20-11-19 11.35
Scrivo questo post un pochino in controtendenza per riportare alla luce uno strumento un po' datato ma che ritengo abbia un motore di sintesi molto interessante.
Nel 2006 Korg è uscita con il Radias, dotato del motore MMT che integrava emulazione VA, onde digitali create in affitto a (DWSG), PCM. Ero uno strumento che nasceva come modulo integrabile con tastiera/docking station opzionale, nonché disponibile come scheda di espansione ad esempio per M3.
Non era uno strumento propriamente economico, e fu capostipite di una famiglia formata da R3, Microkorg XL e Microkorg XL+, questi ultimi 2 tutt'ora in commercio.
Non ho avuto il Radias perché era fuori budget, ma a suo tempo, 2009/2010, ho comprato il Microkorg XL. Ai tempi suonavo soul music, e il mio setup era composto da NE3 73 e il piccoletto, leggerissimo e utilizzato praticamente soltanto per l'emulazione del Solina.
Quando abbiamo sciolto la band, ho suonato un pochino di prog e un tributo De Andrè + PFM, e sono emersi tutti i limiti della poco agevole interfaccia del nanerottolo.
Mi ero programmato tutti i suoni necessari, era stato un lavoraccio, e mi ero trovato costretto a portarmi dietro la NE, il piccolo e la nonna, la gloriosa Rhapsody 49, quindi appena ho avuto possibilità l'ho venduto a un tizio con cui avevo suonato e a cui era piaciuto il mio banco di suoni vintage.
Alcune settimane fa, in piena compravendita ossessivo compulsiva, mi è capitato uno scambio in cui ho avuto modo di prendere un R3, il fratello maggiore del Microkorg.
Partiamo dai difetti: la costruzione non è propriamente fra le più solide, plastica con pannello posteriore che ospita le connessioni apparentemente in alluminio ,ma piuttosto ballerino, tanto che ogni tanto devo usare la tecnica di Fonzie e del Juke box per rimettere tutto in riga.
Ma l'interfaccia utente, pur non essendo un controller una funzione, consente una programmazione piuttosto semplice.
E suona, cazzarola se suona!
Si possono tirar fuori suoni analogici classici, suoni "ibridi" della serie DW, e anche FM (semplificata, la VPM di Korg a 2 operatori che però consente di impiegare non solo sinusoidi ma tutto il corredo armonico).
Quali sono i punti di forza?
Al primo posto metto proprio gli oscillatori.
Le onde classiche non suonano mai troppo digitali, e lo spettro armonico può essere modificato tramite un algoritmo di waveshaping (modulabile), inoltre è presente una funzione definita analog fine che emula il drifting, la cui profondità permette di dare un certo valore e credibilità.
Il waveshaping va approfondito, perché credo che, in un modo uno po' nerd, consenta di emulare il contenuto armonico de le forme d'onda di diversi synth storici.
La wavetable DWGS poi mette a disposizione il patrimonio, ampliato, dei synth serie DW.
Le modulazioni disponibili, cross, ring, sync, e VPM consentono inoltre sia di creare cose nuove che di emulare tanti synth del passato.
Al secondo posto metto il filtro, anzi i filtri. Due banchi modulabili in maniera abbastanza approfondita, anche qui si può ricreare tanto.
Assieme parlerei del distorsore/WS, posizionabile prima o dopo il filtro, che consente di ottenere una distorsione estremamente calda e realistica, oltre a una serie di suboscillatori (saw, square, tri, sin) e clipper
Al terzo posto metto gli effetti.
Due insert e un master, ci sono modulazioni sia di tipo short che long, in particolare segnalo l'ensemble che è l'emulazione dell'effetto caratteristico del Polysix, un chorus a 3 linee di ritardo che permette tanta liquidità ma anche l'animazione quasi invadente tipica delle strings machine dei tempi che furono.
Modulation Matrix limitata a 6 slot, ma va bene così.
Per chiudere: se in ordine, a cifre entro i 300 euro, è uno strumento da prendere assolutamente in considerazione.
Vale molto più di un SH 201, di un Gaia, e di tanti altri VA più blasonati.