21-05-20 17.34
Il dato degli ultimi giorni più importante, quantomeno a livello epidemiologico, è che lo screening fatto sul sangue donato ha evidenziato che già a gennaio erano presenti anticorpi, e che quindi il virus circolava già da tempo.
Questo aspetto è stato evidenziato in Lombardia, ma anche da noi.
Ora, tenuto conto delle differenti tempistiche con cui il virus è esploso a livello regionale, cosa ci può fare pensare?
Intanto pensiamo alla fase pre epidemica, quando nessuno poteva sospettare nulla e quindi i contagiati circolavano liberamente sempre che le condizioni di salute lo permettessero.
Ci sono state alcune situazioni che hanno fatto da amplificatore: Lombardia, alta densità di popolazione, alto movimento di cittadini fra le varie città e comuni, mezzi pubblici affollati, mettiamoci anche il boom del dopo Atalanta Valencia... Fino a settembre ho lavorato a Milano, e in ospedale da noi arrivavano dipendenti e pazienti provenienti da un raggio di 70 km, da Novara a Bergamo e oltre, centinaia di persone ogni giorno, lo stesso succede in qualsiasi realtà lavorativa lombarda.
In Liguria stavamo benissimo.
Di colpo esplode il focolaio di importazione che ha di fatto decretato la nascita del primo ospedale Covid ad Albenga, parliamo della seconda metà di febbraio (io ho lavorato a Pietra Ligure fino al 10 e tutto era tranquillo, già la settimana dopo era cambiato tutto).
Focolaio nato da una colonia di turisti lombardi.
Tutti questo per ribadire ancora che in una situazione di emergenza, senza alcun presidio, una qualche forma di contenimento dello spostamento di persone e del contatto stretto era l'unico metodo possibile per arginare il casino. Ma giustamente doveva essere poi fatto di più e meglio.
Perché mi sta a cuore la Svezia? Non mi piace raccontare troppo i cazzi miei, però ho un amico che vive lì da una decina di anni, ha un problema respiratorio di base (asportato un lobo polmonare per un incidente anni fa e non ha recuperato un volume corrente normale), si è preso il Coronavirus in forma moderata e ha deciso di tornare in Italia, perché è rimasto sconvolto dalla superficialità con cui è stata gestita la cosa dal governo.
Io gli ho chiesto se stava scherzando, lui era entusiasta, era partito da una vacanza e aveva trasferito tutta la sua vita a Göteborg.
Ha avuto paura, tanta, temeva di dover necessitare l'intubazione e di venire escluso per carenza di posti letto, perché lì sul triage delle catastrofi sono stati subito chiari, più che in Italia.
Vedeva la gente che continuava a vivere normalmente senza rendersi conto del pericolo.
Certo, i numeri sono numeri e il punto di vista di un malato è molto particolare.
Andiamo avanti.
È stato criticato il fatto che abbia parlato della densità di popolazione.
Non è così: bisogna fare distinzioni.
La densità di popolazione di una nazione può dare un'indicazione di massima, su cui ovviamente vanno valutate le densità di popolazione delle singole aree regionali e cittadine, non a caso anche in Svezia le aree metropolitane sono state colpite .
Oltre 10 mila casi a Stoccolma, che fa poco meno di 1 milione di abitanti con una densità di 5 mila/mq, oltre 1% della popolazione è un caso diagnosticato, con tutte le incognite legate agli asintomatici non diagnosticati.
Se queste realtà ad alta densità restano relativamente isolate, perché c'è quello che succede nei mesi invernali, con un movimento di persone molto concentrato e livello locale e relativamente pochi movimenti fra le varie aree metropolitane, già la circolazione del virus viene mitigata.
Guardiamo un altro caso estremo di epidemia autolimitata da sola: caso Islanda.
Tutto partito da un gruppo di turisti che erano andati a sciare in Tirolo.
Se lo sono portato a casa, un po' per cultura, un po' per isolamento relativo (sua a livello di singoli sia a livello di comunità), la faccenda sembra essersi risolta.