04-08-20 15.00
@ paolo_b3
Perdonatemi ma state facendo confusione.
Fare musica significa emettere suoni, sostanzialmente frequenze ordinate, secondo stilemi che variano nel tempo e nel luogo. Cosa ne viene fatto di queste frequenze ordinate è mera occasionalità.
Quando vedo che l'aspetto commerciale supera l'aspetto tecnico-artistico io divento diffidente e cerco di evitare. Si può chiamare Bocelli, Sferaebbasta, Pavarotti, Giulia Mazzoni, Allevi ecc ecc.
Per me l'unica costante che eleva la musica è l'idea che sta alla base. Le ricette lasciamole alla gastronomia.
Anche io ragionavo così in una certa fase della mia vita, poi ho capito che vivere di preconcetti è sbagliato perché una canzone può suscitarti emozioni anche se proviene dal più commerciale degli artisti ed è una hit pensata solo per vendere...dipende.
Il bello della musica è che non ha i limiti che ci imponiamo noi razionalmente, come dice Cyrano è fatta di sensazioni, ognuno di noi può percepirle diversamente.
Poi che sia un dato di fatto che di solito chi ascolta commerciale in realtà non si interessi molto alla complessità musicale e sia poco "sensibile" verso determinate emozioni o pensieri (poca intelligenza emotiva) non vuol dire il viceversa, cioè che la musica commerciale sia tutta priva di senso o peggio, abbia significati malsani (come i testi trap ad esempio).
Già trovare persone che diano importanza al testo di una canzone e non solo al groove è raro (ora va di moda il beat, pure la melodia è scesa in secondo piano).