09-07-18 14.04
Ho superato le quaranta primavere già da tempo, mi diverto da sempre a comporre o riarrangiare testi e musica, ho un centinaio di composizioni e brani riarrangiati per chitarra che giacciono nel cassetto.
Ho ripreso privatamente da due anni lo studio del solfeggio, della teoria e dell'armonia classica, è una velleità esclusivamente passionale, senza nessun fine pratico se non quello di approfondire i concetti di questa materia e applicarli ai miei brani (presenti e futuri) per migliorarli e affinarli.
Dato che nello studio dell'armonia ho raggiunto un livello pari a quello del diploma in liceo musicale, mi sta balenando l'idea di iscrivermi al corso di composizione in conservatorio.
Fin qui tutto bene (si fa per dire), adesso giungono i dubbi.
1) Cosa si impara esattamente da un corso di composizione?
Ho ascoltato i lavori di alcuni ex-allievi del professore del corso a cui vorrei iscrivermi. Si tratta per lo più di brani ultra-sperimentali, in alcuni casi rarefazioni sonore, in altre connubi lirico-musicali ricercatissimi ma spesso ai limiti della cacofonia. Io sinceramente dal punto di vista compositivo sono nazional-popolare, perciò all'opposto dello stile sperimentale; non vorrei che un tale percorso di studio, viste le produzioni di chi lo ha completato, snaturasse il mio modo di percepire la musica per impormi uno stile sperimentale contemporaneo che non mi appartiene (poi per carità, mai dire mai...).
2) L'insegnante del conservatorio
Da informazioni prese qua e là, pare che sia prossimo alla pensione e che sia un teorico puro, nel senso che non è uno strumentista; inoltre pare che spieghi gli argomenti un po' a modo suo. L'ultima cosa che vorrei fare a questa età è mettermi a rincorrere gli insegnanti in corridoio per farmi rispiegare un concetto. Spero di aver travisato.
2) la tariffa d'iscrizione
1200 euro l'anno. E' una cifra importante che forse potrei investire in formazione pianistica privata? E' vero che mi piace comporre, ma anche suonare. E' infine altrettanto vero che nel corso di composizione ci sono pianoforte e pratica organistica.
4) l'obbligo di frequenza
farei di tutto per sistemare gli impegni extra-musicali con la frequenza in aula, quindi per me sarebbe l'ultimo problema. Sembra però che ci siano agevolazioni di orario per chi lavora, dimezzando le ore annuali di lezione e raddoppiando gli anni di corso. E' vero che non ho alcune velleità se non di carattere passionale verso la materia, ma non vorrei neanche finire gli studi in età pensionistica.
In sostanza, mi piacerebbe sapere se un corso di studi, anche triennale, in composizione, possa offrirmi ulteriori spunti compositivi che non abbia già, e ulteriori basi teoriche che non abbia già conseguito con lo studio dell'armonia classica privatamente.
Va da sé che la decisione è esclusivamente personale, ma alcuni consigli, specie da chi ci è già passato, non guastano mai.
Attendo fiducioso vostre opinioni in merito.