paolo_b3 ha scritto:
Se abbiamo una speranza di sopravvivere quella risiede nella redistribuzione della ricchezza. Il resto è folklore
Anche su questo, riconosco una fondatezza nella Tua affermazione.
"In medio stat virtus", recitava un antico adagio latino (mutuato dalla filosofia aristotelica).
Gli estremi del capitalismo (lo vediamo ad esempio nell'eccessiva concentrazione della ricchezza e nell' "urbanesimo di lusso" delle nostre città) sono dannosi - anzi distruttivi - per lo sviluppo armonico di una società civile e democratica, così come in passato lo sono stati certi eccessi del Socialismo c.d. "reale", in senso opposto.
Si dice che "ad azione corrisponde una reazione uguale e contraria" che , tradotto in senso storico, significa che spesso a certi eccessi si reagisce con eccessi in senso contrario.
Se si tira il pendolo troppo da una parte.... e lo si lascia andare.... il pendolo non ritornerà in una posizione centrale, ma tenderà ad avvicinarsi all'estremo opposto.
E questo è un problema dell'umanità.... forse "il" problema.
A mio parere, una società civile dovrebbe concentrare le proprie "energie politiche" nel ricercare la "via di mezzo". avvicinandosi il più possibile a quel "punto centrale" cui il pendolo dovrebbe tendere, con oscillazioni che non raggiungano mai gli estremi.
Ciò vale per tutte le questioni sociali attinenti al diritto di ciascuno ad un'esistenza dignitosa: dal lavoro, ai salari, alla casa, all'accesso all'energia ed ai servizi, alla sanità ecc. ecc.
Ovviamente non si può pretendere la "perfezione", che tuttavia va considerata un qualcosa di ideale cui tendere.
E in questo senso, il ruolo dello Stato non può e non deve essere quello di semplice "spettatore" dei fenomeni sociali (secondo la teoria economica classica del "lassez faire") così come neppure quello di "direttore assoluto", secondo una logica dirigista, bensì quello di attore/moderatore delle diverse tendenze sociali, attivandosi per la ricerca di quell' "equo contemperamento" delle diverse esigenze e delle diversità (che esistono, in tutte le società) in modo da conseguire la migliore armonia possibile tra i cittadini della Comunità che governa.
Più facile a dirsi che a farsi.....

L'Italia, già nel presente ed ancor più nel futuro, è chiamata ad affrontare molte sfide sociali, tra cui - e forse prima tra le quali - la questione di un'equa redistribuzione del reddito, oltre al ripristino di quell' "ascensore sociale" che fu un importante motore nello sviluppo economico italiano degli anni '50 e '60 .
Solo con una democrazia veramente compiuta e funzionante, nella quale i "politici" sappiano guardare all'interesse generale del Paese e sappiano confrontarsi civilmente, coscienti della diversità di idee, ma anche di essere tutti sulla stessa barca; solo con una democrazia nella quale il Popolo venga informato con spiegazioni serie e non coperto di mera propaganda da talk show e promesse di "panem et circenses", si potrà tornare a sperare, come dici Tu.
Altrimenti, l'alternativa potrà essere quella della democrazia giacobina di piazza, oppure il "baratto" libertà/diritti contro benessere economico, come avviene in Cina... e in certi casi neppure quello.
Purtroppo, quando una democrazia non riesce a rigenerarsi.... dalle sue ceneri spesso e volentieri nascono le dittature.
Il tutto come sopra, ovviamente IMHO .