26-04-20 00.10
@ wildcat80
Ci sono da fare tante considerazioni.
Intanto che il fascismo è nato in un'epoca in cui la comunicazione era per pochi.
Se da una parte venivano commesse atrocità, in tante altre circostanze agli occhi della gente, almeno inizialmente, non arrivavano queste notizie.
Lo dimostra il fatto che inizialmente il consenso fosse largo, tanto che una frase ricorrente negli anziani era proprio che era tutto bello fino all'alleanza con Hitler.
Per dire, i miei nonni che comunque hanno pagato caro il fascismo, da ragazzetti erano entusiasti delle iniziative simil scout tipo Balilla e Giovani Avanguardisti.
Addirittura uno dei miei nonni grazie a queste iniziative si era costruito una carriera da pugile niente male, e senza quel tipo di politica associazionistica non ci sarebbe mai riuscito perché non navigava nell'oro.
Poi le opinioni sono ovviamente cambiate, l'altro mio nonno grazie al fascismo ha perso una ricchezza immensa: guerra, casa distrutta, proprietà favolose vendute per poter ricominciare.
Per cui giudicare il consenso iniziale con i nostri occhi è fallace: noi siamo abituati all'informazione, per loro non era così, e sicuramente all'inizio c'era lo spauracchio del comunismo di stampo sovietico.
Troppa gente non ha potuto vedere e sapere per anni: la storia è semplice e lineare col senno di poi.
Troppe storie differenti, troppe realtà differenti: noi possiamo solo osservare, riflettere e imparare.
Chi ci si è trovato dentro, fino agli anni 30 non ha avuto così tante informazioni da poter scegliere serenamente.
Oggi un paragone simile lo possiamo fare solo con i coreani del nord, già in Cina è diverso, ma solo perché loro escono dal paese.
Senza informazione, senza possibilità di scelta, nati nella dittatura, istruiti secondo il regime: io credo che molta gente davvero non abbia metri di paragone per poter capire, e così è stato per tanti nei primi anni del fascismo.
Oggi, per fortuna, da quel 25 aprile non è più così.
Una rilettura de La Fattoria degli Animali di Orwell fa sempre comodo, anche se l'ispirazione originaria è stata l'URSS.
Devo contraddirti. La cosiddetta "coscienza di classe" in Italia esisteva già molto prima del fascismo.
I contadini e gli operai erano illetterati ma non stupidi, conoscevano bene le dinamiche socio-economiche in quanto:
- le vivevano quotidianamente sulla propria pelle
- potevano far affidamento su una rete sindacale (spesso clandestina) di professori e avvocati che li sensibilizzava sulle teorie marxiste
Un esempio: Pietro Gori. Ti consiglio di leggere la storia di questo avvocato, della vita che ha trascorso nei tribunali per difendere operai e contadini la cui unica colpa era stata quella di scioperare per condizioni di lavoro inumane a cui erano costretti nelle fabbriche e campagne. Siamo sulla scia della Comune di Parigi, fine '800.
Qui nella provincia, la fabbrica di Piombino fu teatro di duri scontri tra operai e polizia già nella prima decade del '900. Spesso le mediazioni tra governo e sindacati risultavano a svantaggio dei lavoratori, per cui gli scioperi si trasformavano in guerriglia urbana tra scioperanti e forze dell'ordine, che non si preoccupavano di sparare sulla folla provocando morti, feriti e successivi rastrellamenti di casa in casa per arrestare i fuggitivi, molti dei quali non avrebbero fatto mai più ritorno dalle rispettive famiglie.
Latifondisti e industriali italiani, spaventati dai fatti degli Spartachisti a Berlino, posero i germogli del fascismo finanziando ronde repressive, i cosiddetti squadristi, che dapprima avevano il compito di usare violenza privata su chi aveva organizzato e partecipato agli scioperi, in seguito attuarono azioni terroristiche tra cui gli incendi alle case del popolo. Queste le radici da cui poi è nata la marcia su Roma. Ma la comunicazione a cui ti riferisci esisteva ed era ben organizzata, sebbene in forma clandestina.