13-12-20 01.57
@ vin_roma
Giuffreeze, se sai tutto, sei convinto, cosa chiedi a fare? Vuoi che ti si dica che è tutto come la vedi tu?
C'ho speso la vita nella musica ed ho visto com'era prima e com'è adesso.
A vent'anni mi bastò suonare al portone di un'edizione musicale cinematografica e mi fecero entrare, mi accolsero e lavorai con loro in sala d'incisione e nei corridoi incontravo Morricone, Fidenco, Cipriani. Io ero forte dei miei studi classici e dell'attitudine alle nuove tecnologie e non mi fu difficile entrare "nel giro" perché l'ambiente era in espansione e ti giuro che erano tante le richieste che dovevo rifiutarle e non era scegliere se suonare con un gruppo o in un pianobar, era scegliere tra la RAI e la sinfonica dell'Accademia di S. Cecilia, tra un film o l'allestimento di un'opera. Oggi queste opportunità sono quasi sparite: le produzioni cinematografiche si contano sulle punte delle dita, Cinecittà stessa, per sopravvivere, affitta gli studi per convention o spettacoli privati. Allora c'erano almeno 4/5 orchestre stabili solo a Roma, oggi (sempre a Roma) quelle due che sono rimaste hanno i conti in rosso ed una di queste verrà anche chiusa a breve. La musica non gode più di protezione istituzionale ed è prodotta empiricamente da singoli con conseguenti ristrettezze e clientelismi. Tutto questo per dirti che vivere di musica oggi, con l'idea e i modi di anni fa, è molto più difficile ed è un fatto oggettivo. Oggi siamo in un momento di "bassa", prima era meglio (per alcune ragioni) e forse lo sarà di nuovo tra un po' (per altre ragioni) perciò ho detto "troppo tardi o troppo presto" e puoi considerarlo una "cazzata" come ti pare ma le cose stanno così.
Questo sempre parlando di "musicista" che vuole fare questo come lavoro, l'artista è un'altra cosa, quello lo sarai sempre se lo sei fondamentalmente e il "troppo tardi o troppo presto" è una condizione ininfluente, anzi, magari nascessero "Artisti" (con la A maiuscola) che abbiano cose da dire.
Noi, ancora oggi, guardiamo a quel fenomeno rivoluzionario accaduto negli anni '60/70 e pensiamo che sia la normalità del mercato musicale, una cosa ripetibile o stabile con nuovi Lucio Dalla, Pink Floyd, Vangelis, Moog, Pat Metheney, Leo Fender... Io penso di no, è accaduto allora perché era un momento socialmente voluto, oggi siamo in un nuovo passaggio epocale dove si sta ristrutturando tutto il futuro ed ancora dobbiamo capire come ci si adatterà. Quello che è stato, perlomeno in occidente, lo è stato relativamente al post bellico con tutta la voglia di ricostruire e guardare a nuovi orizzonti e la musica ne è stata una delle espressioni e quel periodo ha dato i suoi frutti e sono stati spremuti tutti. Oggi c'è una nuova sfida: la "globalizzazione" e l'interconnessione continua col tutto, gli scambi che ne derivano, tutte le sue possibilità, ancora non sono a regime, anzi, per certi versi la globalizzazione sta creando disagi e confusione ed anche il senso artistico ed umanistico ne sta soffrendo.
In riferimento alla "base biologica" ...so che ci vuole esperienza per comprendere ciò che ho detto.
Puoi studiare quanto ti pare ma se diventi un innovatore è perché lo eri già da prima, al limite con lo studio puoi scoprire di esserlo ma lo studio da solo, per quanto intenso, ti porterà ad esssere solo un contenitore di informazioni, non uno sviluppatore.
Cosa fare?
Diventa professionista in una disciplina: pianista, batterista, tecnico del suono e quando sentirai di poter dire la tua meglio di un altro e vista l'esiguità sempre più accentuata di occasioni, parti e vai a Bologna, a Milano, a Roma dove ancora un po' di mercato c'è e cerca di intrometterti nell'ambiente, in questo modo avrai anche occasione di vedere da vicino chi "ce l'ha fatta" e potrai trarne insegnamento. Poi se vali qualcuno si accorgerà di te.
Ma è comunque un rischio che solo una grande volontà può permettersi di affrontare.
Non voglio che mi si dica che è tutto come lo vedo io, anzi, io impazzisco (in senso positivo) letteralmente quando mi vengono date contraddizioni, soprattutto se da chi ha più esperienza di me. Pertanto ti ringrazio per questa cosa che mi stai scrivendo, la apprezzo moltissimo. Ammetto di avere ancora "i prosciutti agli occhi" in un certo senso, perché per via di scelte non prese in passato non sono riuscito ad addentrarmi in questo mondo come si deve, cosa dovuta in piccola parte anche al contesto in cui vivo.
Ci tengo a scusarmi per i modi in cui ho risposto prima: ammetto di essermi leggermente alterato. E' dovuto al fatto che ho frainteso il primo punto (alquanto importante per me). Comunque, a proposito, se si parla di "troppo tardi o troppo presto" nel senso in cui lo intendi tu allora mi trovi d'accordo. Da quello che so, la digitalizzazione ha colpito non di poco il mondo dell'arte; correggimi se sbaglio.
Per quanto riguarda la specializzazione per professionalizzarmi: sto lavorando proprio su questo. La mia confusione nasce anche per questa ragione; mentre per quanto riguarda il partire lontano non lo disprezzo per niente, anzi ho addirittura pensato di spostarmi in altri Paesi europei. dove so, per esperienza di altre persone, che l'ambito musicale lì è molto più valorizzato che di qui. Oppure (perché no?) anche all'estero, qual'ora trovassi una ragione per farlo. In generale L'idea di partire mi ispira parecchio, per quanto ami la mia terra.