24-03-20 22.39
Io mi sono stufato.
Dignità per cosa? Per l'essere vivi? Lo sono tutti, non fa notizia.
Dignità per essere ciò che si è?
Si dice avvocato, dottore, meccanico muratore...
Tutti hanno un bagaglio di presupposti che definiscono una sorta di onore da rispettare: salva le vite, si fa un culo sotto le automobili rotte, col freddo o col sole sta sulle impalcature... tutti hanno un minimo di dignità per cui rivendicare un posto tra la gente.
Musicista?
Se insegni hai la dignità del formatore, del plasmatore di coscienze e se suoni pure in giro sei uno bravo.
Se sei un musicante ammaestrato, di quelli che trovano dignità in una mansione orchestrale sotto la direzione di un domatore d'orchestra, sei ancora più nobile e non si scalfisce la tua posizione anche se a sentirti in teatro non viene mai nessuno perché si annoierebbero.
Tutti questi hanno il diritto alla dignitosa fetta di un riconoscimento sociale, il musicista come un camionista, un bancario, un idraulico.
Ma se hai uno spirito da esploratore, che rinuncia agli agi di un posto in una scuola media perché pensi che puoi dare di più e nello stesso momento hai una finestra di opportunità che ti permette, immotivatamente, di essere considerato ai vertici perché ti vedono in televisione, perché conosci quelli sulla bocca di tutti mentre tu sai che sono tutte stupidaggini perché l'obbiettivo è un altro ...ecco, in questo moto delle cose ti senti sempre non compreso, non come un meccanico, come un vigile, addosso senti sempre il freddo dell'incompletezza del tuo ruolo tra la gente.
Così si campa da questo lato del mondo a meno che non riesci ad essere quello "col botto", realizzato, pieno di soldi... così gli altri, quelli col dignitosi tesserino del ministero, con lo stipendio garantito da un inutile ente inutile, hanno un parametro a cui delegare la tua dignità: una cospicua dichiarazione dei redditi.
...allora io la dignità l'ho persa, forse non l'ho mai avuta.
Non ho mai ceduto i miei propositi per uno stipendio, non ho mai usato i miei titoli per avere un posto da insegnante di sostegno perché non lo trovavo onesto occupare un posto che non mi competeva, non accettai neanche quell'ambito posto di assistente musicale in una grande TV pubblica perché ritenevo poco onesto entrare in un meccanismo che mi avrebbe portato a calpestare i miei principi sotto le richieste degli editori.
Pensavo sempre: vai dritto, vai a dormire con sonni sereni...
Eppure sentori di quali fossero i parametri del comune senso della dignità ne ho avuti... a partire dal prof. di italiano delle medie che, per compiacere e tenere in pugno i bulli pericolosi, a seguire sul mio cognome (Romano) aggiungeva "lo prende in bocca, in culo e in mano..." (non scherzo, era la periferia...), poi in conservatorio ...! più perso che mai: tra la figlia dell'ambasciatore, dello scenografo dell'Opera, dell'allora presidente della SIAE... io ero quello di Centocelle per il quale, l'insegnante di pianoforte non seppe dire altro che "che schifo! Come si fa a vivere lì?"
L'ho messa da parte la dignità, in attesa di tempi migliori e intanto ne ha presi di calci, tanti.
Ma li ho sopportati.
Ora non mi va più, i parametri che questa società ritiene opportuni per aspirare alla dignità non li ho raggiunti, non me l'hanno riconosciuta neanche coloro con cui ho divoso pezzi di vita e lavoro, impegnati come sono a stare a galla per se.
Allora mi tengo la mia di dignità, quella non riconosciuta e non posso più niente per nessuno, non per cattiveria, è che sono vuoto, c'ho rimesso anche la salute e la faccia in banca.
Dignità? Non è di questo mondo.