17-02-21 20.27
Io ho sempre portato a casa ottimi risultati, a scuola e in università, ma se devo parlare del mio metodo di studio mi viene da ridere.
Credo che il metodo di studio nasca a livello embrionario nella scuola media, per delinearsi meglio alle superiori: qui entra in gioco la bontà degli insegnanti, devono dare gli input giusti al come fare piuttosto che nozioni, discorso valido principalmente per scuole propedeutiche alla prosecuzione degli studi, ma in realtà avere un metodo di studio, che poi non è altro che l'analisi dei problemi, è cosa utile sempre nella vita.
Il mio metodo non consisteva tanto in appunti, schemi, riassunti, tabelle di marcia, ma aveva e ha tutt'ora un sano fondamento: trovare una logica al problema, costruire una mappa del problema e visualizzarla.
Sono sempre stato avvantaggiato dalla memoria, una memoria logica e visiva, piuttosto che una memoria basata sulla ripetizione.
I miei libri arrivavano a fine sessione distrutti esternamente, ma intonsi dentro: non una sottolineatura o una nota a margine.
Da una prima lettura ricavavo il percorso, e spesso non bastava un testo.
Ricordo con piacere gli esami delle chirurgie, vissuti con trasporto perché era quello che avrei voluto fare: due trattati di chirurgia, un testo di semeiotica, uno di anatomia patologica, mentre in media veniva preparato sugli appunti di lezione.
Metodo che senza dubbio mi ha portato ad incamerare conoscenze che ancora oggi mi tornano utili, ma che in una sessione mi ha portato male.
Avevo l'esame con un tizio che si occupava prevalentemente di esofago, che non era in programma (ah l'università italiana), e mi aveva chiesto delle cose di chirurgia tiroidea che aveva spiegato a lezione: concetti base ovviamente corretti, aspetti terapeutici un pochino superati.
Io avevo fatto riferimenti ad altro e ovviamente non andava bene, avevo preso un 28 che sono stato costretto a rifiutare (mi serviva la lode per la specialità), così ho ridato l'esame col preside che peraltro si occupava prevalentemente di tiroide, che chiedeva sempre, prendendo la lode senza colpo ferire.