12-12-20 19.02
@ Giuffreeze
Allora, voglio essere ben chiaro su alcuni punti:
1) L'aver sbagliato epoca la considero una grandissima c*****a! Secondo questo ragionamento non ci sarebbero più artisti e forse ascolteremmo ancora le canzoni dei padri della musica. Sottolineo il "forse" perché magari non ci sarebbero nemmeno gli strumenti per poter riascoltare quelle opere come facciamo oggi con un semplice click su Spotify.
La questione del "troppo tardi/troppo presto" la trovo semplicemente una scusa per "non fare". La vita è una e se non si sceglie di inseguire ciò che sentiamo per cui sentiamo di essere nati allora sei già morto, amico mio. Non mi interessa se è troppo tardi perché magari nell'epoca storica in cui viviamo avere 21 anni significa "essere in ritardo" per fare ciò che mi piace e amo fare. Forse lo è, stica', ma per sintetizzare mi rifaccio alla canzone "E' tardi" di Caparezza (uno dei miei idoli). Non pretendo di riuscire ad arrivare a quel traguardo, ma di certo iniziare a camminare. Non voglio vivere con la consapevolezza di non star facendo nulla per inseguire il mio piacere; preferisco morire provandoci, anche se non sono arrivato al traguardo.
2) Sicuramente una buona base biologica (e qui mi riferisco all' "artisti si nasce") aiuta, ma la mia passione e curiosità per la psicologia, considerando anche il periodo di studio di essa all'università, mi ha insegnato che è l'esperienza (quindi anche lo studio) e le scelte che fai che ti portano a diventare quello che sei. Sicuramente avere talento in qualcosa ti facilità la strada, ma non è di certo superiore all'impegno e al duro lavoro, tra l'altro decisamente più appagante. Non è stata soltanto la psicologia a farmi capire questo, ma anche i miei 8 anni di esperienza nel settore. Ho avuto parecchie band e ho fatto qualche contest, nonché ho conosciuto tantissime persone del mondo della musica.
Non so se sono nato artista o no. So soltanto che io mi innamoro ogni qualvolta sento anche solo parlare di un argomento musicale. Mi perdo quando mi metto a suonare anche solo per cazzeggiare. Quando si tratta di incontrarmi con la mia band non ci sono per nessuno.
Mandare a quel paese produttori e manager non è quello che voglio, poiché vorrei conoscerli e magari iniziare a lavorarci (perché no?).
Io so quali sono le mie esigenze, ma, se avessi anche solo letto il titolo del topic, avresti capito che non conosco quale sia la strada più adatta e consona per arrivarci. Ancora mi ritrovo a sperimentare e provare, ma non voglio continuare così in eterno, perché può iniziare a diventare frustrante.
Giuffreeze, se sai tutto, sei convinto, cosa chiedi a fare? Vuoi che ti si dica che è tutto come la vedi tu?
C'ho speso la vita nella musica ed ho visto com'era prima e com'è adesso.
A vent'anni mi bastò suonare al portone di un'edizione musicale cinematografica e mi fecero entrare, mi accolsero e lavorai con loro in sala d'incisione e nei corridoi incontravo Morricone, Fidenco, Cipriani. Io ero forte dei miei studi classici e dell'attitudine alle nuove tecnologie e non mi fu difficile entrare "nel giro" perché l'ambiente era in espansione e ti giuro che erano tante le richieste che dovevo rifiutarle e non era scegliere se suonare con un gruppo o in un pianobar, era scegliere tra la RAI e la sinfonica dell'Accademia di S. Cecilia, tra un film o l'allestimento di un'opera. Oggi queste opportunità sono quasi sparite: le produzioni cinematografiche si contano sulle punte delle dita, Cinecittà stessa, per sopravvivere, affitta gli studi per convention o spettacoli privati. Allora c'erano almeno 4/5 orchestre stabili solo a Roma, oggi (sempre a Roma) quelle due che sono rimaste hanno i conti in rosso ed una di queste verrà anche chiusa a breve. La musica non gode più di protezione istituzionale ed è prodotta empiricamente da singoli con conseguenti ristrettezze e clientelismi. Tutto questo per dirti che vivere di musica oggi, con l'idea e i modi di anni fa, è molto più difficile ed è un fatto oggettivo. Oggi siamo in un momento di "bassa", prima era meglio (per alcune ragioni) e forse lo sarà di nuovo tra un po' (per altre ragioni) perciò ho detto "troppo tardi o troppo presto" e puoi considerarlo una "cazzata" come ti pare ma le cose stanno così.
Questo sempre parlando di "musicista" che vuole fare questo come lavoro, l'artista è un'altra cosa, quello lo sarai sempre se lo sei fondamentalmente e il "troppo tardi o troppo presto" è una condizione ininfluente, anzi, magari nascessero "Artisti" (con la A maiuscola) che abbiano cose da dire.
Noi, ancora oggi, guardiamo a quel fenomeno rivoluzionario accaduto negli anni '60/70 e pensiamo che sia la normalità del mercato musicale, una cosa ripetibile o stabile con nuovi Lucio Dalla, Pink Floyd, Vangelis, Moog, Pat Metheney, Leo Fender... Io penso di no, è accaduto allora perché era un momento socialmente voluto, oggi siamo in un nuovo passaggio epocale dove si sta ristrutturando tutto il futuro ed ancora dobbiamo capire come ci si adatterà. Quello che è stato, perlomeno in occidente, lo è stato relativamente al post bellico con tutta la voglia di ricostruire e guardare a nuovi orizzonti e la musica ne è stata una delle espressioni e quel periodo ha dato i suoi frutti e sono stati spremuti tutti. Oggi c'è una nuova sfida: la "globalizzazione" e l'interconnessione continua col tutto, gli scambi che ne derivano, tutte le sue possibilità, ancora non sono a regime, anzi, per certi versi la globalizzazione sta creando disagi e confusione ed anche il senso artistico ed umanistico ne sta soffrendo.
In riferimento alla "base biologica" ...so che ci vuole esperienza per comprendere ciò che ho detto.
Puoi studiare quanto ti pare ma se diventi un innovatore è perché lo eri già da prima, al limite con lo studio puoi scoprire di esserlo ma lo studio da solo, per quanto intenso, ti porterà ad esssere solo un contenitore di informazioni, non uno sviluppatore.
Cosa fare?
Diventa professionista in una disciplina: pianista, batterista, tecnico del suono e quando sentirai di poter dire la tua meglio di un altro e vista l'esiguità sempre più accentuata di occasioni, parti e vai a Bologna, a Milano, a Roma dove ancora un po' di mercato c'è e cerca di intrometterti nell'ambiente, in questo modo avrai anche occasione di vedere da vicino chi "ce l'ha fatta" e potrai trarne insegnamento. Poi se vali qualcuno si accorgerà di te.
Ma è comunque un rischio che solo una grande volontà può permettersi di affrontare.