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Le doti degli artisti di quegli anni erano le più disparate e non sempre relazionabili al successo.
D'Orazio è difficile da giudicare, se visto nel contesto storico. Tecnicamente è come sparare sulla croce rossa, rispetto ad altri suoi contemporanei come, giusto per citarne uno, l'allora giovane Terry Bozzio che proprio nel 1975 entro' come titolare nella band di Zappa. I paragoni possibili sono tanti, ma resta un fatto indiscutibile: D'Orazio era (ed è rimasto) il batterista
de noiantri, la traslazione italiana dei divi internazionali barricati dietro muraglie cinesi di tamburi e piatti.
Questo aspetto rendeva Stefano D'Orazio migliore tecnicamente di quello che fosse in realtà. Dalla sua parte giocava una grande esperienza sul palcoscenico, un grande lavoro di squadra complessivo di tutta la band dei Pooh.
Il successo fu determinato dal fatto che quella band piaceva all'italiano medio. Erano anni difficili, dove c'erano sparute forme di avanguardie bellissime (area per esempio), c'era la canzone d'autore, ma era anche l'Italia di Mario Merola.
Il batterismo italiano tocca sicuramente livelli tecnici più alti con Franz Di Cioccio, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, etc ma sicuramente meno famosi al grande pubblico e parliamo pur sempre di livelli tecnici inferiori agli standard mondiali purtroppo, cio' dovuto alle carenze culturali tipiche del nostro paese, rispetto a quanto già in quegli anni potevano offrire paesi come gli Stati Uniti o l'America Latina in genere.