Vintage synths made in italy

efis007 02-02-12 15.09
Il suono ragazzi, il suono!
Il poderoso Synthex l'ho avuto anch'io e aveva un suono che... emo emo
Ai tempi c'era solo il Prophet capace di tenere testa a un Synthex quanto a suono.
Per me l'Elka rimane in assoluto uno dei più bei sintetizzatori mai prodotti, una vera perla.
Naturalmente anche altre marche avevano eccellenti synth con un ottimo suono, ma il Synthex rimane il Synthex.
Chi ce l'ha ancora oggi può ritenersi fortunato.
E comunque una volta era bello vedere tutto questo fermento e competizione tra sintetizzatori di svariate case, compresa l'Italia.
Faceva bene alla musica e al mercato.
orange1978 02-02-12 15.15
io nn capisco.....ma se lo avete tutti avuto questo poderoso synthex e stando a quello che dite era cosi eccezionale....perchè lo avete venduto allora? emoemoemo

mah.
Edited 2 Feb. 2012 14:16
maxpiano69 02-02-12 15.22
Magari perchè era "poderoso" anche nelle dimensioni e nel peso?

E comumque la domanda sarebbe valida allo stesso modo per chi vendette i Moog per comprare i synth digitali... i tempi cambiano

PS: Articoli sulla storia del Synthex su Accordo.it http://audio.accordo.it/articles/2009/02/22631/elka-synthex-prima-parte.html (del solito Cosimi, ovviamente, con intervista a Mario Maggi, progettista del Synthex) e... la versione VST http://www.xils-lab.com/pages/Synthix.html
Edited 2 Feb. 2012 14:25
anonimo 02-02-12 16.19
orange1978 ha scritto:
stando a quello che dite era cosi eccezionale....perchè lo avete venduto allora?



Perche' i sintetizzatori hanno avuto un evoluzione che non ci ha consentito di cogliere il vero valore di macchine che oggi son considerate storiche.

Ho scritto piu' volte in questi forum dell'era in cui gli arp odissey, i jupiter, juno vari ecc erano accatastati pieni di polvere nel "ritiro usato" dei grandi negozi.

Era il periodo dove la sintesi sottrattiva aveva esaurito le sue potenzialita' sonore, evidenziando tutti i suoi limiti.

E' vero : oggi apprezziamo il caldo suono analogico di un Arp, riferendoci ai suoi possenti lead e bass ecc.

Ma all'epoca il tastierista cercava altro : cercava suoni di pianoforte, pad caldi e avvolgenti, fiati realistici, anche sax e chitarre ed organi in un unica macchina.

Macchine come il Syntex, ma anche il grande Oberheim OBXa, pur essendo eccellenti in alcuni timbri, erano praticamente inutili su altri timbri (es. pianoforti ecc..)

Siccome all'epoca questi strumenti erano costosi, e da soli servivano a poco perche' dovevi corredarli di processori effetti, magari sequencer hardware e quant'altro, se poi avevi bisogno anche di pianoforti dovevi prenderti un Rhodes, oppure analogamente per gli organi un altro strumento dedicato.

Con i prezzi di allora era impensabile avere tutto, e solo con un Synthex o un OB facevi davvero poco.

Ecco che quando uscirono le workstation con sequencer e processore di effetti, e soprattutto contenenti suoni campionati di ogni genere, si vedevano queste ultime come la soluzione finale.

Peccato che anche loro costassero non poco, e per comprare le novita' di allora spesso non c'era altra scelta del vendere il "vecchio" per comprare il nuovo (anche per questioni di spazio e peso).

Cosi' si e' finiti per lasciare strumenti che addirittura hanno aquistato valore nel tempo, perche' diventati rari.

E' come dire "se l'Aurelia B24 era cosi' bella, perche' l'avete venduta?"....

Tante macchine oggi considerate storiche, hanno avuto il loro periodo di declino prima di essere riconsiderate : e' un fenomeno del tutto normale, che gran parte delle volte non si puo' evitare.

Se all'epoca avessimo avuto un appartamento vuoto da destinare alle tastiere storiche, ed anche i soldi per comprare quelle nuove senza esser costretti alla permuta, sicuramente avremmo potuto tenere tutti gli strumenti del passato godendoceli nel tempo.

A me e' capitato piu' di una volta di dar via strumenti che avrei voluto poter tenere, solo per questioni di spazio, o per questioni economiche.

Si parte dal presupposto che ogni nuovo acquisto sia un passo avanti, ma cio' non significa che cio' che lasciamo sia da buttare.

Oggi che abbiamo i "motiffantomkronos" tuttofare, e' facile dire "perche' hai venduto la Syntex, ma e' lecito dire che con un motif e senza syntex suoni quasi tutto, ma con una synthex (o un OBXa) senza altri strumenti, ne effetti ecc, avevi davvero dei limiti non da poco.

Cio' non toglie che fossero strumenti eccezionali.
orange1978 02-02-12 16.30
robykaiman ha scritto:
Era il periodo dove la sintesi sottrattiva aveva esaurito le sue potenzialita' sonore, evidenziando tutti i suoi limiti.


ah si? ma perchè scusa, DX7 a parte, che differenza c'era tra sintesi sottrattiva di un synthex e quella di macchine digitali tipo M1, Wavestation, D50, Dw8000, Jd800, Motif....spiegamelo! emoemo

dovè la differenza? se cè un filtro si sottraggono delle armoniche, quindi sono tutti synth con un sistema sottrattivo, ossia prima vi è la parte adittiva dove sommi due o piu oscillatori, e poi filtri il risultato, ossia con la sintesi sottrattiva, tra l'altro se inibisci lo stadio "filtro", per esempio disabilitandolo sui digitali, e usi semplicemente il mixer con gli oscillatori, che stai facendo? semplice....addittiva! ovvio che un vero synth con approccio "addittivo" solitamente consente un controllo raffinato e completo sulle armoniche e sopratutto sulla loro evoluzione temporale, ma non pensare che sia cosi scontata la cosa!

le linee che marcano queste differenze, sono sottilissime, e io continuo a pensare che la maggior parte abbia una grossa confusione in testa quando si parla di sintesi a livello teorico, come spesso si leggono termini tipo "ahh la sintesi analogica", che non vogliono dire proprio nulla, si parla di synth, synth, paste sonore....poi si fanno commenti cosi, diciamo poco "corretti", mah....

senza polemica eh, solo per puntualizzare.
Edited 2 Feb. 2012 15:33
am0 02-02-12 16.38
ognuno ha le proprie idee emo
orange1978 02-02-12 16.50
sisi assolutamente per carità....anche se alcune cose secondo me non si possono considerare "idee", altrimenti sarebbe come dire "per me 2+2 fa 5 e non 4, ognuno ha le sue idee", di fatto "sintesi analogica" non esiste, è un termine che non vuole dire assolutamente nulla, quindi in quel caso non si tratta di idee personali.

stesso dicasi sulla sintesi sottrattiva, è scorretto dire che "dopo il 1988 la sintesi sotrattiva sembrava aver esaurito le sue possibilità", tanto per fare un esempio fittizio, dato che dalla M1 in poi erano tutti in sotrattiva i synth!

anche la SY99 lo era, combinava un sistema di modulazione di frequenza che finiva in uno stadio di filtri digitali risonanti, quindi....diciamo che i compartimenti stagni appartenevano al passato.

per fino la Z1 utilizzava filtri sui vari modelli di oscillatori, i quali poco importava se erano a modelli fisici, analogici, o fm.

insomma, è un bel casino se non ci si slega da questi preconcetti.


ma torniamo ON TOPIC, nessuno di voi sa che fine hanno fatto tutti questi marchi e perchè sono finiti nel nulla? per esempio il centro di ricerca IRIS che prduceva la Farfisa F1, addirittura spacciandola per multisintesi, che era vero, il programma sound edit consentiva di generare i suoni in fm, waveshaping, pcm etc....che fine ha fatto?

alla fine synthex, ds1, siel....li conosciamo gia, sarebbe bello parlare di qualcosa di piu esotico!
am0 02-02-12 16.59
ognuno ha i propri gusti emo

va meglio?emo

Siamo stati tutti accecati dalle novità, (e lo siamo ancoraemo) quante volte abbiamo sputato sui vecchi monofonici quando uscirono i polifonici a quattro e dopo poco a ben sei vociemo.
E correre a buttare le varie tastiere violini che tanto erano obsolete, per non parlare dei rhodes. Ormai c'erano i polifonici a otto "dico OTTO" voci che facevano il pianoforte come fosse vivo emo cosa volevamo di più?
Era il tempo in cui Merula aveva mezzo capannone zeppo di gioielli accatastati con un dito di polvere sopra.

All'avvento del campione idem, gridammo tutti al miracolo quando il pianoforte era ancora più vivoemo
Talmente vivo che oggi siamo tornati al Rhodesemoemoemoemoemo

Quando uscì la Simmons venne decretata la fine delle ingombranti e limitate batterie tradizionali.

Che vuoi, siamo fatti così, ci eccitiamo per pocoemo
Edited 2 Feb. 2012 17:06
greg 02-02-12 18.26
johnandy ha scritto:
No è l'sx2000

Giusto, è che sono un pigro, pensa che posseggo ancora il suo minuscolo manuale, ma non mi sono scomodato ad andare a verificare. Quando pigiavi i tasti con un basso programmato aveva una gran botta...........
orange1978 02-02-12 19.22
bah, io non mi sono mai eccitato sinceramente....a parte che quando sono usciti i monofonici ero ancora nel mondo dei sogni o chissà dove, quindi....

poi dovreste tutti voi ringraziarci, a ME e agli altri come ME, che grazie ai generi musicali su cui la maggior parte di voi sputa sopra, ovvero house, techno, trance, dance, ambient, oggi avete gli analogici e i virtual analogue a prezzi stracciati!

....se fosse stato per la vostra musica italiana dai pooh a baglioni, a lucio dalla, anche la pfm guarda, oggi avreste ancora i synth tipo DX7 e basta, con un display, un cursore e qualche pulsante.

il ritorno degli analogici e sopratutto dei controlli fisici sul pannello, è nato principalmente grazie alla notevole crescita del panorama di musica da club che chiedeva a gran voce nuovi prodotti adatti a queste produzioni, mentre Sequential moriva insieme ad oberheim e moog, nacquero nuovi brands come Control Synthesis, Novation, MAB, Clavia, Cheetah....waldorf crea dal nulla il pulse (anche se ha sempre creduto negli analogici ibridi), la novation poco dopo replica con il bass station....e sono i primi segnali che qualcosa nel mondo sta cambiando!
non sono i soliti cloni della TB 303 ma assomigliano gia a un vero synth analogico serio.

poi arriva clavia con nord lead, korg con prophecy e poi z1....e il resto è storia! poco dopo access crea il virus, la yamaha la an1x, e tutto pian piano si porta verso i nostri giorni, ma quando molti di voi probabilmente buttavano minimoog, ms20, arp odissey, tb303....sono stati in primis i dj e i musicisti house a ricomprarseli a prezzi stracciati, e con quei vecchi ferri, campionatore akai e un sequencer midi, a incominciare a mostrare al mondo cosa si stava buttando via inventando letteralmente un nuovo modo di fare musica, la house!

ringraziamo quindi tutto cio, che se fosse per fiorella mannoia o ivano fossati, gli unici synth che vedreste e vedremmo, sarebbero la korg t3 e la dx7ii emo anzi azzardo dire che se tutti quei marchi sono falliti, è proprio perchè in italia il synth se lo filavano in ben pochi, io di dischi italiani famosi per l'elettronica o che abbiano lasciato il segno in quel senso ne ho sentiti ben pochi, ma pochi pochi.
Edited 2 Feb. 2012 18:51
am0 02-02-12 19.45
Mi ripeto, ognuno ha i propri gusti.
stesgarbi 02-02-12 20.11
orange1978 ha scritto:
nessuno di voi sa che fine hanno fatto tutti questi marchi e perchè sono finiti nel nulla?

Per lo stesso motivo per cui sono finiti nel nulla marchi stranieri come ARP, Sequential Circuits, Wurlitzer, Moog Inc., Hammond, Rhodes.
Producevano strumenti molto costosi, pesanti, che suonavano benissimo ma che non ressero la concorrenza con il "nuovo".
Il digitale, consentiva di produrre non soltanto sintetizzatori sottrattivi ad un prezzo enormemente inferiore, ma ha introdotto anche tecniche di sintesi nuove (FM, PCM, VA ecc. ecc.) realizzando il sogno di tastieristi come me, che negli anni '70 non avevano i soldi da investire in strumenti, alcuni dei quali costavano l'equivalente di un piccolo appartamento.
Gli stessi Giapponesi, sul finire dei '70, si misero a produrre in serie, con mezzi industriali, sintetizzatori del calibro del CS80, o del Jupiter, arrivando poi a "sfornare" - proprio per questa "industrializzazione" - synth completamente analogici molto più economici: l'MS20 (allora considerato il "Minimoog dei poveri") il juno60, il Polisyx, per citarne alcuni, cosa che decretò la fine di marchi storici molto più blasonati, come Moog o Arp.


Oggi alcune di quelle marche storiche sono ricomparse . . . ma si tratta spesso dei soli marchi, acquistati da aziende straniere: uno su tutti l'hammond, che non ha nulla a che vedere con la storica casa che costruiva "the king", trattandosi della giapponese Suzuky.
Altro esempio: il marchio Oberheim, che è stato acquistato dall'italianissima Viscount, ben lungi dal produrre i mitici synth americani.
La stessa Rhodes, che oggi produce il mark VII, non è la stessa casa che produceva i mitici "suitcase", letteralmente affondata dall'ormai "classico" piano elettrico DX7.

Alcuni di questi marchi sono stati fatti rivivere, a distanza di decenni, dai loro stessi padri fondatori (Moog, DSI) i quali, però, guarda caso, si sono rimessi a produrre riedizioni delle vecchie glorie: il Voyager è un minimoog a tutti gli effetti, aggiornato ai tempi, ma sempre appartenente, quanto a struttura dei componenti, alla famiglia dei gloriosi Model D.
Analogamente si può dire per il Prophet 08, che pur con i suoi DCO, mantiene sempre quella caratteristica sonora tipica della famiglia dei Prophet 5 e 600.

Ed i marchi italiani? E' presto detto.
Non facevano cacate, ma anzi in molti casi ottimi strumenti: chi non ha posseduto e suonato veramente un elka synthex o un Farfisa (come pure i Pink Floyd, ad esempio) o un synth Crumar, o un Welson, non può rendersi conto della qualità di queste macchine.
Le case italiane non sfondarono semplicemente perchè il mercato straniero produceva abbastanza macchine di ottima fattura, per coprire le necessità dei musicisti locali, mentre il mercato musicale italiano era molto più piccolo ed inoltre, invevitabilmente, risentiva del successo dei vari Moog, Arp ecc. ecc., sull'onda dei blasonatissimi gruppi anglo americani .

Ecco perchè Strumenti come il Minimoog, il Prophet o il piano rhodes sono riapparsi sul mercato, mentre altrettanto validi strumenti come gli Elka, non hanno potuto farlo. Questi ultimi, all'epoca, non si erano mai conquistati una fama e visibilità tali da consentire oggi il rischio imprenditoriale di un loro rilancio su larga scala.
Ma questo non significa affatto che non fossero ottimi stumenti, ben suonanti e ben realizzati anche nei materiali.
. . . SEGUE
Edited 2 Feb. 2012 19:44
greg 02-02-12 20.24
orange1978 ha scritto:
....se fosse stato per la vostra musica italiana dai pooh a baglioni, a lucio dalla, anche la pfm guarda, oggi avreste ancora i synth tipo DX7 e basta, con un display, un cursore e qualche pulsante.

Perche non inserisci anche Orme, Banco, New Trolls................
Non credo tu conosca la storia dei synth in Italia.
Non sono un cultore della ricerca storica, ma a naso mi pare che sei decisamente all'asciutto su chi in Italia abbia utilizzato certi tipi di strumenti; giusto per ragguagliarti:
PFM e Pooh si giocano la palma di chi per primi hanno usato il Minimoog in Italia;
New Trolls,se non erro, registrarono il Concerto Grosso col solo uso del Minimoog e qualche altro synth (aiuto a chi ricorda più di me).
Baglioni ha registrato gli archi dell'album Solo (uno dei suoi più grandi successi) con l'uso del Syntex Elka.
Dalla ha fatto grande uso di mostri com piano CP 80 Yamaha e poi RD 1000 Roland (Caruso Docet)
PFM e POOH usavano Mellotron e Minimoog
Il signor Facchinetti sui palchi che ha calcato è stato sempre la delizi DEI MIEI OCCHI: COSA NON HA USATO?
SEM Oberheim 4 voci (un sinth dalla botta mostruosa), Prophet 5, moog taurus, Polymoog, CP 80, Fairlight, Rhodes, il primo DX1 Yamaha, poi tutti i campionatori Akay, DPM3 Pewey; ma credo che sono più quelli che non ricordo.......................Diciamo che la tua giovane età non ti aiuta a ricordare. Ce n'è ancora
Baglioni nel suo Assolo fece largo utilizzo del Kurzweil K 250 campionatore in additiva che allora era un mostruoso strumento, da cui poi fu dedotta tutta la serie K 1000; poi venne l'era della vast da K2000 in poi..............
Indubbiamente i generi che tu citi hanno sicuramenta dato linfa vitale a questo genere di strumenti, è pur vero che Premoli e suoi contemporanei ne fecero un utilizzo che probabilmente lascerà più il segno nel tempo rispetto a generi rispettabilissimi, ma un pò più modaioli.
orange1978 02-02-12 20.37
si ho capito, è ovvio che li hanno usati un po tutti, ma per farci cosa? 4 suoni in croce....non venire a menare il torrone dai.

ma quando mai gli italiani sn famosi per i synth? forse per le canzoni...l'unica eccezione dove eravamo (e siamo ancora) un po credibile è proprio la dance, house, e la italo dance anni 80.

battiato ha fatto qualche esperimento con i synth nel passato anche se non in maniera commerciale, si tratta di dischi sconosciuti al grande pubblico, un po troppo difficili e di nicchia, mentre all'estero c'erano brani interamente con il synth gia negli anni 70, basta vedere donna summer.

le ore, pfm, banco, pooh....giusto 4 assolini, qualche lead, ma suoni veramente complessi? tipo questi?

track 1
track 02
track 03
track 04


....tu in italia hai mai visto uscire cose del genere in 40 anni? le prime tre che mi vengono in mente....si qualcosa cè per fortuna dai 90 in poi, ma non mi pare che ci sia stato tutto questo fermento.

poi ripeto, nel prog non si puo giudicare il synth, era la ciliegina su una torta, non era portante....fatico anche a immaginare un pezzo prog realizzato SOLO con il synth e 16 tracce, chi lo ha fatto in italia? ma all'estero eccome, ho anche un album di musica classica russa realizzata in USSR negli anni 70! in piena epoca comunista, tanto per dire....qui che cos'hanno fatto?

è ovvio che sn falliti tutti quei marchi, se il sottobosco era questo.

ecco, FORSE l'unico vero genio del synth in Italia era Giorgio Moroder, che cmq è italiano dato che è di Bolzano ma pesantemente influenzato dalla mentalità tedesca.
Edited 2 Feb. 2012 19:39
stesgarbi 02-02-12 20.41
SEGUITO . . .

Le case italiane, che pure avevano il loro florido mercato di nicchia in Italia nei '70, al pari di quelle americane su base artigianale, non poterono reggere la concorrenza di marchi come Korg, Yamaha, Roland, che erano organizzati su basi industriali ed ancora oggi "imperano" come una "triade" nel mercato dei synth e delle WS.

I musicisti, poi, presi dal "vento del nuovo", durante la prima metà degli anni '80 si convertirono in massa al digitale: "Digitale è bello, suona meglio", si diceva, "è più pulito e squillante" e poi offriva una varietà di suoni sconosciuta, ai tempi dei synth analogici.
Possedere un DX7 (e pochi anni dopo un D50) era praticamente un Must.
Poi vennero le prime workstation.
L'M1 faceva tendenza anche dal punto di vista dei suoni.
I musicisti si disfacevano in massa dei vecchi analogici, al punto tale che io stesso ricordo come, su un "secondamano del 1990, trovai l'inserzione di uno che vendeva un prophet 5 in ottimo stato a . . . 150 mila lire (potremmo dire 500 euro di oggi). Scartato, perchè ero in procinto di acquistare un SY77.

Solo verso la metà dei '90, molti musicisti cominciarono ad accorgersi che "il synth" magari poteva essere anche un qualcosa di diverso da quelle tastiere tutte "pulsanti ed LCD", anche se molti di essi erano in realtà anche loro synth sottrattivi a tutti gli effetti.
Così, scoppiò la "controrivoluzione analogica".
All'inizio, le case produttrici di synth analogici si contavano forse sulle dita di una mano ed erano pressochè sconosciute ed ireperibili nei negozi (internet, all'epoca, era ai suoi albori). Così non rimaneva che buttarsi sui vecchi synth del passato, con una lievitazione dei prezzi che aveva del mostruoso: se nel '96 mi venne offerto un prophet 5 a "soli" 2 milioni e mezzo di lire (contro le 150 mila di appena sei anni prima), nel '97 vidi un minimoog offerto all'iperbolica cifra di 8 milioni di lire.

In seguito a questa "analog-feever", alcune case si sono di nuovo cimentate in questo settore, tanto che oggi la scelta di synth analogici nuovi ormai è varia ed ha calmierato un pochino i prezi dei "vintage" (solo un pochino eh . . . ci sono ancora dei pazzi disposti a pagare 4000 euro per un ARP 2600!).

Orbene, volendo terminare questi "excursus", alla luce di questi fatti storici, mi pare evidente che porsi domande del tipo, "perchè la gente li ha venduti?" non ha molto senso.
Si tratta di fenomeni ciclici, dettati dalle tendenze, dalle novità sul mercato, con anche "ritorni di fiamma" per strumenti del passato, come si è visto.

Allo stesso modo, non hanno senso domande del tipo "che fine hanno fatto quei marchi?", posto che ciò non può portare all'equazione automaticha: "chiusura = prodotti scadenti".
ARP e Oberheim hanno prodotto sintetizzatori che hanno contribuire a scrivere pagine straordinarie della storia musicale . . . eppure hanno chiuso definitivamente i battenti.
In realtà, l'andamento nel tempo di un impresa (eh già . . . anche le case che costruiscono synth, alla fine, sono imprese) può dipendere da fattori, quali l'andamento del mercato, il posizionamento geo-economico, le strategie aziendali e di marketing, i cambiamenti di moda non previsti,: fattori che hanno ben poco a che vedere con la bontà intrinseca del prodotto.

Stefano


greg 02-02-12 20.51
Capisco cosa intendi, e sicuramente una parte della ragione ce l'hai; ma il problema il più delle volte era la produzione, non il musicista; in Italia non ti hanno mai permesso di sperimentare, si dovevano vendere subito dischi ed era l'unica ragione industriale che faceva assoldare solisti e gruppi..........tanto è vero che i Pooh, per esempio, si resero indipendenti. Comunque non è vitale dover fare un uso troppo intensivo dei synth, poin per me alla base è la musica, la melodia, non solo grandi intrecci e incroci di arpeggiatori e batterie elettroniche, un lavoro più da informatici avanzati che di mera ideazione musicale, ma sono punti di vista.
stesgarbi 02-02-12 20.54
Però questo thread tratta dell'agomento: "Vintage synths made in italy".
Mi sembra che si stia andando un po' OT emo.

Ciascun paese produce la sua musica, ed ha i suoi "sottoboschi" . . . ma questo non c'entra con l'argomento storico della produzione dei synth in italia, che pure vi fu e di buona qualità.
Edited 2 Feb. 2012 19:57
greg 02-02-12 20.59
@ stesgarbi
Però questo thread tratta dell'agomento: "Vintage synths made in italy".
Mi sembra che si stia andando un po' OT emo.

Ciascun paese produce la sua musica, ed ha i suoi "sottoboschi" . . . ma questo non c'entra con l'argomento storico della produzione dei synth in italia, che pure vi fu e di buona qualità.
Edited 2 Feb. 2012 19:57
Giusto, ma è difficile parlare dei "nostri" vintages senza citarne anche utilizzatori nostrani. E' chiaro che la nascita, la vita e la fine di certi marchi restano inscindibilmente correlati al mercato globale e allo sviluppo del digitale e l'utilizzo dei personaggi famosi (che nel bene e nel male hanno condizionato le vendite).
orange1978 02-02-12 21.05
infatti sarebbe interessante sapere chi e come li ha usati, alcuni dischi dove poterli ascoltare per esempio.

un caso, tanto per dire, mi diceva una persona molto affidabile che sul disco "genealogia" del perigeo, nel pezzo "via beato angelico" dove si puo sentire chiaramente una sorta di suono ciclico molto probabilmente realizzato con un lfo, il synth utilizzato non solo é completamente italiano ma anche fatto in casa, artigianalmente.

Edited 2 Feb. 2012 20:08
lucabbrasi 02-02-12 22.18
...un pò OT: tempo fa postai un thread dove chiedevo quale synth fosse stato utilizzato dal grande Stefano Pulga sul solo di "In alto mare"...alcuni mi hanno detto che era invece un Lyricon, io resto convinto che sia stato un synth, e chissà perchè mi son fissato con un CS80...qualcuno ne sa di più?