La doppia rotazione nel metodo Taubman

  • WTF_Bach
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26-10-21 21.30

Il metodo Taubman prevede che, anche nelle sequenze lineari (do-re-mi-fa-sol) invece di “spalmare” l’intero segmento su un unico movimento rotazionale (dal pollice al mignolo) ogni nota venga preparata da una controrotazione (nel senso opposto al moto generale).

Perché?

Alcuni sostengono - ed io non sono completamente d’accordo - che ciò sia inutile, in quanto a velocità sostenute non ci sarebbe tempo per fare questi movimenti così sofisticati.

La ragione non è, a mio avviso, quella di creare - come sostiene la Golandsky - una sorta di “memoria inconscia” di carattere non meglio precisato, ma piuttosto quella di evitare che le dita si abituino ad essere “trascinate” dal movimento della mano, agendo come una sorta di “corpo morto”, un mero elemento passivo di trasmissione dell’intenzione.

La doppia rotazione addestra le dita a saper essere parte attiva e cosciente - senza, ben s’intende, l’obbrobrio dell’articolazione “a martelletto” - del gesto generale che tramuta l’intenzione in suono.

Anche se nell esecuzione “reale” non verrà eseguita alcuna doppia rotazione, ogni dito, pazientemente addestrato a produrre il suono attraverso movimenti rotazionali del polso, conserverà la capacità di percezione propriocettiva dello schema motorio, rimanendo “vivo” e attivo nella produzione del suono: non un “pezzo di legno” che trasmette la rotazione del polso, ma un’antenna flessibile e duttile che “sente” il tasto e ritrasmette all’esecutore il feedback necessario ad un’esecuzione veramente consapevole.
  • d_phatt
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26-10-21 21.38

Scusa la domanda, WTF_Bach, quando parli (doppia) rotazione, cosa intendi? Nel senso, cos'è che deve ruotare?
  • WTF_Bach
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26-10-21 21.43

@ d_phatt
Scusa la domanda, WTF_Bach, quando parli (doppia) rotazione, cosa intendi? Nel senso, cos'è che deve ruotare?
Deve ruotare il polso. Se ho suonato do e devo suonare re, faccio prevedere tale re da una controrotazione antioraria che permette al dito di percuotere il tasto senza necessità di articolazione a martelletto.

Vedi su YouTube le lezioni di Edna Golandski.
  • d_phatt
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26-10-21 21.56

@ WTF_Bach
Deve ruotare il polso. Se ho suonato do e devo suonare re, faccio prevedere tale re da una controrotazione antioraria che permette al dito di percuotere il tasto senza necessità di articolazione a martelletto.

Vedi su YouTube le lezioni di Edna Golandski.
Le cerco.
Personalmente non avevo mai sentito parlare di tale doppia rotazione.

Chissà se giungeremo mai a una trattazione unificata della tecnica pianistica. Anche solo della tecnica di base. Ne dubito...eppure il pianoforte quello è, e le nostre mani quelle sono.

Non mi capaciterò mai di quanto nascosto sia rimasto l'argomento dopo quasi due secoli di studio e sviluppi di uno degli strumenti più suonati e famosi del mondo.
  • vin_roma
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26-10-21 23.18

A me sembrano movimenti in più che fanno perdere tempo e contatto con la tastiera.

Io adotto naturalmente una cosa del genere, cioè, nel caso di note conseguenti, preparo la mano aperta al contrario perché sento più distinzione nell'azione e le dita non raggiungono i tasti per inerzia ma sempre con un controllo calibrato.

Ma credo che siano comunque accorgimenti che hanno un range di utilizzo abbastanza limitato alle sole note congiunte.
Ho visto utilizzatori di questa tecnica e gli ho visto dare delle spinte di braccio e rimbalzi di mano non da poco.
  • Asterix
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27-10-21 07.50

@ WTF_Bach
Il metodo Taubman prevede che, anche nelle sequenze lineari (do-re-mi-fa-sol) invece di “spalmare” l’intero segmento su un unico movimento rotazionale (dal pollice al mignolo) ogni nota venga preparata da una controrotazione (nel senso opposto al moto generale).

Perché?

Alcuni sostengono - ed io non sono completamente d’accordo - che ciò sia inutile, in quanto a velocità sostenute non ci sarebbe tempo per fare questi movimenti così sofisticati.

La ragione non è, a mio avviso, quella di creare - come sostiene la Golandsky - una sorta di “memoria inconscia” di carattere non meglio precisato, ma piuttosto quella di evitare che le dita si abituino ad essere “trascinate” dal movimento della mano, agendo come una sorta di “corpo morto”, un mero elemento passivo di trasmissione dell’intenzione.

La doppia rotazione addestra le dita a saper essere parte attiva e cosciente - senza, ben s’intende, l’obbrobrio dell’articolazione “a martelletto” - del gesto generale che tramuta l’intenzione in suono.

Anche se nell esecuzione “reale” non verrà eseguita alcuna doppia rotazione, ogni dito, pazientemente addestrato a produrre il suono attraverso movimenti rotazionali del polso, conserverà la capacità di percezione propriocettiva dello schema motorio, rimanendo “vivo” e attivo nella produzione del suono: non un “pezzo di legno” che trasmette la rotazione del polso, ma un’antenna flessibile e duttile che “sente” il tasto e ritrasmette all’esecutore il feedback necessario ad un’esecuzione veramente consapevole.
Io sono fedele alla rotazione come la spiega Georgy Sandor...
  • soicaM
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27-10-21 08.14

Nel mio piccolo direi che insistere troppo con questi concetti importantissimi sia castrante all'inizio.
Secondo me bisogna insistere sulla postura e il rilassamento sin da subito, poi con la musica suonata e ascoltata, la tecnica uno se la cuce addosso anche con il proprio talento/predisposizione e impegno.
La tecnica si è sviluppata così, cioè da persone molto appassionate, quindi direi che lo scopo dell'insegnamento sia stimolare l'interesse e dare l'esempio, lasciando il margine per esprimersi e sbagliare.
  • d_phatt
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27-10-21 12.29

@ soicaM
Nel mio piccolo direi che insistere troppo con questi concetti importantissimi sia castrante all'inizio.
Secondo me bisogna insistere sulla postura e il rilassamento sin da subito, poi con la musica suonata e ascoltata, la tecnica uno se la cuce addosso anche con il proprio talento/predisposizione e impegno.
La tecnica si è sviluppata così, cioè da persone molto appassionate, quindi direi che lo scopo dell'insegnamento sia stimolare l'interesse e dare l'esempio, lasciando il margine per esprimersi e sbagliare.
C'è del vero in quello che dici, di sicuro bisogna evitare di esagerare, ma certi paletti, certi principi vanno fissati e compresi fin dall'inizio. Il problema è che serve un maestro che tali principi li abbia conosciuti, assimilati e capiti...deve saper trasmettere le tecniche, i metodi, e deve saperlo fare con una logica precisa.
C'è gente che sa suonare benissimo e che non sa spiegare quello che fa quando suona.
  • soicaM
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27-10-21 13.24

@ d_phatt
C'è del vero in quello che dici, di sicuro bisogna evitare di esagerare, ma certi paletti, certi principi vanno fissati e compresi fin dall'inizio. Il problema è che serve un maestro che tali principi li abbia conosciuti, assimilati e capiti...deve saper trasmettere le tecniche, i metodi, e deve saperlo fare con una logica precisa.
C'è gente che sa suonare benissimo e che non sa spiegare quello che fa quando suona.
Grazie d_phatt emo
  • simondrake
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27-10-21 13.25

@ WTF_Bach
Deve ruotare il polso. Se ho suonato do e devo suonare re, faccio prevedere tale re da una controrotazione antioraria che permette al dito di percuotere il tasto senza necessità di articolazione a martelletto.

Vedi su YouTube le lezioni di Edna Golandski.
Ci stavo lavorando, ma quando suono non ricordo bene se il RE è quello bianco a dx o sx del DO... allora inizio a ruotare nei due sensi e l'ultima volta mi sono slogato una caviglia.

Penso che mi darò alla campana tibetana.
  • WTF_Bach
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27-10-21 13.44

@ simondrake
Ci stavo lavorando, ma quando suono non ricordo bene se il RE è quello bianco a dx o sx del DO... allora inizio a ruotare nei due sensi e l'ultima volta mi sono slogato una caviglia.

Penso che mi darò alla campana tibetana.
Non hai considerato l’aria birmana?
  • d_phatt
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27-10-21 14.23

@ simondrake
Ci stavo lavorando, ma quando suono non ricordo bene se il RE è quello bianco a dx o sx del DO... allora inizio a ruotare nei due sensi e l'ultima volta mi sono slogato una caviglia.

Penso che mi darò alla campana tibetana.
emo
  • d_phatt
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27-10-21 14.28

soicaM ha scritto:
Grazie d_phatt

E di che...è solo un piacere parlare di queste cose.
Anche con pianisti che conosco di persona è un argomento che molti non sembrano voler affrontare spesso, forse perché è estremamente personale, forse perché "scotta", boh.
  • WTF_Bach
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27-10-21 16.53

@ d_phatt
soicaM ha scritto:
Grazie d_phatt

E di che...è solo un piacere parlare di queste cose.
Anche con pianisti che conosco di persona è un argomento che molti non sembrano voler affrontare spesso, forse perché è estremamente personale, forse perché "scotta", boh.
Una cosa che mi ha molto disturbato da ragazzo, quando studiavo “seriamente” il pianoforte, è che ogni maestro non solo ha un approccio radicalmente diverso, ma se ne esce sempre, immancabilmente, dicendo che il maestro precedente “ti ha rovinato” e che sarà dura eliminare i vizi assunti.
  • muzakk
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28-10-21 08.54

@ WTF_Bach
Una cosa che mi ha molto disturbato da ragazzo, quando studiavo “seriamente” il pianoforte, è che ogni maestro non solo ha un approccio radicalmente diverso, ma se ne esce sempre, immancabilmente, dicendo che il maestro precedente “ti ha rovinato” e che sarà dura eliminare i vizi assunti.
Penso che hai centrato il punto. Io ho notato, per la mia piccola esperieza da alunno maturo, che in alcuni maestri manca proprio un metodo che di conseguenza non favorisce un approccio adeguato allo strumento. Purtroppo si pensa che per insegnare basti aver conseguito una laurea, ma non è così.
  • maxpiano69
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28-10-21 08.58

@ WTF_Bach
Una cosa che mi ha molto disturbato da ragazzo, quando studiavo “seriamente” il pianoforte, è che ogni maestro non solo ha un approccio radicalmente diverso, ma se ne esce sempre, immancabilmente, dicendo che il maestro precedente “ti ha rovinato” e che sarà dura eliminare i vizi assunti.
+1... all'epoca ho lasciato il conservatorio al 2° anno anche per quello (non solo, ma mi diede decisamente fastidio)

PS: intanto ti do un thanks anche per questo interessantissimo thread, non il primo non l'ultimo emo
  • zaphod
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28-10-21 09.24

WTF_Bach ha scritto:
Deve ruotare il polso. Se ho suonato do e devo suonare re, faccio prevedere tale re da una controrotazione antioraria che permette al dito di percuotere il tasto senza necessità di articolazione a martelletto.

una volta qualcuno (non ricordo chi, ma un didatta) mi riferì che una famosa pianista classica (anche qui la memoria latita) assimilava il movimento del polso e delle dita, per sommi capi, a quello che fa chi impasta una voluminosa massa di farina e acqua. Un movimento fluido, con peso variabile, con movimenti del polso che assecondano la direzione che si fa prendere alle dita. Paragone un poco ardito, ma piuttosto efficace.

Approfitto per una considerazione: tutti i precetti valgono per tutti? Mi spiego: abbiamo, ciascuno di noi, anatomie differenti: mano tozza con dita corte, mano affilata e dita lunghe, eccetera. Io rientro nella seconda tipologia, per dire, ma mi chiedevo se dopo una base tecnica comune sia opportuno indirizzare anatomie diverse a tecniche differenti per ottenere il massimo, ovviamente nei limiti delle possibilità: io per esempio sono troppo alto (e di conseguenza è troppo alto il mio baricentro) per fare sport - ad esempio - in cui serve più equilibrio.
  • d_phatt
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28-10-21 10.32

@ WTF_Bach
Una cosa che mi ha molto disturbato da ragazzo, quando studiavo “seriamente” il pianoforte, è che ogni maestro non solo ha un approccio radicalmente diverso, ma se ne esce sempre, immancabilmente, dicendo che il maestro precedente “ti ha rovinato” e che sarà dura eliminare i vizi assunti.
A me è successo una sola volta, però devo dire (col senno di poi) che in quel caso il maestro aveva ragione. Come già avevo scritto, nei primi anni del mio percorso pianistico ho ricevuto una non-impostazione tecnica, con tutti conseguenti problemi, inadeguatezze e deficienze. Per cui in quel caso era vero.

Chiaro che se la cosa si ripete più di una volta, considerando che è un evento che tende a dare schiaffoni enormi alle prospettive e alla fiducia di uno studente, uno potrebbe disturbarsi molto, se non peggio...
  • d_phatt
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28-10-21 10.40

zaphod ha scritto:
Approfitto per una considerazione: ...

Io penso di sì. Chiaramente ci saranno differenze nelle effettive posizioni della mano, nell'estensione possibile, eccetera.
Ma le scuole tecniche, premettendo che la tecnica è connessa a doppio filo con la musica, devono partire dalle considerazioni fondamentali dell'anatomia umana, dalla conformazione delle braccia, dall'azione delle dita, dall'uso fisiologicamente migliore che possiamo fare del nostro corpo. E al netto di differenze di proporzioni e dimensioni, i meccanismi generali di funzionamento sono sempre gli stessi in ognuno di noi...

Io però non ho la verità in tasca. È solo quello che mi viene di pensare, se provo a ragionarci logicamente, e le modalità di approccio alla cosa sono anche frutto di quello che mi hanno detto.
E sarà anche deformazione professionale, ma mi viene da pensare che se si facessero in buona quantità delle ricerche scientifiche (fisiche + anatomiche) serie e rigorose in merito (ammesso che non siano state già fatte, io non sono stato in grado di trovare una fiorente letteratura in merito finora), i risultati sarebbero piuttosto univoci per quando riguarda i caratteri generali della tecnica...
  • Asterix
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28-10-21 13.20

@ d_phatt
zaphod ha scritto:
Approfitto per una considerazione: ...

Io penso di sì. Chiaramente ci saranno differenze nelle effettive posizioni della mano, nell'estensione possibile, eccetera.
Ma le scuole tecniche, premettendo che la tecnica è connessa a doppio filo con la musica, devono partire dalle considerazioni fondamentali dell'anatomia umana, dalla conformazione delle braccia, dall'azione delle dita, dall'uso fisiologicamente migliore che possiamo fare del nostro corpo. E al netto di differenze di proporzioni e dimensioni, i meccanismi generali di funzionamento sono sempre gli stessi in ognuno di noi...

Io però non ho la verità in tasca. È solo quello che mi viene di pensare, se provo a ragionarci logicamente, e le modalità di approccio alla cosa sono anche frutto di quello che mi hanno detto.
E sarà anche deformazione professionale, ma mi viene da pensare che se si facessero in buona quantità delle ricerche scientifiche (fisiche + anatomiche) serie e rigorose in merito (ammesso che non siano state già fatte, io non sono stato in grado di trovare una fiorente letteratura in merito finora), i risultati sarebbero piuttosto univoci per quando riguarda i caratteri generali della tecnica...
Ci sono alcuni principi generali nella tecnica pianistica, ma poi ogni mano è diversa, quindi è importante che l'allievo segua con fiducia il maestro e il maestro abbia le idee chiare su cosa vuole ottenere e come ottenerlo.
I principi generali sono: usare il giusto peso, non irrigidire, spostare il peso, non suonare solo con le dita, ma accompagnarle con i movimenti del polso, del braccio, del tronco, respirare liberamente.
Poi succede che magari uno studente suona troppo "molle" allora gli fai fare degli esercizi per la forza delle dita, ma non vuol dire che stai seguendo la scuola di Mozzati.
Per me il cuore della tecnica pianistica è la naturalezza dei movimenti e il il fatto che le dita debbano SEMPRE essere attive, il che non vuol dire che debbano faticare o articolare tanto, ma sono il punto di contatto col tasto, il fulcro su cui ruota tutto il movimento.
Spesso ci si concentra molto sulla forza delle dita quando bisognerebbe ricordare che un tasto del piano si abbassa con un peso di 70 grammi.
Serve piuttosto la prontezza nel premere il tasto, ma anche nel rialzarlo, gli esercizi di "forza" per le dita non servono se non c'è indipendenza o interdipendenza.