Musica live nei locali: il mio pensiero

  • giulio12
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11-09-19 14.00

@ tsuki
Allora,ci sta' tutto,pero' se un gruppo di piu' elementi va' a suonare in un localino devi pensare:
1) Al lavoro di preparazione in sala prove che c'è dietro
2)All'investimento fatto per le attrezzature
3) Al fatto che in un piccolo locale in genere non val la pena di fare un Service e quindi ti porti le tue attrezzature.Quindi: smonti e carichi sui mezzi. Poi arrivi li' e scarichi e monti. Poi ti fai i suoni. Piu' tardi fai la serata.Alla fine :arismonti,aricarichi,torni alla sala prove ariscarichi.E infine te ne vai a letto:sono le 4 del mattino.
Tutto cio' costa impegno,fatica,lavoro;poi -ovvio-c'è anche la parte del divertimento.
La mia conclusione è che "Non si puo' suonare GRATIS".Decidi tu il cachet,in base al mercato,al locale,al livello della band etc etc,ma GRATIS NO. E' ingrato ed anche dequalificante,perchè dicono poi "ma questi suonano gratis,figurati....che vuoi che valgano..." Gratis solo per beneficenza.
Mi trovi d'accordo. Nei bar gratis mai perché c'è comunque dietro un business ed il gestore ha comunque il suo tornaconto. Nelle sagre paesane, dove tutti fanno beneficienza, si può fare se sei del rione. Dopotutto ci sono un sacco di persone che preparano, cucinano ecc gratis... Mica ti farai pagare quando i tuoi amici fanno volontariato?
  • anonimo

11-09-19 14.01

@ tsuki
Allora,ci sta' tutto,pero' se un gruppo di piu' elementi va' a suonare in un localino devi pensare:
1) Al lavoro di preparazione in sala prove che c'è dietro
2)All'investimento fatto per le attrezzature
3) Al fatto che in un piccolo locale in genere non val la pena di fare un Service e quindi ti porti le tue attrezzature.Quindi: smonti e carichi sui mezzi. Poi arrivi li' e scarichi e monti. Poi ti fai i suoni. Piu' tardi fai la serata.Alla fine :arismonti,aricarichi,torni alla sala prove ariscarichi.E infine te ne vai a letto:sono le 4 del mattino.
Tutto cio' costa impegno,fatica,lavoro;poi -ovvio-c'è anche la parte del divertimento.
La mia conclusione è che "Non si puo' suonare GRATIS".Decidi tu il cachet,in base al mercato,al locale,al livello della band etc etc,ma GRATIS NO. E' ingrato ed anche dequalificante,perchè dicono poi "ma questi suonano gratis,figurati....che vuoi che valgano..." Gratis solo per beneficenza.
Perfettamente d'accordo su tutto: gratis non si suona, se non per beneficenza.
L'impegno (le prove, lo studio dei pezzi, l'investimento per gli strumenti, il caricare e lo scaricare, montare e smontare, ecc...) va retribuito! Ci si mette d'accordo, ma qualcosa va riconosciuto anche a chi non è Professionista.

Poi, come giustamente fai notare tu, alcune volte mi hanno chiesto di suonare gratis per beneficenza, per raccogliere fondi per questa o quell'iniziativa umanitaria e ci può stare.
  • keyboard7
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11-09-19 14.56

Ciao, personalmente non condivido affatto questa idea. La musica, come l'arte in generale, non può essere subordinata ad una licenza o "patente" che autorizzi l'esibizione. La storia della musica è piena di musicisti (anche pianisti) autodidatti, che hanno lasciato un segno indelebile a fronte di tanti diplomati al conservatorio che nessuno conoscerà mai. L'arte e il talento sono una cosa che non puoi riconoscere o legittimare con una patente. Guarda Vasco Rossi a Sanremo è sempre arrivato ultimo e penultimo eppure...
Invece penso che si potrebbero proporre due leggi:
esentare dall'iva i cibi e le bevande somministrati nei locali (pianobar ristoranti pub ecc.) nei quali si suona musica dal vivo (limitatamente alla durata dello spettacolo) per incentivare gli esercenti a promuovere questa attività;
ed esentare dall'iva i negozi che consentono di provare gli strumenti musicali, considerato che uno strumento non si può acquistare ascoltando solo le demo su youtube, e secondo me andrebbe premiato chi ancora ci permette di provare e toccare lo strumento prima dell'eventuale acquisto.
Si potrebbe fare una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare a favore dei musicisti ( e non contro gli autodidatti...)
  • benjomy
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11-09-19 15.55

francamente trovo abbastanza raccapricciante il tutto
markelly2 ha scritto:
obbligo di una "licenza" per suonare dal vivo
e chi la rilascia? quanto dura? la ottengo ora e poi non suono per dieci anni è ancora valida? oppure: minimo dis erata per mantenere la validità?quanto costa?
markelly2 ha scritto:
2- distinzione tra licenza per cover e licenza per musica propria originale.

quindi se io su un tema di rachmaninoff elaboro un pezzo jazz cosa faccio? cover? o musica originale? oppure se stravolgo completamente stormy weather.. è una cover? e chi giudica se il mio brano è una cover o è originale? richiamo, tanto per avere una idea, la complessità delle indagini di plagio etc.
markelly2 ha scritto:
per ottenere la licenza per cover occorre che tutti i componenti del gruppo abbiano un diploma di musica

quale diploma? rilasciato da chi? e chi l'ha conseguito col vecchio
ordinamento?
markelly2 ha scritto:
Il committente proprietario del locale sceglie i musicisti tra coloro in possesso della licenza (tramite liste gestite da cooperative di musicisti

addirittura gestite da cooperative e il personale delle cooperative per aggiornare le liste da chi viene pagato?
markelly2 ha scritto:
multe salate a chi suona e fa suonare persone senza licenza.

quindi se mi viene voglia di far eun pezzo noto e non ho la licenza vengo multato. e chi me la fa la multa? dopo gli ausiliari della sosta proporrei c
gli
ausiliari della musica
markelly2 ha scritto:
7- multe salate a chi suona e fa suonare musica che non rientra tra la musica permessa dalla licenza.

vedi sopra.
markelly2 ha scritto:
Chi suona per la gloria non viene confuso con chi suona per i soldi.

a volte , e soprattutto nell'arte, la gloria vale di più dei soldi ( che non vuol dire suono gratis... a scanso di equivoci)
markelly2 ha scritto:
Insomma, io vedo solo lati positivi.

io vedo solo lati negativi
quando all'arte vuoi mettere le catene, imbrigliarla, regolamentarla , a mio parere, non è mai un bene...
  • alemar78
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11-09-19 16.03

Premetto che sono un dopolavorista. Ho provato in passato a fare il professionista (inediti, no diploma) e ad un certo punto ho desistito.
Io parto da un presupposto: avere un diploma non significa acquisire il diritto (che diventa pretesa) di fare il lavoro del musicista. E più in generale, fare il lavoro del musicista non è un diritto che si acquisisce nel momento in cui si decide di volerlo fare.
Se la differenza tra "me PRO" e un dopolavorista non viene percepita dal pubblico, me le dovrò fare due domande, o no? Un po' di autocritica non guasterebbe. Dare la "colpa" sempre e solo al "pubblico" o al "gestore" diventa un alibi.
Intanto, come già detto da alcuni, ci sono fior di dopolavoristi che mangiano tranquillamente in testa a presunti professionisti (anche perchè ritengo ci sia un abuso del termine "professionista" anche a sproposito e soprattutto, come in tutti i campi, ci sono i bravi professioniti e i pessimi professionisti).
Poi ormai sempre di più c'è, rispetto al passato, una commistione tra due mondi che una volta erano ben distinti: i locali/contesti per professionisti e i locali/contesti per dopolavoristi.
Se un "professionista" per (soprav)vivere deve andare a raccattare 30/50€ nel pub ed entrare in competizione con ragazzini e professionisti, ha senso? Non dovrebbe magari chiedersi se sia meglio dedicarsi ad altro nella vita?
Analogamente, quanti laureati in un settore poi si trovano lavorativamente a (dover) fare altro? So bene che non dovrebbe essere così, ma purtroppo la realtà è questa. Chi intraprende un percorso di un certo tipo mette in conto che potrebbe lavorare in tuttaltro ambito. Perchè per un musicista invece deve essere differente?
Lo dico con il massimo rispetto per tutti qui dentro, sia chiaro, non è polemica, non è voglia di flame, non ci sono riferimenti personali verso nessuno.
  • markelly2
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11-09-19 17.53

@ benjomy
francamente trovo abbastanza raccapricciante il tutto
markelly2 ha scritto:
obbligo di una "licenza" per suonare dal vivo
e chi la rilascia? quanto dura? la ottengo ora e poi non suono per dieci anni è ancora valida? oppure: minimo dis erata per mantenere la validità?quanto costa?
markelly2 ha scritto:
2- distinzione tra licenza per cover e licenza per musica propria originale.

quindi se io su un tema di rachmaninoff elaboro un pezzo jazz cosa faccio? cover? o musica originale? oppure se stravolgo completamente stormy weather.. è una cover? e chi giudica se il mio brano è una cover o è originale? richiamo, tanto per avere una idea, la complessità delle indagini di plagio etc.
markelly2 ha scritto:
per ottenere la licenza per cover occorre che tutti i componenti del gruppo abbiano un diploma di musica

quale diploma? rilasciato da chi? e chi l'ha conseguito col vecchio
ordinamento?
markelly2 ha scritto:
Il committente proprietario del locale sceglie i musicisti tra coloro in possesso della licenza (tramite liste gestite da cooperative di musicisti

addirittura gestite da cooperative e il personale delle cooperative per aggiornare le liste da chi viene pagato?
markelly2 ha scritto:
multe salate a chi suona e fa suonare persone senza licenza.

quindi se mi viene voglia di far eun pezzo noto e non ho la licenza vengo multato. e chi me la fa la multa? dopo gli ausiliari della sosta proporrei c
gli
ausiliari della musica
markelly2 ha scritto:
7- multe salate a chi suona e fa suonare musica che non rientra tra la musica permessa dalla licenza.

vedi sopra.
markelly2 ha scritto:
Chi suona per la gloria non viene confuso con chi suona per i soldi.

a volte , e soprattutto nell'arte, la gloria vale di più dei soldi ( che non vuol dire suono gratis... a scanso di equivoci)
markelly2 ha scritto:
Insomma, io vedo solo lati positivi.

io vedo solo lati negativi
quando all'arte vuoi mettere le catene, imbrigliarla, regolamentarla , a mio parere, non è mai un bene...
Quante domande! emo
  • markelly2
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11-09-19 17.55

keyboard7 ha scritto:
Guarda Vasco Rossi a Sanremo è sempre arrivato ultimo e penultimo eppure...

... Con musica sua originale...
  • benjomy
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11-09-19 18.07

@ markelly2
Quante domande! emo
ti assicuro che sono solo le prime che mi sono venute in menteemo
  • markelly2
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11-09-19 18.21

@ benjomy
ti assicuro che sono solo le prime che mi sono venute in menteemo
Guarda, ti mando la fotocopia della proposta di legge che ho appena depositato in parlamento!
emo
  • lucabbrasi
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11-09-19 19.04

@ alemar78
Premetto che sono un dopolavorista. Ho provato in passato a fare il professionista (inediti, no diploma) e ad un certo punto ho desistito.
Io parto da un presupposto: avere un diploma non significa acquisire il diritto (che diventa pretesa) di fare il lavoro del musicista. E più in generale, fare il lavoro del musicista non è un diritto che si acquisisce nel momento in cui si decide di volerlo fare.
Se la differenza tra "me PRO" e un dopolavorista non viene percepita dal pubblico, me le dovrò fare due domande, o no? Un po' di autocritica non guasterebbe. Dare la "colpa" sempre e solo al "pubblico" o al "gestore" diventa un alibi.
Intanto, come già detto da alcuni, ci sono fior di dopolavoristi che mangiano tranquillamente in testa a presunti professionisti (anche perchè ritengo ci sia un abuso del termine "professionista" anche a sproposito e soprattutto, come in tutti i campi, ci sono i bravi professioniti e i pessimi professionisti).
Poi ormai sempre di più c'è, rispetto al passato, una commistione tra due mondi che una volta erano ben distinti: i locali/contesti per professionisti e i locali/contesti per dopolavoristi.
Se un "professionista" per (soprav)vivere deve andare a raccattare 30/50€ nel pub ed entrare in competizione con ragazzini e professionisti, ha senso? Non dovrebbe magari chiedersi se sia meglio dedicarsi ad altro nella vita?
Analogamente, quanti laureati in un settore poi si trovano lavorativamente a (dover) fare altro? So bene che non dovrebbe essere così, ma purtroppo la realtà è questa. Chi intraprende un percorso di un certo tipo mette in conto che potrebbe lavorare in tuttaltro ambito. Perchè per un musicista invece deve essere differente?
Lo dico con il massimo rispetto per tutti qui dentro, sia chiaro, non è polemica, non è voglia di flame, non ci sono riferimenti personali verso nessuno.
santissime parole, concetto che più o meno esprimevo anch'io.
  • zaphod
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11-09-19 19.10

@ markelly2
Musica dal vivo nei locali (non piazze, sagre, altri eventi, solo locali commerciali, tipo bar, ristoranti, luoghi generici dove si vende merce per profitto)

Ecco la mia idea (utopica emo)

1- obbligo di una "licenza" per suonare dal vivo.
2- distinzione tra licenza per cover e licenza per musica propria originale.
3- per ottenere la licenza per cover occorre che tutti i componenti del gruppo abbiano un diploma di musica.
4- per la licenza di musica propria, il diploma non è necessario, basta pagare un forfait minimo ma non nullo, in modo da scoraggiare i non veramente interessati.
5- Il committente proprietario del locale sceglie i musicisti tra coloro in possesso della licenza (tramite liste gestite da cooperative di musicisti).
6- multe salate a chi suona e fa suonare persone senza licenza.
7- multe salate a chi suona e fa suonare musica che non rientra tra la musica permessa dalla licenza.

Così la professionalità viene premiata.
Niente gente improvvisata che ruba il lavoro a chi lo merita.
Sì fa la giusta distinzione tra musica-intrattenimento e musica-arte.
Chi suona per la gloria non viene confuso con chi suona per i soldi.
Fine delle diatribe sul tema, specialmente qui sul forum! emo
Finalmente si avrebbe lo sviluppo di società musicali che perseguono il bene della musica e dei musicisti.

Insomma, io vedo solo lati positivi.

Voi che ne pensate?
emo
Professionismo, nella musica dal vivo, non vuole dire solo avere il diploma.
Significa anche arrivare puntuali all'appuntamento con il locale, limitare al minimo indispensabile il soundcheck, intrattenere un pubblico, rispettare (nei limiti) le esigenze di chi ci paga, conoscere i brani, non arrivare sul palco ubriachi, non far passare tempi estenuanti tra un brano e l'altro, presentare un buon prodotto finito, compilare il borderò e non dileguarsi facendo finta di niente, fatturare.
Queste sono cose che se fossi un proprietario di un locale esigerei, e pertanto cerco di offrirle. E non hanno nulla a che vedere con il diploma. Che poi il diploma possa garantire un minimo livello qualitativo, sono d'accordo anch'io. Come sono d'accordo con Cyrano che una buona parte di jazzisti sarebbe tagliata fuori.
Vedrei meglio una sorta di esame di abilitazione, ma lo dico tanto per chiacchierare, perchè credo che oltre l'utopico non si andrà.
  • anonimo

11-09-19 19.21

zaphod ha scritto:
Professionismo, nella musica dal vivo, non vuole dire solo avere il diploma.
Significa anche arrivare puntuali all'appuntamento con il locale, limitare al minimo indispensabile il soundcheck, intrattenere un pubblico, rispettare (nei limiti) le esigenze di chi ci paga, conoscere i brani, non arrivare sul palco ubriachi, non far passare tempi estenuanti tra un brano e l'altro, presentare un buon prodotto finito, compilare il borderò e non dileguarsi facendo finta di niente, fatturare.


beh hai dato una bella sfoltita emo
  • markelly2
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11-09-19 20.45

benjomy ha scritto:
quindi se io su un tema di rachmaninoff elaboro un pezzo jazz cosa faccio? cover? o musica originale? oppure se stravolgo completamente stormy weather..


Eh sì, e 'ste cose le suono alla Trattoria da Pino, luogo ideale proprio !
emo
  • anonimo

11-09-19 20.50

@ markelly2
benjomy ha scritto:
quindi se io su un tema di rachmaninoff elaboro un pezzo jazz cosa faccio? cover? o musica originale? oppure se stravolgo completamente stormy weather..


Eh sì, e 'ste cose le suono alla Trattoria da Pino, luogo ideale proprio !
emo
Non è detto: uno potrebbe suonarle in un elegante Caffè storico in centro città...
...come la foto del mio Avatar: sono io che suono il Pianoforte a Coda (uno Steinway and Sons di proprietà del locale) in un Caffè storico (fine 1700 - inizio 1800) in pieno centro a Torino...
  • markelly2
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11-09-19 21.12

@ anonimo
Non è detto: uno potrebbe suonarle in un elegante Caffè storico in centro città...
...come la foto del mio Avatar: sono io che suono il Pianoforte a Coda (uno Steinway and Sons di proprietà del locale) in un Caffè storico (fine 1700 - inizio 1800) in pieno centro a Torino...
Uno con tali capacità e sensibilità, ci mette un attimo a passare l'esame.
  • giulio12
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11-09-19 21.17

@ markelly2
Uno con tali capacità e sensibilità, ci mette un attimo a passare l'esame.
Siamo in Italia... Sicuro? emo
  • anonimo

11-09-19 21.18

@ markelly2
Uno con tali capacità e sensibilità, ci mette un attimo a passare l'esame.
Era solo per dire che mica tutti suonano alla "Pizzeria - Trattoria da Pino - prezzi modici", c'è anche chi suona in ambienti e locali più eleganti...
  • anonimo

11-09-19 21.25

io ho suonato al massimo alla sagra del gnocco fritto va bene uguale?
  • markelly2
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11-09-19 21.26

@ giulio12
Siamo in Italia... Sicuro? emo
Vabbè, il vero artista è abbastanza folle da sbattersene delle regole, e se vale davvero, lo dimostrerà.

Per tutti gli altri (i lavoratori della musica), servono le regole.
  • markelly2
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11-09-19 21.31

@ anonimo
Era solo per dire che mica tutti suonano alla "Pizzeria - Trattoria da Pino - prezzi modici", c'è anche chi suona in ambienti e locali più eleganti...
Sì scusa, è chiaro, non volevo offendere.
Però qui dalle mie parti vedo ottimi jazzisti che finiscono spesso a suonare in ristoranti e trattorie, davvero.
Non mi sembra il luogo migliore per musicisti di quella caratura.
Ma se proprio deve essere, che almeno non accada che loro devono suonarci il martedì, e invece il sabato è garantito alla cover band di Ligabue.
emo