27-02-21 17.30
Come sempre bisogna distinguere la statistica dalla realtà.
Statisticamente chi muore di Covid è una persona fragile, così come chi muore di influenza, di polmonite o durante un intervento chirurgico non complicato.
Statistica significa razionalizzare un fenomeno, schematizzarlo.
Però non è che tutti quelli che non muoiono si facciano una banale influenza.
Facendo un ragionamento inverso, dobbiamo immaginare i malati Covid come una piramide.
Alla base, ampia, abbiamo gli asintomatici.
Poi i paucisintomatoci.
A seguire i sintomatici che necessitano di terapia al domicilio, i sintomatici che necessitano di terapia ospedaliera, i respiratori moderati che necessitano di supporto respiratorio non invasivo, e infine i respiratori severi che necessitano di supporto respiratorio invasivo.
Noi vediamo più facilmente l'apice, i casi severi, ma per dare un significato a quello che vediamo, dobbiamo ricordare la piramide.
Se la base cresce, crescono tutti i livelli, perché più di allarga l'infezione, più aumenta la probabilità di avere casi gravi.
Il numero critico di occupazione dei posti letto di terapia intensiva pari al 30%, diciamo un terzo per semplificare, sembra un numero basso, ma non è così, perché non dobbiamo pensare ai 5 mila rotti posti letto nazionali, ma alla realtà dei singoli ospedali.
Un ospedale medio come quello in cui lavoro, normalmente ha 12 posti letto di terapia intensiva: averne il 30% occupati significa averne 8 non Covid. Che è pochissimo per l'attività ordinaria.
Oltre all'aspetto numerico, bisogna considerare che i pazienti Covid vanno dislocati separatamente, che deve essere riservato un percorso a parte, e personale a parte per evitare i rischi di contagio.
Essendo che le turnazioni sulle 24 ore vanno fatte tenendo conto del minutaggio assistenziale per ogni paziente, che per il malato Covid è maggiore, significa dover sdoppiare le equipe.
Oltre al 30% occorre andare a pescare personale medico e infermieristico da altri reparti, il che significa riduzione dei posti letto non Covid e riduzione delle sedute operatorie, perché gli anestesisti normalmente impiegati per l'attività chirurgica di routine vengono dirottati alle rianimazioni.
Assumere più personale: è impossibile.
Sono 3 anni che i concorsi forniscono graduatorie che durano dall'oggi al domani: concorsi che vanno deserti, e concorsi che non forniscono graduatorie abbastanza numerose per coprire i fabbisogni.
Motivo? Per formare, sulla carta, un medico occorrono dai 10 ai 12 anni, fra università, abilitazione e specializzazione.
Stanno assumendo anche specializzandi, ma i numeri sono bassi.
Facendo finta che politicamente sia stato fatto tutto il possibile e nel migliore dei modi, certi ostacoli sono insormontabili: il tempo non si può comprare.
Quindi, ad oggi, l'unico modo per contenere l'impatto sul SSN è frenare il contagio.
Poi sono assolutamente d'accordo che la salvezza sanitaria debba essere accompagnata dalla salvezza economica, ma al momento il liberi tutti è una cosa impraticabile.
Nella gestione Covid ci sono stati errori a tutti i livelli, non è corretto attribuire le colpe solo alla gente comune, però la gente è tanta, ed è impossibile ottenere una condotta disciplinata tale da poter provare a riaprire tutto in sicurezza.
Stamattina sono andato a fare la spesa, e in un ascensore da 3 persone sono saliti in 5.
Dove vogliamo andare?