Studiare un repertorio

  • paolo_b3
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06-02-20 21.00

Ciao amici,

volevo confrontarmi con voi sul modo con cui preparate i vostri repertori. Premetto che il mio obiettivo è la musica "leggera" o comunque musica di basso contenuto tecnico esecutivo, ma ben venga anche il parere di chi fa studi "seri".
Sostanzialmente mi accorgo che quando dedico molto tempo a qualche brano del repertorio, magari 5 o 6, ripartito in più giornate ad esempio in un periodo di un paio di mesi, arrivo quasi ad incartarmi, Cioè ad un eccedenza di studio corrisponde un irrigidimento sulle intenzioni esecutive.
Ma basta mettere il brano in quarantena (ignorarlo totalmente per un mesetto abbondante) che alla ripresa tutto gira per il meglio, più sentimento esecutivo, individuazione degli errori o delle lacune sotto al profilo sonoro, quello dei settaggi delle macchine per intenderci, insomma tenendo anche conto della prontezza con cui il mio inconscio richiama le mani e le diteggiature, delle grosse soddisfazioni. O per dirla alla Cyrano, i brani diventano "ariosi".

A voi capita? Ed eventualmente capita anche a chi compie studi impegnativi?
  • BB79
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06-02-20 22.48

@ paolo_b3
Ciao amici,

volevo confrontarmi con voi sul modo con cui preparate i vostri repertori. Premetto che il mio obiettivo è la musica "leggera" o comunque musica di basso contenuto tecnico esecutivo, ma ben venga anche il parere di chi fa studi "seri".
Sostanzialmente mi accorgo che quando dedico molto tempo a qualche brano del repertorio, magari 5 o 6, ripartito in più giornate ad esempio in un periodo di un paio di mesi, arrivo quasi ad incartarmi, Cioè ad un eccedenza di studio corrisponde un irrigidimento sulle intenzioni esecutive.
Ma basta mettere il brano in quarantena (ignorarlo totalmente per un mesetto abbondante) che alla ripresa tutto gira per il meglio, più sentimento esecutivo, individuazione degli errori o delle lacune sotto al profilo sonoro, quello dei settaggi delle macchine per intenderci, insomma tenendo anche conto della prontezza con cui il mio inconscio richiama le mani e le diteggiature, delle grosse soddisfazioni. O per dirla alla Cyrano, i brani diventano "ariosi".

A voi capita? Ed eventualmente capita anche a chi compie studi impegnativi?
Credo sia la stanchezza...io la sera dopo un quarticello d'ora di So What...sto andando a tappeto...emo
Però alla ripresa, il giorno dopo...va meglio, fluido e veloce...
Che tristezza...si vive per lavorare anziché il contrarioemoemo
  • paolo_b3
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06-02-20 22.50

@ BB79
Credo sia la stanchezza...io la sera dopo un quarticello d'ora di So What...sto andando a tappeto...emo
Però alla ripresa, il giorno dopo...va meglio, fluido e veloce...
Che tristezza...si vive per lavorare anziché il contrarioemoemo
Questo ok, inclusa la triste realtà dell'ultima frase.

Ma ad uno stacco di settimane ti corrisponde un beneficio?
  • maxpiano69
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06-02-20 22.57

paolo_b3 ha scritto:
mi accorgo che quando dedico molto tempo a qualche brano del repertorio, magari 5 o 6, ripartito in più giornate ad esempio in un periodo di un paio di mesi, arrivo quasi ad incartarmi, Cioè ad un eccedenza di studio corrisponde un irrigidimento sulle intenzioni esecutive.
Ma basta mettere il brano in quarantena (ignorarlo totalmente per un mesetto abbondante) che alla ripresa tutto gira per il meglio

É un fenomeno noto, che interessa non solo lo studio dei brani ma molte attivitá umane e che viene indicato scientificamente come "me so' rotto li cojoni..." (di fare una certa cosa) emo di sicuro staccare per un po' da quella attivitá è una medicina giusta per poterla riprendere con esiti migliori emo
  • paolo_b3
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06-02-20 23.02

@ maxpiano69
paolo_b3 ha scritto:
mi accorgo che quando dedico molto tempo a qualche brano del repertorio, magari 5 o 6, ripartito in più giornate ad esempio in un periodo di un paio di mesi, arrivo quasi ad incartarmi, Cioè ad un eccedenza di studio corrisponde un irrigidimento sulle intenzioni esecutive.
Ma basta mettere il brano in quarantena (ignorarlo totalmente per un mesetto abbondante) che alla ripresa tutto gira per il meglio

É un fenomeno noto, che interessa non solo lo studio dei brani ma molte attivitá umane e che viene indicato scientificamente come "me so' rotto li cojoni..." (di fare una certa cosa) emo di sicuro staccare per un po' da quella attivitá è una medicina giusta per poterla riprendere con esiti migliori emo
Anche questo si. Ma il fatto è che a me pare che al "fermo pesca" corrisponda un miglioramento. Come se il lavoro fatto abbia maturato in te. Come se le particelle sospese nella tua mente si siano depositate. Quindi lo hai notato anche tu
  • maxpiano69
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06-02-20 23.09

@ paolo_b3
Anche questo si. Ma il fatto è che a me pare che al "fermo pesca" corrisponda un miglioramento. Come se il lavoro fatto abbia maturato in te. Come se le particelle sospese nella tua mente si siano depositate. Quindi lo hai notato anche tu
Ho ironizzato ma il senso é quello, se vai in sovraccarico di lavoro la tua "resa" inevitabilmente cala, ma se dai tempo alla tua mente di recuperare e far pulizia ne hai quasi sempre un effetto benefico, si (soprattutto nelle attività creative).
  • BB79
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06-02-20 23.09

@ paolo_b3
Questo ok, inclusa la triste realtà dell'ultima frase.

Ma ad uno stacco di settimane ti corrisponde un beneficio?
Ah l'ultimo stacco è durato diversi mesi, poi galeotto fu lo sfusone emo...ma alla ripresa ero come quando avevo smesso...forse più animato da buoni propositi emo
  • BB79
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06-02-20 23.11

@ maxpiano69
Ho ironizzato ma il senso é quello, se vai in sovraccarico di lavoro la tua "resa" inevitabilmente cala, ma se dai tempo alla tua mente di recuperare e far pulizia ne hai quasi sempre un effetto benefico, si (soprattutto nelle attività creative).
Pulisci la cache via...emo
  • paolo_b3
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06-02-20 23.15

Forse se esegui un pezzo difficile l'inattività porta a regredire.
  • BB79
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06-02-20 23.30

@ paolo_b3
Forse se esegui un pezzo difficile l'inattività porta a regredire.
Già riprendere senza aver perso nulla però mi confortaemo
  • benjomy
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07-02-20 02.07

Eppure Rubinstein diceva: se non suoni un giorno te ne accorgi tu. Se non suoni due giorni se ne accorge il pianoforte. Se non suoni tre giorni se ne accorge il pubblico
  • anonimo
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07-02-20 02.29

@ benjomy
Eppure Rubinstein diceva: se non suoni un giorno te ne accorgi tu. Se non suoni due giorni se ne accorge il pianoforte. Se non suoni tre giorni se ne accorge il pubblico
emoemo
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07-02-20 06.31

@ benjomy
Eppure Rubinstein diceva: se non suoni un giorno te ne accorgi tu. Se non suoni due giorni se ne accorge il pianoforte. Se non suoni tre giorni se ne accorge il pubblico
Troppo giusto!emo
Ma chi un pubblico non ce l'ha, ha un problema in meno emo
  • anonimo

07-02-20 06.51

Io di solito mi organizzavo così per il repertorio jazz.

Quando dovevo imparare un nuovo standard, iniziavo imparando il tema con una sinistra facilissima (inversioni o shells).

Poi alternavo questi studi:

1) riarmonizzazione a due mani

2) tema semplice in tutte le tonalità

3) studio dei “frammenti difficili”

4) studio come se dovessi accompagnare una cantante in tutte le tonalità

5) studio come se dovessi accompagnare in quartetto in tutte le tonalità

6) improvvisazione in tutte le tonalità

7) esecuzione libera

Cercando di alternare periodi di studio intensivo, periodi in cui mi limitavo a qualche esecuzione del brano e periodi in cui non lo eseguivo proprio (perché davo la priorità ad altri brani/esercizi).

Utile registrarsi e riascoltarsi.

Utilissimo non studiare quello che di sa già fare (da riservarsi alle “esecuzioni libere”) ma concentrarsi su quello che non viene.
  • paolo_b3
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07-02-20 08.03

@ benjomy
Eppure Rubinstein diceva: se non suoni un giorno te ne accorgi tu. Se non suoni due giorni se ne accorge il pianoforte. Se non suoni tre giorni se ne accorge il pubblico
Si lo sapevo, ma lui eseguiva brani di grandissima difficoltà tecnica. E li il discorso è chiaro.
Poi ovvio che se sto un mese senza toccare la tastiera me ne accorgo anche io nel mio piccolo.

Il mio discorso era riferito ad accantonare il brano, non la tastiera.
  • anonimo

07-02-20 08.08

@ paolo_b3
Si lo sapevo, ma lui eseguiva brani di grandissima difficoltà tecnica. E li il discorso è chiaro.
Poi ovvio che se sto un mese senza toccare la tastiera me ne accorgo anche io nel mio piccolo.

Il mio discorso era riferito ad accantonare il brano, non la tastiera.
Bravo Supersfusone, ottima precisazione.
  • tsuki
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23-03-20 16.21

Io personalmente quando studio un brano ho una fase di ascolto ripetuto per scoprire i particolari.Poi una fase di ricerca di materiale attinente,spartiti e simili.Poi inizio le prove: arrivare ad essere in grado di eseguire una stesura di massima,curando il "grosso" dell'esecuzione.Una volta capito il brano,cura dei particolari,dividendo il brano in parti,e alla fine assemblare,eseguire il tutto particolari compresi.Chiaro che alla fine ne hai le paxxe piene,pero'...Funziona!