11-09-18 19.30
@ anonimo
Credevo di aver sentito tutto. La Consoli, Ivana Spagna, Bocelli. Credevo che il fondo fosse stato toccato, e che avessimo anche scavato.
Invece l'altro giorno la mia compagna mi ha convinto, durante un trasferimento automobilistico, a sintonizzare la radio su un'emittente commerciale.
Mal me ne incolse: col mio più grande stupore e raccapriccio, le mie orecchie sono state assalite dalla cacofonia più orrenda che animo umano possa immaginare: una vociaccia bolsa e stridente, come di qualcuno che si stia sforzando di vincere la stitichezza cagando con la bocca piena di gnocchi andati a male...intonazione inesistente, a tratti crescente a tratti calante, con glissati e birignao da peripatetica algerina del diciannovesimo secolo...interpretazione sfottente e strillata, da oligofrenico in preda ad una crisi di corea di Huntington...in sovrappiù, una melodia ripetitiva tra i trap ed il reggaeton, un testo stupido e pressocchè insensato, infarcito di parole ispano-brasiliane buttate lì a caso senza alcuna relazione col resto della canzone...
Signori, ho scoperto Giusi Ferrreri!
Scusate se mi intrometto...
Sono stato fin qui spettatore/lettore dei vostri post e credo di aver provato tutti gli stati d'animo possibili. Ciò mi porta ad una conclusione: nell'arte nulla è oggettivo.
Dovremmo altrimenti risolverci nel più dogmatico degli assunti: è bello e buono (kalòs kagathòs) solo ciò che risponde a dei prerequisiti. Ma chi li decide? Siamo sicuri siano "oggettivi"?
Ho attraversato varie fasi musicali nella mia vita. Fin da bambino ho avuto una certa sensibilità verso l'arte musicale, ma è sempre dipesa dal tempo che stavo vivendo. Oggi che ascolto e suonicchio jazz, non posso condannare il me stesso che a 8 anni ascoltava il prog italiano e i cantautori impegnati, a 14 gli Spandau Ballet, Europe e Baglioni, a 25 Incognito e Weather Report etc... Ciascuno ascolta ciò che più gli aggrada nel momento che gli aggrada. Oggi abbiamo, ed i giovani hanno, infinite possibilità di ascolto. Il discernimento fa parte del processo di crescita e dall'interesse verso una determinata disciplina: l'ingegnere aeronautico di grandi capacità progettistiche magari ascolta i neomelodici partenopei, o (come mi è capitato) il monsignore anzianotto ascolta Heavy Metal...
Non possiamo decidere noi quale sia la musica "buona" e quella "cattiva", secondo i parametri del nostro gusto. E' una storia vecchia quanto il mondo! Ciascuno di noi è libero di esprimere, in fatto di musica, la propria opinione in quanto alle proprie preferenze, senza offendere quelle degli altri.
Altra cosa, ad esempio, è valutare il dato tecnico del prodotto musicale (tecniche di registrazione, mixaggio, mastering etc.), dove si analizzano elementi soggetti a regole tecniche che, seppur non direttamente correlate all'arte, ne permettono l'espressione e l'ascolto. Ma anche qui... spesso nella musica si è ricorso agli "errori" come cifra artistica.
Altra cosa, ancora, è lo studio della musica attraverso un determinato strumento e delle tecniche che lo governano: se voglio suonare il pianoforte devo apprendere le tecniche fondamentali e fare le scale per ore... Ma vogliamo dire che Petrucciani non sapeva suonare e la sua musica faceva schifo perché aveva una tecnica tutta sua? O che Monk non aveva tecnica perché suonava con le dita dritte piuttosto che curvate sulla tastiera?
Insomma, alla fine mi sono convinto che se un artista/musicista/urlatore/violentatore di tasti bianchi e neri etc., ha chi lo ascolta perché gli suscita un'emozione... beh, chi sono io per giudicarlo? Semmai eviterò di ascoltarlo, se non mi piace, e se non lo caga nessuno la finirà di rompere i maroni!!