Il nuovo conservatorio

09-12-18 10.56

andrew1 ha scritto:
Appunto, studiare tanti anni per andare ad insegnare, a 1.300 - 1500€/mese, magari lontano da casa??

Non fraintendere. Qui i musicisti bravi che studiano tanti anni, al massimo vogliono insegnare qui in Italia. Ma se ti sposti hai ben altre possibilità e dunque obiettivi...

andrew1 ha scritto:
Io conosco una brava arpista, che tiene concerti a livello internazionale, due bravissimi pianisti, entrambi emigrati in svizzera, dove sono stati assunti subito in due conservatori locali, mentre qui di diventare docenti di conservatorio (dove si guadagna qualche cosa di più), nemmeno a parlarne.
Un altro mio amico voleva fare il direttore d'orchestra, qui nemmeno considerato, è andato a Vienna, ed ha trovato quel lavoro già nel primo mese.

Hai detto bene. Fuori Italia :)

andrew1 ha scritto:
Potrebbe essere perchè all'estero sono meno bravi dei nostri diplomati, e quindi i nostri eccellono, non sò, ma quella è la realtà.

Potrebbe essere perchè all'estero riconoscono il ruolo del musicista. Qui in Italia crei un orchestra, un gruppo, un settetto... e poi la mandi a suonare dove? Non ti pagano...
E chi ti ingaggia? La mia ragazza ultimamente ha fatto un concorso discografico con un gruppo vocale di Gospel: 20 cantanti circa... Il giudice, di cui non farò il nome rivelò in privato, quasi con disgusto: Fosse per me vi farei vincere, ma mi hanno costretto a dare il voto ad un duo, perchè in termini monetari costa meno promuoverli, farci dischi e tour....

Toh...

andrew1 ha scritto:
Piuttosto, io ero andato ad informarmi in conservatorio perchè volevo partecipare a delle lezioni di varie discipline, come uditore

Mia esperienza e opinione: Tempo perso. Ma ti parlo di dipartimento jazz. non so classica.

andrew1 ha scritto:
frequenza, altra stupidaggine madornale che ha portato al declino tutte le facoltà che l'han adottata

Se togli la frequenza obbligatoria, il conservatorio si svuota, perchè gli orari sono assurdi (50 ore di solfeggio, 50 ore di storia della musica, 45 ore di inglese, contro 25 ore del proprio strumento...).
In più i ruoli dei prof ti assicuro che diverrebbero praticamente "inutili", in quanto diverrebbero semplicemente dispensatori di voti a fine anno, dato che davvero, su 30 lezioni, ci si presenterebbe a 2-3 massimo per qualche controllo, soprattutto considerando che le persone che vanno che so, al conservatorio di Roma, non sono assolutamente tutti di Roma. Conosco una ragazza che prendeva il traghetto 3 volte a settimana dalla sardegna (si, follia, poi si è trasferita a Roma).

andrew1 ha scritto:
Nelle altre facoltà, le lezioni (e gli esami) sono pubblici, uno và lì, ascolta, e se ne và.

Il rapporto che si instaura tra un prof di musica di conservatorio e studente, non è lo stesso che si instaura tra prof di ingegneria e studente. Di conseguenza, ti assicuro che lo studente si sente molto più a suo agio in un contesto di esame "chiuso", dato che la tensione è papabile.

Agli esami di ingegneria non sei microfonato, quindi la tensione per l'esaminando è infinitamente inferiore.
Lo strumentista o il cantante può soffrire l'esame a cui assistono sconosciuti che magari si mettono li con il cellulare e filmano pure.
So che esame e concerto dovrebbero essere simili, poichè il fattore comune è proprio la musica, ma il discorso è in verità un po più complesso, psicologicamente parlando...

andrew1 ha scritto:
Oppure è tutto fatto in modo che uno vada da un maestro privato?

è un modo per evitare tensioni inutili. :)
Per il seguire le lezioni, non vedo invece il problema, e guarda, è strano che non te l'hanno fatto fare.
L'anno scorso alle mie lezioni di piano veniva spesso una ragazza, organista, che voleva imparare a suonare un po di jazz.
Nessun Problema.

  • andrew1
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09-12-18 11.35

Il mio discorso sott'intendeva una domanda: ma è necessario avere il pezzo di carta per fare la professione di musicista?
Quanti grandi musicisti, e bravi cantanti di oggi, hanno il diploma? (escludiamo quelli che lo hanno preso dopo essersi affermati)?
Che plus ti da il conservatorio, quando un bravo strumentista può frequentare delle masterclass lo stesso, se non addirittura tenerle lui?

La mia ragazza ultimamente ha fatto un concorso

Vedi, quello che han subito i miei amici che se ne sono andati, se è questo che ti aspetta, chi te lo fa fare il conservatorio?
Andare all'estero non è mica facile, sopratutto se ci tieni alla famiglia, alle tue cose, magari qui hai pure fatto degli investimenti.
E comunque anche la vita da trasfertista, che solitamente è quella che spetta al musicista, non è che sia il massimo.

Mia esperienza e opinione: Tempo perso

Perchè?
Frequentare delle lezioni non è mai tempo perso, se lo è, allora bisogna cacciare il docente.

Se togli la frequenza obbligatoria, il conservatorio si svuota

Quindi torno al punto di cui sopra: lo riempi con un obbligo?
Devono essere gli studenti che sentono l'esigenza di frequentare, non devono frequentare per obbligo.
Io non ho mai raccolto una, dicasi una, firma.
Ma ho sempre avuto l'aula piena, perchè spiegavo e spiego la teoria, partendo da esempi e progetti reali.
In sunto, faccio lezione (quando mi capitano), come fossi in studio (tecnico), e spiegassi le cose ai neoassunti.

Di conseguenza, ti assicuro che lo studente si sente molto più a suo agio in un contesto di esame "chiuso"

Molto, ma molto molto male.
Perchè il musicista deve poi svolgere la sua professione proprio in pubblico, a differenza di un altro laureato che la può svolgere chiuso a chiave in ufficio.
E la scuola DEVE avere proprio anche quella funzione, ovvero nel caso specifico, abituare lo studente a parlare (o ad esibirsi) in pubblico.
Peraltro, lezioni ed esami a porte chiuse sono contro legge, si potrebbe pure chiamare i carabinieri (se si tratta di istituto pubblico).

Per il seguire le lezioni, non vedo invece il problema

Tornerò alla carica ... sai quanto si impara semplicemente "osservando"?
Vedi con i filmati di YT che puoi visionare anche in slow motion ...
Inoltre, è anche probabile che poi l'osservatore chieda una lezione privata al docente, per chiarire alcune lacune.
In sunto, modo gratuito per farsi pubblicità gratuita.
  • vin_roma
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09-12-18 12.39

Una volta si studiava per farla, la musica, oggi la si studia per insegnarla.

Ma sono i tempi ad esser cambiati. Prima meno conservatori e un'enormità di sbocchi, oggi tanti conservatori e poche occasioni.
È questo che non capisco, è un cane che si morde la coda, un turbine di insegnante>allievo che diventa insegnante che crea altri insegnanti...
Prima un insegnante aveva l'opportunità di inserirti nella professione, ti chiedeva magari di sostituirlo in orchestra... io stesso ho lavorato grazie ai miei insegnanti ...e per far musica. Il primo lavoro fu quasi un obbligo dicendomi: l'Accademia mi ha chiesto di un pianista classico/moderno per essere diretto da Bernestein, ho fatto il tuo nome, se non ci vai non ti presento agli esami!
Altri tempi...
  • clouseau57
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09-12-18 12.58

vin_roma ha scritto:
Il primo lavoro fu quasi un obbligo dicendomi: l'Accademia mi ha chiesto di un pianista classico/moderno per essere diretto da Bernestein, ho fatto il tuo nome, se non ci vai non ti presento agli esami!
Altri tempi...
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emo
  • nicolo
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09-12-18 13.18

@ vin_roma
Entrare a pianoforte "seriamente" a 18/19 anni..., esami e materie a livello universitario, frequenza...
È solo una fabbrica di insegnanti spesso incapaci, musicista lo sai e lo diventi sin da bambino, non per titoli universitari.

...teoria, ritmica e ...percezione musicale?
Non prendiamoci in giro, un anno del mio vecchio "teoria e solfeggio" ne vale otto di questi.
Si pensa ai titoli, ai concorsi, si fanno le abilitazioni per insegnante di sostegno...

Va così, hanno rovinato una delle eccellenze della tradizione italiana.
Dici benissimo, come solito. Un giorno vorrei permettermi di approfittare della tua conoscenza e capacità di analisi per chiederti un parere sulla mia anomala, singolarissima situazione di studio musicale. Sono davvero indeciso.
  • andrew1
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09-12-18 15.07

@Vin_Roma
Forse perchè, come in altri settori, non ci sono più talenti?

Quanto è(ra) importante il talento anche nei conservatori dei tuoi tempi?

09-12-18 15.37

andrew1 ha scritto:
Il mio discorso sott'intendeva una domanda: ma è necessario avere il pezzo di carta per fare la professione di musicista?


Assolutamente no. Ma è probabilmente necessario se vuoi fare sia il musicista che insegnare in un contesto didattico. E onestamente non mi sembra ingiusto come ragionamento.

Cosa vuoi che sia per qualsiasi bravo strumentista che sa la teoria fare un triennio del proprio strumento? Te lo immagini un Gatto o un Rea in quanto si divorano esame dopo esame?
Tra l'altro specifico che la frequenza non è puramente obbligatoria. Si può benissimo fare il cosiddetto "long distance", con una singola lezione intensa ogni 15 giorni. Roba da 30 giorni l'anno di conservatorio insomma...
Certo, è un percorso che consiglio proprio a chi già "sa tutto" e "ha parecchia esperienza" ma ha bisogno di quel pezzo di carta per insegnare, non certo per chi è alle prime armi.

andrew1 ha scritto:
Quanti grandi musicisti, e bravi cantanti di oggi, hanno il diploma? (escludiamo quelli che lo hanno preso dopo essersi affermati)?


Per quanto concordi, io ci tengo a distinguere il bravo musicista e il bravo musicista che sa anche insegnare.

Per quanto concordi, credo che vada specificata una cosa: Ci sono musicisti senza titoli, con un talento e un gusto jazz smisurato,fenomeni veri, che però son li nel conservatorio e non sanno insegnarti nulla.

Non hanno metodo, non hanno manuali propri, rifiutano l'utilizzo di libri di armonia et similia, e spingono i ragazzi, una volta la settimana, a fare lo stesso, ad ignorare un metodo, un programma.
I più, si perdono, non sanno che pesci prendere. Questo perchè l'insegnante in questione ha sviluppato punti forti in risposta a mancanze... Mancanze però che in un contesto didattico non possono esserci, perchè se tu insegnante di canto/pianoforte/chitarra non insegni allo studente il rapporto scala accordo basandoti su un libro di armonia, lo studente potrà anche imparare ad usare l'orecchio e sviluppare il tuo approccio, ma all'esame di solfeggio, armonia, improvvisazione dove vengono richieste cose specifiche crollano...

Mettiamola cosi: Al musicista in se non serve il diploma. Ma solitamente chi insegna con un metodo rendendo bravi e pieni di conoscenza i propri studenti (che poi diventeranno solo musicisti o solo insegnanti poco importa) ha sicuramente fatto un percorso di formazione serio che l'ha portato a prendersi un diploma o ha speso la vita a creare metodi teorici su metodi teorici pur non avendo un diploma (dedicando quindi parte del proprio talento all'insegnamento... Mi viene in mente Andrea Avena. )

andrew1 ha scritto:
se è questo che ti aspetta, chi te lo fa fare il conservatorio?

Un amico è andato a studiare in Spagna. Non l'avrebbero preso se non avesse avuto il diploma in musica.
Un'amica di Tokyo mi ha detto che se volessi insegnare li mi servirebbe un diploma di musica.
Una studente cinese con cui ho parlato mi ha rivelato il perchè ci ritroviamo tanti cinesi nei conservatori di musica italiani: Tornano in Cina con il titolo preso in Italia, e li vale molto, anche se la loro preparazione eseguita magari li in Cina non avrebbe nulla da invidiare alla nostra.
Molti concorsi richiedono un titolo, e ovviamente svariate capacità.
Le più remunerative sono quelle che richiedono lettura a prima vista, capacità improvvisative e quant'altro... Se un insegnante non ti insegna la "lettura" perchè a lei non è servita o non l'ha studiata, dove vai? :)

andrew1 ha scritto:
Perchè?
Frequentare delle lezioni non è mai tempo perso, se lo è, allora bisogna cacciare il docente

Purtroppo non parliamo di Herbie Hancock.
Ma la cosa è lunghetta da spiegare. Provaci ad andare a qualche lezione e mi dici. Può andarti bene come no.





  • anonimo
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09-12-18 19.01

Il problema secondo me non è la riforma dei conservatori, ma il baronismo (al pari del sistema universitario italiano) che ivi si è rafforzato da quando questi istituti sono passati sotto la giurisdizione del ministero con la sigla AFAM. La spartizione di cattedre per appartenenza politica nelle università come nei conservatori è sempre esistita, così come i favoritismi a certi studenti per fede politica o parentele. Ciò ha prodotto una qualità dell'offerta al ribasso. Non neghiamolo, è sotto gli occhi di tutti.
  • andrew1
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09-12-18 19.21

Anche, ma ha influito anche quanto scritto sopra, in particolare gli sbocchi professionali.

Quello che scrivi è presente in tutte le altre Università (pensa medicina che è il top ...), che però non hanno avuto quei tracolli.
  • vin_roma
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09-12-18 19.22

@coccigesupremo, ma tu insegni, e dove?

09-12-18 19.28

vin_roma ha scritto:
coccigesupremo, ma tu insegni, e dove?
Quota il testo selezionato

Assolutamente no. Parlo da studente di terzo anno dipartimento jazz, quindi racconto quel che vivo da studente. :)

Al massimo do qualche lezione a casa, ma ad amici per lo piu che vogliono imparare a strimepellare qualcosa o capire come funziona l armonia in determinati contesti.
  • anonimo
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09-12-18 19.41

@ andrew1
Anche, ma ha influito anche quanto scritto sopra, in particolare gli sbocchi professionali.

Quello che scrivi è presente in tutte le altre Università (pensa medicina che è il top ...), che però non hanno avuto quei tracolli.
Gli sbocchi professionali dipendono sempre dalle conoscenze. Nascere in Italia significa partire da un deficit, se non hai un cognome che può darti la spinta, aldilà del talento o meno. Prova a cercare se dei nobili decaduti ce n'è uno in fabbrica a impolverarsi, se ne trovi uno ti pago una pizza ;-)
  • andrew1
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09-12-18 21.11

Bhe no, non i tutti i campi ... nella musica e nello spettacolo questo probabilmente vale al 100%, visto quello che si vede e sente ingrio.
  • anonimo

10-12-18 10.14

CoccigeSupremo ha scritto:
Ma è probabilmente necessario se vuoi fare sia il musicista che insegnare in un contesto didattico.

CoccigeSupremo ha scritto:
Per quanto concordi, io ci tengo a distinguere il bravo musicista e il bravo musicista che sa anche insegnare.

Per quanto concordi, credo che vada specificata una cosa: Ci sono musicisti senza titoli, con un talento e un gusto jazz smisurato,fenomeni veri, che però son li nel conservatorio e non sanno insegnarti nulla.

Sono d'accordo: non è detto che un Diplomato o Laureato al Conservatorio, preparatissimo, bravissimo musicista, che sa suonare molto bene, che ha molta creatività. che sa improvvisare molto bene, sia anche un buon insegnante, che, seppur molto preparato tecnicamente, sappia insegnare, sappia trasmettere le proprie conoscenze, sia capace di instaurare un buon rapporto con gli allievi, sappia interessarli, motivarli, spronarli, valutarli, ecc...

Dovrebbe esistere, secondo me, un percorso post Diploma o post Laurea appositamente pensato per l'insegnamento, un po' come accade per l'Università: ad esempio, dopo la Laurea Specialistica in Biologia o in Chimica o in Scienze Naturali, se vuoi insegnare alle Scuole Medie o Superiori devi fare la Scuola Speciale per Insegnanti (una sorta di "Specializzazione Post Laurea), oppure, se vuoi insegnare all'Università, il Dottorato di Ricerca, che ti consente (Baroni e raccomandati permettendo...) di entrare a lavorare all'Università come Ricercatore, poi come Assistente, poi come Professore Associato e poi eventualmente come Professore Ordinario (vincendo i relativi concorsi, sempre raccomandati permettendo...).

Trovo strano che un Diploma o una Laurea al Conservatorio abiliti "automaticamente" all'insegnamento... E se uno non è capace ad insegnare o non è portato per l'insegnamento? Cioè Il Diploma o la Laurea al Conservatorio dovrebbe servire per suonare, per fare il Musicista di Professione, Poi, se uno vuole insegnare, dovrebbe seguire ulteriori Corsi di Specializzazione specificamente pensati per preparare dei buoni insegnanti.
  • Arci66
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10-12-18 14.43

@ andrew1
Bhe no, non i tutti i campi ... nella musica e nello spettacolo questo probabilmente vale al 100%, visto quello che si vede e sente ingrio.
Negli altri campi è la stessa cosa, la capacità personale di creare la propria base di conoscenze in ambito lavorativo non si impara nelle universita ne nei conservatori, ma è fondamentale per il proseguio.
Anche se hai una laurea in Ingegneria o in medicina, quando sei fuori con in mano il pezzo di carta....ricominci da tre, non cambia molto rispetto ad uscire da un conservatorio.
Di ingegneri ed architetti che poi hanno fatto il concorso per insegnare al liceo ne ho visti molti, ma anche di gente che fa il dottorato per poi aspettare anni e anni il concorso per diventare professore associato.
Alla fine anche i prof universitari, come grana, non stanno messi meglio di un maestro di conservatorio.
E' un problema generale di crisi di mercato del lavoro, e comunque pure per fare l'ingegnere, architetto o medico..."di successo" serve il talento, di mediocri ne girano tanti, forse la maggioranza.
  • Raptus
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10-12-18 15.16

@ Arci66
Negli altri campi è la stessa cosa, la capacità personale di creare la propria base di conoscenze in ambito lavorativo non si impara nelle universita ne nei conservatori, ma è fondamentale per il proseguio.
Anche se hai una laurea in Ingegneria o in medicina, quando sei fuori con in mano il pezzo di carta....ricominci da tre, non cambia molto rispetto ad uscire da un conservatorio.
Di ingegneri ed architetti che poi hanno fatto il concorso per insegnare al liceo ne ho visti molti, ma anche di gente che fa il dottorato per poi aspettare anni e anni il concorso per diventare professore associato.
Alla fine anche i prof universitari, come grana, non stanno messi meglio di un maestro di conservatorio.
E' un problema generale di crisi di mercato del lavoro, e comunque pure per fare l'ingegnere, architetto o medico..."di successo" serve il talento, di mediocri ne girano tanti, forse la maggioranza.
Si ma, come ha detto giustamente Vin, il conservatorio dovrebbe insegnare a diventare musicisti non insegnanti come primo scopo.
Sennò scusate, volevate fare gli insegnanti? Vi facevate una bella laurea in matematica o informatica che può essere spesa meglio.
Poi... che un esame di ingegneria sia più tranquillo di un esame del conservatorio... non sai di cosa stai parlando emo
Hai una tale paura ad ingegneria dove sai benissimo di NON riuscire a superare l'esame che non immagini, preferirei cannare a suonare un piano in pubblico (lo farei anche nudo) piuttosto emo
Anche perchè come han detto gli altri, giustamente, se non si abitua la gente a stare in pubblico e a gestire gli sbagli, a cavartela lo stesso anche se canni, che cavolo di musicista sei?
Sinceramente, ma questa non è una critica a te è che lo sento spesso in giro, da come parlate sembra sempre che un musicista del conservatorio sia un essere perfetto che non sbaglia mai, conoscendo la natura umana io ne dubito parecchio...
Comunque la conversazione è super interessante, anche io vorrei iscrivermi come uditore e forse l'anno prossimo al triennio jazz...
  • drmacchius
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10-12-18 15.30

@ Arci66
Negli altri campi è la stessa cosa, la capacità personale di creare la propria base di conoscenze in ambito lavorativo non si impara nelle universita ne nei conservatori, ma è fondamentale per il proseguio.
Anche se hai una laurea in Ingegneria o in medicina, quando sei fuori con in mano il pezzo di carta....ricominci da tre, non cambia molto rispetto ad uscire da un conservatorio.
Di ingegneri ed architetti che poi hanno fatto il concorso per insegnare al liceo ne ho visti molti, ma anche di gente che fa il dottorato per poi aspettare anni e anni il concorso per diventare professore associato.
Alla fine anche i prof universitari, come grana, non stanno messi meglio di un maestro di conservatorio.
E' un problema generale di crisi di mercato del lavoro, e comunque pure per fare l'ingegnere, architetto o medico..."di successo" serve il talento, di mediocri ne girano tanti, forse la maggioranza.
Il talento serve per emergere quando hai le competenze e l‘esperIenza. Queste un medico inglese americano, se è dotato, si impegna e non è sfortunato, le ottiene in 20-25 anni di studio lavoro, in Germania o Francia in 25-30, in Italia Mai o magari in 45 anni, quando ormai l‘etá è un limite e il gap di esperienza non permette di essere competitivi con chi si è formato in altri paesi, perché l‘accesso alla formazione e alle esperienze che servono per raggiungere la competenza che serve per poter far valere il talento sono blindati e i posti principali sono assegnati secondo lociche clientelari e nepotistiche.

Il talento serve se vuoi diventare un concertista del calibro di Arturo Benedetti Michelangeli o di Maurizio Pollini e guadagnare miliardi, ma per diventare un professionista di settore, con capacità che gli permettono di destreggiarsi col lavoro che si è scelto è vivere di questo, serve solo impegno e formazione.

Le regole del mercato cambiano a seconda dei settori e dei paesi e se in Germania o Svizzera un musicista pur non essendo del calibro dei grandi esecutori della storia può vivere suonando musica da camera perché in città come Bonn, Dresda, Monaco è normale che il giovedì o il martedì i teatri (e sia piena la Germania di festival musicali) siano pieni di persone che pagano 20 euro di biglietto per sentirsi dal vivo un trio con pianoforte o un quartetto d‘archi, così come è pieno di locali dove si suona jazz dal vivo e weekend musicali dove i comuni pagano per offrire 30 ore di concerti ininterrotti ai cittadini, in Italia la gente paga solo per andare a sentire i grandi nomi alle serate musicali di Stresa o per andare a fare la sfilata di moda alla prima della scala a Milano. Di conseguenza il mercato della musica italiano ti permette di vivere di musica o insegnando o sapendosi riciclare, per esempio andando a fare l‘accompagnatore pianistico per le esercitazioni di qualche lirico o sapendo suonare anche sul repertorio moderno, cosa facile fino a qualche decennio fa, quando nella musica moderna e pop si trovavano solo autodidatti strimpellatori e molto più difficile ora, che vi sono percorsi accademici qualificanti per chi vuole occuparsi di musica elettronica o pop.

Buttarla sul talento e l‘impegno mi sembra riduttivo e retorico!

Il fatto sta però che in Europa, nei paesi in cui vi sono i più importanti istituti di formazione musicale superiore (Karlsruhe, Dresda, Vienna) si può studiare musica pubblicamente senza necessariamente volerlo fare per professione e senza dover pagare cifre che ora come ora in periodo di crisi si possono permettere poche famiglie (almeno per quanto riguarda le persone in età scolare).

Da quanto ho capito anche i corsi preaccademici dei conservatori italiani sono orientati alla preparazione ai corsi accademici, con limiti di età e costi aggiuntivi rispetto alle normali tasse scolastiche che paga qualsiasi liceale o studente di scuola superiore o dell‘obbligo, sottintendendo che la musica si studia solo per diletto, se ce lo si può permettere economicamente oppure per professione a „numero chiuso“ e regola,metatarso da ordine professionale come si fa nelle facoltà giuridicamente regolamentate a livello internazionale (giurisprudenza, medicina, farmacia, veterinaria, odontoiatria, architettura, psicologia), come se il titolo fosse la condizione assolutamente necessaria per poter svolgere la professione-cosa difficile da credere per mestieri in cui non si ha responsabilità sulla salute, l‘incolumitá o la libertà di altre persone, come capita per la musica diversamente dalle professioni regolamentate a livello europeo)

10-12-18 15.53

raptus ha scritto:
Si ma, come ha detto giustamente Vin, il conservatorio dovrebbe insegnare a diventare musicisti non insegnanti come primo scopo

Il conservatorio dovrebbe insegnare a suonare.
Poi come sfrutti queste conoscenze (e il pezzo di carta) sta a te, non al conservatorio.
raptus ha scritto:
Sennò scusate, volevate fare gli insegnanti? Vi facevate una bella laurea in matematica o informatica che può essere spesa meglio.

Io continuo a non capire cosa c'è di male (e non parlo per me, che non insegno in conservatorio ne ci punto) se qualche musicista ha una grande passione per l'insegnamento della musica tale da spingerlo ad imparare al meglio il proprio strumento per poter insegnare a bravi allievi tutto ciò che sa.
Dalle vostre parole sembra quasi che un musicista debba vergognarsi se aspira ad insegnare musica piuttosto che a farla. Sono scelte.
Come il cuoco che non deve puntare forzatamente alle stelle michelin ma si apre comunque un ristorante o decide di lavorare come cuoco per qualcun altro.

raptus ha scritto:
Anche perchè come han detto gli altri, giustamente, se non si abitua la gente a stare in pubblico e a gestire gli sbagli, a cavartela lo stesso anche se canni, che cavolo di musicista sei?

Per suonare in pubblico c'è la tesi finale, che rappresenta idealmente il "rito di passaggio" dal conservatorio alla vita reale nella musica, dove chiunque può entrare e ascoltare le tue bellezze e i tuoi orrori.
Gli esami rappresentano una preparazione annuale, un po come il bagnino che prima lavora a porte chiuse allenandosi con manichini e respirazioni bocca a bocca fittizie con essi...

Non è che affogano una donna o un bambino al primo esame per bagnini per fargli far pratica "perchè nella vita vera il pupazzo non c'è"... emo o ti portano nelle condizioni peggiori climatiche peggiori e ti piazzano una vita vera da salvare...

Forse l'esempio del bagnino è estremo, però è per dire che non vedo problemi nel far affrontare gli esami dei primi 2 anni a porte chiuse, per poi buttarti in pasto alla folla al terzo anno.
D'altronde, sentire un jazzista che fa l'esame i primi 2 anni a cosa ti porta? a sentire jazz parziale. Tu pubblico che ci vieni a fare? Per soddisfare la tua curiosità magari metti in ansia un ragazzo/ragazza che sta pian piano curando il timore del palco?

Ci sono grandi artisti, anche in ambito diverso dal jazz, che si trovano a disagio di fronte al pubblico, anche se musicalmente sono bravi e preparati. E allora trovano modi bizzarri per "nascondersi": Chi crea avatar cartooneschi, chi utilizza maschere, chi indossa occhiali da sole scuri per non vedere il pubblico... Ce ne sono a bizzeffe.
è un difetto? Forse si, ma non per questo devono esser messi alla gogna.

Al momento ti sta parlando uno che aveva paura di suonare in pubblico, suonavo solo nella mia cameretta, e prima di suonare di fronte a qualcuno (anche in situazioni casuali) ci pensavo 10 volte.
Il primo esame di ammissione fu tremendo: Avevo una fifa astronomica, nonostante la mole di piccoli live sulle spalle. Il secondo esame di ammissione invece arrivai già molto più sicuro di me, fregandomene di chi c'era in commissione.
Al primo esame di conservatorio mi tremavano le mani (e c'era solo una commissione di 3 prof a sentirmi) , all'esame del secondo anno la commissione era di 6 maestri, ma le mani non mi tremavano più e sono andato liscio come l'olio.
Quest'anno ho esame e tesi, e per me potrebbe entrare anche il papa e la regina elisabetta, e non mi farebbe (probabilmente) nulla, perchè ho imparato a fottermene e a concentrarmi sul da farsi.
Ma sono stati passi. Se avessi svolto esami fin dal primo anno, pubblici, con 300 persone in sala a sentire i miei primi passetti (e ancora passetti sono) nel jazz, oggi soffrirei ancora di mani tremolanti e incertezza, e ci avrei messo più tempo a superare la cosa..... emo





10-12-18 15.58

raptus ha scritto:
da come parlate sembra sempre che un musicista del conservatorio sia un essere perfetto che non sbaglia mai

Tutti sbagliano.
Però mi deve ancora capitare un prof diplomato in pianoforte classico e successivi anni e anni di preparazione tecnica jazz che, al momento di insegnare, non abbia metodo o che ti dica (testuali parole sentite da un/una prof di cui non faccio il nome, non diplomata in musica) "L'armonia e lo studio di essa non serve a nulla. è cosa vecchia, superata. Io ho semplicemente ascoltato i grandi, e imitato dai dischi, cosi si fa".
Ragionamento perfetto, che per il/la prof in questione ha funzionato, ma se ti limiti a dire che studiare non serve a uno studente che non sa cogliere ciò che dici (ovvero l'andare a cazzo e a orecchio) ...tu sei li ad insegnar cosa?

Poi al ragazzo che ti chiede "che scala faccio qui?" cosa gli rispondi? Vai a orecchio come ho fatto io?

raptus ha scritto:
Comunque la conversazione è super interessante, anche io vorrei iscrivermi come uditore e forse l'anno prossimo al triennio jazz..

Se ve la sentite... per me buttate anni, tanto vale iscrivervi e seguire attivamente le lezioni.
Oggi si può fare l'auditore da casa, pagando un piccolo abbonamento ai pianisti americani più forti sul mercato, e facendo persino lezioni private con loro. Poi, fate voi.
  • Arci66
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10-12-18 16.07

drmacchius ha scritto:
Queste un medico inglese americano, se è dotato, si impegna e non è sfortunato, le ottiene in 20-25 anni di studio lavoro, in Germania o Francia in 25-30, in Italia Mai o magari in 45 anni, quando ormai l‘etá è un limite e il gap di esperienza non permette di essere competitivi con chi si è formato in altri paesi, perché l‘accesso alla formazione e alle esperienze che servono per raggiungere la competenza che serve per poter far valere il talento sono blindati e i posti principali sono assegnati secondo lociche clientelari e nepotistiche.

Lavoro dal 1993 nel settore dell'Ingegneria Industriale: sinceramente di contatti a livello internazionale ne ho avuti tanti e ti posso dire che non è cosi.
Certi meccanismi clientelari e nepotistici sono universali e di umana matrice, da qualche parte più o da qualche altra meno, ma non si scappa.
Tu citi il medico, ti posso dire che anche in quel settore altamente politicizzato, se hai talento ti fai largo, perchè il talento non vale solo per gli artisti, il talento è l'inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività. Conosco personalmente un noto primario romano e ti posso dire che sicuramente papà e mamma o zio non lo potevano aiutare.
Le capacità che poi sviluppa il singolo nel crearsi il proprio network di conoscenze possono sicuramente fare la differenza, ma sempre il singolo se le crea e fanno parte di un'altro tipo di talento.