04-04-18 22.07
@ orange1978
riallacciandomi a una discussione riguardo al trasporto di strumenti pesanti, e da quello che se ne evince sembrerebbe che:
1) negli anni 60/70 tutte le bands avevano sale prova di proprietá, non era prassi comune andare in una saletta portandosi solo rullante piatti, chitarra basso e tastiere come avviene oggi.
2) gli strumenti sopratutto le tastiere erano piu pesanti, e non potevano essere spostati da soli nessun tastierista potrebbe da solo caricarsi un hammond anche serie spinet con leslie e magari pure un mellotron in auto...questo comportava che sicuramente ogni componente della band partecipasse alle operazioni di caricamento scaricamento montaggio e smontaggio palco etc etc....
3) per il motivo sopracitato ossia strumenti e impianto di proprietá non ci si poteva muovere in auto come oggi perche sarebbe stato impossibile caricare tutta quella roba in un auto, quindi deduco che ogni band che avesse voluto suonare seriamente live, avrebbe dovuto disporre almeno di un furgoncino per spostarsi e trasportare gli strumenti.
4) esistevano le casse comuni per comprare impianto voce e luci e l'organo, vedi i genesis che comprarono con la cassa comune sia l'impianto voce che l'organo per tony banks (quando ancora non erano famosi) o la pfm che compró il mellotron da una band inglese che lo vendeva e fece una manovra simile per avere il minimoog.
oggi sarebbe impensabile che una band comprasse il kronos a un tastierista usando la cassa comune, mai visto cose simili.
attenzione che stiamo parlando non di band famose ma emergenti in questo ragionamento, perche anche oggi i pooh hanno i loro strumenti e cose "della band" ma io intendo i gruppi che iniziavano la loro carriera facendo numerosi live per farsi conoscere, non quelli gia famosi come i beatles x esempio.
Detto questo, se mi confermate il tutto (non ero nato all epoca e non posso saperlo con certezza) mi pare di capire che forse la crisi della buona musica che tanto affligge la nostra epoca abbia in realtá radici ben piu profonde.
mi sembra che un tempo vi era un maggior spirito del sacrificio rispetto a oggi e un amore verso certi ideali artistici che faceva compiere scelte scomode e appunto faticose sia fisicamente che economicamente, pur di poter suonare per amore della musica (come professione per guadagnare o come missione?)
quello che cerco di dire é che oggi forse é tutto cosi "facile" che l'impegno che poi ci si mette a comporre o ricercare sia direttamente proporzionale a tutto cio, ossia é tutto easy e di conseguenza la musica non puo che essere easy, anche come profonditá artistica in se.
Un tempo invece quando le cose dovevi guadagnartele con sacrifici immani come diceva gianni leone del balletto in un intervista, FORSE, dico forse la musica che poi usciva rifletteva questo sforzo notevole sia mentale che fisico.
É sbagliato il mio ragionamento secondo voi?
...puo essere che la causa principale del deterioramento artistico odierno (che é un dato credo fatuale e assoldato) non sia semplicemente internet, gli mp3, etc insomma le solite scuse ma il fatto che oggi NESSUNO é piu disposto ad affrontare certi sacrifici sia fisici che economici (e mentali) in nome di un vero ideale come puo essere la musica?
....oppure semplicemente "un tempo ti sacrificavi ma se svoltavi cambiavi davvero vita...facevi il facchino per caricare l'hammond ma il consenso del pubblico, e il compenso economico che ne derivava dagli ingaggi maggiori faceva passare la cosa in secondo piano"
insomma, si faticava si sudava ma si guadagnavano un mucchio di soldi e si scopava come ricci...?
lascio a voi la parola, ai piu esperti che magari hanno vissuto questa epoca, io ho fatto parte di diverse band anche con contratto discografico e cd venduti in tutto il mondo, tour all estero etc..ma a cavallo tra fine anni 90 e prima decade del 2000 e posso dirvi...le cose erano moltooo diverso da queste! (non oso pensare oggi quindi)
Amarcord.
Bel tema. Vissuto tra l'altro in prima persona.
Distinguerei tuttavia tra aspetti artistici, sociali e tecnici, naturalmente muovendo dal modesto punto di vista di un dilettante della provincia del meridione.
Una prima doverosa precisazione storica: non si parlava quasi mai di gruppi ma di “complessi”.
Fatti i debiti paragoni, mediamente, il tasso tecnico era di gran lunga inferiore a quelli medi attuali. Al più gli "organisti" (il termine tastierista era improprio, si usavano organi Combo) avevano qualche trascorso di lezioni pianoforte, gli altri erano quasi tutti autodidatti. Ci si barcamenava tra i ballabili per far soldi e qualche sortita nel prog, più che altro virtuale, sia per il tasso tecnico deficitario appunto, che per l'impossibilità di collocarlo. Al più qualcosa di le Orme, I New Trolls ecc. I vari E,L&P; King Crimson ecc. erano considerati al pari delle divinità mitologiche e, oltretutto, usavano strumenti altrettanto leggendari. Locali da ballo quindi, molto d'estate, i fatidici “Mak Pi” e non si disdegnavano i matrimoni: pochi soldi ma si sbafava.
Da un punto di vista sociale i “complessi” erano in primis gruppi di amici, si affittava un locale per le prove, che diventava quasi sempre una sorta di club aperto al pubblico; gli strumenti erano spesso acquistati insieme in base alle necessità: se qualcuno lasciava il “complesso”, lo strumento frequentemente restava li. In compenso si faceva tanta ginnastica, dovuta oltre che alla stazza micidiale degli strumenti, anche al fatto che l'artigiano, commerciante ecc. che ti prestava il furgone, guidandolo naturalmente, se lo faceva prima scaricare e poi ricaricare di quanto lui utilizzava.
Dal lato tecnico c'era poco da scegliere. I vari Farfisa Vip, Compact, Professional ecc., erano già un punto d'arrivo, oltre ad essere pesantissimi valigioni (quando sento che ora ci si lamenta di un piano digitale da 35 kg per la tastiera di legno mi viene da sorridere...); gli amplificatori (Meazzi, Binson, Montarbo, Lombardi, Davoli, FBT ecc.) dei frigoriferi; diffuso per l'organo un amplificatore Farfisa blu con un disco rotante dotato di buco e posto avanti all'altoparlante, sorta di Leslie dei poveri. Gli strumenti e gli amplificatori, spesso se non sempre, erano di ennesima mano, infatti tra i vari “complessi” s'istituiva una sorta di circolo della compravendita per cui in effetti erano sempre gli stessi, rarissime le “new entry”.
Va detto che, pur al netto degli adeguamenti ISTAT, gli strumenti, rispetto ad ora, erano carissimi. Un Combo due manuali un lusso così come una Fender o una Gibson; Hammond, da cui non era certo il peso a tenerti lontano, una parola che si pronunciava scoprendosi il capo, Mellotron, Moog, Arp, entità metafisiche intraviste sulle copertine degli Lp o sulle pagine di “Ciao 2001”. A titolo di cronaca un Hammond B/C3 a metà anni '70 (importatore Bosoni di Milano) costava 3.800.000 Lire; nello stesso periodo una FIAT 128 costava 1.050.000 Lire...
Ovviamente ci si divertiva tantissimo.