora puoi stare sulle piattaforme di streaming senza problemi e anche guadagnarne.

In tutti gli altri casi non conviene per niente.
D'accordissimo, però si pone il problema esistenziale "cosa voglio fare da grande". Sei un hobbista, un semipro o un pro? Ci devi campare o vuoi arrotondare?
Raptus 24-11-25 14.23
@ paolo_b3
D'accordissimo, però si pone il problema esistenziale "cosa voglio fare da grande". Sei un hobbista, un semipro o un pro? Ci devi campare o vuoi arrotondare?
Ecco il problema oggi è che non esiste più il concetto di arrotondare con gli streaming.

Il pro e il semipro possono vivere di live e contatti che li chiamano a fare serate, non hanno così tanto bisogno di views, spesso delegano ad un social media manager se proprio vogliono ricavare qualcosa anche lì.

L'hobbista è tornato a 20 anni fa, quando se non si faceva il "disco demo che spaccava" e un contratto discografico da migliaia di euro non aveva speranze di poter emergere.
Oggi è uguale, fanno successo le agenzie di marketing (le nuove "case discografiche 2.0"), che preparano pacchetti per chi vuole diventare famoso con visualizzazioni già pronte etc.

axtralman 24-11-25 14.40
@ Raptus
Ecco il problema oggi è che non esiste più il concetto di arrotondare con gli streaming.

Il pro e il semipro possono vivere di live e contatti che li chiamano a fare serate, non hanno così tanto bisogno di views, spesso delegano ad un social media manager se proprio vogliono ricavare qualcosa anche lì.

L'hobbista è tornato a 20 anni fa, quando se non si faceva il "disco demo che spaccava" e un contratto discografico da migliaia di euro non aveva speranze di poter emergere.
Oggi è uguale, fanno successo le agenzie di marketing (le nuove "case discografiche 2.0"), che preparano pacchetti per chi vuole diventare famoso con visualizzazioni già pronte etc.

in realta' questi "pacchetti" mi sanno molto di pacco e contropacco ..nel senso che alla fine e' molta piu' la spesa che la resa.
Inserimenti nelle playlist dei bimbiminkia che ascoltano Blanco e i maranza..non portano a nulla.
Alcuni social potrebbero essere utili se usati bene..e quindi pagando una mini promozione di un singolo ma..e qui torno a bomba della mia scelta ...il singolo devono venire a prenderselo (magari anche gratis) ma a casa mia (il mio sito) e non e' conveniente che li indirizzo sulle piattaforme dove .. ascoltano il mio singolo ..ma vengono poi subito dirottati dalla piattaforma stessa su Blanco e i maranza e io ancora una volta lo prendo nel kyulotron*

*🎹 KYULOTRON: Sintetizzatore Iperpolifonico che sto progettando
Il KYULOTRON è un sintetizzatore digitale di nuova generazione che stabilisce un inedito standard di espressività e complessità sonora. Definito come iperpolifonico, supera le limitazioni dei motori di sintesi convenzionali offrendo una capacità di voci simultanee virtualmente illimitata.

? Caratteristiche Tecniche Principali
Iperpolifonia Dinamica: Consente la stratificazione e l'esecuzione contemporanea di centinaia di voci con zero voice stealing, permettendo la creazione di soundscape massivi, pad evolutivi infiniti e cluster armonici di una densità senza precedenti.

Motore di Sintesi "Quantum Wave": Utilizza una combinazione proprietaria di sintesi granulare avanzata, modellazione fisica e tabelle d'onda (wavetable) ad altissima risoluzione, garantendo una gamma timbrica che spazia dalla pura emulazione analogica al design sonoro futuristico.

Architettura Modulare Espansa: Il sistema operativo è progettato per la modulazione incrociata di ogni parametro, con matrici di routing intuitive che facilitano patch complesse e in continua evoluzione.

Integrazione I/O Ottica: Dotato di connettività a bassa latenza basata su fibra ottica per la trasmissione di dati e audio ad altissima fedeltà.

Il KYULOTRON non è solo uno strumento, ma una vera e propria piattaforma creativa che ridefinisce il concetto di texturing e performance dal vivo nel contesto della produzione musicale professionale.

PRESTO POTRETE PRENOTARE IL VOSTRO KYULOTRON PERSONALIZZATO ...ovviamente sul mio sito :)
paolo_b3 24-11-25 14.42
@ Raptus
Ecco il problema oggi è che non esiste più il concetto di arrotondare con gli streaming.

Il pro e il semipro possono vivere di live e contatti che li chiamano a fare serate, non hanno così tanto bisogno di views, spesso delegano ad un social media manager se proprio vogliono ricavare qualcosa anche lì.

L'hobbista è tornato a 20 anni fa, quando se non si faceva il "disco demo che spaccava" e un contratto discografico da migliaia di euro non aveva speranze di poter emergere.
Oggi è uguale, fanno successo le agenzie di marketing (le nuove "case discografiche 2.0"), che preparano pacchetti per chi vuole diventare famoso con visualizzazioni già pronte etc.

Stai facendo un po' di confusione: quando sarebbe successo che un hobbista ha fatto il disco che spaccava ed è diventato famoso? Entrare nel mondo della musica da professionisti è una pratica che richiede almeno da 40 anni un sacco di soldi per tentare di entrare. Vai a vedere cosa costa entrare a Sanremo giovani, ma solo per citare un esempio.
E il concetto si estende paro paro a registi, professionisti dello sport ecc. ecc.
Raptus 24-11-25 15.46
@ paolo_b3
Stai facendo un po' di confusione: quando sarebbe successo che un hobbista ha fatto il disco che spaccava ed è diventato famoso? Entrare nel mondo della musica da professionisti è una pratica che richiede almeno da 40 anni un sacco di soldi per tentare di entrare. Vai a vedere cosa costa entrare a Sanremo giovani, ma solo per citare un esempio.
E il concetto si estende paro paro a registi, professionisti dello sport ecc. ecc.
Ho esperienza di moltissimi giovani (che si potrebbero chiamare hobbisti visto che non lo facevano per lavoro) che fino ai primi del 2000 hanno "spaccato" grazie all'iter classico, cioè "scoperti da qualcuno".
Esempi famosi che potresti conoscere ad esempio Avicii, lo stesso Tiziano Ferro fino al 2001 era iscritto ad ingegneria e non avrebbe fatto successo se non era per la Maionchi, gli 883 stessi...
Era la prassi. O venivi scoperto da qualcuno con la tua "demo" oppure restavi nel dimenticatoio.

I servizi di auto distribuzione dal 2010 al 2020 invece hanno dato la possibilità a chiunque di poter essere distribuito, su dischi, radio, streaming, anche senza un contratto firmato col produttore di turno.
Era un grosso passo avanti.

Peccato che il sogno fosse destinato a finire presto, grazie all'entropia generata dall'intelligenza artificiale ed al fatto che per emergere nel marasma occorra diventare un influencer oggi è quasi più difficile rispetto al trovare la Maionchi di turno.
maxpiano69 24-11-25 16.00
Raptus ha scritto:
Peccato che il sogno fosse destinato a finire presto, grazie all'entropia generata dall'intelligenza artificiale ed al fatto che per emergere nel marasma occorra diventare un influencer oggi è quasi più difficile rispetto al trovare la Maionchi di turno.

E' proprio questo il punto secondo me, le tanto odiate case discografiche/manager almeno facevano da filtro (per i loro interessi in primis, ma di conseguenza mandando avanti artisti che avevano delle chance di sfondare), adesso è un "uno vale uno" ovvero nessuno vale più niente... (sic).
paolo_b3 24-11-25 16.13
@ Raptus
Ho esperienza di moltissimi giovani (che si potrebbero chiamare hobbisti visto che non lo facevano per lavoro) che fino ai primi del 2000 hanno "spaccato" grazie all'iter classico, cioè "scoperti da qualcuno".
Esempi famosi che potresti conoscere ad esempio Avicii, lo stesso Tiziano Ferro fino al 2001 era iscritto ad ingegneria e non avrebbe fatto successo se non era per la Maionchi, gli 883 stessi...
Era la prassi. O venivi scoperto da qualcuno con la tua "demo" oppure restavi nel dimenticatoio.

I servizi di auto distribuzione dal 2010 al 2020 invece hanno dato la possibilità a chiunque di poter essere distribuito, su dischi, radio, streaming, anche senza un contratto firmato col produttore di turno.
Era un grosso passo avanti.

Peccato che il sogno fosse destinato a finire presto, grazie all'entropia generata dall'intelligenza artificiale ed al fatto che per emergere nel marasma occorra diventare un influencer oggi è quasi più difficile rispetto al trovare la Maionchi di turno.
Intanto vorrei capire cosa intendi per hobbista, per me significa suonare per divertimento, diverso è se suoni gratis fino a che non trovi il modo di guadagnarci. Poi che questi siano personaggi che sono riusciti ad emergere grazie alle loro capacità, parlo a 360° non di semplice capacità di usare lo strumento, mi sa un po' di telefilm per adolescenti.
Cioè Tiziano Ferro ha mandato un demo alla Maionchi e questa gli ha fatto produrre un disco? E' da tempi immemori che gli aspiranti famosi mandano demo alle case di produzione, che non vengono nemmeno ascoltate per mancanza di tempo materiale.
Raptus 24-11-25 16.14
@ maxpiano69
Raptus ha scritto:
Peccato che il sogno fosse destinato a finire presto, grazie all'entropia generata dall'intelligenza artificiale ed al fatto che per emergere nel marasma occorra diventare un influencer oggi è quasi più difficile rispetto al trovare la Maionchi di turno.

E' proprio questo il punto secondo me, le tanto odiate case discografiche/manager almeno facevano da filtro (per i loro interessi in primis, ma di conseguenza mandando avanti artisti che avevano delle chance di sfondare), adesso è un "uno vale uno" ovvero nessuno vale più niente... (sic).
Sì sono super d'accordo. Anche secondo me era meglio "prima". Ovvio: se investo su di te farò di tutto per fare in modo che tu vinca.

Con questo principio oltre al credere nella persona la supportavano in tutto, un vero e proprio investimento totale.

Oggi chi deve fare tutto questo? Tu stesso, devi costruire tutta la tua immagine, avere già almeno migliaia di follower, essere già famoso prima di diventare famoso.
Raptus 24-11-25 16.19
@ paolo_b3
Intanto vorrei capire cosa intendi per hobbista, per me significa suonare per divertimento, diverso è se suoni gratis fino a che non trovi il modo di guadagnarci. Poi che questi siano personaggi che sono riusciti ad emergere grazie alle loro capacità, parlo a 360° non di semplice capacità di usare lo strumento, mi sa un po' di telefilm per adolescenti.
Cioè Tiziano Ferro ha mandato un demo alla Maionchi e questa gli ha fatto produrre un disco? E' da tempi immemori che gli aspiranti famosi mandano demo alle case di produzione, che non vengono nemmeno ascoltate per mancanza di tempo materiale.
Per hobbista intendo semplicemente quello che dice il nome: che lo fa per hobby e non per lavoro.
Hobbista non significa che non sia in grado di suonare o che faccia schifo o che non abbia esperienza e talento.
Può essere una ciofeca come un genio, un hobbista resta una persona che non lo fa per mestiere...

Comunque leggi tutto quello che intendevo dire e non fermarti su queste definizioni, non sto capendo la tua obiezione sinceramente
paolo_b3 24-11-25 16.42
@ Raptus
Per hobbista intendo semplicemente quello che dice il nome: che lo fa per hobby e non per lavoro.
Hobbista non significa che non sia in grado di suonare o che faccia schifo o che non abbia esperienza e talento.
Può essere una ciofeca come un genio, un hobbista resta una persona che non lo fa per mestiere...

Comunque leggi tutto quello che intendevo dire e non fermarti su queste definizioni, non sto capendo la tua obiezione sinceramente
Io non credo che fino a 20 anni fa un perfetto sconosciuto mandasse una demo ad una casa di produzione e questa gli producesse un disco semplicemente perchè avevano sentito che la demo era una figata (scusa il francesismo)
A parte che di demo alle case discografiche ne arrivavano delle camionate ed era difficile andare ad ascoltarle tutte, per poter fare il lavoro della "rockstar" non basta saper suonare bene, bisogna saper stare sul palco, bisogna essere tagliati per fare un lavoro durissimo, quindi ammesso che qualcuno si accorgesse del potenziale dell'artista, si avviava un percorso che poteva portare ad un risultato, ma non senza investimenti da parte dell'aspirante "rockstar".
Poi ci sono le etichette indipendenti, quelle si che ti producono il disco, lo paghi tu, poi si parte per la tourneè in Europa dove spendi molto ed incassi niente, magari paghi pure per fare da spalla a gruppi famosi, o quasi famosi, o a volte che manco conoscono gli appassionati del genere.
Raptus 24-11-25 17.00
@ paolo_b3
Io non credo che fino a 20 anni fa un perfetto sconosciuto mandasse una demo ad una casa di produzione e questa gli producesse un disco semplicemente perchè avevano sentito che la demo era una figata (scusa il francesismo)
A parte che di demo alle case discografiche ne arrivavano delle camionate ed era difficile andare ad ascoltarle tutte, per poter fare il lavoro della "rockstar" non basta saper suonare bene, bisogna saper stare sul palco, bisogna essere tagliati per fare un lavoro durissimo, quindi ammesso che qualcuno si accorgesse del potenziale dell'artista, si avviava un percorso che poteva portare ad un risultato, ma non senza investimenti da parte dell'aspirante "rockstar".
Poi ci sono le etichette indipendenti, quelle si che ti producono il disco, lo paghi tu, poi si parte per la tourneè in Europa dove spendi molto ed incassi niente, magari paghi pure per fare da spalla a gruppi famosi, o quasi famosi, o a volte che manco conoscono gli appassionati del genere.
Davo per scontato che oltre alla demo bisognasse anche dimostrare di valere l'investimento, quindi avere una certa gavetta alle spalle o presenza scenica, però che a te piaccia o meno la verità è questa.
Moltissimi artisti famosi hanno debuttato col grande pubblico in questo modo, sono partiti col loro piccolo giro ma fino al momento in cui un produttore serio non avesse deciso di puntare su di loro non contavano una mazza per il pubblico mainstream.

Trovo strano che tu davvero fossi convinto che quegli artisti fossero già professionisti prima di debuttare... non avremmo avuto il declino della musica occidentale se fosse stato così emo

paolo_b3 24-11-25 17.08
Raptus ha scritto:
Davo per scontato che oltre alla demo bisognasse anche dimostrare di valere l'investimento, quindi avere una certa gavetta alle spalle o presenza scenica,

Perdonami, che gavetta potrà mai aver fatto un hobbista? emoemoemo

Raptus ha scritto:
però che a te piaccia o meno la verità è questa

Questo è il tuo punto di vista e fa anche un po' acqua secondo me. Ti lascio comunque nella tua convinzione.

Raptus ha scritto:
Trovo strano che tu davvero fossi convinto che quegli artisti fossero già professionisti prima di debuttare... non avremmo avuto il declino della musica occidentale se fosse stato così

Cosa volevi dire di preciso? emoemoemo

Raptus 24-11-25 17.23
@ paolo_b3
Raptus ha scritto:
Davo per scontato che oltre alla demo bisognasse anche dimostrare di valere l'investimento, quindi avere una certa gavetta alle spalle o presenza scenica,

Perdonami, che gavetta potrà mai aver fatto un hobbista? emoemoemo

Raptus ha scritto:
però che a te piaccia o meno la verità è questa

Questo è il tuo punto di vista e fa anche un po' acqua secondo me. Ti lascio comunque nella tua convinzione.

Raptus ha scritto:
Trovo strano che tu davvero fossi convinto che quegli artisti fossero già professionisti prima di debuttare... non avremmo avuto il declino della musica occidentale se fosse stato così

Cosa volevi dire di preciso? emoemoemo

Ti sei svegliato con la polemite acuta Paolo? emo Scusa ma leggi quello che scrivo o fai apposta?

1) Per me hobbista = uno che non lo fa per lavoro. Punto. Non significa che non sia bravo, ultra talentuoso, magari che abbia studiato molto, quindi SI un hobbista può tranquillamente fare gavetta, pur senza fare di quello un lavoro.

2) Ora ti chiedo io una cosa, come cavolo pensi che la gente abbia fatto successo fino a 20 anni fa? Essendo già professionisti con la bacchetta magica? Non ti sembra ovvio che tutti abbiano passato la fase da hobbisti a professionisti facendo pratica e (soprattutto) avendo una bella botta di C ?

3) Con la frase "se tutti fossero stati professionisti non avresti visto il declino della musica degli ultimi 40 anni" mi sembra ovvio che non avresti mai visto tantissimi artisti pop dagli anni 80 ad oggi se ci fosse stato una sorta di filtro per professionisti col diploma accademico prima di diventare famosi.