Quando sei....inadeguato

  • lucabbrasi
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18-07-17 08.10

(il titolo è una citazione colta di "Disperato" di Masini, ovviamente)

...momento di stanca: col gruppo precedente ormai siamo alla frutta, stanchezza, mancanza di stimoli...e va beh, mi son detto, cerchiamo qualcosa. 2 prove con un quartetto jazz, con chitarrista. Mah, non sono bravo ma proviamoci. Pensavo di poterci stare e...invece ieri sera il contrabbassista, in mezzora dopoprove e con molta eleganza mi ha fatto capire quanto sia inadeguato o, meglio, mi ha spiegato meglio di 100 lezioni come si debba suonare jazz. Togliere, togliere. E invece io vengo da lontanissimi studi classici, da cultura "pop", sono il classico pianolaio che suona a 10 dita...tornando a casa mi risentivo "my favourite things" di Coltrane...e ammiravo McCoy Tyner...la "leggerezza" di quel modo di suonare...

Sono pieno di dubbi, ho una grande tentazione di smetterla, di sbattermi per cercare la mia dimensione o di cercare serate...occorrebbe avere tempo per un minimo di studio, e io non ce l'ho...
  • giannirsc
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18-07-17 08.31

Ma no...semplicemente il jazz non è il tuo campo..cerca una band funky, dance, pop e vedrai che non ti sentirai affranto..il jazz è un tipo di linguaggio..il pop è un altro..vai dove ti trovi meglio.
  • LukeBB
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18-07-17 09.16

@ giannirsc
Ma no...semplicemente il jazz non è il tuo campo..cerca una band funky, dance, pop e vedrai che non ti sentirai affranto..il jazz è un tipo di linguaggio..il pop è un altro..vai dove ti trovi meglio.
Condivido,
Il jazz va studiato, o meglio va vissuto. Ci vogliono anni ed anni, è come suonare musica classica, se vogliamo: dedizione, ascolto, sudore e tempo. Che poi anche sul fatto di voler insegnare e/o studiare jazz ce ne sarebbe da dire...impostare lezioni e metodi anche accademici per una musica nata dall'istinto e dal bisogno di svagarsi e comunicare le proprie sofferenze può sembrare un scarilegio per i puristi...

È musica a sé, bellissima ma non per tutti.
Io non ci lroverei nemmeno con una band jazz, anch'io sono di formazione classica e di impronta pop, funky e rock and roll...
Cerca qualcosa più adatto a te!,
  • Arci66
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18-07-17 09.42

LukeBB ha scritto:
Il jazz va studiato, o meglio va vissuto. Ci vogliono anni ed anni, è come suonare musica classica, se vogliamo: dedizione, ascolto, sudore e tempo.

Condivido, ci sono passato....ci si dovrebbe dedicare al 100% altrimenti si rimane assai limitati e quindi meglio altro.emo
  • maxpiano69
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18-07-17 09.44

Condivido in buona parte quanto giá detto riguardo al jazz (quello vero), ma evitare di suonare "troppa roba" é una buona pratica in qualsiasi genere... bisogna suonare le cose che servono alla buona riuscita del pezzo, il resto é "caciara" o altro... anche per questo ci vogliono studio, attenzione e disciplina; siamo stati ( o magari siamo ancora) probabilmente quasi tutti un po' "caciaroni", ma si puó migliorare, se si vuole e ci si impegna.

In ogni caso suonare jazz bene giá non é semplice, cominciare a farlo in un gruppo in cui devono coesistere chitarra e piano/tastiere alza ulteriormente il livello dato che sono strumenti che tendono a sovrapporsi (quindi ci vuole ancora piú disciplina da parte di entrambi)
  • paolo_b3
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18-07-17 10.26

@ lucabbrasi
(il titolo è una citazione colta di "Disperato" di Masini, ovviamente)

...momento di stanca: col gruppo precedente ormai siamo alla frutta, stanchezza, mancanza di stimoli...e va beh, mi son detto, cerchiamo qualcosa. 2 prove con un quartetto jazz, con chitarrista. Mah, non sono bravo ma proviamoci. Pensavo di poterci stare e...invece ieri sera il contrabbassista, in mezzora dopoprove e con molta eleganza mi ha fatto capire quanto sia inadeguato o, meglio, mi ha spiegato meglio di 100 lezioni come si debba suonare jazz. Togliere, togliere. E invece io vengo da lontanissimi studi classici, da cultura "pop", sono il classico pianolaio che suona a 10 dita...tornando a casa mi risentivo "my favourite things" di Coltrane...e ammiravo McCoy Tyner...la "leggerezza" di quel modo di suonare...

Sono pieno di dubbi, ho una grande tentazione di smetterla, di sbattermi per cercare la mia dimensione o di cercare serate...occorrebbe avere tempo per un minimo di studio, e io non ce l'ho...
Io mi definisco "via di mezzo", cioè i "buoni" non mi prendono in considerazione (e comunque i buoni fanno la professione, cosa che io non potrei fare quantomeno per mancanza di tempo), con gli scarsi c'è da rifare tutto dall'inizio ed io non ne ho voglia. Trovare la situazione commisurata è difficile. Ma alla fine è meglio turarsi il naso e suonare, anche al prezzo di qualche figuretta (che probabilmente farò domani sera).
Tutto ciò per dirti che alla fine ci sono momenti in cui ti viene la depressione e ti dici "mando tutto a quel paese", ma poi passano e si continua.
Per quanto riguarda suonare jazz condivido tutto ciò che hanno detto gli altri, per iniziare dovresti radunare una formazione di tuoi pari livello e provare a crescere assieme. Se non hai troppo tempo da dedicare puoi comunque vedere lo studio come pochi momenti di perfezionamento.
Una mia convinzione è che la principale differenza tra chi ha studiato e chi no sia il tempo che occorre per raggiungere l'obiettivo.
  • lucabbrasi
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18-07-17 10.36

@ paolo_b3
Io mi definisco "via di mezzo", cioè i "buoni" non mi prendono in considerazione (e comunque i buoni fanno la professione, cosa che io non potrei fare quantomeno per mancanza di tempo), con gli scarsi c'è da rifare tutto dall'inizio ed io non ne ho voglia. Trovare la situazione commisurata è difficile. Ma alla fine è meglio turarsi il naso e suonare, anche al prezzo di qualche figuretta (che probabilmente farò domani sera).
Tutto ciò per dirti che alla fine ci sono momenti in cui ti viene la depressione e ti dici "mando tutto a quel paese", ma poi passano e si continua.
Per quanto riguarda suonare jazz condivido tutto ciò che hanno detto gli altri, per iniziare dovresti radunare una formazione di tuoi pari livello e provare a crescere assieme. Se non hai troppo tempo da dedicare puoi comunque vedere lo studio come pochi momenti di perfezionamento.
Una mia convinzione è che la principale differenza tra chi ha studiato e chi no sia il tempo che occorre per raggiungere l'obiettivo.
eh eh grande Paolo, nella tua definizione mi ci ritrovo. M'hai fatto tornare il sorriso.
  • paolo_b3
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18-07-17 11.05

@ lucabbrasi
eh eh grande Paolo, nella tua definizione mi ci ritrovo. M'hai fatto tornare il sorriso.
Ti racconto di venerdì scorso:
Un gruppetto di miei amici mi ha chiesto il favore di sostituire uno dei due chitarristi, che era in ferie, per fare 3 pezzi ad una "kermesse" di vecchie glorie (io ero il più giovane emo)
Nessuna prova perchè non avevo tempo (me l'hanno detto una settimana prima), studiato un po' i brani a casa da solo, sono arrivato, ho trovato sul palco un Hammond a doppio manuale (uno di quelli digitali, comunque una gran macchina).
Fatti i tre pezzi, sbavature come se piovesse, ma abbiamo "tenuto".
Alla fine il proprietario dell'hammond mi ha detto "cavoli ma sei bravo", l'ho ringraziato, ma pensavo fra me e me "te si che capisci..." emo
Era una situazione alla quale inizialmente non davo un soldo, ma alla fine mi sono divertito.
  • anonimo

18-07-17 11.42

se non hai motivazioni commerciali, perché non provare un po' di fusion?

PS il jazz si insegna e si impara eccome...
  • lucabbrasi
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18-07-17 11.54

@ anonimo
se non hai motivazioni commerciali, perché non provare un po' di fusion?

PS il jazz si insegna e si impara eccome...
il vero atavico problema a Firenze è che non si trova nessuno (i "buoni" per dirla come Paolo sono già presi...) che abbia interesse x questi generi...l'ultimo annuncio che ho visto "tastierista x cover band Cranberries"...ora, mi dite come faccio??
  • zaphod
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18-07-17 12.04

lucabbrasi ha scritto:
ammiravo McCoy Tyner...la "leggerezza" di quel modo di suonare...

beh, di quanto ci vada leggero McCoy Tyner sul pianoforte, discutiamone... emo

perchè smettere?
Non tutti nascono per essere jazzisti... ma lo si può diventare: chiaro però che lo diventi solo se ti piace. Diciamo che è una forma di espressione da cui ti devi sentire attratto, altrimenti rimani un musicista (anche buono, magari) che sa mettere giù qualche accordo alterato e niente di più. Se davvero ti piace, allora, puoi iniziare un percorso di studi e di collaborazioni. Non è detto, però, che questo ti porti solo gioie: non è infrequente imbatterti in jazzisti integralisti che vogliono fare solo standard. Sono un'ottima base di studio, ma se sei un musicista curioso è naturale che mano a mano cerchi qualcosa di diverso.
Comunque, sto divagando: ha ragione il contrabbassista con cui hai parlato: il jazz è fatto di sottintesi, non urli a 10 dita che un accordo è maggiore... lo devi far intendere, sottovoce, ma lasciandoti (o lasciando ai solisti) una porta aperta verso una terza minore. Per esempio.
Un buon maestro ti può dare ottime basi e buoni consigli, ma tanto lavoro lo devi fare da te, ascoltando ed evolvendo il tuo gusto, sviluppando una tua propria personalità. Altrimenti i jazzisti suonerebbero tutti uguale...
  • SavateVoeanti
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18-07-17 15.15

Ai tempi del Jazz non credo che i contrabassisti dicessero ai pianisti come si suona il jazz, tanto è vero che c'è jazz e jazz, e non tutti i pianisti di quella volta facevano poche note, c'è anche chi ne faceva tante contemporaneamente. E anche pianisti che si suonavano i bassi nonostante suonassero assieme al contrabassista, e incuranti addirittura di fare o meno la stessa nota.

18-07-17 16.03

Stando alla mia piccola esperienza, non conosco "jazzisti" di questa generazione che non abbiano imparato a suonarlo "fuori" da questo paese.

Ti insegnano regole,ti impongono paletti, ti dicono cosa è giusto fare e cosa no in termini di improvvisazione, ti costringono ad accettare il fatto che determinate note su determinati accordi non ci stanno bene, ti impongono di suonare solo determinate scale su determinate accordi, spendono ore a spiegarti chi è jazz e chi non lo è, ti distruggono se metti una nota "più in basso del previsto" (eeeh, perchè li suona il bassista, ndo vai?).

è niente, poi dopo aver imparato l'analisi, e sei in grado di farti i tuoi conti, ascolti i grandi (come suggerito), ti butti giù una cinquantina di assoli pianistici dei "pezzi grossi" del jazz. E niente, scopri che per gran parte di sti americanacci non era un problema suonare le note dei bassisti,buttano scale "proibite dal prof" su determinati accordi, per intere battute improvvisano piazzando l'accento in battere su 36 crome consecutive, dissonanze e note "proibite" su accordi come se piovesse, cromatismi in battere,e un Art Tatum che, nonostante ci fossero cantanti o altri strumentisti, era sempre li sotto con 10 mila note...

Ed è proprio li che nascono i dubbi. Ma l'importante è non abbattersi. Il jazz a mio avviso è un mondo che va scoperto attraverso si tanti libri, e di base un buon insegnatne, ma bisogna sempre tenere gli occhi aperti, ascoltare tanto, e non sforzarsi a seguire pedissequamente ciò che ti insegnano i prof. Bisogna esplorare per conto proprio gran parte delle cose, soprattutto perchè, a quanto vedo, i prof stessi non esplorano, e restano ancorati a far rispettare regole che magari in America manco esistono. Se ti attieni unicamente a ciò che ti dicono, sentirai ben presto dei limiti.

Good luck e non arrenderti :)
  • Deckard
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18-07-17 16.14

@ lucabbrasi
(il titolo è una citazione colta di "Disperato" di Masini, ovviamente)

...momento di stanca: col gruppo precedente ormai siamo alla frutta, stanchezza, mancanza di stimoli...e va beh, mi son detto, cerchiamo qualcosa. 2 prove con un quartetto jazz, con chitarrista. Mah, non sono bravo ma proviamoci. Pensavo di poterci stare e...invece ieri sera il contrabbassista, in mezzora dopoprove e con molta eleganza mi ha fatto capire quanto sia inadeguato o, meglio, mi ha spiegato meglio di 100 lezioni come si debba suonare jazz. Togliere, togliere. E invece io vengo da lontanissimi studi classici, da cultura "pop", sono il classico pianolaio che suona a 10 dita...tornando a casa mi risentivo "my favourite things" di Coltrane...e ammiravo McCoy Tyner...la "leggerezza" di quel modo di suonare...

Sono pieno di dubbi, ho una grande tentazione di smetterla, di sbattermi per cercare la mia dimensione o di cercare serate...occorrebbe avere tempo per un minimo di studio, e io non ce l'ho...
Tutto sta nella consapevolezza dei propri mezzi e nel campo in cui uno vuole dedicare anima e corpo (requisito, quest'ultimo, sempre essenziale). Io non sono un mostro di tecnica, ma so che nell'ambito rock/blues sono abbastanza apprezzato e li rimango...mi piace, mi appaga, amen. Il jazz, la classica, la fusion...li ascolto e li lascio suonare a chi ne sa...
  • zerinovic
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18-07-17 16.31

Il difficile è trovare persone a te affini come mentalità e pensiero, nell'ultima band che ho suonato, provenivamo tutti e 4 da scuole diverse, la cantante faceva canto lirico al conservatorio,con il pallino per il metal sinfonico,il chitarrista metallaro fin da piccolo, io venivo da 5 anni di scuola privata (pop,blues,rock,dance,funk ecc) il secondo tastierista uguale ma aveva avuto esperienze Nelle tribute band dei rammstein e gruppi industrial...
Che poteva venire fuori?
Ci siamo divertiti diversi anni,suonando in diverse parti d'Europa, loro anche di più io ho smesso prima, ma continuavo a scrivere loro idee, perche ero quello bravo a partire da zero a fare cose orecchiabili.
Quindi Secondo me il difficile è trovare, la gente giusta. Il genere è solo un etichetta.
  • Arci66
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18-07-17 16.59

SavateVoeanti ha scritto:
Ai tempi del Jazz non credo che i contrabassisti dicessero ai pianisti come si suona il jazz

Dipende da chi incontri, io ebbi a che fare con un paio di bassisti che conoscevano molto bene l'armonia e come usarla in contesti jazz e fusion e suonavano piano e tastiere anche meglio di me, non ci vuole molto, ma loro erano dei veri musicisti ed io no.
E pure ai tempi non credo che se mi catapultassero indietro con la macchina del tempo potrei dire a Charles Mingus ...tu pensa a suonare il basso e mettimi la tonica.
Il pianoforte è uno strumento complicato che può essere suonato in 10 o 20 modi diversi in funzione del contesto, basti vedere l'evoluzione nel suo utilizzo a partire dal ragtime passando per blues be bop, etc...
Se suoni piano "solo" usi una tecnica ed un armonizzazione, se accompagni un cantante un'altra, se suoni in trio un'altra ancora ti allarghi al quartetto ed aggiungi una chitarra il piano come minimo si deve porre il problema ed adeguare il comping....per me Jazz significa massima libertà su un quadro ben rigido che è l'armonia. Chiaro che poi l'evoluzione e la ricerca fa si che si infrangono le regole, ma per infrangerle con risultato bisogna conoscerle prima. Suonare bene Jazz non è facile....spesso e meglio frenare i desideri e tornare con i piedi per terra per muoversi su terreni piu agevoli ed idonei al ns livello. Il mio commento ovviamente non è rivolto ai veri musicisti...loro sanno quello che fanno...emo
  • Dallaluna69
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18-07-17 17.09

@ lucabbrasi
il vero atavico problema a Firenze è che non si trova nessuno (i "buoni" per dirla come Paolo sono già presi...) che abbia interesse x questi generi...l'ultimo annuncio che ho visto "tastierista x cover band Cranberries"...ora, mi dite come faccio??
Ah! Quell'annuncio l'avevo adocchiato anch'io! emo emo
  • cecchino
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18-07-17 17.55

lucabbrasi ha scritto:
.l'ultimo annuncio che ho visto "tastierista x cover band Cranberries"

E magari la cantante è talmente scarsa da essere soprannominata "Dolores de panza" emo
A parte gli scherzi, io vedo che almeno qui a Roma i tastieristi sono merce richiesta, molti sono "costretti" a suonare in più di una band. Almeno in ambito blues / rock classico / prog (non parlo di altri generi perché non li "frequento" molto).
Poi trovare locali che paghino ed un numero sufficiente di serate è un altro discorso, ma qualcosa ci sta e se uno non ci deve campare ci si può accontentare.
  • lucabbrasi
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18-07-17 18.10

@ CoccigeSupremo
Stando alla mia piccola esperienza, non conosco "jazzisti" di questa generazione che non abbiano imparato a suonarlo "fuori" da questo paese.

Ti insegnano regole,ti impongono paletti, ti dicono cosa è giusto fare e cosa no in termini di improvvisazione, ti costringono ad accettare il fatto che determinate note su determinati accordi non ci stanno bene, ti impongono di suonare solo determinate scale su determinate accordi, spendono ore a spiegarti chi è jazz e chi non lo è, ti distruggono se metti una nota "più in basso del previsto" (eeeh, perchè li suona il bassista, ndo vai?).

è niente, poi dopo aver imparato l'analisi, e sei in grado di farti i tuoi conti, ascolti i grandi (come suggerito), ti butti giù una cinquantina di assoli pianistici dei "pezzi grossi" del jazz. E niente, scopri che per gran parte di sti americanacci non era un problema suonare le note dei bassisti,buttano scale "proibite dal prof" su determinati accordi, per intere battute improvvisano piazzando l'accento in battere su 36 crome consecutive, dissonanze e note "proibite" su accordi come se piovesse, cromatismi in battere,e un Art Tatum che, nonostante ci fossero cantanti o altri strumentisti, era sempre li sotto con 10 mila note...

Ed è proprio li che nascono i dubbi. Ma l'importante è non abbattersi. Il jazz a mio avviso è un mondo che va scoperto attraverso si tanti libri, e di base un buon insegnatne, ma bisogna sempre tenere gli occhi aperti, ascoltare tanto, e non sforzarsi a seguire pedissequamente ciò che ti insegnano i prof. Bisogna esplorare per conto proprio gran parte delle cose, soprattutto perchè, a quanto vedo, i prof stessi non esplorano, e restano ancorati a far rispettare regole che magari in America manco esistono. Se ti attieni unicamente a ciò che ti dicono, sentirai ben presto dei limiti.

Good luck e non arrenderti :)
grazie. parole che ho apprezzato molto.
  • anonimo

18-07-17 18.17

@ CoccigeSupremo
Stando alla mia piccola esperienza, non conosco "jazzisti" di questa generazione che non abbiano imparato a suonarlo "fuori" da questo paese.

Ti insegnano regole,ti impongono paletti, ti dicono cosa è giusto fare e cosa no in termini di improvvisazione, ti costringono ad accettare il fatto che determinate note su determinati accordi non ci stanno bene, ti impongono di suonare solo determinate scale su determinate accordi, spendono ore a spiegarti chi è jazz e chi non lo è, ti distruggono se metti una nota "più in basso del previsto" (eeeh, perchè li suona il bassista, ndo vai?).

è niente, poi dopo aver imparato l'analisi, e sei in grado di farti i tuoi conti, ascolti i grandi (come suggerito), ti butti giù una cinquantina di assoli pianistici dei "pezzi grossi" del jazz. E niente, scopri che per gran parte di sti americanacci non era un problema suonare le note dei bassisti,buttano scale "proibite dal prof" su determinati accordi, per intere battute improvvisano piazzando l'accento in battere su 36 crome consecutive, dissonanze e note "proibite" su accordi come se piovesse, cromatismi in battere,e un Art Tatum che, nonostante ci fossero cantanti o altri strumentisti, era sempre li sotto con 10 mila note...

Ed è proprio li che nascono i dubbi. Ma l'importante è non abbattersi. Il jazz a mio avviso è un mondo che va scoperto attraverso si tanti libri, e di base un buon insegnatne, ma bisogna sempre tenere gli occhi aperti, ascoltare tanto, e non sforzarsi a seguire pedissequamente ciò che ti insegnano i prof. Bisogna esplorare per conto proprio gran parte delle cose, soprattutto perchè, a quanto vedo, i prof stessi non esplorano, e restano ancorati a far rispettare regole che magari in America manco esistono. Se ti attieni unicamente a ciò che ti dicono, sentirai ben presto dei limiti.

Good luck e non arrenderti :)
Ci sono diverse fasi:

1) capire le regole

2) ricordarsi le regole

3) saper applicare in concreto le regole

4) trascendere le regole

Anche gente tipo Parker, Clifford Brown etc hanno seguito questa logica...emo