Ha senso continuare a suonare?

  • paolo_b3
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02-06-25 18.51

@ giosanta
Secondo me si confondono aspetti culturali, tecnici e logistici.
La "dimensione socio-aggregativa" cui faceva riferimento Ovidio è venuta meno perché i riferimenti musicali "rivoluzionari" della fine degli anni ì 70 sono finiti da un pezzo.
Tuttavia il tasso tecnico di chi ora fa musica per diletto è molto superiore ai dilettanti di prima, quasi tutti autodidatti. Ora di scuole di musica ne esistono tante, e gli strumenti sono molto più accessibili. Ma la dimensione è completamente diversa. Ci si aggrega su un progetto, lo si sviluppa, poi si cambia scenario e attori. Quindi non sempre i "gruppi" sono gruppi di amici, sono spesso musicisti pur dilettanti che decidono di sviluppare con altri un idea comune. Si torna in parte allo scenario precedente quando aumenta anche l'età anagrafica dei componenti. Ma certo gli scenari di chi si prende il tempo dalla famiglia e dal lavoro non possono essere gli stessi di di quando gli stessi erano ventenni...
Dal punto di vista logistico mi pare chiaro che la realtà italiana è enormenente differenziata, chi decide di fare musica a Venezia va incontro a difficoltà diverse rispetto chi decide di farlo magari in un centro di provincia.
Io non posso parlare, appartengo alla generazione che ha vissuto gli ultimi fasti dell'epopea rock post Woodstock. Il più delle cose le ho "lette sui libri di storia". Cosa abbiano in testa i ventenni che oggi fanno musica non te lo so raccontare, a parte una che non cito per non scadere nello scurrile.

Però qualche mese fa sono stato ad una Jam session in una sala a 30 km da casa, una sala prove con almeno tre ambienti ed un bar. La prima parte della Jam è stata lasciata a noi matusa, ma non senza inserimento di alcuni giovani (intendo da 20 a 30). Poi noi abbiamo lasciato il passo a loro e si percepiva bene il loro entusiasmo.
  • giosanta
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02-06-25 19.07

paolo_b3 ha scritto:
Poi noi abbiamo lasciato il passo a loro e si percepiva bene il loro entusiasmo.

Perché ve ne siete andati? emo
  • Raptus
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02-06-25 19.18

@ paolo_b3
Io non posso parlare, appartengo alla generazione che ha vissuto gli ultimi fasti dell'epopea rock post Woodstock. Il più delle cose le ho "lette sui libri di storia". Cosa abbiano in testa i ventenni che oggi fanno musica non te lo so raccontare, a parte una che non cito per non scadere nello scurrile.

Però qualche mese fa sono stato ad una Jam session in una sala a 30 km da casa, una sala prove con almeno tre ambienti ed un bar. La prima parte della Jam è stata lasciata a noi matusa, ma non senza inserimento di alcuni giovani (intendo da 20 a 30). Poi noi abbiamo lasciato il passo a loro e si percepiva bene il loro entusiasmo.
Jam session di che genere per curiosità?

  • paolo_b3
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02-06-25 19.18

@ giosanta
paolo_b3 ha scritto:
Poi noi abbiamo lasciato il passo a loro e si percepiva bene il loro entusiasmo.

Perché ve ne siete andati? emo
Abbiamo fatto un'ora e passa, ad un certo punto bisogna anche sapersi fare da parte.. emoemoemo
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02-06-25 19.32

@ paolo_b3
Abbiamo fatto un'ora e passa, ad un certo punto bisogna anche sapersi fare da parte.. emoemoemo
Sì ma di cosa? non per essere pressanti, sono curioso di sapere cosa si suona coi venti-trentenni
  • paolo_b3
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02-06-25 19.58

@ Raptus
Sì ma di cosa? non per essere pressanti, sono curioso di sapere cosa si suona coi venti-trentenni
Prevalentemente grunge, non conosco il genere non so se erano cover o inediti, i ragazzi erano alquanto skillati
  • Raptus
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02-06-25 20.18

@ paolo_b3
Prevalentemente grunge, non conosco il genere non so se erano cover o inediti, i ragazzi erano alquanto skillati
Grunge con tastiere? Se non sbaglio sei tastierista, curioso però. credevo fosse un genere per GenX, curioso anche che sia così rivalutato dai ventenni.
  • paolo_b3
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02-06-25 20.45

@ Raptus
Grunge con tastiere? Se non sbaglio sei tastierista, curioso però. credevo fosse un genere per GenX, curioso anche che sia così rivalutato dai ventenni.
No ma infatti il Grunge l'hanno fatto gli altri senza di me
  • 1paolo
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02-06-25 21.17

@ orange1978
se le soddisfazioni non arrivano smetti per un po con quella band e cerca altro, oppure dai via a un progetto musicale tuo e cerca di autopromuoverltelo (tanto gia lo fai da quello cje dici), magari fermati e dedicati allo studio o alla ricerca di qualcosa che ti stimola di piu....

....ma l'importante é che non smetterai MAI di essere quello che sei ossia un musicista.

Architetti non si nasce e nemmeno avvocati...lo si diventa per necessita di una professione ma se hai davvero la musica dentro e sei musicista allora lo sarai per sempre indipententemente dal successo professionale.

Purtroppo siamo nel posto sbagliato per questa professione, oggi é dura molto piu di ieri sicuro, ma l'importante é non mollare mai! e non smettere di essere cio che si é.
Concordo con Andrea; si può suonare anche senza la band con la tecnologia attuale, anche con budget limitati..
Non e’ detto che, o si suona in una band o non si suona più.,
  • Raptus
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02-06-25 23.06

@ 1paolo
Concordo con Andrea; si può suonare anche senza la band con la tecnologia attuale, anche con budget limitati..
Non e’ detto che, o si suona in una band o non si suona più.,
Guarda, io ho provato entrambe le realtà, all'età di 19 anni mi ero stufato delle band del mio paese perché ci si trovava spesso contro, il genere che si faceva lo odiavo (era per forza musica da dover fare per far piacere alla gente, all'epoca i LUNAPOP per farvi capire), tanto che mi spinse ad iniziare a fare musica "come la si fa oggi".
Andai avanti per 10 anni facendo musica senza andare in sala prove, cioè con campionatori, tracce, featuring vari , esattamente come fanno i giovani oggi (non tutti ma almeno i generi che vanno per la maggiore).
Quando a 28 anni ritornai in una sala prove, perché avevo idea di tornare a "suonare" veramente, beh compresi di aver fatto davvero un grande errore (ma anche una grande esperienza).
Suonare in una band in una sala prove nel senso di sentirsi parte di qualcosa, condividere dal vivo... è davvero una cosa completamente diversa.
  • stesgarbi
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02-06-25 23.13

Ovidio ha scritto:
Noi all'epoca pagavamo in media 15-20 mila lire al mese a testa, a volte anche meno, per una stanza a disposizione h24 (lo stipendio medio di un operaio e/o impiegato era di 1.500.000 lire). La strumentazione era nostra, potevamo passare ore intere a cercare particolari sonorità per un brano, lavorare sugli amplificatori e gli effetti per ottenere timbriche sperimentali, provare linee vocali differenti per poi selezionare la migliore, provare vari arrangiamenti, etc etc... cosa che in una sala a pagamento non puoi fare a meno di non portarti appresso tutto il rig e starci il doppio del tempo. Forse una sala a pagamento va bene per una cover band. Ogni soluzione ha i suoi pro e contro. Oggi non escludo né l'una né l'altra, ma ho un'altra età e se mi mettessi nei panni di un 17enne probabilmente vorrei una stanza disponibile solo per il mio gruppo, con la strumentazione proprietaria senza limiti orari.

Secondo me hai colto il punto.
Non voglio affatto negare che le salette a pagamento abbiano anch'esse la loro utilità, ma se un gruppo vuole davvero "fare musica insieme", nel senso di "crearla", costruirla in ogni suo dettaglio, sfumatura, dall'idea di base (melodia e accompagnamento) fino all'ultimo particolare dell'arrangiamento e del sound, allora la stanza disponibile h.24, dove tenere la propria strumentazione è davvero necessaria.
Un tempo avere il "posto proprio" era una cosa normale.... oggi probabilmente un'eccezione.
Ma è anche vero che un tempo si andava nelle scuole o nei teatrini parrocchiali a fare un vero e proprio "concerto", mentre oggi (a parte qualche eccezione) la regola è quella del locale dove ti porti uno sparuto gruppo di amici e ii resto va nel locale per bere e stare in compagnia.... con il tuo gruppo che suona.... si.... ma come un sostituto dell'impianto stereo.
  • giosanta
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02-06-25 23.24

stesgarbi ha scritto:
Secondo me hai colto il punto.
Non voglio affatto negare che le salette a pagamento abbiano anch'esse la loro utilità, ma se un gruppo vuole davvero "fare musica insieme", nel senso di "crearla", costruirla in ogni suo dettaglio, sfumatura, dall'idea di base (melodia e accompagnamento) fino all'ultimo particolare dell'arrangiamento e del sound, allora la stanza disponibile h.24, dove tenere la propria strumentazione è davvero necessaria...

Concordo integralmente, nel senso che è un tipo di approccio dal quale, personalmente, non riuscirei a prescindere.
  • JohnDeacon
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04-06-25 02.01

@ giosanta
stesgarbi ha scritto:
Secondo me hai colto il punto.
Non voglio affatto negare che le salette a pagamento abbiano anch'esse la loro utilità, ma se un gruppo vuole davvero "fare musica insieme", nel senso di "crearla", costruirla in ogni suo dettaglio, sfumatura, dall'idea di base (melodia e accompagnamento) fino all'ultimo particolare dell'arrangiamento e del sound, allora la stanza disponibile h.24, dove tenere la propria strumentazione è davvero necessaria...

Concordo integralmente, nel senso che è un tipo di approccio dal quale, personalmente, non riuscirei a prescindere.
Dalle nostre parti e' un hobby,trovi anche persone brava ma finisce tutto:matrimonio,partenza per il militare(di cui ho scoperto da poco che la visita di leva non era obbligatoria) oppure devono andare in bagno,
io avevo predisposto anche il mio salone per il gruppo e comprata tutta l'attrezzatura:tutti spariti e nemmeno un grazie.
Avere un gruppo e' bellissimo perche' crei melodie impensabili rispetto a quando non sei nel gruppo..provai a far firmare un contratto ad altri musicisti..ma a parte qualcuno onesto che diceva "e' solo un hobby" la maggior parte non capiva il senso del contratto,con la scusa che siamo amici..purtroppo ci vorrebbe un associazione di categoria,come giornalisti,avvocati.
si crea un albo in cui,chi vuole,puo iscriversi ed avra' diversi vantaggi come sconti su strumenti o concerti.
Se sgarri vieni messo nella lista nera che a livello effettivo non comporta nulla,ma crea diffidenza e quindi manco per hobby potra' piu' suonare.Quelli che fanno musica per lavoro devono tutelarsi a costo anche di mettere qualche regola alla creativita' dei musicisti.
  • Ovidio
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04-06-25 19.35

Lucabbrasi, è un po' che non ti leggiamo qua sopra.... come stai, tutto bene? Hai risolto poi il quesito esistenziale che pubblicasti a suo tempo con il presente (e redivivo) topic? emo
  • lucione
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08-06-25 11.23

@ denismzz
Se ti sei rotto le palle e vuoi iscriverti a tango e mollare le tastiere a casa per un po' (o magari per 10 anni) fallo e non ti far problemi!
La vita è una, i motivi di stress e stanchezza, per chi ha un lavoro e una famiglia, sono già tanti che non c'è bisogno di aggiungerne.
Se suonare ti fa stare meglio, suona, se ti porta a scrivere post come questo forse me è ora che ti prendi una pausa. Non succede nulla, non stai uccidendo nessuno.
C'è chi ha così tanta passione che anche a 50 anni suona gratis, si ammazza di sonno e sacrifica moglie e figli, buon per loro.
Se tu decidi che in questo momento non sei disposto a farlo, non devi chiedere scusa né giustificarti con nessuno.
Probabilmente tra 6 mesi avrai voglia di iniziare una cosa nuova e lo farai con un altro spirito (a me è successo, sono diventato sommelier e ho imparato a suonare il basso, ora suono molto meno di prima, bevo di più e sono più felice). E se decidessi di diventare un tanghero e di vendere le tastiere FA LO STESSO!
Imho... ovvio...
l'ho fatto anche io a mollare una situazione musicale tanto tempo fa, tra l'altro guadagnavo anche bene, parliamo degli anni 90, per me era diventato un lavoro da catena di montaggio, ho fatto altre esperienze musicali che mi hanno fatto crescere sia come musicista sia come uomo, ora a 65 anni suono ancora in due gruppi, i problemini ci sono sempre fra esseri umani ma se si ha passione si cerca di soprassedere e si va avanti.
Se però si va a casa scontenti e stressati meglio mollare tutto, almeno per un pò.
Ciao e buona musica
  • 1paolo
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08-06-25 16.54

@ Raptus
Guarda, io ho provato entrambe le realtà, all'età di 19 anni mi ero stufato delle band del mio paese perché ci si trovava spesso contro, il genere che si faceva lo odiavo (era per forza musica da dover fare per far piacere alla gente, all'epoca i LUNAPOP per farvi capire), tanto che mi spinse ad iniziare a fare musica "come la si fa oggi".
Andai avanti per 10 anni facendo musica senza andare in sala prove, cioè con campionatori, tracce, featuring vari , esattamente come fanno i giovani oggi (non tutti ma almeno i generi che vanno per la maggiore).
Quando a 28 anni ritornai in una sala prove, perché avevo idea di tornare a "suonare" veramente, beh compresi di aver fatto davvero un grande errore (ma anche una grande esperienza).
Suonare in una band in una sala prove nel senso di sentirsi parte di qualcosa, condividere dal vivo... è davvero una cosa completamente diversa.
Certo che e’ completamente diverso ! Se ti gratifica e soprattutto non ci sono sbattimenti nella band tutto perfetto..
ma se invece prevale lo scazzo sulla gratificazione il “piano B” e’ possibile emo
  • Ovidio
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10-06-25 13.29

Ha senso continuare a suonare? No, perché il "suonare" è un gesto irrazionale, a cui non si può dare un senso compiuto. È come innamorarsi. Perché ci si innamora? Perché si fanno figli? Etc. C'è una base istintuale che trascende l'aspetto pratico. Quest'ultimo, che potremmo sintetizzare in studio, prove, acquisto strumenti, composizione, etc. è l'atto successivo all'urgenza del suonare.
Il bambino ode la voce della nonna, in lui scatta il desiderio irrefrenabile di vederla e abbracciarla. Sale rumorosamente quattro rampe di scale: la fatica è compensata dall'abbraccio.
Se non si trova più la forza per esprimere l'atto, probabilmente è svanita l'urgenza di esprimerlo, oppure la musica non è più il medium adatto: in tal caso si può provare con le arti figurative o plastiche, il ballo o altre forme creative.
  • paolo_b3
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11-06-25 07.57

@ Ovidio
Ha senso continuare a suonare? No, perché il "suonare" è un gesto irrazionale, a cui non si può dare un senso compiuto. È come innamorarsi. Perché ci si innamora? Perché si fanno figli? Etc. C'è una base istintuale che trascende l'aspetto pratico. Quest'ultimo, che potremmo sintetizzare in studio, prove, acquisto strumenti, composizione, etc. è l'atto successivo all'urgenza del suonare.
Il bambino ode la voce della nonna, in lui scatta il desiderio irrefrenabile di vederla e abbracciarla. Sale rumorosamente quattro rampe di scale: la fatica è compensata dall'abbraccio.
Se non si trova più la forza per esprimere l'atto, probabilmente è svanita l'urgenza di esprimerlo, oppure la musica non è più il medium adatto: in tal caso si può provare con le arti figurative o plastiche, il ballo o altre forme creative.
Ammazza che filosofo! emoemoemo
  • giosanta
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11-06-25 09.09

Ovidio ha scritto:
... Se non si trova più la forza per esprimere l'atto, probabilmente è svanita l'urgenza di esprimerlo, oppure la musica non è più il medium adatto: in tal caso si può provare con le arti figurative o plastiche, il ballo o altre forme creative.

Magari: vincoli e condizionamenti culturali affligono tutte le forme di espressività.
  • Ovidio
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11-06-25 09.41

@ paolo_b3
Ammazza che filosofo! emoemoemo
Grazie Paolo ma non esageriamo, era una riflessione da du' spicci emo