Il diploma del conservatorio è davvero una laurea?

  • steeveJ
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05-02-21 22.04

Il conservatorio è una esperienza di vita che ti segna e ti marchia in maniera indelebile dentro quello che è l'amore della musica. Va vissuto. Paragonarlo ad una laurea è a mio parere molto riduttivo.
  • motif74
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05-02-21 22.08

@ Raptus
Grazie del contributo motif74! Beh penso che mettersi in gioco, in qualunque cosa e a qualunque età sia sempre importante... alla fine ne va della sfera vitale della persona, se rimaniamo fermi a fare quello che vogliono gli altri oppure ci fissiamo su criteri che avevamo deciso 20 anni prima, per me non siamo uomini ma macchine...
Io l'ho fatto per due semplicissime ragioni, la prima la più ingenua: perché non ci sono mai andato. Voglio imparare la musica come l'ha imparata chi negli anni mi ha insegnato musica.
La seconda è un po' più personale, mi piacerebbe poter usare quello che imparo per fare cose mie, che è la vera ragione per cui continuo a suonare.

Come vedi nel mio caso non ci sono motivazioni date da quel "pezzo di carta", ne ho già uno che mi son sudato rovinandomi la giovinezza, non ne avrei bisogno emo
Bravissimoemo
  • vin_roma
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05-02-21 23.19

@giosanta

Ho fatto il conservatorio e ai miei tempi era un percorso altamente professionale e artistico.
Il percorso, nelle fasi avanzate, poteva essere fatto anche iscrivendosi parallelamente a licei, tecnici o università varie, non le sostituiva e questo grazie ad una sacrosanta verità: musicista lo si è di nascita (o lo si scopre nel mentre) e quindi si poteva entrare, a seconda dell'attitudine dimostrata, a qualsiasi età e l'esame di ammissione non era per favorire chi avesse fatto gia degli studi musicali ma per favorire chi effettivamente aveva doti musicali ed io ne sono un esempio perché non sapevo nulla di nulla di musica, solfeggio e via dicendo, sapevo solo strimpellare l'organo eppure la feci in barba, quella mattina di settembre, a parecchi che erano li, all'esame di ammissione, con libri e libri e anni di pianoforte sulle spalle, anzi, dopo la prova d'ammissione, lo stesso Fernando Germani (allora famosissimo organista) si raccomandò di avermi nella sua classe.
Le classi di strumento principale erano eterogenee poiché non c'era distinzione in base ad un'età minima ma in base alle capacità e allora potevi trovare il pianista che si diplomava a 18 anni, il bambino di 11 che iniziava il corso di tromba ma anche l'ultra 30enne che si diplomava in contrabbasso (Gianni Morandi lo ricordo bene a S.Cecilia). A S.Cecilia, per i "troppo giovani" esistevano, all'interno del conservatorio, una scuola elementare e una media parificate a cui si alternavano le ore di strumento, solfeggio e di coro che in pratica era il famoso coro di voci bianche di Renata Cortiglioni e che era già da sé un buon approccio all'idea di una professione per i giovani allievi per via degli innumerevoli impegni del coro nel cinema, opere e via dicendo ...altro che alternanza scuola/lavoro di oggi.

Forse il conservatorio di allora, con le sue ambizioni, avrà scontentato qualcuno ma chi era dentro non stava lì a scaldare il banco anche perché se non avevi la media dell'8 incappavi nell'esame di verifica e se non lo passavi uscivi.

Io, dei compagni di allora, ricordo solo belle individualità che ancora oggi, spesso, ritrovo negli incarichi musicali più ambiti.
Eravamo "pochi ma forti" ed eravamo, come gli apprendisti in una bottega artigiana, tutti affacciati al professionismo perché tutto l'ambiente era votato a questo, dai professori ai maestri, tutti ci facevano intendere che noi allievi eravamo lì perché un giorno li avremmo sostituiti.

L'idea che ho del conservatorio di oggi invece è quella di essere una fabbrica di insegnanti.
  • Raptus
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05-02-21 23.25

@ vin_roma
@giosanta

Ho fatto il conservatorio e ai miei tempi era un percorso altamente professionale e artistico.
Il percorso, nelle fasi avanzate, poteva essere fatto anche iscrivendosi parallelamente a licei, tecnici o università varie, non le sostituiva e questo grazie ad una sacrosanta verità: musicista lo si è di nascita (o lo si scopre nel mentre) e quindi si poteva entrare, a seconda dell'attitudine dimostrata, a qualsiasi età e l'esame di ammissione non era per favorire chi avesse fatto gia degli studi musicali ma per favorire chi effettivamente aveva doti musicali ed io ne sono un esempio perché non sapevo nulla di nulla di musica, solfeggio e via dicendo, sapevo solo strimpellare l'organo eppure la feci in barba, quella mattina di settembre, a parecchi che erano li, all'esame di ammissione, con libri e libri e anni di pianoforte sulle spalle, anzi, dopo la prova d'ammissione, lo stesso Fernando Germani (allora famosissimo organista) si raccomandò di avermi nella sua classe.
Le classi di strumento principale erano eterogenee poiché non c'era distinzione in base ad un'età minima ma in base alle capacità e allora potevi trovare il pianista che si diplomava a 18 anni, il bambino di 11 che iniziava il corso di tromba ma anche l'ultra 30enne che si diplomava in contrabbasso (Gianni Morandi lo ricordo bene a S.Cecilia). A S.Cecilia, per i "troppo giovani" esistevano, all'interno del conservatorio, una scuola elementare e una media parificate a cui si alternavano le ore di strumento, solfeggio e di coro che in pratica era il famoso coro di voci bianche di Renata Cortiglioni e che era già da sé un buon approccio all'idea di una professione per i giovani allievi per via degli innumerevoli impegni del coro nel cinema, opere e via dicendo ...altro che alternanza scuola/lavoro di oggi.

Forse il conservatorio di allora, con le sue ambizioni, avrà scontentato qualcuno ma chi era dentro non stava lì a scaldare il banco anche perché se non avevi la media dell'8 incappavi nell'esame di verifica e se non lo passavi uscivi.

Io, dei compagni di allora, ricordo solo belle individualità che ancora oggi, spesso, ritrovo negli incarichi musicali più ambiti.
Eravamo "pochi ma forti" ed eravamo, come gli apprendisti in una bottega artigiana, tutti affacciati al professionismo perché tutto l'ambiente era votato a questo, dai professori ai maestri, tutti ci facevano intendere che noi allievi eravamo lì perché un giorno li avremmo sostituiti.

L'idea che ho del conservatorio di oggi invece è quella di essere una fabbrica di insegnanti.
Vin, non hai idea di quanta ammirazione ho verso di te e verso i tuoi compagni di studi.
Ti prego, non fare mai come Cyrano, non abbandonarci emo
  • vin_roma
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06-02-21 01.46

@ Raptus
Vin, non hai idea di quanta ammirazione ho verso di te e verso i tuoi compagni di studi.
Ti prego, non fare mai come Cyrano, non abbandonarci emo
Beh, si, per dire, il fermento musicale che si assapora nel film "Fame" dell'epoca è un'inezia al confronto del mio periodo al S. Cecilia.

Maestri di caratura internazionale, allievi brillanti di cui oggi molti sono pezzi grossi in orchestre e teatri di tutto il mondo, avevamo disponibilità eccezionali, una biblioteca incredibile, strumenti di prim'ordine e soprattutto un contatto diretto con l'Accademia (la prestigiosa orchestra di S. Cecilia) e con tutto l'ambiente musicale attivo di cui facevano parte molti dei nostri maestri e quindi ci rendevano partecipi del lavoro che stavano facendo nel cinema o alla televisione e sentir parlare in maniera diretta di studi RAI, sceneggiati e trasmissioni, registrazioni di film alla Forum o di canzoni alla RCA era la normalità.

Il ritrovo di tutti noi studenti era l'androne col bar e mentre ordinavi un toast ti potevi ritrovare al fianco di Emil Giles che prendeva il caffè perché in Sala Accademica stava ripassando il concerto della sera (mi è successo) oppure sbavavi appresso i compagni più grandi perché uno cominciava le tournée con Zero, altri stavano formando I Goblin, un altro andava a fare l'assistente di G. Prétre a Parigi. Capitava pure che mentre magari stavi accompagnando al pianoforte un allievo per l'esame di tromba ti ritrovavi nell'aula Nino Rota (mi è successo) che era passato a salutare il suo amico maestro di tromba nonché esecutore di molte sue musiche.
La mia sala preferita era la Ottorino Respighi, un grande salone all'ultimo piano, arredato con cura in stile '800 e dove c'era anche un suo pianoforte (di Respighi). In questa sala per un periodo ci andavo da solo, intorno alle 7.00, quando non c'era nessuno, solo quelli delle pulizie e, anche se entravo di nascosto, gli uscieri erano bravi e mi ci lasciavano stare, così allargavo i tendoni sulle grandi finestre e, guardando sui tetti Roma che si svegliava, mi scaldavo le mani per essere pronto per la lezione di pianoforte.
Che tempi!!!

Lo riconosco, ho frequentato uno dei conservatori più belli e famosi del mondo e in un periodo veramente fecondo per quell'istituzione. Irripetibile secondo me.
  • anonimo
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06-02-21 05.57

@ vin_roma
@giosanta

Ho fatto il conservatorio e ai miei tempi era un percorso altamente professionale e artistico.
Il percorso, nelle fasi avanzate, poteva essere fatto anche iscrivendosi parallelamente a licei, tecnici o università varie, non le sostituiva e questo grazie ad una sacrosanta verità: musicista lo si è di nascita (o lo si scopre nel mentre) e quindi si poteva entrare, a seconda dell'attitudine dimostrata, a qualsiasi età e l'esame di ammissione non era per favorire chi avesse fatto gia degli studi musicali ma per favorire chi effettivamente aveva doti musicali ed io ne sono un esempio perché non sapevo nulla di nulla di musica, solfeggio e via dicendo, sapevo solo strimpellare l'organo eppure la feci in barba, quella mattina di settembre, a parecchi che erano li, all'esame di ammissione, con libri e libri e anni di pianoforte sulle spalle, anzi, dopo la prova d'ammissione, lo stesso Fernando Germani (allora famosissimo organista) si raccomandò di avermi nella sua classe.
Le classi di strumento principale erano eterogenee poiché non c'era distinzione in base ad un'età minima ma in base alle capacità e allora potevi trovare il pianista che si diplomava a 18 anni, il bambino di 11 che iniziava il corso di tromba ma anche l'ultra 30enne che si diplomava in contrabbasso (Gianni Morandi lo ricordo bene a S.Cecilia). A S.Cecilia, per i "troppo giovani" esistevano, all'interno del conservatorio, una scuola elementare e una media parificate a cui si alternavano le ore di strumento, solfeggio e di coro che in pratica era il famoso coro di voci bianche di Renata Cortiglioni e che era già da sé un buon approccio all'idea di una professione per i giovani allievi per via degli innumerevoli impegni del coro nel cinema, opere e via dicendo ...altro che alternanza scuola/lavoro di oggi.

Forse il conservatorio di allora, con le sue ambizioni, avrà scontentato qualcuno ma chi era dentro non stava lì a scaldare il banco anche perché se non avevi la media dell'8 incappavi nell'esame di verifica e se non lo passavi uscivi.

Io, dei compagni di allora, ricordo solo belle individualità che ancora oggi, spesso, ritrovo negli incarichi musicali più ambiti.
Eravamo "pochi ma forti" ed eravamo, come gli apprendisti in una bottega artigiana, tutti affacciati al professionismo perché tutto l'ambiente era votato a questo, dai professori ai maestri, tutti ci facevano intendere che noi allievi eravamo lì perché un giorno li avremmo sostituiti.

L'idea che ho del conservatorio di oggi invece è quella di essere una fabbrica di insegnanti.
E allora voglio fare la domanda marzulliana delle 6 di mattina da un milione di dollari: per la tua esperienza ed opinione, chi è davvero un musicista?
  • vin_roma
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06-02-21 13.08

Kent83 ha scritto:
E allora voglio fare la domanda marzulliana delle 6 di mattina da un milione di dollari: per la tua esperienza ed opinione, chi è davvero un musicista?

Musicista è chi col suono, la musica, sa dare emozioni e non deve per forza essere un professionista.
Il conservatorio non crea i musicisti, li plasma e li perfeziona se già istintivamente lo sono.
  • paolo_b3
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06-02-21 13.14

@ vin_roma
Kent83 ha scritto:
E allora voglio fare la domanda marzulliana delle 6 di mattina da un milione di dollari: per la tua esperienza ed opinione, chi è davvero un musicista?

Musicista è chi col suono, la musica, sa dare emozioni e non deve per forza essere un professionista.
Il conservatorio non crea i musicisti, li plasma e li perfeziona se già istintivamente lo sono.
Straquoto, Vin, anzi è un principio che vale per tutte le discipline nonchè professioni.

06-02-21 14.02

vin_roma ha scritto:
Musicista è chi col suono, la musica, sa dare emozioni


quella è la premessa, ma... quelle 'emozioni' devono essere 'nobili'...
  • vin_roma
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06-02-21 14.08

@ igiardinidimarzo
vin_roma ha scritto:
Musicista è chi col suono, la musica, sa dare emozioni


quella è la premessa, ma... quelle 'emozioni' devono essere 'nobili'...
Questioni di gusti derivanti dal senso culturale dell'ambiente di crescita.

Solito discorso: il bello assoluto esiste?

Io penso di si, ma non nei i parametri presunti.
  • Raptus
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06-02-21 14.55

@ vin_roma
Questioni di gusti derivanti dal senso culturale dell'ambiente di crescita.

Solito discorso: il bello assoluto esiste?

Io penso di si, ma non nei i parametri presunti.
Mi mancavano queste elucubrazioni sul bello.

Per me esiste il bello assoluto ma la musica non è solo quello, la musica è sentimento. Se per voi il bello assoluto equivale ad esprimere un sentimento sincero allora sono d'accordo.
Se sono due cose distinte e il bello rimane un concetto fine a se stesso allora no... la musica quando è scesa a livello profano ha saputo trarre del bello anche dall'apparentemente brutto mondo della gente comune.
  • orange1978
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06-02-21 15.47

raptus ha scritto:
Orange, a parte il tuo tono che ti prenderei a schiaffi


ah si? e allora perche non vieni e non mi fai vedere come faresti..... emo

raptus ha scritto:
Una laurea triennale è e deve essere presa come un percorso di studi che parte da un livello A e ti porta ad un livello B, ma il livello A deve essere chiaro a tutti, infatti appena ti iscrivi ad ingegneria ti sega il test a numero chiuso se non hai abbastanza conoscenze matematiche, successivamente ti sega Analisi 1 anche se di matematica ne sai a iosa, come lo so? Perché ho passato un'estate intera a 20 anni a studiare Analisi e quello mi ha fatto poi proseguire e laurearmi.
Quello che contesto è il fatto che si voglia fare una laurea triennale anche in musica, quando come hai detto tu stesso, come fai a quantificare veramente il livello?


su questo ti do ragione ma nel senso che questa riforma che da la possibilità a quelli come te di frequentare il conservatorio a 38 anni è una schifezza che fa acqua da tutte le parti, ha trasformato ogni conservatorio in un università aahahaha, c'erano tipo 70 conservatori, moh che ce ne facciamo di 70 università, ci sono materie come biologia (assai piu utile all'umanità) che hanno meno sedi universitarie di jazz ahahah, ridicolo.

quindi tu non dovresti frequentare il conservatorio? ....per me si, ma non sto dicendo che tu non sia abbastanza bravo, questo non lo so e non mi interessa, però un tempo avresti potuto comunque diplomarti alla tua età, anche a 90, studiavi privatamente o a una scuola civica (ce ne sono ovunque) i programmi ministeriali, e poi davi gli esami come privatista, e c'era piu spazio per chi dovrebbe davvero meritato di essere seguito con attenzione da un conservatorio.

a 38 anni il concertista non lo puoi fa piu! forse qualcosa nel jazz ma scordati una carriera pianistica a livelli medio alti nel campo della classica, la musica a quei livelli richiede che uno a sedici anni sia gia un pianista che fa concerti, oggi poi figurati ci sono bambini in cina che suonano come dei mostri a 12 anni, c'è troppa concorrenza.

secondo me avrebbero dovuto lasciare il vecchio ordinamento con diploma al quale si poteva cmq privatamente sostenere esami di diploma, con limiti di accesso al conservatorio fino ai 16/18 anni, come giusto che sia.
poi....attenzione....istituire in pochi conservatori delle sedi piu prestigiose come milano, roma, napoli, università della musica corsi di laurea specialistici, a numero chiuso ovviamente.

in questo modo si sarebbe evitata la pagliacciata che raccontò una volta vin che per poter sostenere un ateneo oggi ci si debba inventare corsi assurdi come pianobar o musica pop, alla fine arriva uno e mi dice io sono laureato in pianforte pop? eddai.
la riforma fatta cosi leva il prestigio che un tempo aveva il conservatorio, un prestigio elitario e riservato a pochi, che comunque permetteva lo stesso di provarci a quelli come te che avevano superato il limite di accesso al conservatorio, perche nessuno ti impediva di dare gli esami da privatista e di conseguire un diploma.

in questo modo ci sarebbero state piu risorse per chi meritava davvero, cosi invece col fatto che bisogna far studiare tutti il livello si è notevolmente abbassato e le cose non sono nemmeno chiare, come dici tu stesso.
  • giosanta
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06-02-21 16.18

orange1978 ha scritto:
...per poter sostenere un ateneo oggi ci si debba inventare corsi assurdi come pianobar o musica pop, alla fine arriva uno e mi dice io sono laureato in pianforte pop? eddai...

Anche ad un profano come me 'sta cosa ha lasciato abbastanza mervigliato. Ma perchè la "tromba blues" o il "pianoforte jazz" dovrebbero avere un approccio formativo diverso? Tutti i musicisti Jazz che ho conosciuto, pur se non posso escludere eccezioni, avevano un solido bagaglio formativo alle spalle, magari non accademico, ma c'era. Avrei potuto capire corsi di perfezionamento e o specalizzazione, anzi sarebbe perfettamente logico, ma cosí come sono queste cattedre la logica, almeno a me, sfugge.

paolo_b3 ha scritto:
Straquoto, Vin, anzi è un principio che vale per tutte le discipline nonchè professioni.

Vero. Sottoscrivo.
Tuttavia va chiarito che l'interesse, la passione, perlomeno a mia convinzione, sono la condizione per sopportare il faticoso studio richiesto al percorso formativo.
Esame di disegno industriale, un collega, ad un'osservazione del docente si giustifica adducendo il motivo che, a differenza del professore, non era ancora architetto... APRITI CIELO. Incazzatura solenne, magistrale, del docente: "o siete gia "architetti" nel momento in cui varcate per la prima volta il portone di Palazzo Gravina (il nome della sede universitaria) o non riuscirete MAI a diventarlo, che vi laureiate o meno.
  • paolo_b3
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06-02-21 16.38

giosanta ha scritto:
Tuttavia va chiarito che l'interesse, la passione, perlomeno a mia convinzione, sono la condizione per sopportare il faticoso studio richiesto al percorso formativo.
Esame di disegno industriale, un collega, ad un'osservazone del docente si giustifica adducendo il motivo che, a differenza del professore, non era ancora architetto... APRITI CIELO. Incazzatura solenne del docente: "o siete gia "architetti" nel momento in cui varcate per la prima volta il portone di Palazzo Gravina (il nome della sede universitaria) o non riuscirete MAI a diventarlo, che vi laureiate o meno.

Straquotone, Gio! emo

Ma il disegno industriale non ha poesia, roba da spazzini emoemoemo
  • myself69
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06-02-21 20.24

@ vin_roma
@giosanta

Ho fatto il conservatorio e ai miei tempi era un percorso altamente professionale e artistico.
Il percorso, nelle fasi avanzate, poteva essere fatto anche iscrivendosi parallelamente a licei, tecnici o università varie, non le sostituiva e questo grazie ad una sacrosanta verità: musicista lo si è di nascita (o lo si scopre nel mentre) e quindi si poteva entrare, a seconda dell'attitudine dimostrata, a qualsiasi età e l'esame di ammissione non era per favorire chi avesse fatto gia degli studi musicali ma per favorire chi effettivamente aveva doti musicali ed io ne sono un esempio perché non sapevo nulla di nulla di musica, solfeggio e via dicendo, sapevo solo strimpellare l'organo eppure la feci in barba, quella mattina di settembre, a parecchi che erano li, all'esame di ammissione, con libri e libri e anni di pianoforte sulle spalle, anzi, dopo la prova d'ammissione, lo stesso Fernando Germani (allora famosissimo organista) si raccomandò di avermi nella sua classe.
Le classi di strumento principale erano eterogenee poiché non c'era distinzione in base ad un'età minima ma in base alle capacità e allora potevi trovare il pianista che si diplomava a 18 anni, il bambino di 11 che iniziava il corso di tromba ma anche l'ultra 30enne che si diplomava in contrabbasso (Gianni Morandi lo ricordo bene a S.Cecilia). A S.Cecilia, per i "troppo giovani" esistevano, all'interno del conservatorio, una scuola elementare e una media parificate a cui si alternavano le ore di strumento, solfeggio e di coro che in pratica era il famoso coro di voci bianche di Renata Cortiglioni e che era già da sé un buon approccio all'idea di una professione per i giovani allievi per via degli innumerevoli impegni del coro nel cinema, opere e via dicendo ...altro che alternanza scuola/lavoro di oggi.

Forse il conservatorio di allora, con le sue ambizioni, avrà scontentato qualcuno ma chi era dentro non stava lì a scaldare il banco anche perché se non avevi la media dell'8 incappavi nell'esame di verifica e se non lo passavi uscivi.

Io, dei compagni di allora, ricordo solo belle individualità che ancora oggi, spesso, ritrovo negli incarichi musicali più ambiti.
Eravamo "pochi ma forti" ed eravamo, come gli apprendisti in una bottega artigiana, tutti affacciati al professionismo perché tutto l'ambiente era votato a questo, dai professori ai maestri, tutti ci facevano intendere che noi allievi eravamo lì perché un giorno li avremmo sostituiti.

L'idea che ho del conservatorio di oggi invece è quella di essere una fabbrica di insegnanti.
Condivido. Il vecchio ordinamento era incompleto rispetto ad oggi sulla cultura in generale ma dava la possibilità di emergere e distinguersi per TALENTO particolare del corso di studi che si seguiva accettando anche i privatisti che generalmente avevano vita difficile ma se c’era del talento venivano premiati lo stesso per le capacità. Oggi invece con tremila tipologie di studi, dipartimenti che sono una sorta di primariato ospedaliero c’è la ricerca dei numeri, della vendita di fumo. Queste specializzazioni così settoriali confondono e spaesano oggi qualsiasi studente e per mantenere i posti degli insegnanti e autoreferenze ci si prostituisce ad abbassare le richieste ed alzare i voti di uscita. Abbiamo creato un esubero di illusi musicisti sempre meno appassionati del loro percorso di studi ma sempre più pretenziosi di avere una collocazione lavorativa essendo “laureati” in percorsi di studi che sono più numerosi di chi li frequenta. Basta vedere negli archivi dei conservatori quante poche persone si diplomavano ogni anno e con quali voti di eccellenza minima. Oggi invece a fine percorso di studi quasi tutti escono con il massimo 110 e lode creando una cacofonia sociale di specialisti autocentrici incollocabili e frustrati. Fare musica è come giocare non puoi pensare a quanto tempo dedichi ad esso è nella magia del talento che possiedi ti renderà felice e sereno di quello che fai e qualsiasi studio non è mai troppo perché tutto contribuisce a determinare la propria personalità e cultura musicale.
  • Constrictor
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06-02-21 22.56

igiardinidimarzo ha scritto:
beh, quella era un'inutile esagerazione

... della serie giochini intelligenti per bambini deficienti.
Ma cosa vuoi che sia il Clavicembalo ben Temperato diviso a metà, o una laurea quadriennale contratta in 3 anni, o una classe scolastica con il 50% di presenze ed il 50% online, ecc.
E' così difficile capire che si esce fuori dagli studi, comunque, più ignoranti rispetto a coloro che hanno seguito qualsivoglia corso di studi "vecchia maniera"?
  • vin_roma
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06-02-21 23.30

@myself69 emo
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06-02-21 23.51

orange1978 ha scritto:
ah si? e allora perche non vieni e non mi fai vedere come faresti..... emo


Ho superato per fortuna i quindici anni di età emo

orange1978 ha scritto:
a 38 anni il concertista non lo puoi fa piu! forse qualcosa nel jazz ma scordati una carriera pianistica a livelli medio alti nel campo della classica, la musica a quei livelli richiede che uno a sedici anni sia gia un pianista che fa concerti, oggi poi figurati ci sono bambini in cina che suonano come dei mostri a 12 anni, c'è troppa concorrenza.


A parte che ho 36 anni ma poco importa, ho spiegato più volte che la mia motivazione nel voler fare il conservatorio è diversa sicuramente da quella del diciottenne che giustamente sta facendo un percorso.
Però non trovo assolutamente giusto il tuo discorso sul fatto che era meglio prima, averlo solo per una élite è per definizione sbagliato (per la serie figlio di papà che in molti casi manco è interessato alla musica).
Chiunque deve aver accesso alla cultura, chiunque deve poter aver accesso all'informazione, alla stessa informazione che hanno ricevuto gli altri.
Sono gli obiettivi che son diversi, io mica voglio fare il concertista, non me ne frega niente, io voglio fare musica mia ed essere un bravo musicista, come gli altri. Punto.
Vai a vedere che adesso viene fuori che è per colpa di noi "dopolavoristi" che i conservatori non sono in grado di fare dei programmi ministeriali definiti (stranamente le scuole di musica rinomate ci riescono).
Non è che magari la colpa è di chi organizza i corsi? Di chi organizza i programmi e di chi stabilisce queste cose a tavolino che non è in grado di pensare come una università perché è difficile togliere la mentalità da cazzari?

Poi posso pure capire che per voi sia strano vedere dei corsi "pop", per me non lo è. Il conservatorio è un concentrato di studi che permette ai musicisti di risparmiare tempo nella loro formazione, i musicisti che han fatto il conservatorio si notano, anche nella pop, proprio perché hanno una preparazione maggiore in molti aspetti della musica (ear training, armonia etc).
In questa ottica vedi che il conservatorio è un modo per investire meglio il tempo se uno vuole studiare musica seriamente senza doversi fare 40 anni di esperienza da autodidatta.

06-02-21 23.51

Constrictor ha scritto:
E' così difficile capire che si esce fuori dagli studi, comunque, più ignoranti rispetto a coloro che hanno seguito qualsivoglia corso di studi "vecchia maniera"?


il clavicembalo ben temperato è un tesoro prezioso, ma, proprio perché è tale, mi dispiaceva che venisse 'strapazzato' dalla stragrande maggioranza degli allievi a causa del loro poco peso nell'esame di compimento medio: per cui è preferibile proporne (più o meno bene) pochi (e con un 'peso' valutativo ben definito) che molti appena leggiucchiati...
ancora oggi, nel mio piccolo, mi piace tenerne qualche decina nel mio piano di studi mensile...
  • orange1978
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07-02-21 02.11

raptus ha scritto:
Però non trovo assolutamente giusto il tuo discorso sul fatto che era meglio prima, averlo solo per una élite è per definizione sbagliato (per la serie figlio di papà che in molti casi manco è interessato alla musica).

nonono, non figlio di papà=ricco, intendo chi aveva i numeri per fare una carriera ad alto livello.
i costi annuali del vecchio conservatorio erano bassi rispetto ad esempio alle scuole americane, valide se potevi permetterti di andare alla berklee (anche se poi facevano e fanno le borse di studio) ma comunque il livello medio (nella classica) era inferiore al nostro.

per elite non si intende i ricchi, ma semplicemente chi ha le caratteristiche per diventare un grande musicista, ovvio che non puo essere la normalità! ...moh d'un tratto in italia so tutti novelli brendel? e non famo ride i polli emo

raptus ha scritto:
Chiunque deve aver accesso alla cultura, chiunque deve poter aver accesso all'informazione, alla stessa informazione che hanno ricevuto gli altri.

d'accordo al 100%, ma l'italia era ed è piena di scuole private o civiche comunali dove si insegna musica ad ottimo livello, e nel vecchio ordinamento CHIUNQUE poteva dare esami da privatista anche se non era interno, bastava migliorare quel sistema anziche stravolgerlo.

raptus ha scritto:
Sono gli obiettivi che son diversi, io mica voglio fare il concertista, non me ne frega niente, io voglio fare musica mia ed essere un bravo musicista, come gli altri. Punto.

gli obiettivi di una scuola di qualità non possono essere su misura per tutti, e il tuo caso non puo essere preso come la normalità.

raptus ha scritto:
Vai a vedere che adesso viene fuori che è per colpa di noi "dopolavoristi" che i conservatori non sono in grado di fare dei programmi ministeriali definiti (stranamente le scuole di musica rinomate ci riescono).

in parte è cosi, il problema non è che tutti vogliano studiare ma è la mancanza di risorse pratiche per poterlo garantire al meglio.

e cosi, per voler accontentare "tutti" si penalizzano i migliori, e comunque anche trent'anni fa "tutti" potevano diplomarsi, gli esami erano liberi e senza vincoli...adesso è peggio! se il conservatorio non ti ammette al triennio non puoi tentare di dare gli esami da privatista, o sbaglio?

raptus ha scritto:
Non è che magari la colpa è di chi organizza i corsi? Di chi organizza i programmi e di chi stabilisce queste cose a tavolino che non è in grado di pensare come una università perché è difficile togliere la mentalità da cazzari?

probabilmente, ma tieni conto che è difficile mantenere tutti quegli atenei ad alto livello, ancora un po ci sono piu conservatori che facoltà di medicina, e secondo te cè la stessa "domanda"?
non credo che in una scuola superiore "tipo", il 60% abbia in mente dopo la maturità di voler fare il conservatorio, al massimo di diventare popstar, ma non certo di fare il triennio di canto lirico!
...cosi per mantenere l'ateneo ci si deve inventare queste pagliacciate come "musica pop" o pianobar.

raptus ha scritto:
Poi posso pure capire che per voi sia strano vedere dei corsi "pop", per me non lo è
musicisti che han fatto il conservatorio si notano, anche nella pop, proprio perché hanno una preparazione maggiore in molti aspetti della musica (ear training, armonia etc).

eh no un momento...un conto è esser diplomati in pianoforte classico e poi suonare sul palco con baglioni, ben altra cosa è avere una laurea in musica ottenuta STUDIANDO la musica di baglioni e dalla, questo è aberrante emoemoemo

anche billie currie degli ultravox/visage è diplomato in viola al conservatorio, dove ha studiato bach, mozart, vivaldi, mica i pink floyd o il post punk aahha, quelle cose le fai dopo.