vin_roma ha scritto:
Per quanto riguarda i due link segnalati da efis riguardanti il Giappone lì direi che non si tratta di arranger ma di vere "postazioni sinfoniche" che emulano piuttosto i grandi organi americani tipo Wanamaker.
Esattamente.
L'aspetto che trovo interessante nei paesi dell'est è il concertismo applicato con gli arranger.
Non l'intrattenimeno, il concertismo.
Ossia là dove noi utilizziamo l'arranger in modo "semplicistico" per intrattenimento da piano bar e affini, in altri paesi c'è un approccio decisamente più serioso a questo strumento che lo porta sino ai palchi da concerto, con esibizioni di caratura decisamente elevata.
L'arranger (o tastierismo in modo generico) non diventa più il "giocattolo" con cui divertirsi un po' o fare divertire la gente, ma diventa un'espressione concreta dell'uso professionale di questi strumenti.
Dopo tutto è lecito farsi una domanda: perchè esistono le tastiere? a cosa servono?
La tastiere sono state costruite per emulare altri strumenti, reali, o inesistenti.
Ogni strumento musicale ha un suo scopo, ed è compito dell'esecutore stupire e creare arte con uno specifico strumento.
Suonare un organo liturgico in modo sopraffino fa parte dell'essenza di quello strumento.
Così come suonare un hammond in modo sopraffino.
O una chitarra.
O un flauto.
Ma ci sono anche le tastiere o arranger che dir si voglia.
E come ogni altro strumento possono avere... pardon... esprimere un grande contenuto artistico se vengono suonati in modo sopraffino.
Alla fine io credo che poco conta cosa si usa per fare arte.
Importa di più mostrare quanta arte si può fare con uno specifico strumento.
E' questa la gratificazione maggiore per un musicista che si esibisce in "live", in "realtime", col suo strumento.
Chi è un bravissimo batterista susciterà emozione nello spingere la sua batteria ai limiti.
Così come chi è un grande hammondista, o un grande pianista, o un grande violinista, etc.
"L'arrangerista" fa la stessa cosa, o almeno
dovrebbe fare la stessa cosa: usare il suo strumento al meglio, in tutte le sue doti e qualità, e spingerlo al limite delle emozioni e dell'arte.
Dopodichè poco conta se tale strumento non è reale, cioè sta imitando altri strumenti.
Non conta perchè, comunque sia, l'arranger è fatto così.
Se ha tot suoni, finti o non finti che siano, non ha importanza.
Conta solo l'approccio serio a quei suoni e saperli trattare con gusto artistico.
Che ha voler guardare è la stessa cosa che avviene chessò in un violino.
Un violino suonato male non esprime nulla, diventa quasi un fastidio per le orecchie.
Ma lo stesso violino suonato bene diventa uno strumento celestiale, capace di emozionare, capace di esprimere grandi cose, grandi emozioni.
L'arranger non fa distinzione.
E uno strumento fatto così, coi suoi pregi e difetti.
Ma spetta all'esecutore entrare in sintonia col suo strumento, capirne l'essenza, il dna, e trasformarlo in qualcosa di mirabile che possa gratificare il pubblico.
Non solo come "suono", ma anche e soprattutto della bravura di chi lo suona.
E' per questo che, sotto sotto, mi dispiace molto che da noi non ci siano
concerti di arranger.
Significa non aver capito realmente questo strumento, e non aver capito nemmeno il contenuto tecnico e culturale che è possibile acquisire approcciandosi a questo strumento in maniera molto più seria.
Nell'est lo hanno capito.
Da noi no.
Peccato.