Dover ascoltare tanta musica.

  • d_phatt
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07-03-21 03.42

Dovrei essere a dormire, ma non riesco. E così sparo la minchiata delle 3 e mezza della notte...

Sento consigliare spesso di ascoltare tanta musica...e sicuramente farlo fa bene e migliora i musicisti. Io ne ho ascoltata parecchia e di tutti i generi e sicuramente non smetterò.

Ma è davvero necessario ascoltarne così tanta per essere bravi musicisti? Me lo chiedo perché, stavo pensando, uno come Bach o qualsiasi altro grande musicista fino ai primi del Novecento, quanta musica potrà mai aver conosciuto? Avranno avuto spartiti, ascoltato sicuramente tanti concerti di altri ma... non avevano altro modo, non avevano CD né tantomeno YouTube o Spotify come noi, che possiamo ascoltare quello che vogliamo quando lo vogliamo...
Gli antichi potranno aver sentito prove e concerti, magari molto spesso, ma poi finiva lì e dovevano aspettare che arrivasse un altro musicista per poter sentire qualcun altro suonare. Il loro tempo lo passavano per la maggior parte a studiare lo strumento e la composizione...

Non è che magari è meglio avere pochi riferimenti ma saldi e di livello altissimo, approfonditi e analizzati fino all'osso, per poi dedicarsi quasi esclusivamente allo studio e alla pratica? O forse è proprio questo a fare la differenza?

Se sto fuori ditemelo...e perdonatemi, è tardi...emo
  • orange1978
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07-03-21 03.46

l'importante è fare cio che piace e che si ha voglia di fare.

se uno sta bene ad ascoltare musica la notte va bene, se invece lo fa perche "deve" farlo per forza, come se glielo avesse ordinato il dottore, probabilmente ne gioverà poco, anche io sto ascoltando musica adesso ma non perche me lo ha ordinato qualcuno.

anche se mi sono dato una regola che negli ultimi tempi devo riuscire ad ascoltare UN CD ogni giorno, diverso....anche perche (strano a dirsi) ho accumulato un sacco di roba che in effetti non ho mai ascoltato ancora, almeno 500 o giu di li da ascoltare (cd).
  • paolo_b3
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07-03-21 08.29

d_phatt ha scritto:
Ma è davvero necessario ascoltarne così tanta per essere bravi musicisti?

Se per musicista si intende un compositore secondo me no, anzi può essere anche controproducente, perchè la musica che ascolti può condizionare il tuo processo creativo. Ovvio che un musicista di musica ne avrà ascoltata sia oggi che nel passato, ma a mio modesto parere non è necessario o addirittura è meglio non eccedere.
Poi è anche vero che la musica leggera ha modificato in maniera radicale le regole, ormai siamo di fronte ad un prodotto di consumo che deve studiare ed adeguarsi alle regole di mercato, a me pare che già dagli anni 90 la "musica di consumo" sia in larga parte un remake di quella degli anni precedenti.
Però per ritornare a come facevano gli antichi, secondo me vale un po' la regola dei ciechi, se non hai un senso ne sviluppi maggiormente altri per compensare la lacuna, quindi se non puoi ascoltare la musica che fanno gli altri ti "inventi" la tua.
  • d_phatt
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07-03-21 09.24

orange1978 ha scritto:
l'importante è fare cio che piace e che si ha voglia di fare.

Questo sicuramente. Ed evidentemente ognuno ha esigenze diverse...
Sì comunque devo precisare, io ho scritto "dover" ma ovviamente non intendo doverlo fare controvoglia.

paolo_b3 ha scritto:
Però per ritornare a come facevano gli antichi, secondo me vale un po' la regola dei ciechi, se non hai un senso ne sviluppi maggiormente altri per compensare la lacuna, quindi se non puoi ascoltare la musica che fanno gli altri ti "inventi" la tua.

È quello che stavo ipotizzando, però detto meglio...
  • giosanta
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07-03-21 11.05

Premesso che:
- ho una riserva sull'usare J.S.Bach quale riferimento, in quanto genio assoluto ed innarivabile, in ambito musicale e non (ma in ogni caso ha "ascoltato" pure lui, Vivaldi, ad esempio, sicuramente);
- "ascoltare" è diverso da "sentire", nel senso che per la prima opzione, per me, significa stare seduti di fronte ad un impianto audio di buona qualità senza fare altro, quindi richiede "tempo".
Penso sia una metodologia da usare in maniera puramente istintiva. Non puoi importi una regola.
In ogni caso non penso si possa prescindere da contesti e scopi.
Un produttore discografico avrà sicuramente esigenze diverse da quelle di un semplice appassionato.
Io, soggetto assolutamente "libero" in quest'ambito, come credo molti altri, ho fatto una drastica scelta preselettiva, a monte, riguardante artisti e generi. In altre parole so chi sono i miei spacciatori di emozioni e mi dedico ad "ascoltare' quelli.
Per "Sentire" non precludo nulla, ma quando capita, se capita e generalmete in contemporaea ad altre attività.

paolo_b3 ha scritto:
Se per musicista si intende un compositore secondo me no, anzi può essere anche controproducente, perchè la musica che ascolti può condizionare il tuo processo creativo.

C'é del vero. Walter Gropius nell'impostazione didattica della sua Bauhaus provò a fare qualcosa del genere.
  • anonimo
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07-03-21 11.35

Credo che comporre un brano musicale, se fatto senza secondi fini, debba rappresentare lo stato d'animo che il musicista intende trasmettere a chi ascolta. Pertanto può essere utile una cassetta degli attrezzi, perdonatemi l'espressione, in cui riporre il bagaglio tecnico e esperienziale (gli ascolti), ma conta di più saper mettersi a nudo e immergere sé stessi nell'opera. Spesso basta poco purché ci sia sincerità assoluta, senza strafare.
  • Raptus
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07-03-21 11.47

@ anonimo
Credo che comporre un brano musicale, se fatto senza secondi fini, debba rappresentare lo stato d'animo che il musicista intende trasmettere a chi ascolta. Pertanto può essere utile una cassetta degli attrezzi, perdonatemi l'espressione, in cui riporre il bagaglio tecnico e esperienziale (gli ascolti), ma conta di più saper mettersi a nudo e immergere sé stessi nell'opera. Spesso basta poco purché ci sia sincerità assoluta, senza strafare.
Quoto pienamente, l'ascolto serve principalmente per creare quel bagaglio di esperienza tale da poter avere strumenti giusti da poter usare a proprio vantaggio (o per attenersi a certi canoni).
Ad esempio una regola fondamentale per capire il linguaggio del jazz è proprio quello di ascoltare tanto jazz.
La musica è una lingua e per imparare una lingua fondamentale è l'ascolto... Anche gli autori classici avranno avuto sicuramente altri musicisti (magari sconosciuti adesso) ai quali si sono ispirati o con i quali hanno imparato a suonare... cioè non esiste l'inventore assoluto della musica... sarebbe come se uno avesse inventato una lingua e magicamente avesse insegnato agli altri a parlarla, non funziona così... è tutto una evoluzione continua e una contaminazione.
  • wildcat80
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07-03-21 11.49

My 2 cents. Mi sono imbarcato nell'elettronica da alcuni mesi, ed è musica che non è mai stata nella mia testa.
È stato un ripiego creativo, perché dopo aver pensato settimane con la band e aver dovuto accantonare un progetto quasi finito per le mancanze di terzi volevo trovare qualcosa che potessi fare da solo o quasi.
Ho scelto l'elettronica perché i sintetizzatori sono sempre stati una mia passione, ma da un punto di vista molto diverso di quello dell'elettronica attuale (sono cresciuto a pane e Flavio Premoli).
Ho per forza di cose dovuto ascoltare molto, per capire un po' di cose: suoni, strutture, armonie, etc etc.
Mentre prima era tutto bello, ora è tutto un "che palle ma sono sempre gli stessi 3 accordi", "sempre il basso a 16esimi", "i cantati dei The Midnight fanno vomitare", etc etc.
Quindi ora ascolto in maniera mirata, alcuni nomi solamente, e se devo ascoltare alla cieca, preferisco ascoltare chi lo fa per hobby, magari persone che sono in gruppi Facebook in cui sono anche io.
Questo parlando di ascolti legati alla mia produzione, mentre in macchina ad esempio, visto che ci sto pochi minuti e raramente, o riascolto miei pezzi, o ascolto radio a caso.
Il risultato finale è che i pezzi su cui sto lavorando hanno preso pieghe differenti: strumentali mediamente più dark, pur non essendo musica che ho ascoltato molto, cantati sempre più pop, addirittura un paio di pezzi sono di fatto Italo disco, musica che peraltro non ho mai ascoltato in vita mia se non ultimamente (Moroder lo sto ascoltando molto).
La summa finale sarà che probabilmente sto producendo quintali di merda, ma la cosa non mi turba minimamente: è un bel passatempo, mi diverto, anzi ci divertiamo, ho collaborazioni esterne, a fine mese abbiamo una deadline per un contest, dopo uscirà l'EP che sarà molto diverso dalle premesse, anzi gli Ep probabilmente saranno due 😎
  • paolo_b3
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07-03-21 11.58

giosanta ha scritto:
- "ascoltare" è diverso da "sentire", nel senso che per la prima opzione, per me, significa stare seduti di fronte ad un impianto audio di buona qualità senza fare altro, quindi richiede "tempo".

Eh purtroppo siamo finiti in una società dove la musica "si sente", per usare la tua accezione. Vieni investito da una musica di sottofondo, mentre "indifeso" ti aggiri, ad esempio, tra gli scaffali del supermercato e vieni catturato. La musica commerciale ormai è veicolata quasi tutta in questo modo.
Gli appassionati, invece, devono cercare quella che gli interessa. Ed in questo modo riescono ad apprezzarla.
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07-03-21 12.05

@ paolo_b3
giosanta ha scritto:
- "ascoltare" è diverso da "sentire", nel senso che per la prima opzione, per me, significa stare seduti di fronte ad un impianto audio di buona qualità senza fare altro, quindi richiede "tempo".

Eh purtroppo siamo finiti in una società dove la musica "si sente", per usare la tua accezione. Vieni investito da una musica di sottofondo, mentre "indifeso" ti aggiri, ad esempio, tra gli scaffali del supermercato e vieni catturato. La musica commerciale ormai è veicolata quasi tutta in questo modo.
Gli appassionati, invece, devono cercare quella che gli interessa. Ed in questo modo riescono ad apprezzarla.
Beh ma ci sono anche lati positivi, negli anni novanta per me sarebbe stato impossibile scoprire artisti o generi senza aver dovuto spendere centinaia di migliaia di lire oppure senza conoscere il fratello di qualche amico che ti faceva delle cassette o cd masterizzati...
Alla fine lo vedi anche dal mercato della musica, adesso perché vanno tanto i vinili? Perché la musica sta diventando sempre più una nicchia per appassionati.
Ovviamente c'è il retro della medaglia, cioè sta lentamente perdendo di importanza nella vita personale di ognuno di noi... ma dipende anche qui dalle sensibilità individuali.
Al giorno d'oggi per un giovane non capiterà più di venir folgorato dalla band live che per caso riesce ad ascoltare in piazza ma magari tra le varie playlist di Spotify scoprirà un brano che lo coinvolgerà a tal punto da volerne acquistare il vinile (o scoprirne la storia)...
  • paolo_b3
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07-03-21 12.14

@ Raptus
Beh ma ci sono anche lati positivi, negli anni novanta per me sarebbe stato impossibile scoprire artisti o generi senza aver dovuto spendere centinaia di migliaia di lire oppure senza conoscere il fratello di qualche amico che ti faceva delle cassette o cd masterizzati...
Alla fine lo vedi anche dal mercato della musica, adesso perché vanno tanto i vinili? Perché la musica sta diventando sempre più una nicchia per appassionati.
Ovviamente c'è il retro della medaglia, cioè sta lentamente perdendo di importanza nella vita personale di ognuno di noi... ma dipende anche qui dalle sensibilità individuali.
Al giorno d'oggi per un giovane non capiterà più di venir folgorato dalla band live che per caso riesce ad ascoltare in piazza ma magari tra le varie playlist di Spotify scoprirà un brano che lo coinvolgerà a tal punto da volerne acquistare il vinile (o scoprirne la storia)...
Intuisco che volevi quotare il mio primo post:
si la regola non è ferrea, ma la tendenza attuale è guadagnare nell'immediato. Proporre roba nuova, per quanto le case discografiche controllino i mezzi di comunicazione significativi allo scopo, è innanzitutto un rischio economico e se va bene rientri nel medio periodo. Purtroppo la musica oggi è asservita alle strategie economiche e finanziarie, come tanti altri settori industriali.
  • Raptus
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07-03-21 12.48

Negli anni novanta c'erano le boy band per questo scopo (lo so cito spesso quel decennio ma è l'unico pezzo di storia che conosco del mondo pre-internet).
Prima ancora i produttori "commerciali" hanno sempre puntato su artisti e brani puramente per vendere... il fatto che nel calderone ci fosse più qualità è dovuto al fatto che forse in generale c'era più cultura musicale e voglia di averne (copiando le mode anglosassoni del periodo).
Un dato innegabile è che una qualsiasi canzone di 20/30 anni fa si mangerebbe a colazione qualsiasi canzone presentata a Sanremo quest'anno.
  • Dallaluna69
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07-03-21 18.03

@ d_phatt
Dovrei essere a dormire, ma non riesco. E così sparo la minchiata delle 3 e mezza della notte...

Sento consigliare spesso di ascoltare tanta musica...e sicuramente farlo fa bene e migliora i musicisti. Io ne ho ascoltata parecchia e di tutti i generi e sicuramente non smetterò.

Ma è davvero necessario ascoltarne così tanta per essere bravi musicisti? Me lo chiedo perché, stavo pensando, uno come Bach o qualsiasi altro grande musicista fino ai primi del Novecento, quanta musica potrà mai aver conosciuto? Avranno avuto spartiti, ascoltato sicuramente tanti concerti di altri ma... non avevano altro modo, non avevano CD né tantomeno YouTube o Spotify come noi, che possiamo ascoltare quello che vogliamo quando lo vogliamo...
Gli antichi potranno aver sentito prove e concerti, magari molto spesso, ma poi finiva lì e dovevano aspettare che arrivasse un altro musicista per poter sentire qualcun altro suonare. Il loro tempo lo passavano per la maggior parte a studiare lo strumento e la composizione...

Non è che magari è meglio avere pochi riferimenti ma saldi e di livello altissimo, approfonditi e analizzati fino all'osso, per poi dedicarsi quasi esclusivamente allo studio e alla pratica? O forse è proprio questo a fare la differenza?

Se sto fuori ditemelo...e perdonatemi, è tardi...emo
Dico anche io la mia, senza nessuna pretesa di avere delle verità in tasca.

Quando affronto un genere musicale, cerco di ascoltare tre, quattro nuovi artisti di quel genere alla settimana.
Non sempre mi è possibile, ma ci provo.
Per nuovi intendo proprio nuovi, non persone che facevano già dischi negli anni '70.
E devono essere artisti che stanno avendo almeno un minimo di successo adesso.
Questo è utile, per capire come suona adesso quel genere musicale, come sono strutturati i brani, quali VST vengono usati, persino cose tipo i bpm e come vengono equalizzati i brani.
Se oggi tutti fanno Progressive house a 128 bpm, tu puoi anche farla a 150, ma lo devi sapere che lo standard è quello.
Se nella future bass, tutti usano tre pianoforti della Native Instruments messi in layer, tu sei libero di usare Pianoteq in layer con un brass, ma lo devi sapere.
Insomma, per quanto mi riguarda, per quanto ami i Pink Floyd o Franco Battiato, penso che ascoltare all'infinito i loro dischi mi darà piacere, ma non mi farà crescere artisticamente.
  • tsuki
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07-03-21 19.26

A mio modesto avviso,è importante sentirne tanta,ti fa' capire quanto puo' essere vasto il mondo musicale,poi per un esecutore è importante.Ad esempio,io una volta mi trovai impegnato in un progetto dedicato alla bossa nova. Certo un'idea ce l'avevo,pero' per acquisirne un po' gli "stilemi" ne ho sentita tanta veramente,perchè suonare un genere preciso usando i modi di un altro genere,fa uscire dai corretti canoni esecutivi ed il risultato ne risente fortemente,magari gran parte del pubblico non lo nota,ma chi suona lo nota eccome.E' solo un esempio,ma in generale ritengo che piu' si conosce,piu' è meno difficile capire quello che si cerca di riprodurre.Anche per chi compone puo' essere importante avere delle comparazioni a cui riferirsi. Se sentite alcune oramai vecchie canzoni di Lucio Battisti,si nota l'uso di sintetizzatori ed effetti che ,all'epoca,erano diffusi nella musica americana,non certo in quella italiana,ma chi arrangiava i suoi pezzi ne aveva un'idea chiarissima,e questo secondo me era una conoscenza derivata da tanto ascolto, anche il modo di suonare dei musicisti (uno per tutti il grande Alberto Radius) era molto "americano",cosa in quel periodo non comune.
  • orange1978
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07-03-21 19.34

tsuki ha scritto:
Se sentite alcune canzoni di Lucio Battisti,si nota l'uso di sintetizzatori ed effetti che ,all'epoca,erano diffusi nella musica americana,non certo in quella italiana


parlare di synth prendendo come esempio lucio battisti è come, parlando di clavicembalo, prendere in esempio lady jane dei rolling stones e pretendere di considerarli degli innovatori di quello strumento, quasi come luis couperin o scarlatti ahaahah emo
  • tsuki
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07-03-21 19.47

@ orange1978
tsuki ha scritto:
Se sentite alcune canzoni di Lucio Battisti,si nota l'uso di sintetizzatori ed effetti che ,all'epoca,erano diffusi nella musica americana,non certo in quella italiana


parlare di synth prendendo come esempio lucio battisti è come, parlando di clavicembalo, prendere in esempio lady jane dei rolling stones e pretendere di considerarli degli innovatori di quello strumento, quasi come luis couperin o scarlatti ahaahah emo
Ma che cavolo stai dicendo....Io ho puntato l'attenzione sul fatto che chi arrangiava i suoi brani aveva un cultura musicale internazionale per i tempi,mica ho detto che erano degli innovatori...Come al solito tu,tecnicamente bravissimo,capisci le cose che gli altri dicono, a modo tuo.... Ma oramai ti conosco,non mi impressioni...emo... Guarda,ritengo che i Beatles siano stati degli innovatori,e chi sa di musica sa benissimo che per scrivere quello che hanno scritto hanno sentito tutto quello che cera da sentire di classico dal fine 700 in su'...Naturalmente mi aspetto che tu non sia d'accordo....emo
  • orange1978
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07-03-21 19.59

tsuki ha scritto:
che chi arrangiava i suoi brani aveva un cultura musicale internazionale per i tempi


boh, a me le sue produzioni sembrano assai provinciali e italiche, non ci trovo proprio niente di internazionale (a meno che per internazionale non si intenda forse la francia e la spagna ahahah, ma forse manco quello, almeno in francia avevano i rockets)
  • tsuki
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07-03-21 20.13

Opinioni... Sentiti bene Il nostro caro angelo,Amarsi un po',Chissa' chi sei,e poi fa' il paragone con la musica italica dell'epoca nell'uso degli strumenti.E guarda,te lo dice uno che in quell'epoca viveva di PFM,ELP,BMS,Yes,Genesis,Camel,P.F,Focus,oltre al R&B,e quindi Battisti lo consideravo solo belle canzonette commerciali,pero' ripeto,per mè aveva degli arrangiatori con i fiocchi,quei pad di Sinth o l'uso del piano elettrico un po' particolare esulavano dagli arrangiamenti dei suoi colleghi,diciamo di musica da consumo giovanile. Certo oggi appare tutto un po' scontato.
  • orange1978
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08-03-21 01.01

il nostro caro angelo
beeeeh, dai....questo è progressive, stessa roba stra sentita da decine centinaia di band all'epoca, anche lui faceva simil progressive (guardo sotto il platano il fiume con dentro il detersivo bohh...vabbe).

nastro rosa
scusa ma qui dove sarebbero i synth? si sentono poco, anche qui nulla di speciale mi sembra.

amarsi un po'
si qui si sentono già di piu, 1977....tra l'altro sono solamente musicisti stranieri tra cui boddicker al synth....però a mio parere stava meglio senza, quell'inizio è agghiacciante woooi woooi woiii woiiii, cioe se il synth deve rovinare una cosa meglio non metterlo per forza.

comunque non mi pare che in italia fosse cosi innovatore, c'erano già cose ben piu interessanti se si parla di synth.
questa
o questa

per esempio (le prime che mi vengono in mente).
  • paolo_b3
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08-03-21 08.19

@ orange1978
tsuki ha scritto:
che chi arrangiava i suoi brani aveva un cultura musicale internazionale per i tempi


boh, a me le sue produzioni sembrano assai provinciali e italiche, non ci trovo proprio niente di internazionale (a meno che per internazionale non si intenda forse la francia e la spagna ahahah, ma forse manco quello, almeno in francia avevano i rockets)
A me Battisti non mi ha mai infiammato, soprattutto perchè non mi sono mai piaciuti i brani che andavano per la maggiore, tipo "I giardini di marzo" (scusa Giardini emo) o "La canzone del sole". Poi la sua ultima fase artistica, quella della collaborazione con Panella invece ha acceso l'interesse in me e riascoltandolo anche nel suo "primo periodo" c'erano cose interessanti.
Però non c'è dubbio che si sia sempre distinto dalla massa dei cantanti italiani per la sua voglia di sperimentare cose nuove, Una donna per amico è forse il primo disco di un cantautore italiano arrangiato in stile Discomusic. CSAR ad esempio ha ampi riecheggi all'House.
Si, forse definirlo Internazionale non è corretto, però innovatore secondo me ci sta tutto.

E comunque Andrea non parlare male dei Rockets! emoemoemo