Differenziare il proprio stile

  • artemiasalina
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04-03-22 09.06

Salve a tutti,

da quando ho iniziato a comporre, ho sempre attraversato periodi diversi di ispirazione e di creatività, anche periodi morti. Mi è sempre piaciuto vedere un'idea compositiva, che poi si racchiude di solito in un album, come un tema da sviscerare. Ma questo mi ha portato a non avere uno stile ben preciso.
Se qualcuno conosce la mia discografica, dai tempi di Atmospheres (brani orchestrali e soundtracks) son passato a Origini (un concept album per raccontare la mia storia musicale dove c'era il brano solo piano affiancato ad una Taranta); da InSideB (album sperimentale, molte influenze elettroniche e un brano di protesta con tanto di parlato) a Nightnotes (l'album più neoclassico/minimalista che abbia mai fatto). Ora è uscito un tango, il mese prossimo uscirà un brano un po' particolare, ricco di percussioni.
E' chiaro, la firma resta quella dell'autore, anche se noi non ce ne accorgiamo, abbiamo un qualcosa che ci fa distinguere, ma si cerca di differenziare il più possibile l'offerta musicale.
Ma questo è un bene? Se a me serve un brano di sottofondo, mi viene spontaneo pensare ad Einaudi (ad esempio) perchè ha dedicato una vita ad un genere che si presta a questo (con piccolissime divagazioni, come ad esempio il suo album di Tarantelle...che infatti pochi o nessuno conosce).
E' meglio verticalizzare sul proprio stile, o puntare a rinnovarsi?

Altro punto, la condivisibilità: ho notato che i brani più ascoltati sono quelli dell'album Nightnotes, il più "soft" dei 4, il meno sperimentale. Quando invece composi InSideB, pensai che sarebbe stata un'ideona unire più influenze musicali, una novità...ed invece picche.
Altro esempio: il singolo che ho appena messo online, un tango soft, non riesco nemmeno a piazzarlo nelle playlist, perchè non è un liscio, e non è un brano minimalista, neoclassico.
Quando qualcuno mi chiede "tu che genere fai", che gli rispondo? Nella vita ho suonato in gruppi rock, ho suonato in formazioni classiche, gruppi pop, r&b, tributi, ho scritto arrangiamenti, fatto basi musicali, scritto brani dance.

Poi non parliamo del fatto che mi piace mettermi alla prova in altre cose: disegnare, da ragazzino dipingevo, ho scritto un libro e alcuni racconti (mai editi sia chiaro), sempre perchè credo che la creatività non può avere una sola via. Ho sempre ritenuto il creare il gesto "divino" per eccellenza, l'azione suprema per un essere umano.

E' come quando, nel lavoro, mi chiedono che siti facciamo. Io dovrei rispondere "quello che a te serve", perchè di fatto è così, se sai fare un sito ne sai fare molti tipi diversi, magari si parte da un template per un'idea.

Scusate il ragionamento arzigogolato, spero di essere stato chiaro. E vorrei sentire i vostri pareri a riguardo.
  • Dallaluna69
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04-03-22 10.43

artemiasalina ha scritto:
E' meglio verticalizzare sul proprio stile, o puntare a rinnovarsi?

È meglio in senso commerciale o creativo?
Da un punto di vista creativo, se a un certo punto ti senti di andare in una direzione, secondo me fai bene ad andarci.
Da un punto di vista commerciale, non lo so. Un metodo molto usato dai producer oggi, è quello di usare diversi nomi di artista. Con uno fanno i beat hip hop, con un altro fanno progressive house, per esempio.
Non so se può essere la soluzione adatta a te, perché loro si rivolgono proprio ad un pubblico diverso in quelle due incarnazioni.
La tua musica invece, per quanto sia cambiata nel tempo, secondo me si rivolge sempre a quel tipo di ascoltatore, che cerca una musica intimista, però di classe, di livello.
  • paolo_b3
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04-03-22 10.58

@ artemiasalina
Salve a tutti,

da quando ho iniziato a comporre, ho sempre attraversato periodi diversi di ispirazione e di creatività, anche periodi morti. Mi è sempre piaciuto vedere un'idea compositiva, che poi si racchiude di solito in un album, come un tema da sviscerare. Ma questo mi ha portato a non avere uno stile ben preciso.
Se qualcuno conosce la mia discografica, dai tempi di Atmospheres (brani orchestrali e soundtracks) son passato a Origini (un concept album per raccontare la mia storia musicale dove c'era il brano solo piano affiancato ad una Taranta); da InSideB (album sperimentale, molte influenze elettroniche e un brano di protesta con tanto di parlato) a Nightnotes (l'album più neoclassico/minimalista che abbia mai fatto). Ora è uscito un tango, il mese prossimo uscirà un brano un po' particolare, ricco di percussioni.
E' chiaro, la firma resta quella dell'autore, anche se noi non ce ne accorgiamo, abbiamo un qualcosa che ci fa distinguere, ma si cerca di differenziare il più possibile l'offerta musicale.
Ma questo è un bene? Se a me serve un brano di sottofondo, mi viene spontaneo pensare ad Einaudi (ad esempio) perchè ha dedicato una vita ad un genere che si presta a questo (con piccolissime divagazioni, come ad esempio il suo album di Tarantelle...che infatti pochi o nessuno conosce).
E' meglio verticalizzare sul proprio stile, o puntare a rinnovarsi?

Altro punto, la condivisibilità: ho notato che i brani più ascoltati sono quelli dell'album Nightnotes, il più "soft" dei 4, il meno sperimentale. Quando invece composi InSideB, pensai che sarebbe stata un'ideona unire più influenze musicali, una novità...ed invece picche.
Altro esempio: il singolo che ho appena messo online, un tango soft, non riesco nemmeno a piazzarlo nelle playlist, perchè non è un liscio, e non è un brano minimalista, neoclassico.
Quando qualcuno mi chiede "tu che genere fai", che gli rispondo? Nella vita ho suonato in gruppi rock, ho suonato in formazioni classiche, gruppi pop, r&b, tributi, ho scritto arrangiamenti, fatto basi musicali, scritto brani dance.

Poi non parliamo del fatto che mi piace mettermi alla prova in altre cose: disegnare, da ragazzino dipingevo, ho scritto un libro e alcuni racconti (mai editi sia chiaro), sempre perchè credo che la creatività non può avere una sola via. Ho sempre ritenuto il creare il gesto "divino" per eccellenza, l'azione suprema per un essere umano.

E' come quando, nel lavoro, mi chiedono che siti facciamo. Io dovrei rispondere "quello che a te serve", perchè di fatto è così, se sai fare un sito ne sai fare molti tipi diversi, magari si parte da un template per un'idea.

Scusate il ragionamento arzigogolato, spero di essere stato chiaro. E vorrei sentire i vostri pareri a riguardo.
Comporre musica è un processo irrazionale, ognuno ha la sua cifra e tutte sono insindacabili.
Ora va distinto se persegui la musica commerciale, in quel caso devi studiare il mercato, ma che brutto se pensiamo che si tratta di musica.
Se il tuo obiettivo invece è esprimerti allora va dove ti porta il cuore.
La cosa che ti sconsiglio è la via di mezzo, cioè fare ciò che ti piace ma pretendere risultati economici. La vera musica è per pochi.
  • paolo_b3
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04-03-22 10.59

Dallaluna69 ha scritto:
Un metodo molto usato dai producer oggi, è quello di usare diversi nomi di artista.

Un precursore.
  • artemiasalina
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04-03-22 11.38

Vorrei allargare il discorso in senso generico, non calzato su di me. Il mio l'ho preso solo come un caso di esempio.
Per quanto riguarda usare diversi nomi per le diverse produzioni, ci avevo pensato, almeno per i beats. Ma diciamo che quello è un interesse puramente economico, mi interessa poco dal punto di vista artistico.
Io cerco di avere un atteggiamento di interesse verso quello che succede, studiando un po' il mercato, e un po' "fregandomene", visto che il vantaggio di non essere nessuno è che puoi fare quel che vuoi. Però finisco sempre allo stesso punto: se hai un seguito importante, probabilmente ti basta registrare la quasiasi per fare in modo che ti ascoltino, se non lo hai, puoi fare post in evidenza, puoi tempestare i social, puoi fare quello che vuoi, non cambia mai nulla.
Il mio interesse non sono prettamente i soldini, che tanto non vedrò mai con la musica (a meno di non fare pianobar...fatto per anni ovviamente), ma far girare la mia musica, il mio messaggio. Non mi illudo di fare concerti, anche perchè non mi piace, non ho tempo, facendo orari da ufficio.
A me piace fare musica, ma se questa resta confinata nella mia stanza...ha davvero poco senso. Quindi cerco di spaziare per abbracciare anche più "orecchie" possibili.
  • anonimo
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04-03-22 12.11

@ artemiasalina
Vorrei allargare il discorso in senso generico, non calzato su di me. Il mio l'ho preso solo come un caso di esempio.
Per quanto riguarda usare diversi nomi per le diverse produzioni, ci avevo pensato, almeno per i beats. Ma diciamo che quello è un interesse puramente economico, mi interessa poco dal punto di vista artistico.
Io cerco di avere un atteggiamento di interesse verso quello che succede, studiando un po' il mercato, e un po' "fregandomene", visto che il vantaggio di non essere nessuno è che puoi fare quel che vuoi. Però finisco sempre allo stesso punto: se hai un seguito importante, probabilmente ti basta registrare la quasiasi per fare in modo che ti ascoltino, se non lo hai, puoi fare post in evidenza, puoi tempestare i social, puoi fare quello che vuoi, non cambia mai nulla.
Il mio interesse non sono prettamente i soldini, che tanto non vedrò mai con la musica (a meno di non fare pianobar...fatto per anni ovviamente), ma far girare la mia musica, il mio messaggio. Non mi illudo di fare concerti, anche perchè non mi piace, non ho tempo, facendo orari da ufficio.
A me piace fare musica, ma se questa resta confinata nella mia stanza...ha davvero poco senso. Quindi cerco di spaziare per abbracciare anche più "orecchie" possibili.
E allora segui il tuo stile e quello che ti piace di più, che oltretutto ne risentirebbe in maniera positiva quello che fai. Certo, più anime hai o coltivi e meglio è comunque in generale.