perche i giapponesi non falliscono mai?

orange1978 09-10-20 06.53
è una domanda che spesso mi pongo...

i produttori giapponesi non falliscono quasi mai, nemmeno quando fanno prodotti che sono flop colossali, mentre in usa ma anche europa a volte basta un solo prodotto sbagliato a portare l'azienda al collasso (e alla conseguente chiusura).

dal punto di vista creativo/tecnologico i giapponesi non sono affatto innovatori come si potrebbe credere, la maggior parte delle tecnologie che usano sono frutto di ricerche europee e americane, le valvole e i transistors, la cpu...ma anche altre piu specifiche (fm, modelli fisici, convoluzione, compressione digitale, campionamento, etc) nelle quali anche l'italia ha giocato un grande ruolo.

prendiamo alcuni produttori come esempio:
per il giappone roland, korg, yamaha, nintendo, sony, akai, otari, mitsubishi, notiamo che alcune di queste sono attive dal 1800 (yamaha, e nintendo che nel 1800 faceva le carte da gioco!), per gli usa oberheim, moog music, sequential circuits, new england digital, arp, kurzweil, ensoniq, e-mu.

queste aziende giapponesi sfruttando studi teorici altrui hanno creato prodotti che hanno segnato degli standard, non si puo negarlo (es i registratori a nastro digitali pro digi e dash, omnipresenti nelle produzioni ad alto livello dal 1980 al 1998) e tra alti e bassi sono tutt'ora attive, alcune di esse ancora ai massimi livelli!

dall'altra parte quelle americane non se la son cavata altrettanto bene, a parte kurzweil che era gia fallita nel 1988 prima che se la comprasse young chang, moog music tornata da vent'anni alla carica dopo una chiusura durata parecchio, e sequential (grazie all'impegno dello stesso dave smith) le altre sono tutte fallite, pur avendo grandi idee (emu per es faceva strumenti eleganti con una raffinata implementazione midi, migliore delle concorrenti orientali)

vista cosi, gli americani e gli europei inventano, creano, spostano gli equilibri, ma poi non sono abili nella gestione dell'azienda a lungo termine.

da cosa puo dipendere tutto questo, forse dal fatto che i giapponesi sono piu seri sul lavoro, che hanno un senso di onore e responsabilità superiore che li porta pure a suicidarsi se sbagliano, che ponderano meglio le loro scelte aziendali le quali sono strutturate meglio di quelle americane...o che una volta arricchiti non pensano solo a divertirsi e sperperare capitali in "lussi"....?

è sicuramente un discorso complesso, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate (io d'altro canto una mia idea personale me la sono fatta...)
Tama72 09-10-20 07.14
Sicuramente i motivi sono molteplici ma uno di questi potrebbe essere che per il giapponese è altamente disonorevole fallire in qualsiasi campo, per l'americano se fallisci è una cosa assolutamente fattibile, riprova con un'altra idea.
Probabilmente per questo modo di pensare il giapponese si impegna al 110% ( tutti anche l'ultimo dei dipendenti ), l'americano se non è economicamente conveniente lascia perdere e molla tutto per avere i soldi per sviluppare un altro progetto.
Secondo me noi italiani stiamo nel mezzo, il piccolo artigiano o libero professionista è più simile al giapponese il grande imprenditore o il super professionista è più simile all'americano ( e magari lo fa apposta a saltare per motivi economici fraudolenti, d'altronde in Italia è vietato fallire !!! ).
wildcat80 09-10-20 08.15
È un discorso interessante, probabilmente ci sono sia motivi filosofici che capaci gestionali.
Pensando agli ultimi anni, in effetti, fra le tastiere giapponesi mi sembra che soltanto Korga abbia fatto un passo falso con il Vox, a cui hanno rimediato in parte con il ritocco del prezzo e l'aggiornamento.
paolo_b3 09-10-20 08.17
Domandona.
La risposta non è affatto univoca, ci sono miriadi di aspetti che coinvolgono la politica industriale e che sono tutti influenti sul successo di un'impresa industriale.
Intanto una delle principali strategie che ha caratterizzato l'industria giapponese dal dopoguerra in avanti è stato quello di prendere i prodotti sul mercato, copiarli migliorandoli ed affidarli ad un sistema produttivo più efficiente per abbattere i costi di produzione. Ma non basta, perchè poi a loro volta hanno anche loro hanno sfornato prodotti innovativi.
Un'altro dettaglio è che i giapponesi hanno fatto ricorso alla manodopera a basso costo, i paesi del sudest asiatico, molto prima degli altri, quindi hanno avuto per anni una leva strategica in più rispetto a molti altri paesi.
Ma in generale nella ricetta per non fallire gli ingredienti principali sono due: "prima di attaccare difendere", ossia innanzitutto precedenza al mantenimento delle quote di mercato acquisite e "non fare il passo più lungo della gamba" ossia commisurare gli investimenti alle disponibilità economiche.
E' ovvio che sono due aspetti che si fondano sulla dimensione economica dell'azienda.
Prova a confrontare quanto fatturano ad esempio Yamaha, Dave Smith e Studiologic.
mima85 09-10-20 08.27
Probabilmente è anche per il fatto che le grandi aziende giapponesi differenziano molto la loro offerta. Yamaha fa strumenti musicali ma anche moto e altre cose, Roland fa tastiere e synth ma anche batterie elettroniche ed altri tipi di apparecchiature, ed ha la divisione Boss che si occupa di amplificazione ed effetti. Korg è attiva praticamente solo nel settore di tastiere e synth ma ha un ventaglio di prodotti piuttosto differenziato, incluse alcune linee di synth analogici che ai primi due mancano.

Queste grandi aziende inoltre hanno cercato di differenziare il più possibile la loro offerta fin da subito, questo le ha fatte crescere molto rapidamente facendole diventare i colossi che sono oggi. Le americane come Moog, Oberheim, Arp, Sequential, eccetera, sono nate come aziende piuttosto "verticali", che lavoravano in una nicchia ben precisa e con un'offerta non molto differenziata. Questo ha fatto si che rimanessero realtà aziendali piuttosto piccole, dove il fallimento di un prodotto poteva significare il fallimento dell'intera azienda.

Moog è l'esempio lampante di come un singolo prodotto possa affossare un'azienda, con il MemoryMoog: lo hanno dovuto produrre di fretta e furia perché nel settore dei polifonici erano rimasti molto indietro rispetto a Sequential ed Oberheim (e rispetto ai jappo). Solo che essendo che sono entrati ultimi in un settore che era già avviato da almeno 5 anni, ed essendo che di li a poco sarebbe arrivato il DX-7 che avrebbe spazzato via gli analogici, non sono riusciti a rientrare con gli investimenti di ricerca e sviluppo. Inoltre il MemoryMoog era un synth molto inaffidabile, con una progettazione complessa e convoluta ma costruito di fretta e con componenti di qualità discutibile (zoccoli e connettori interni soprattutto) per il motivo detto prima, quindi hanno avuto tanti ritorni di synth difettosi che hanno causato ulteriori spese di supporto tecnico in garanzia. E questo ha decretato il fallimento dell'azienda.
muzakk 09-10-20 09.27
orange1978 ha scritto:
da cosa puo dipendere tutto questo, forse dal fatto che i giapponesi sono piu seri sul lavoro, che hanno un senso di onore e responsabilità superiore che li porta pure a suicidarsi se sbagliano, che ponderano meglio le loro scelte aziendali le quali sono strutturate meglio di quelle americane...o che una volta arricchiti non pensano solo a divertirsi e sperperare capitali in "lussi"....?

In generale,falliscono anche loro, solo che hanno la "finezza", per le cose che hai indicato te e che riporto, di non darlo a vedere; vedi la linea di produzione dei portatili Vaio di Sony che era chiaramente in perdita; Sony ha ceduto la linea e tutto il resto ad un fondo di investimento che puntualmente hanno portato al fallimento il marchio vaio e tutto il resto. E di questi giorni che la giapponese Olympus ha ( purtroppo) ceduto la divisione, anche questa chiaramente in difficoltà, che produce le famose macchine fotografiche dal 1919 a un altro fondo di investimento, e credo che farà la fine dei Vaio di Sony. Non so quale sistema sia meglio, ossia chiudere la baracca direttamente e brutalmente come si fa in Europa, magari lasciando venditori e clienti a bocca aperta e con il cu..lo per terra o come fanno loro cioè far finta che tutto vada bene, cedere il pezzo che non va ad un fondo o ad una consociata e seppellirlo a poco poco che manco ce ne accorgiamo, sempre con il sorriso con i dentoni bene in vista come di solito si caricaturizza il giapponese.
CoccigeSupremo 09-10-20 09.32
Perchè un prodotto giapponese, quando fallisce, diviene quasi di culto. E l'immagine dell'azienda cresce perchè ritenuta "incompresa".
I giapponesi supportano spesso a prescindere, gli europei strapagano.

Per un periodo si trovavano nintendo Gamecube anche a 500 euro (prodotto fallimentare, ma di culto).

Perchè c'è serietà: Riparazioni gratuite per prodotti difettosi, prese di coscienza... Tutto ciò che fallisce viene quasi "ammesso".
Penso alla mia nintendo switch. Joycon (controller) in plasticaccia che dopo un po mandano al diavolo i "comandi". Prodotto fatto male. La nintendo offre riparazioni gratuite e riconosce l'errore.
E oggi leggi di gente che compra il prodotto difettoso "perchè tanto poi, se si rompe nintendo me lo ripara gratis o me lo sostituisce".
Se domani nintendo rilasciasse una console, io la comprerei a scatola chiusa, perchè riparano immediatamente il fallimento.

In italia, piena garanzia: "Cara studiologic, ho la tua tastiera, ma è difettosa perchè fa rumore e sui ribattuti non suona. che fare?".

Risposta studiologic "eh, e ti potevi comprare il modello non entry level caro mio, la tastiera quella è".
Ecco, meriti merda, e meriti che il tuo modus operandi come casa costruttrice venga smerdato pubblicamente in forum pubblici e quant'altro.
Ed ecco che il fallimento assume per gli europei un qualcosa di grande... Non si fanno perdonare, e se ne fottono.

In sintesi: In Giappone falliscono eccome, ma tentano in tutti i modi di rimediare coccolando l'utenza.
Nel resto del mondo il fallimento è un inconveniente che deve gravare sull'utenza, la ditta deve andare avanti, non può perdere tempo a rimediare.
Dallaluna69 09-10-20 09.34
Non è semplice confrontare la realtà industriale di nazioni diverse.
Occorre confrontare l'andamento dei contratti per le materie prime, per il consumo dell'energia, i costi della manodopera, etc.
In generale, tutta la realtà industriale giapponese è ben diversa da quella europea o statunitense.
L'anno scorso, ad esempio, hanno chiuso 500 aziende per mancanza di manodopera. Una cosa impensabile in molte altre nazioni.
Avevano una rigidissima politica anti immigrazione che adesso stanno rivedendo in gran fretta, visto che dai 128 milioni di abitanti del 2010, sono calati agli attuali 126.
1paolo 09-10-20 09.52
paolo_b3 ha scritto:
aspetti che si fondano sulla dimensione economica dell'azienda.
Prova a confrontare quanto fatturano ad esempio Yamaha, Dave Smith e Studiologic


Quoto quest'aspetto, che ritengo il principale motivo. In Italia le aziende, di qualsiasi tipo, hanno dimensioni troppo piccole per poter reggere la concorrenza internazionale; finchè rimangono nella loro nicchia di mercato ok, non appena ambiscono (giustamente) a strutturarsi per diventare generaliste diventano vulnerabili
mike71 09-10-20 11.19
Ci sono alcune aziende che sono fallite, come la JAL, che e` stata pero` comprata dai suoi debitori (essendo una compagnia aerea era probabile che andasse a gambe all'aria) e nella crisi del 2008 un po' di banche ed assicurazioni sono saltate.

Credo che per gli strumenti musicali ci sia un discorso di dimensioni, per cui per Casio o Yamaha i sintetizzatori sono una piccola parte del fatturato.
Per l'Italia un problema generale e` il fatto che le piccole e medie industrie rimangono piccole, per cui una azienda con 50 dipendenti non ha un grande fatturato per fare ricerca e sviluppo e per riuscire a resiste in caso di problemi.
michelet 09-10-20 12.13
Magari il mio è un ragionamento semplicistico, però vedo che in Italia i figli non hanno la struttura mentale dei padri. Voglio dire, pensiamo a quante aziende avrebbero potuto fare faville, ma per l'incapacità delle generazioni che hanno preso il posto dei fondatori, sono andate a farsi benedire.
Mi viene in mente Eraclit Venier, un'azienda famosa nel campo dell'edilizia, molto fiorente negli anni passati ma che i figli dei proprietari hanno mandato letteralmente in rovina.
Penso anche alla fine tragica di Generalmusic.
paolo_b3 09-10-20 12.17
@ michelet
Magari il mio è un ragionamento semplicistico, però vedo che in Italia i figli non hanno la struttura mentale dei padri. Voglio dire, pensiamo a quante aziende avrebbero potuto fare faville, ma per l'incapacità delle generazioni che hanno preso il posto dei fondatori, sono andate a farsi benedire.
Mi viene in mente Eraclit Venier, un'azienda famosa nel campo dell'edilizia, molto fiorente negli anni passati ma che i figli dei proprietari hanno mandato letteralmente in rovina.
Penso anche alla fine tragica di Generalmusic.
Non lo trovo semplicistico, anzi i casi sono più di uno, ma secondo te è un fenomeno che si verifica solo in Italia?
michelet 09-10-20 12.20
@ paolo_b3
Non lo trovo semplicistico, anzi i casi sono più di uno, ma secondo te è un fenomeno che si verifica solo in Italia?
Credo che in Italia i casi siano più frequenti. E non lo dico per portare discredito al nostro Paese, ma perché statisticamente il fenomeno è più rilevante.
zerinovic 09-10-20 13.20
@ michelet
Magari il mio è un ragionamento semplicistico, però vedo che in Italia i figli non hanno la struttura mentale dei padri. Voglio dire, pensiamo a quante aziende avrebbero potuto fare faville, ma per l'incapacità delle generazioni che hanno preso il posto dei fondatori, sono andate a farsi benedire.
Mi viene in mente Eraclit Venier, un'azienda famosa nel campo dell'edilizia, molto fiorente negli anni passati ma che i figli dei proprietari hanno mandato letteralmente in rovina.
Penso anche alla fine tragica di Generalmusic.
bè ma un padre queste cose le vede...inutile cercare di far saltare su un albero un pesce...le aziende come i troni nel medioevo, andrebbero dati ai meritoveli...e di ragazzi meritevoli oggi ci sono, un figlio difficilmente avrò la stessa passione del padre, o il carattere. bisogna fargli fare quello che amano, e non dargliele facilmente le cose, abituarli a sgobbare.
sonuebentu 09-10-20 13.28
@ orange1978
è una domanda che spesso mi pongo...

i produttori giapponesi non falliscono quasi mai, nemmeno quando fanno prodotti che sono flop colossali, mentre in usa ma anche europa a volte basta un solo prodotto sbagliato a portare l'azienda al collasso (e alla conseguente chiusura).

dal punto di vista creativo/tecnologico i giapponesi non sono affatto innovatori come si potrebbe credere, la maggior parte delle tecnologie che usano sono frutto di ricerche europee e americane, le valvole e i transistors, la cpu...ma anche altre piu specifiche (fm, modelli fisici, convoluzione, compressione digitale, campionamento, etc) nelle quali anche l'italia ha giocato un grande ruolo.

prendiamo alcuni produttori come esempio:
per il giappone roland, korg, yamaha, nintendo, sony, akai, otari, mitsubishi, notiamo che alcune di queste sono attive dal 1800 (yamaha, e nintendo che nel 1800 faceva le carte da gioco!), per gli usa oberheim, moog music, sequential circuits, new england digital, arp, kurzweil, ensoniq, e-mu.

queste aziende giapponesi sfruttando studi teorici altrui hanno creato prodotti che hanno segnato degli standard, non si puo negarlo (es i registratori a nastro digitali pro digi e dash, omnipresenti nelle produzioni ad alto livello dal 1980 al 1998) e tra alti e bassi sono tutt'ora attive, alcune di esse ancora ai massimi livelli!

dall'altra parte quelle americane non se la son cavata altrettanto bene, a parte kurzweil che era gia fallita nel 1988 prima che se la comprasse young chang, moog music tornata da vent'anni alla carica dopo una chiusura durata parecchio, e sequential (grazie all'impegno dello stesso dave smith) le altre sono tutte fallite, pur avendo grandi idee (emu per es faceva strumenti eleganti con una raffinata implementazione midi, migliore delle concorrenti orientali)

vista cosi, gli americani e gli europei inventano, creano, spostano gli equilibri, ma poi non sono abili nella gestione dell'azienda a lungo termine.

da cosa puo dipendere tutto questo, forse dal fatto che i giapponesi sono piu seri sul lavoro, che hanno un senso di onore e responsabilità superiore che li porta pure a suicidarsi se sbagliano, che ponderano meglio le loro scelte aziendali le quali sono strutturate meglio di quelle americane...o che una volta arricchiti non pensano solo a divertirsi e sperperare capitali in "lussi"....?

è sicuramente un discorso complesso, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate (io d'altro canto una mia idea personale me la sono fatta...)
è un discorso molto complicato che poco c'entra con il mondo delle tastiere .. quelle giapponesi ormai sono multinazionali globalizzate che fanno anche strumenti musicali ma il loro corebusiness non è certo quello .. infatti la maggior parte di questi produttori ha abbandonato negli ultimi anni la produzione in giappone per produrre con materiali e qualità più scadenti in Malaysia o Korea o Cina ... l'Italia è fatta di piccole realtà di eccellenza molto spesso familiari che non possono competere sui numeri ma un tempo solo sulla qualità ..
sonuebentu 09-10-20 13.31
@ mima85
Probabilmente è anche per il fatto che le grandi aziende giapponesi differenziano molto la loro offerta. Yamaha fa strumenti musicali ma anche moto e altre cose, Roland fa tastiere e synth ma anche batterie elettroniche ed altri tipi di apparecchiature, ed ha la divisione Boss che si occupa di amplificazione ed effetti. Korg è attiva praticamente solo nel settore di tastiere e synth ma ha un ventaglio di prodotti piuttosto differenziato, incluse alcune linee di synth analogici che ai primi due mancano.

Queste grandi aziende inoltre hanno cercato di differenziare il più possibile la loro offerta fin da subito, questo le ha fatte crescere molto rapidamente facendole diventare i colossi che sono oggi. Le americane come Moog, Oberheim, Arp, Sequential, eccetera, sono nate come aziende piuttosto "verticali", che lavoravano in una nicchia ben precisa e con un'offerta non molto differenziata. Questo ha fatto si che rimanessero realtà aziendali piuttosto piccole, dove il fallimento di un prodotto poteva significare il fallimento dell'intera azienda.

Moog è l'esempio lampante di come un singolo prodotto possa affossare un'azienda, con il MemoryMoog: lo hanno dovuto produrre di fretta e furia perché nel settore dei polifonici erano rimasti molto indietro rispetto a Sequential ed Oberheim (e rispetto ai jappo). Solo che essendo che sono entrati ultimi in un settore che era già avviato da almeno 5 anni, ed essendo che di li a poco sarebbe arrivato il DX-7 che avrebbe spazzato via gli analogici, non sono riusciti a rientrare con gli investimenti di ricerca e sviluppo. Inoltre il MemoryMoog era un synth molto inaffidabile, con una progettazione complessa e convoluta ma costruito di fretta e con componenti di qualità discutibile (zoccoli e connettori interni soprattutto) per il motivo detto prima, quindi hanno avuto tanti ritorni di synth difettosi che hanno causato ulteriori spese di supporto tecnico in garanzia. E questo ha decretato il fallimento dell'azienda.
roland non fa più strumenti musicali in giappone .. ci mette solo il nome . è specializzata in altri settori come stampanti 3d robot per l'industria .. strumenti medicali ecc ecc
paolo_b3 09-10-20 13.50
@ sonuebentu
roland non fa più strumenti musicali in giappone .. ci mette solo il nome . è specializzata in altri settori come stampanti 3d robot per l'industria .. strumenti medicali ecc ecc
... saprete anche che la Farfisa fa citofoni...
sonuebentu 09-10-20 14.11
@ paolo_b3
... saprete anche che la Farfisa fa citofoni...
la farfisa è nata dalla fusione della Settimio soprani e della scandalli nel 1955 .. producevano le migliori fisarmoniche mai viste .. Artist 6 e scandalli super 6 ancora oggi inimitabili poi purtroppo si sono messi a fare pianole dopo l'acquisizione degli americani della Lear Siegler .. tutto nasce dalla 'evoluzione del synthaccordion su una fisarmonica del 1946...
mike71 09-10-20 14.56
zerinovic ha scritto:
..le aziende come i troni nel medioevo, andrebbero dati ai meritevoli...e di ragazzi meritevoli oggi ci sono, un figlio difficilmente avrò la stessa passione del padre

Fortunatamente ci sono casi in cui non e` vero come la Ferrero, ma quando si arriva ad una certa dimensione ai figli e` meglio lasciare in eredita` azioni risparmio e non posti direttivi. Ed anche in questo caso il rischio di parenti serpenti e` sempre presente, con il risultato che beghe interne famigliari possono distruggere le aziende. Bisognerebbe nel tempo capira come creare una classe dirigente in grado di sostituire i vertici, ma questo spesso non succede.
Uno dei problemi dell'Italia e` che per trovare lavoro si deve ricorre a parentele, amicizie e conoscenze. Chi assume e` portato ad assumere un parente o chi si conosce da lungo tempo e non magare cercare in giro.
mima85 09-10-20 15.38
@ sonuebentu
roland non fa più strumenti musicali in giappone .. ci mette solo il nome . è specializzata in altri settori come stampanti 3d robot per l'industria .. strumenti medicali ecc ecc
Appunto, è esattamente quello che ho detto. Diversificano l'offerta, ovvero creano prodotti diversi per mercati diversi. Per questo se un loro prodotto fa un flop commerciale non si tira dietro tutta l'azienda.

Se invece un'azienda occupa una nicchia di mercato ben precisa ed ha un ventaglio di prodotti molto più ristretto, ecco che il fallimento commerciale di uno di questi prodotti può significare la chiusura dell'azienda, in particolare se questa già di suo non naviga in buone acque. Com'è successo a Moog negli anni '80.