08-09-20 18.13
Le prime impressioni... Impressioni di settembre in pratica.
1) Qualità costruttiva: livello clamoroso per gli standard medi attuali a cui siamo abituati. In 36 anni segni minimi di usura, nonostante sia stata portata in giro per studi e palchi, altro che le fregnacce odierne per cui uno strumento non deve mai essere uscito di casa. Manca un cap di un fader e 2 tasti sbeccati, nulla di particolare, ma soprattutto funziona tutto al 100%, nessuna rumorosità parassita di fondo, nessun falso contatto.
Il costo dell'epoca era circa 1400 dollari, peraltro anno di ascesa del dollaro, cambio a circa 2300000 lire dell'epoca: spannonetricamente circa 3200 euro attuali.
Mi pare che gli strumenti odierni di quella fascia di prezzo siano più o meno equivalenti come qualità, penso ad esempio a Nord, anche se su altri non mi sbilancierei a cuore leggero.
Se invece voglio pensare a un usato attuale di pari valore, pochi strumenti recenti da 5/600 hanno quella qualità.
2) Ergonomia: buona, si sente un po' la mancanza di una modwheel, sostituita dal controllo LFO trig, e il pitch bend ha una corsa ridotta (settabile su 1 tono, una terza maggiore, oppure una quinta), però è tutto lì, ben raggiungibile. Unico difetto, il selettore programmer/memory protect/MIDI: in pratica ti fai un suono posizionando in programmer (anche se programmi da pannello), e se vuoi suonarlo via MIDI, devi posizionare su MIDI. Ciò mi ha fatto venire un infarto: via MIDI non suonava!
3) Programmabilità da pannello: pensavo peggio. La catena di sintesi è ben illustrata sul pannello, proprio dove deve poggiare il suo programmer, una volta fissati gli shortcut si riesce a editare senza troppa fatica. Certo, con il programmer si ha anche un feedback visivo immediato, ma si può fare lo stesso.
Degno di nota il feedback visivo per avere più o meno idea della regolazione dei vari parametri: in pratica il valore viene identificato sulla striscia dei 16 parametri, accendendosi il led corrispondente.
Cutoff aperto al 50% si accende il led corrispondente al preset 8, e regolandolo si illuminano in tempo reale i led corrispondenti al movimento del fader. Non Sono 16 step di regolazione, ma un semplice richiamo visivo, cosa che si vede molto bene: se aumento il cutoff da 2 a 3, non avrò un salto ma un'apertura progressiva finché a un certo punto si spegnerà il led 2 e si accenderà il 3. Simple but effective.
4) Keybed: ottima synth action. Direte voi, senza velocity la meccanica non è così importante, vero, resta comunque piacevole da suonare.
5) Suono: da favola. Synth morbido ma capace anche di essere tagliente, gli inviluppi sono piuttosto equilibrati, più veloci ad esempio del JX8P, meno del Juno, ma consentono di fare un po' tutto, anche percussioni e bassi. In tutta onestà non capisco perché non abbia avuto questo grande successo, né all'epoca né in fase revival.
È più versatile del Juno ma meno dello Jupiter.
Ok, sappiamo fare la PWM col trucchetto (modulabile sia dall'LFO che dall'inviluppo), per cui ci avvicinano al Juno, ma non possiamo metterci assieme la sawtooth e il suboscillatore, però abbiamo due oscillatori veri con capacità di cross modulation, ma il chorus non sarà mai invasivo come nel Juno: insomma, una via di mezzo che si pone a metà strada fra Ju e Jp, con limiti e peculiarità che ne fanno sì uno strumento capace di suoni suoi, ma anche di riuscire a ricordare i restanti membri della famiglia.
Alla prossima, guardiamo il sequencer.