03-08-13 13.34
Ho scritto una breve riflessione sul talento musicale, ed i falsi miti che lo circondano.04-08-13 06.14
evito...04-08-13 07.04
---> continuo ad evitare...04-08-13 07.41
A che pro?14-09-13 18.53
15-09-13 20.16
15-09-13 22.31
Quoto vin-roma in tutto.17-09-13 03.13
Chiedo scusa per la risposta tardiva, non mi ero accorto che la notifica delle risposte era disattivata, ringrazio Gordon che mi ha segnalato questi interventi. Capisco che qualcuno si sia risentito ed offeso del mio silenzio, e di nuovo chiedo scusa, colpa mia.17-09-13 03.59
e menomale!23-09-13 01.26
Scusate, intervengo per dire la mia sull'argomento. Premettendo che non mi considero assolutamente né talentuoso né portatore di alcun dono musicale, intervengo perché credo che la mia storia possa portare linfa al tema del thread.23-09-13 12.46
In effetti Spectrum, tutto questo è un discorso piuttosto soggettivo. Il mio percorso musicale è molto simile al tuo: ho iniziato da autodidatta e poi, anni dopo, ho deciso di mettermi a studiare per capire quello che stavo facendo un po' a casaccio. Inizialmente sono andato da un maestro non troppo lontano da casa mia, ma dopo quasi un anno, avendo iniziato già in età adulta e con un livello di solfeggio non proprio terra terra (grazie più che altro ad amici musicisti pazienti) oltre al fatto che ero perfettamente consapevole di quello che volevo, mi sono reso conto che quel maestro non faceva al caso mio, così ho iniziato a cercarne uno di mentalità musicale (per lo meno) rigorosamente anglosassone (di quelli che ti parlano dei Led Zeppelin e non delle Orme o dei Cugini di campagna... per capirci) Ho avuto la fortuna di trovare un tipo sulla cinquantina (Bryan) nato a Baltimore e in italia da una decina di anni. L'approccio didattico del maestro americano era opposto a quello del maestro italiano: molto accademico del tipo: impara e studia fin quando non riesci a fare esattamente come ti ho insegnato (bocciando ogni iniziativa) per quanto riguarda l'italiano, e... "queste sono le regole guida, ma se ti viene diversamente e ti suona bene, allora va bene, l'importante è che ne sei consapevole". Nel mio caso, l'affrontare la musica in maniera più cosciente mi ha aiutato parecchio. Come ho scritto in altro thread, quando scrivo canzoni lo faccio sempre d'istinto, ma sto parlando del tema, del hook, dell'idea primordiale, ma se poi la canzone non viene sviluppata in modo coerente e ordinato, è facile finire nella confusione totale, rovinando l'idea iniziale, anche se buona (questo non c'entra nulla col discorso stilistico e di linguaggio, in questo caso parlo della forma nel senso stretto del termine). E' come pensare di costruire una casa senza alcuna nozione: magari parti da una buona idea iniziale, ma inevitabilmente alla fine ti crolla tutto addosso se non costruisci seguendo delle specifiche regole che permettono alla casa (o idea) di rimanere in piedi.23-09-13 16.14
23-09-13 16.49
x spectrum: approvo anche se molto jazz nostrano, anni fa, ha avuto da dire la sua con dignità e lo condidero come frutto di un ramo che è uscito dallo steccato, una cosa a se.23-09-13 18.02
23-09-13 18.54
Spectrum, sei bello incazzato pure tu con l' andazzo italiano eh?24-09-13 03.38
No. Sono indifferente da sempre all'andazzo italiano, a parte pochi cantautori e gruppi di nicchia che seguivo tempo fa. Ora ascolto quasi nulla, ogni tanto un pò di classica, prog d'annata o musica cosmica, a seconda dell'umore.