12-10-21 06.55
La nostra situazione è la seguente. Un anno fa, esattamente il 7 ottobre, appena avevamo provato a ripartire con le normali attività ospedaliere, è ripartito tutto. Era da fine settembre in verità che avevamo un cluster di una trentina di persone, tutti cingalesi imparentati fra loro, si supponeva fosse un caso isolato, stavano tutti mediamente bene e si era deciso di trattenerli ricoverati fino a negativizzazione completa perché non c'erano garanzie igienico - sanitarie.
Era solo un assaggio, il cluster cingalese era la punta dell'iceberg.
Oggi stiamo lavorando normalmente.
I decessi di tutta l'estate sono stati circa il 25% rispetto allo scorso anno.
Non abbiamo più reparti Covid attivi in tutta la regione, solo una cinquantina di ospedalizzati e meno di 10 in terapia intensiva.
Il tutto dopo un'estate nettamente più libera della scorsa.
Anche l'effetto scuola, quello che noi temevamo più dell'estate a piede libero, sembra non aver avuto l'effetto che più ci spaventava.
Da quando è stato ritirato Astra Zeneca anche gli accessi per più o meno probabili effetti avversi da vaccino sono spariti.
Il momento è molto positivo.
È giusto non mollare i freni?
Fermo restando che la formula del Green Pass non è stata una soluzione di buonsenso, è giusto restare sul pezzo almeno fino alla fine dell'inverno.
Una nuova ondata di contagi di portata simile alle passate è poco probabile, però una recrudescenza dei contagi con aumento dei casi moderati e severi oggi sarebbe una mazzata sul SSN e sulle tasche di molti italiani.
Anche se fossero piovuti miliardi sul SSN, in un anno si sarebbe potuto fare nulla, oltre che a comprare farmaci e strumenti.
Per formare personale occorre un decennio.
Quindi, se oggi è così, c'è solo che da guardare al domani con fiducia, con la speranza che a febbraio si possa davvero tirare un sospiro di sollievo.