La difficoltà di essere originali

  • wildcat80
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29-05-20 17.35

Apro questo post un po' diverso dal solito perché vorrei raccogliere qualche suggerimento da parte di chi ha più esperienza.
Questa quarantena mi ha aperto gli occhi per certi aspetti musicali: per la prima volta mi sono trovato proiettato verso qualcosa di mio.
È un qualcosa fatto di compromessi, perché sono estremamente critico e mi rendo conto che oltre aver perso lo smalto a livello tecnico che avevo 10 anni fa, il poco tempo che ho non riesco a investirlo nello studio, mi diverto e trovo maggior soddisfazione a creare, che siano suoni o pezzi non fa differenza.
La nuova band e il progetto di fare un disco in questo senso sono una bellissima occasione.
Mi rendo conto che trovare la propria dimensione non è semplice, perché certe soluzioni armoniche e melodiche che per me possono essere scontate, per un altro possono non esserlo, per cui magari si tende a ricercare l'impossibile quando magari delle soluzioni interessanti possono esserlo quelle che consideriamo scontate perché assuefatti ad esse.
Ci possono essere dei capisaldi attorno a cui muoversi, ad esempio parlando con il resto del gruppo il desiderio del frontman era "piani e organi", poi in realtà sono venuti fuori i Mellotron e i sintetizzatori, insomma, tutta un'evoluzione.
Altro fattore: le tonalità. Scrivere musica in libertà è un concetto molto bello, che però finisce per scontrarsi con l'estensione vocale del cantante, e mi ritengo fortunato, per ridere, che il nostro si trovi a suo agio fra La e Re come toniche, tonalità facili facili.
Insomma, passare da riprodurre a creare è un bel gioco, challenging per dirla all'americana.
Qual è stato il vostro approccio a questo?
Io ho la saggezza di chi è ancora giovane ma non troppo: i sogni viaggiano sicuri sul binario della realtà.
  • afr
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29-05-20 18.55

Io la penso così, quando compongo in qualche modo esprimo i miei pensieri, le idee che ho in testa e questo è qualcosa che mi da molta soddisfazione.

Ovviamente il tutto poi però si scontra con i miei limiti tecnici, essendo autodidatta son ben consapevole di questo.

Alla fine però essendo la musica un hobby cerco di trovare lati positivi anche in quello che faccio, ascoltare 2 brani scritti magari ad un anno di distanza mi fa capire come si sono evoluti i gusti, la scelta dei suoni, la struttura di ciò che faccio e così via, questo è un fatto positivo
  • anonimo

29-05-20 19.18

Tu hai buona tecnica e competenze musicali molto buone.

Basta solo tirar fuori l’intenzione, ovvero il desiderio di mostrare il Vero attraverso il Bello.

Tutti gli altri problemi, tipo tonalità, pasta sonora, arrangiamenti etc sono solo dei problemi “meccanici” che tu, ne sono convinto, hai tutti i mezzi per gestire.

Lo stesso vale, ovviamente, per molti altri amici forumisti.
  • wildcat80
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29-05-20 22.42

In tanto ti ringrazio.
Quel che intendo io è che non riesco a capire quanto sia difficile fare qualcosa di diverso dal già sentito.
Cioè: le possibili combinazioni sono moltissime, se mettiamo assieme armonie, melodie, ritmiche, metriche, ma è molto elevato il rischio di non fare nulla di diverso, un po' perché c'è il continuo confronto con quello che è già stato scritto, un po' perché mi ritrovo ad avere diciamo degli spunti (non so come definirli) miei che tendo a dare per scontati quando in realtà non è detto che lo siano.
E come si fa? Ascoltando (tanto) e facendo ascoltare a chi ascolta tanto e magari generi musicali diversi, prendendo i feedback?
Non so quanto sia una mia sega mentale.
Io ho alcune cose, tratti caratteristici, cliché, chiamiamoli così, che provo a sintetizzare:
- tendenzialmente uso impianti tonali minori
- se uso impianti tonali maggiori, è matematico che inserisca 7+, add9, m7, add6
- ultimamente mi piace la scala dorica, forse perché le concatenazioni armoniche tendono a mantenere una certa ambiguità fra minore e maggiore
- cerco di stare lontano dal blues nonostante ci abbia sguazzato per anni
- sulle sonorità ho tutte le mie manie: organi con settaggi drawbars piuttosto definiti, piano Wurlitzer, suoni di strings di stampo prettamente analogico (inclusi i suoni Mellotron quando voglio qualcosa di più "realistico", suoni lead tendenzialmente morbidi o con misura qualche stab più graffiante.
Se ci penso non c'è nulla di nuovo.
  • anonimo

29-05-20 23.51

@ wildcat80
In tanto ti ringrazio.
Quel che intendo io è che non riesco a capire quanto sia difficile fare qualcosa di diverso dal già sentito.
Cioè: le possibili combinazioni sono moltissime, se mettiamo assieme armonie, melodie, ritmiche, metriche, ma è molto elevato il rischio di non fare nulla di diverso, un po' perché c'è il continuo confronto con quello che è già stato scritto, un po' perché mi ritrovo ad avere diciamo degli spunti (non so come definirli) miei che tendo a dare per scontati quando in realtà non è detto che lo siano.
E come si fa? Ascoltando (tanto) e facendo ascoltare a chi ascolta tanto e magari generi musicali diversi, prendendo i feedback?
Non so quanto sia una mia sega mentale.
Io ho alcune cose, tratti caratteristici, cliché, chiamiamoli così, che provo a sintetizzare:
- tendenzialmente uso impianti tonali minori
- se uso impianti tonali maggiori, è matematico che inserisca 7+, add9, m7, add6
- ultimamente mi piace la scala dorica, forse perché le concatenazioni armoniche tendono a mantenere una certa ambiguità fra minore e maggiore
- cerco di stare lontano dal blues nonostante ci abbia sguazzato per anni
- sulle sonorità ho tutte le mie manie: organi con settaggi drawbars piuttosto definiti, piano Wurlitzer, suoni di strings di stampo prettamente analogico (inclusi i suoni Mellotron quando voglio qualcosa di più "realistico", suoni lead tendenzialmente morbidi o con misura qualche stab più graffiante.
Se ci penso non c'è nulla di nuovo.
Secondo me potresti trarre giovamento da due approcci apparentemente opposti:

1) non focalizzarti affatto su problematiche di carattere musicale ma, almeno inizialmente, su tematiche d’intenzione.

Pensa a come dentro il tuo animo prende forma il Vero, pensa a cosa vuoi esprimere (amore, frustrazione, speranza etc).

Poi collega questo tuo sentire a degli strati musicali che a tuo avviso esprimano bene questi concetti: attenzione, stai ancora molto “alto”, non pensare ai dettagli, pensa a delle atmosfere, a delle forme, tipo se uno volesse comunicare il bello che è nell’armonia delle leggi matematiche magari penserebbe ad una fuga, se uno volesse esprimere l’angoscia penserebbe all’estrema spigolosità degli intervalli, se uno volesse esprimere il dinamismo penserebbe alla preminenza del ritmo su melodia ed armonia...e così via.

Solo a questo punto potresti cominciare a concretizzare l’idea, riempiendo l’astrattezza di suoni concreti, note precise, dinamiche e timbri

2) secondo approccio: restringiti appositamente in una forma rigorosissima: il blues, la ballata, quel che vuoi.

Scrivi senza pensare assolutamente all’intenzione ma solo al rispetto maniacale delle regole stilisticho-lessicali.

Dopo due i tre di questi lavori, liberati dalla forma, vedrai che il fatto di essersi volutamente auto ristrettì in un mondo così austero potrebbe darti quell’energia interiore necessaria per “fare il salto”.
  • keyboard7
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30-05-20 06.05

@ wildcat80
Apro questo post un po' diverso dal solito perché vorrei raccogliere qualche suggerimento da parte di chi ha più esperienza.
Questa quarantena mi ha aperto gli occhi per certi aspetti musicali: per la prima volta mi sono trovato proiettato verso qualcosa di mio.
È un qualcosa fatto di compromessi, perché sono estremamente critico e mi rendo conto che oltre aver perso lo smalto a livello tecnico che avevo 10 anni fa, il poco tempo che ho non riesco a investirlo nello studio, mi diverto e trovo maggior soddisfazione a creare, che siano suoni o pezzi non fa differenza.
La nuova band e il progetto di fare un disco in questo senso sono una bellissima occasione.
Mi rendo conto che trovare la propria dimensione non è semplice, perché certe soluzioni armoniche e melodiche che per me possono essere scontate, per un altro possono non esserlo, per cui magari si tende a ricercare l'impossibile quando magari delle soluzioni interessanti possono esserlo quelle che consideriamo scontate perché assuefatti ad esse.
Ci possono essere dei capisaldi attorno a cui muoversi, ad esempio parlando con il resto del gruppo il desiderio del frontman era "piani e organi", poi in realtà sono venuti fuori i Mellotron e i sintetizzatori, insomma, tutta un'evoluzione.
Altro fattore: le tonalità. Scrivere musica in libertà è un concetto molto bello, che però finisce per scontrarsi con l'estensione vocale del cantante, e mi ritengo fortunato, per ridere, che il nostro si trovi a suo agio fra La e Re come toniche, tonalità facili facili.
Insomma, passare da riprodurre a creare è un bel gioco, challenging per dirla all'americana.
Qual è stato il vostro approccio a questo?
Io ho la saggezza di chi è ancora giovane ma non troppo: i sogni viaggiano sicuri sul binario della realtà.
Ciao se può esserti utile ti dico anche il mio punto di vista. Anni fa mi divertivo anche io ogni tanto a "comporre" qualcosa, poi a un certo punto mi sembrava tutto estremamente banale, scontato, ma non solo le cose che componevo io, ma anche quelle che sentivo per radio. le canzoni pop stile "Sanremo" e ho iniziato a chiedermi: ma perchè qualcuno dovrebbe sedersi al pianoforte e scrivere cose così banali? Posso capirlo dal punto di vista commerciale (se è il mio lavoro devo scrivere quello che piace alla grande massa altrimenti non vendo i dischi), però dal punto di vista artistico mi sembrava una cosa priva di senso. Ad un certo punto mi venne una specie di "illuminazione" e mi venne in mente questa prospettiva: scrivi quello che ti piacerebbe ascoltare e che non riesci a trovare. Così ho cominciato ad "immaginare" cosa mi sarebbe piaciuto sentire e che non riuscivo trovare in nessun autore e ho trovato una strada che è assolutamente appagante. Però non è detto che quello che piace a te, piacerà anche alla grande massa, quindi devi sempre considerare l'obiettivo che ti prefiggi.
  • keyboard7
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30-05-20 06.21

wildcat80 ha scritto:
il poco tempo che ho non riesco a investirlo nello studio, mi diverto e trovo maggior soddisfazione a creare, che siano suoni

mi stuzzica anche questa considerazione, che a volte faccio anch'io e sulla quale vorrei confrontarmi con voi. Anche a me piace molto "cercare" un suono che sia di mio gusto, modificare i parametri, sovrapporre in layer due suoni ecc. e poi godermi il risultato finale, ma secondo voi questa ricerca sonora rientra nell'attività del musicista, o sconfina in quella del "programmatore"?
  • wildcat80
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30-05-20 07.10

@ keyboard7
wildcat80 ha scritto:
il poco tempo che ho non riesco a investirlo nello studio, mi diverto e trovo maggior soddisfazione a creare, che siano suoni

mi stuzzica anche questa considerazione, che a volte faccio anch'io e sulla quale vorrei confrontarmi con voi. Anche a me piace molto "cercare" un suono che sia di mio gusto, modificare i parametri, sovrapporre in layer due suoni ecc. e poi godermi il risultato finale, ma secondo voi questa ricerca sonora rientra nell'attività del musicista, o sconfina in quella del "programmatore"?
Io credo che sia attività del musicista, non mi pare possibile scindere la musicalità dalla sonorità.
Poi ci sono i sound designer, è vero, ma sono comunque musicisti, in qualche modo.
  • 1paolo
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30-05-20 07.18

Io, che ho qualche anno in più e non sono musicista ho “assorbito” nel corso dei diversi decenni l’essenza di molteplici generi e ovviamente la loro influenza, anche non intenzionalmente, viene fuori. Il mio approccio e’ l’improvvisazione: quando sono concentrato ed ispirato butto giù quello che mi viene e poi “ci lavoro” sopra senza preconcetti di sonorità o di ritmica tenendo ferma l’idea originale. Cerco di usare suoni fuori dal contesto per evitare banalità e poi anche io mi confronto, anche con voi, per avere un feedback esterno.
  • paolo_b3
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30-05-20 08.42

@ wildcat80
Apro questo post un po' diverso dal solito perché vorrei raccogliere qualche suggerimento da parte di chi ha più esperienza.
Questa quarantena mi ha aperto gli occhi per certi aspetti musicali: per la prima volta mi sono trovato proiettato verso qualcosa di mio.
È un qualcosa fatto di compromessi, perché sono estremamente critico e mi rendo conto che oltre aver perso lo smalto a livello tecnico che avevo 10 anni fa, il poco tempo che ho non riesco a investirlo nello studio, mi diverto e trovo maggior soddisfazione a creare, che siano suoni o pezzi non fa differenza.
La nuova band e il progetto di fare un disco in questo senso sono una bellissima occasione.
Mi rendo conto che trovare la propria dimensione non è semplice, perché certe soluzioni armoniche e melodiche che per me possono essere scontate, per un altro possono non esserlo, per cui magari si tende a ricercare l'impossibile quando magari delle soluzioni interessanti possono esserlo quelle che consideriamo scontate perché assuefatti ad esse.
Ci possono essere dei capisaldi attorno a cui muoversi, ad esempio parlando con il resto del gruppo il desiderio del frontman era "piani e organi", poi in realtà sono venuti fuori i Mellotron e i sintetizzatori, insomma, tutta un'evoluzione.
Altro fattore: le tonalità. Scrivere musica in libertà è un concetto molto bello, che però finisce per scontrarsi con l'estensione vocale del cantante, e mi ritengo fortunato, per ridere, che il nostro si trovi a suo agio fra La e Re come toniche, tonalità facili facili.
Insomma, passare da riprodurre a creare è un bel gioco, challenging per dirla all'americana.
Qual è stato il vostro approccio a questo?
Io ho la saggezza di chi è ancora giovane ma non troppo: i sogni viaggiano sicuri sul binario della realtà.
Non ho più esperienza di te, ma ti do il mio contributo. Io sono abbastanza dell'avviso di AFR, devi cercare qualcosa che è in te. Lo stile e l'arrangiamento sono linguaggi a cui tu non devi pensare, emergeranno da soli dalla tua esigenza espressiva.
Ma ho sentito alcuni lavori che fai, sono sorpreso dalle tue perplessità, sei uno che ha energia ed è capace di sfruttarla quando occorre.
  • zerinovic
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30-05-20 09.11

secondo me devi solo scegliere la procedura dove ti esprimi meglio, per me tutto parte in testa, butto l’idea registrandola sul cell, canticchiandola tipo neri per caso.
non solo la melodia, ma anche qualche passaggio ritmico chiave...puo anche nascere qualcosa da un suono, o improvvisando sulla tastiera, però poi procedo sempre a memoria...se provo a fare qualcosa restando incollato allo strumento non viene mai nulla di interessante, devo staccarmi,elaborare, e rimettermi.
  • afr
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30-05-20 09.28

zerinovic ha scritto:
. Il messaggio originale verrà incluso automaticamente (salvo utilizzo del "Quote" )
secondo me devi solo scegliere la procedura dove ti esprimi meglio, per me tutto parte in testa, butto l’idea registrandola sul cell, canticchiandola tipo neri per caso.
non solo la melodia, ma anche qualche passaggio ritmico chiave...puo anche nascere qualcosa da un suono, o improvvisando sulla tastiera, però poi procedo sempre a memoria...se provo a fare qualcosa restando incollato allo strumento non viene mai nulla di interessante, devo staccarmi,elaborare, e rimettermi.


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  • maxpiano69
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30-05-20 10.13

Credo che l'aspetto "originalità" (posto che sia chiaro cosa sia davvero) sia un risultato secondario del processo creativo, ma non può esserne uno degli obiettivi primari ovvero, come altri hanno detto, non si tratta di mettersi allo strumento o alla DAW pensando "adesso voglio creare qualcosa di 'originale'", bensì di seguire e lasciar fluire le proprie idee ed inclinazioni, inevitabilmente influenzate da ciò che abbiamo ascoltato ed amato nella nostra esperienza musicale, ma di cui ognuno di noi va a generare una sintesi diversa (tanto o poco non importa) ed in questo senso, si, "originale" (che non necessariamente vuol dire "bella/valida" universalmente, ma questo è un altro discorso)

A livello di processo creativo, anche qui ognuno ha la sua ricetta, personalmente le composizioni più originali mi sono nate nella testa o strimpellando quasi per caso, però ho cercato di fissarle subito almeno nei tratti essenziali (uno o più elementi tra riff, idea ritmica, idea armonica) con i mezzi che avevo (come dice zerinovic va benissimo anche canticchiarsi l'idea al registratore audio del telefonino)
  • anonimo

30-05-20 10.16

Pensate che personalmente i temi che uso per le mie composizioni o li sogno, o mi vengono nel dormiveglia prima di addormentarmi.

Devo tenere dei fogli di carta da musica sul comodino per scriverli subito perché dopo un paio di minuti svaniscono.
  • maxpiano69
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30-05-20 10.19

@ anonimo
Pensate che personalmente i temi che uso per le mie composizioni o li sogno, o mi vengono nel dormiveglia prima di addormentarmi.

Devo tenere dei fogli di carta da musica sul comodino per scriverli subito perché dopo un paio di minuti svaniscono.
Si è proprio così, io mi maledico per tutte le idee che in passato non ho fissato subito pensando che siccome mi sembravano "belle" me le sarei ricordate anche un'ora dopo o meno... col cavolo emo
  • anonimo

30-05-20 10.30

si è originali a 20 anni, alla vostra età siete anacronistici, viva la bocciofila emo
  • maxpiano69
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30-05-20 10.38

@ anonimo
si è originali a 20 anni, alla vostra età siete anacronistici, viva la bocciofila emo
ma si è vero, è un po' come con le battute e le barzellette... emo emo
  • anonimo

30-05-20 10.53

non è che uno si sveglia alla mattina e decide di essere originale, come dedicere di scrivere un best seller emo

se pensi ad essere originale non lo sei già in partenza
  • anonimo

30-05-20 11.53

@ anonimo
non è che uno si sveglia alla mattina e decide di essere originale, come dedicere di scrivere un best seller emo

se pensi ad essere originale non lo sei già in partenza
Bisogna scrivere bene, non porsi neanche il problema.

Poi se uno é un artista dentro, partorirà l'arte.

Se no non c'é verso, i semi di zucca solo zucca daranno.
  • 1paolo
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30-05-20 12.51

Tieni anche conto che se puntate a fare i live con pezzi originali e’ doppiamente dura avere pubblico rispetto alle cover