19-09-21 23.39
Dico la mia.
Innanzitutto i piani a coda si differenziano per la lunghezza: quarto di coda, mezza coda, coda e grancoda (ma questi sono termini imprecisi, sarebbe meglio esprimere la lunghezza in centimetri).
Più un piano è lungo, più le corde sono lunghe e quindi più tese per poter smettere la stessa nota emessa da una corda più corta.
Più tensione uguale necessità di maggior forza necessaria per metterle in movimento, ergo meccaniche differenti.
Più lunghezza uguale più volume degli armonici bassi dovuto ad una cassa di risonanza più grande, e più volume e ricchezza di suono in generale.
Poi intervengono i materiali costruttivi, che rendono uno spettro armonico più o meno ricco di acuti, medi, bassi.
Poi le tecnologie costruttive (corde non percosse, aliquote, velocità dei martelletti, meccanica degli smorzatori etc) che influiscono pure queste sulla risonanza.
Poi la messa a punto: durezza o morbidezza dei martelli, intonazione ed accordatura generale.
Ecco come alcuni piani hanno delle caratteristiche che li rendono più o meno adatti ai diversi generi.
Poi parlando di piani digitali, entrano in gioco elementi come il numero di layers, la microfonazione, la qualità della registrazione, la processazione dei samples (fronte steep, riverbero, compressione), l’interazione tra la tastiera, il software della macchina ed i samples…ed altro ancora.
Comunque con lo Steinway & Sons si fa ogni cosa.